24. E Natale?

Lo guardai uscire dalla porta.

La mia ancora si era staccata dall'imbarcazione.


Le mani facevano male e continuavano a tremare. L'uomo della mia vita mi stava lasciando.

La porta si chiuse con un tonfo. Rimasi a fissare quel rettangolo bianco per non so quanto tempo, però, a un tratto, si aprì e una figura alta dai capelli scuri entrò nella casa. Non la riconoscevo tanto la vista era offuscata dalle lacrime, tanto ero sconvolta. Qualcosa mi passò tra le gambe e io mi ripresi con uno scrollo di testa. Guardai giù e Lucifer mi fissava con quei suoi due occhioni, aveva sicuramente fame, pensai. Feci un respiro profondo.

«Lilith, per amor del cielo, rispondimi!» Cassandra non riusciva a tacere in nessuna occasione.
«Mh?».
«Sai il perché?». La guardai e scrollando la testa ripetei quello che aveva detto il poliziotto: «Plagio.».


Segnai con un pennarello rosso la casella del calendario appeso nella mia cabina armadio: 14 dicembre. Mancavano undici giorni a Natale, forse il primo Natale senza genitori.

Fuori pioveva e io non avevo chiuso occhio per tutta la notte. In testa mi scorrevano solo le parole del poliziotto. Mio padre era un uomo onesto, mai e poi mai avrebbe fatto una cosa del genere.

Mai.


Per la testa mi passò un lampo di idea. Se la polizia si comportava come si comporta in Norvegia... corsi nell'ufficio di mio padre e rovistai tra i cassetti. Non è possibile voglio vedere quei bozzetti prima degli agenti. Inoltre, come poteva essere plagio? La nuova collezione deve ancora uscire.

Mi guardai intorno, ma non riuscivo a trovare nulla. Ricordo che a Oslo li teneva in cassaforte, ma qui dove poteva essere? Rifletti, forza Lilith.

Bingo!

Con tutte le forze che avevo spinsi un mobile pesantissimo. Troppo pesante, non avevo la forza sufficiente...

«JAXON!» gridai. Aspettai, ma Jaxon non arriva. «Herregud.» sussurrai. Stavo per uscire per andare a chiamarlo quando il campanello di casa suonò.

Non ora.

«Mamma, vær så snill.». Aprii la porta e il campanello suonò di nuovo.

Cassandra non era in casa e la domestica era fuori a fare la spesa, in casa c'eravamo solo io e Jaxon. Iniziai a correre fino alla camera del mio fratellastro, la spalancai e gli dissi di seguirmi.

Perché non avevano avvisato? Non è mica un assassino mio padre!

Spostammo il mobile. E ora? Jaxon, che finora aveva taciuto, mi fece la stessa domanda.

«Lilith, sfonderanno la porta!». Probabilmente aveva ragione e, come se ci avessero sentito, la porta si aprì. «Herregud... okay... okay!». Inserii la data fatale e la cassaforte fece click. Ce l'avevo fatta!

«Manomettere le prove è reato, signorina Morningstar.» sospirai con gli occhi chiusi. Guardai il poliziotto e dissi semplicemente: «Non lo è forse anche accusare degli innocenti?»
«Non può sapere se suo padre è innocente.»
«E lei se è colpevole! Conosco mio padre, conosco il suo stile. Posso dirle se è plagio o meno.»
«Tutti lo conoscono, signorina Morningstar. Mi dia il raccoglitore che ha in mano.» tese una mano in mia direzione, ma io mi strinsi il sudore di mio padre al petto.

Sapevo che questa città avrebbe portato solamente guai.

Non potevo lasciarlo, ma lo sguardo dell'agente sembrava preannunciare tutte le conseguenze possibili. Sospirai e gli allungai il quaderno.

Lo aveva quasi preso quando i miei occhi caddero sul nome della collezione: Collezione Lilith.


______

pardon!

assente per un anno e mezzo... ma la scuola è soffocante, fortuna che è l'ultimo anno.

fatemi sapere come sempre se vi è piaciuto:)

a presto!!

ig: _murderstories

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