Parte 27

Le deboli luci del sole filtravano attraverso la grande finestra della stanza, illuminando il viso di Einrich e svegliandolo pian piano. Quando ormai era sveglio, ancora ad occhi chiusi, sentì di essere avvolto da qualcosa di caldo e morbido. Stava benissimo lì, tanto che avrebbe voluto ignorare il raggio di sole che riusciva ad insinuarsi tra le tende. Avrebbe voluto farlo, ma ormai era sveglio.

Aprì gli occhi e si accorse che ad avvolgerlo era il pelo grigio di Lubov, che lo abbracciava.

Il ragazzo sorrise. Era così caldo, non avrebbe voluto lasciare il letto quella mattina.

Lubov gli si avvicinò con il viso, per stringerlo delicatamente un po' di più.

Einrich spostò una mano per appoggiarla sulla sua.

"Ti ho svegliato?" gli chiese, sussurrando.

"No, ero già sveglio da un po'" rispose la bestia, aprendo gli occhi per guardarlo.

Einrich si perse nel suo sguardo chiaro e freddo, ma in qualche modo carico di calore e di affetto.

Un attimo dopo si ritrovò sdraiato con la schiena sul materasso e Lubov era sopra di lui. Gli accarezzava il viso delicatamente, come se avesse paura di fargli male.

Il ragazzo non disse nulla, ancora mezzo addormentato. Si limitò ad ammirare in silenzio suo marito, rapito e affascinato.

Lubov gli diede un bacio delicato sulle labbra.

"Ieri sera ti sei addormentato subito" gli sussurrò. "Ma adesso non mi scappi"

Einrich sorrise imbarazzato mentre Lubov gli toglieva la maglietta per poi passargli la lingua sul collo.

Si aggrappò a lui mentre scendeva lentamente fino al suo addome, ansimando silenziosamente per il piacere.

Vennero interrotti da qualcuno che bussava alla porta.

Lubov si tirò a sedere ed Einrich rimase sdraiato, a riprendere fiato.

Un attimo dopo la porta si aprì ed entrò il demone accompagnatore. Camminò fino alla finestra e tirò le tende inondando così la stanza della luce del sole.

"Perché questa fretta?" chiese la bestia, rimanendo calmo.

"È tardi e voi avete degli impegni questa mattina" rispose il demone accompagnatore, serio.

Solo in quel momento Einrich si mise seduto, passandosi una mano sui capelli per cercare di rendersi presentabile. Era ancora intontito dal sonno quindi non pensò a rimettersi subito la maglietta, e non sapeva di avere un grosso succhiotto all'altezza della clavicola.

"Ho interrotto qualcosa?" chiese l'essere giallognolo, dopo aver spostato lo sguardo su di lui.

"Lasciaci soli, ci prepariamo subito" si limitò a dire Lubov.

Il demone accompagnatore annuì e uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

Lubov sospirò e si coprì il viso con una mano. I suoi piani sembravano rovinati.

Si voltò verso Einrich. Stava sbadigliando, visibilmente assonnato. Era bellissimo e indifeso.

Decise che non si sarebbe fatto scappare quell'opportunità, visto che erano di nuovo da soli. Gli sarebbe bastato sbrigarsi e non andare fino in fondo.

Gli si avvicinò di nuovo e gli tolse pantaloni e intimo.

"Che fai? Dobbiamo prepararci" gli chiese l'umano, che però non sembrava per niente dispiaciuto.

"Non possiamo rimanere così" gli rispose, togliendosi la veste.

Una mezz'ora dopo erano di nuovo vestiti e si trovavano nel salone principale.

Il momento era arrivato.

Einrich, dopo aver riaccompagnato a casa Sprous, aveva raccontato a Lubov cos'era successo con i suoi genitori e il fatto che loro volessero incontrarlo.

Erano passate due settimane da allora, il ragazzo aveva già avvisato i suoi familiari che sarebbero stati da loro per pranzo e il demone accompagnatore era pronto per fare la sua magia e trasformare Lubov in umano.

