22. Ritorno a me stessa
buonasera....
quanto tempo è passato per l'esattezza? boh troppo:)
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Entrai in camera e con un calcio chiusi la porta. Dalla vetrata entrava la luce dei palazzi accanto.
Mi portai le mani all'altezza dell'ombelico e piano piano le aprii. La pelle rimase per un brevissimo momento appiccicata alle unghie, leggermente sporche di sangue.
Mi girai e inchiavai due volte la serratura, poi filai in bagno.
Quando mi guardai allo specchio avevo uno sguardo diverso.
Ero disgustata da quanto vedevo: capelli interamente neri, trucco leggero, felpa di una tonalità di rosa troppo accesa. Abbassai lo sguardo oltre lo specchio per mirarmi direttamente. Indossavo un paio di jeans dal lavaggio chiaro e delle Nike. Chi sono diventata? mi chiesi sussurrando.
Feci un respiro profondo e mi sfilai la felpa rimanendo in canottiera, solamente questa era nera. Entrai nella cabina armadio e afferrai dell'intimo nero dal cassetto superiore insieme a dei calzini neri. Aprii il terzo cassetto e presi un jeans dalla gamba larga, ma non eccessivamente.
Tornai in bagno sorridendo per quello che avevo in mano oltre ai vestiti: smalto nero e tinta rossa per capelli.
Decolorai e tinsi i miei capelli con sollievo e, mentre aspettavo il tempo prima del risciacquo, mi limai le unghie affinché riprendessero la forma che desideravo – quella a stiletto – e le colorai di nero. Rivedere la mia mano in quel modo mi fece tornare con la mente a Oslo, era tutto migliore quando vivevamo lì. Quando lo smalto fu asciutto rimossi anche quell'orrendo trucco che proprio non mi apparteneva.
Misi solo la testa sotto il getto d'acqua e sciacquai. Non avevo alcuna intenzione di avere la pelle macchiata di rosso per giorni. Mi era già capitato, la prima volta che me li tinsi da sola, allora avevo solo quattordici anni, ma mi sentivo un gamberetto. Sorrisi al solo pensiero, ma tutto si spense quando ricordai mio padre dirmi che assomigliavo alla mamma il primo giorno di mare della loro prima vacanza insieme.
Sgrullai la testa per scacciare quel pensiero e rimuovere le goccioline d'acqua dalle punte. Avvolsi un asciugamano in torno ai capelli e sollevai la testa. Decisi che vi era troppo silenzio e così andai in camera e accesi il portatile.
Qualcosa mi si strusciò sulla gamba destra e quando abbassai la testa mirai due occhioni gialli e anche un po' affamati. Feci partire i Queen e andai a rifornire di cibo la ciotolina di Lucifer. Tornai in bagno, pettinai e asciugai i capelli dopodiché iniziai a truccarmi.
Fondotinta, cipria, eyeliner, mascara, matita per gli occhi nera e per le labbra, rossetto sui toni del marroncino come i suoi contorni e illuminante acconciavano il mio viso. Indossai i pantaloni e il top in pizzo nero che assomigliava a un corsetto per via delle stecche che mi fasciavano la vita e si intravedevano dal pizzo. Come gioielli indossai bracciali con borchie e a catene, collane a catena e con delle croci, svariati anelli – troppi per descriverli tutti – e i miei orecchini sia a croce che a cerchio. Tornai in bagno e misi a scaldare la piastra e poi feci i capelli valorizzando il mio taglio, quello chiamato wolf cut o almeno mi pareva fosse quello il nome. Infilati gli anfibi dalla para alta e preso il telefono uscii dalla stanza.
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«Lilith, mangia l'insalata e il petto di pollo.» fu ciò che disse Cassandra spezzando il silenzio, ma io non toccai minimamente la forchetta. Piuttosto passai in rassegna tutte e tre le persone sedute al tavolo con me e poi mi alzai.
Scrissi un rapido messaggio a Hudson dicendogli di vederci a Times Square. Quando riscesi dopo essere salita a prendere una felpa nera, sul mio schermo brillava la risposta affermativa del ragazzo.
Non lo salutai quando lo vidi, montai semplicemente in sella alla sua moto e, infilato il casco, lasciai che mi portasse ovunque volesse.
Il vento mi picchiava il corpo, ma era piacevole. Superammo di nuovo il ponte e quando ci fermammo riconobbi subito il posto: Brooklyn Cafè. Era il posto dove mangiammo per la prima volta insieme.
«Ho già cenato.» mi affrettai a dire.
«Beh, io no.» alzò le spalle e si diresse dentro con le mani nelle tasche. Emanava sicurezza da tutti i pori, ma anche tanto distacco e altrettanta superiorità.
Mi schiaffeggiai mentalmente per aver pensato anche solo per un istante che volesse fare qualcosa di carino. Feci una mezza corsetta per raggiungere ciò che lui aveva fatto in qualche falcata.
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che ne pensate??
lilith torna a prendersi in mano la sua vita!!
hudson che corre subito perché? eheh un motivo c'è😏
e non quello che pensate voi!!!
ditemi un po' le vostre idee🖤
ig: _murderstories
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