Avendo assistito quando la strega lo aveva fatto per la prima volta, adesso era in grado di riprodurre quella magia senza problemi.

"Ancora non capisco perché non posso venire anche io" insistette, incrociando le braccia al petto.

"Perché è una cosa di famiglia" cercò di spiegargli l'umano. "Capisco che è come se facessi parte della famiglia, ma per i miei genitori saresti un estraneo"

L'essere giallognolo non ribatté, ma si capiva dalla sua espressione che non era affatto contento.

"Quando sono andato nel regno umano per la prima volta non hai fatto tante storie" intervenne Lubov, calmo.

"Quella volta hai rischiato di morire" puntualizzò.

"Non ci saranno problemi oggi, si tratta solo di un pranzo in famiglia"

Il demone accompagnatore sbuffò e si arrese.

Si concentrò e indicò il suo sovrano, dopodiché spostò il dito in alto e poi velocemente in basso. Una fitta polvere gialla avvolse Lubov e, quando essa svanì, lui aveva di nuovo l'aspetto umano con cui Einrich lo aveva conosciuto.

Il ragazzo era sorpreso per l'immediatezza con cui tutto era successo, tant'è che non gli sembrava vero.

Gli si avvicinò e gli accarezzò un braccio.

"Che nostalgia" commentò.

Il viso di Lubov era tornato ad essere quello di un ragazzo pallido, dai capelli scuri e gli occhi tremendamente affascinanti e glaciali, troppo particolari per appartenere ad una persona normale.

La sua espressione, prima impassibile, mutò appena quando rivolse un leggero sorriso ad Einrich.

"Perché sei sempre impassibile da umano?" gli chiese, curioso.

"Non sono bravo con le espressioni umane, temo di fare qualcosa di inopportuno" gli confessò, tornato serio.

"Non credo che ne saresti capace" rispose Einrich, che non riusciva a togliergli lo sguardo di dosso.

Umano o bestia, il ragazzo riconosceva in lui lo stesso individuo e non poteva che apprezzarlo in ogni caso. Preferiva il suo vero aspetto, ma ora che lo vedeva così si ricordava di tutti i bei momenti passati insieme, prima di scoprire chi fosse davvero.

"La magia svanirà da sola fra ventiquattrore" continuò il demone accompagnatore, ignorandoli deliberatamente. "Lubov, l'altra volta la strega tuttovedente ti aveva fatto uno speciale blocco per renderti impossibile l'uso della magia. Io non l'ho fatto, quindi agisci sapendo di dover controllare i tuoi poteri. Se succede qualcosa sapete come evocarmi"

Aveva già preparato l'occorrente per creare un portale, senza indugio lo aprì e consegnò ad entrambi una candela, per ogni evenienza.

Einrich aveva appena avvisato i suoi genitori, per messaggio, del loro arrivo.

"Vogliamo andare?" gli chiese Lubov, porgendogli una mano.

Einrich annuì, sorridente, e appoggiò la mano destra sulla sua.

Insieme varcarono il portale.

Si ritrovarono nella camera da letto di Einrich, dove Lubov era già stato una volta. Se la ricordava, ma non resistette comunque e passò lo sguardo sui mobili e gli oggetti vari. Adesso vedeva quel posto in modo diverso, era la stanza in cui il suo amato era cresciuto.

"Da adesso ti chiamerò Adam, visto che ai miei genitori ho detto che questo è il tuo nome" gli disse il ragazzo.

Lui non ebbe da ridire.

Si lasciarono la mano e varcarono la porta che li avrebbe condotti nel salotto.

Una volta qui, Lubov iniziò a preoccuparsi. Stava per incontrare i genitori di suo marito, non era detto che sarebbe andato tutto bene.

In salotto li attendeva suo padre. Non troppo sorpreso di vederli arrivare da lì, dato che era stato avvisato, l'uomo andò loro incontro. Abbracciò suo figlio e strinse la mano a Lubov.

"Tu devi essere Adam" gli disse. "Io sono Nathaniel, il padre di Einrich"

"Piacere di conoscerla" gli rispose Lubov, accennando un sorriso.

Anche l'uomo gli sorrideva, ma il suo era un semplice sorriso di cortesia.

Suo figlio lo conosceva abbastanza bene da riuscire leggere del nervosismo nel suo sguardo.

Sentendo le loro voci, Sprous uscì dalla sua cameretta. Con il suo solito sguardo curioso stampato sul viso, la ragazzina lasciò andare la gatta Ribbon che teneva in braccio, già irritata dalla loro presenza, e andò incontro all'umano Lubov.

Lui si inginocchiò per essere alla sua stessa altezza.

"Ciao" la salutò.

"Sei tu Adam?" gli chiese la ragazzina.

Lui si limitò ad annuire, sorridendo in modo gentile e spontaneo.

Anche lei ricambiò il sorriso.

"Sei il grande lupo che ha fatto nevicare!" gli disse.

Lubov fu sorpreso dalla sua osservazione.

Grande lupo, era la prima volta che si sentiva chiamare così.

Si mise il dito indice davanti alle labbra per farle segno di tacere a riguardo e lei imitò il gesto, per poi ridere felice.

Nel frattempo Einrich stava parlando con suo padre.

"Dov'è la mamma?" gli chiese.

"In cucina, sta finendo di preparare il pranzo. Vai pure a salutarla"

Al ragazzo spaventava l'idea di lasciare solo Lubov con suo padre, inoltre sembrava che glielo avesse detto apposta perché si creasse quella situazione. Malgrado questo decise di dargli fiducia e lasciarli soli, dicendosi che avrebbe fatto in un attimo e sarebbe tornato subito.

In ogni caso lì c'era anche Sprous, non sarebbero stati davvero soli.

Varcata la porta della cucina, Einrich si sentì in obbligo di fermarsi per via di quello che stava vedendo.

Sua madre stava cucinando insieme a qualcuno, qualcuno dalla chioma nera, rossa e viola.

"Non posso crederci, Hanna!" esclamò, facendole voltare entrambe.

La ragazza corse ad abbracciare il suo migliore amico.

"Eccoti qui finalmente" gli disse, felice. "Mi sembra ancora incredibile che ti sei sposato, congratulazioni!"

"Grazie, ma come mai sei qui?"

"Perché non ti vedo mai" rispose lei. "Qualche giorno fa ho incontrato Lydia in centro e, sapendo che saresti tornato con il tuo maritino, ho deciso che non potevo mancare"

Einrich le sorrise, felice di averla rivista, poi andò ad abbracciare sua madre.

"Bentornato a casa. Non vedo l'ora di conoscere tuo marito"

"È di là con papà e Sprous"

Nell'altra stanza, Nathaniel aveva notato l'insolito comportamento di Ribbon nei confronti del loro ospite.

La gatta aveva incurvato la schiena e si era messa a soffiare verso di lui, minacciosa.

"Adam, non sei un amante degli animali?" gli chiese, sospettoso.

"In realtà mi piacciono molto" rispose lui, rimettendosi in piedi. "Ma per qualche motivo io non piaccio a loro"

"C'è chi crede che gli animali non siano amichevoli con le cattive persone"

Lubov rimase in silenzio, impassibile. Più che serio, in quel momento, era confuso.

Non sapeva come avrebbe dovuto rispondergli.

"I tuoi occhi sono singolari" gli disse l'uomo, dopo averlo osservato per un attimo in silenzio.

Preso alla sprovvista dalla domanda, Lubov si ritrovò senza parole per un paio di secondi che sembrarono lunghissimi.

Per sua fortuna Einrich tornò da loro proprio in quel momento. Con lui c'era sua madre, Lydia, che gli si presentò stringendogli la mano, e Hanna.

Lubov era molto sorpreso di vederla.

"Ciao Adam, da quanto tempo" lo salutò lei, dandogli un abbraccio veloce.

"Il pranzo è quasi pronto, potete già sedervi a tavola" disse Lydia.

"Io apparecchio!" esclamò Sprous, entusiasta.

Durante il pranzo il discorso non filò molto liscio. Hanna chiese loro dove erano andati a sposarsi e perché lo avevano fatto così in fretta, ed Einrich trovò un modo per sviare la domanda.

"In realtà anche noi vorremmo sapere perché vi siete sposati di fretta e in segreto" intervenne suo padre.

Ad Einrich si seccò la gola. Era in difficoltà e non sapeva come rispondere, visto che c'erano alcune cose che la sua famiglia non poteva sapere. A complicare il tutto ulteriormente era la presenza di Hanna, che non sapeva praticamente niente.

Accorgendosi di come si sentiva, Lubov gli prese la mano da sotto il tavolo per tranquillizzarlo.

"È una storia un po' complicata" disse lui, attirando su di sé l'attenzione dei presenti. "Ho invitato Einrich nel mio paese e una volta là, la situazione era tale da non permettermi di tornare indietro. Io già l'amavo e volevo che rimanesse al mio fianco, che fosse riconosciuto come mio consorte. Quando lui ha accettato mi ha reso.. l'uomo più felice del mondo. Purtroppo nel mio paese non usiamo i cellulari e il suo si era scaricato, quindi abbiamo avuto problemi a farvelo sapere subito. Inoltre ero sommerso dai doveri, perciò non sono potuto venire a presentarmi prima. Spero che mi scuserete" disse, accompagnando alle scuse il gesto di chinare il capo.

I suoi genitori erano sorpresi e Hanna era più confusa che mai.

"Parla davvero come un principe" commentò sua madre, senza parole.

Ad Einrich andò di traverso dell'acqua.

"Mamma!" esclamò, inclinando il capo verso Hanna.

La donna si coprì la bocca con le mani.

"Principe?" chiese la ragazza. "Adam è un principe?"

Spostò lo sguardo su tutti i presenti e la risposta le apparve ovvia.

"Non posso crederci" aggiunse, spiazzata.

"Noi avremmo voluto stare al fianco di nostro figlio nel giorno del matrimonio" li interruppe Nathaniel. "Era nostro diritto" disse, ma più che arrabbiato era dispiaciuto.

Lydia annuì.

"Io.. lo capisco" rispose Lubov. I suoi genitori non c'erano mai stati davvero per lui, ed erano scomparsi diversi anni prima, quindi finché non veniva posto davanti a certe cose non si rendeva conto di aver sbagliato. I genitori di Einrich c'erano ancora, non avrebbe mai più dovuto dimenticarlo. "D'ora in poi non voglio che vi perdiate più nulla della vita di vostro figlio. Lui potrà venire qui anche ogni giorno, se lo vorrà"

"Adam" lo chiamò lui. "Io.. so già di poterlo fare"

"Loro non lo sapevano" rispose. "Non voglio che sembri che ti sto tenendo prigioniero o che voglio allontanarti da loro"

Nathaniel si schiarì la voce.

"Comunque" disse. "Vedo che lui è felice adesso, come se non gli mancasse niente. Me n'ero accorto già l'altra volta, notando la luce che ha negli occhi quando parla di te, ma volevo conoscerti di persona"

"Entrambi lo volevamo" aggiunse Lydia. "Quindi non scusarti, essere in qualche modo partecipi del resto della vita di Einrich ci basta"

Lubov era colpito, non si aspettava di essere accettato così facilmente.

Anche Einrich non sapeva cosa dire.

"Vi porto il dolce" aggiunse Lydia, quindi sì alzò per ritirarsi in cucina.

Einrich sentì il bisogno di parlarle e la seguì.

"Ti aiuto" le disse, togliendole i piatti di mano.

Notò che lei aveva gli occhi lucidi.

"Cosa succede?" le chiese dolcemente.

"Oggi mi sono accorta che sei cresciuto" ammise. "Ti sei innamorato e sposato, e io sono tanto felice per te" lo abbracciò.

Sentendole pronunciare quelle parole anche lui si commosse un pochino.

"Di che paese sei il principe?" chiese Hanna, rivolta a Lubov.

Posto davanti a domande scomode, si trovava nuovamente in difficoltà.

"Non sapevo di un posto dove non si usassero i cellulari" continuò lei.

"Vedi, è un paese molto lontano da qui, di cui non si sente mai parlare" improvvisò. "In quanto a tecnologia siamo molto indietro quindi non abbiamo ancora i cellulari e tutto il resto, per ora"

"Posso chiederti ancora dei tuoi occhi?" li interruppe Nathaniel. "Vorrei sapere come mai sono così.. singolari"

In quel momento Lydia ed Einrich stavano tornando con il dolce e anche lei sembrava curiosa a riguardo.

"Sono un particolare genetico della mia famiglia" rispose, rimanendo calmo per poter trovare le parole giuste. "Per ogni generazione, un solo membro della famiglia li eredita"

"Rimane il fatto che sono davvero insoliti" continuò l'uomo.

"Così mi è stato detto" disse Lubov. "Nel mio paese si sa, quando si incontra qualcuno con questi occhi, che sarà lui ad ereditare la corona"

La risposta sorprese tutti i presenti.

Il discorso si spostò su argomenti più normali, ma le difficoltà per loro due non erano finite. Quando Lydia chiese a Lubov quanti anni aveva, fu Einrich ad intervenire per dire che aveva la sua stessa età.

Nel pomeriggio, sul presto, dovettero tornare a casa. Salutarono tutti promettendo che sarebbero tornati presto, e tornarono in camera per aprire il portale con cui fare ritorno.

"Non posso crederci che ti ho sposato senza prima chiederti quanti anni hai" gli disse Einrich, mentre lui tracciava i simboli con la cera sulla parete.

Lubov aveva finito, si rimise in piedi e tornò da lui.

"Noi bestie raggiungiamo la maggiore età a trent'anni" gli disse. "Io ne ho trentotto"

Einrich era sorpreso.

"Avete un'aspettativa di vita più lunga rispetto a noi umani?"

La bestia annuì.

Einrich abbassò lo sguardo, intristito.

"Non preoccuparti" gli disse Lubov. "Tu non starai mai male. Grazie alla magia del demone accompagnatore, ogni malattia e ogni problema fisico svaniranno. Invecchierai più lentamente e vivrai più a lungo di qualsiasi altro umano, abbiamo entrambi una lunga vita davanti" lo rassicurò.

Einrich era sorpreso, ma gli venne naturale sorridere.

Voleva stare con lui il più possibile e l'idea di lasciarlo da solo troppo presto lo angosciava, perciò quelle parole, per quanto sorprendenti, lo fecero sentire alleggerito.

Lo abbracciò.

"Torniamo a casa" gli disse, sereno.

Lubov gli sorrise. Si avvicinò di più per potergli dare un bacio delicato sulle labbra, quindi aprì il portale.

Si presero per mano e insieme, con passo sicuro, lo varcarono.

Quella era stata una giornata dura, ma adesso avevano un problema in meno. Probabilmente ne avrebbero dovuti affrontare altri in futuro, ma al momento non importava.
Anche tanti momenti felici li attendevano, e loro erano pronti per viverli.
Insieme.


-FINE-




~Freetalk~

Ebbene, la storia finisce qui.
Avevo iniziato a scriverla come passatempo, basandomi su un'idea che mi era venuta partendo dal film La Bella e la Bestia, quindi sin da subito mi aspettavo una storia scorrevole e breve.
Immagino che probabilmente certi particolari di questo mondo e di queste creature non siano proprio chiarissimi, ed è un peccato visto che mi sembra di averli pensati bene per farli quadrare con tutto il resto.. ma purtroppo non credo di averli espressi nel modo migliore.
In ogni caso, spero che la lettura vi sia piaciuta!
Vi ringrazio per aver letto fino a qui, e se vi va vi chiedo di lasciarmi un vostro parere finale e una stellina per votare il capitolo ✰
Non ho una nuova storia pronta da pubblicarvi, ma scrivo sempre quindi vi invito a seguirmi, così da non perdervi le novità future.
Grazie per tutti i pareri positivi che mi avete lasciato nel corso della pubblicazione ♡

xx

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