Capitolo 12

Alla fine si intensificò tutto; John, inclinato su una spalla, sopra Paul, giocava con i capelli del forse ex-bassista con gli occhi persi nel vuoto.

Poi, a un certo punto, Paul scattò dal suo stordimento. "John", disse imporvvisamente, e l'altro, sentendo il suo nome, tornò sull'attenti. 

"Non... non possiamo farlo di nuovo", disse Paul, sentendosi ancora leggermente intontito dalle droghe per essere sicuro dell'importanza di ciò che stava dicendo.

Che John fosse deluso o meno, Paul non ne era certo; la sua faccia non tradiva alcuna forma di emozione, ma la sua mano lasciò andare lentamente i suoi capelli.

"Perchè no?" chiese John, con una strana luce nei suoi occhi, e Paul si sentì che il cervello gli si era bloccato e balbettava. Merda. Quello era il salto di fede di John - ma non poteva lasciargli buttare tutto all'aria. Avrebbe potuto funzionare dieci anni prima, ma adesso erano successe troppe cose; era cambiato tutto.

"John, siamo troppo ingarbugliati nelle nostre stesse vite. Ci sono mogli, e ci sono bambini - hai un figlio a cui pensare adesso -"

"Non siamo a casa", insistette John. "Siamo qua fuori nel mezzo del nulla, non c'è bisogno di preoccuparsi dei bambini -"

"Questo è quello che è successo dieci anni fa", disse Paul, la sua voce era a stento un sussurro e la sua gola si stava chiudendo. "Non riesco a fare i conti con... il ritorno alle nostre vite normali -"

Spinse via John e si alzò, con una strana espressione mascherata di dolore in volto. John si sentiva torcere all'interno, e il viso di Sean gli nuotava davanti. Adesso c'era un'imbarazzante silenzio di dolore che John doveva appianare in qualche modo.

"Ecco, andiamo a cenare", disse John, sperando che Paul avrebbe fatto il suo gioco facendo finta che non fosse successo nulla.

"Va bene", rispose Paul, alzandosi e toccandosi la spalla quasi impercettibilmente.

Dieci minuti dopo John stava girovagando fissando un grande sacchetto di riso e poi la cucina, come se non fosse molto sicuro sul da farsi. Paul entrò in cucina per apparecchiare e vide John inesplicabilmente bloccato.

Paul fece un sorrisetto nonostante tutto, sentendo dissipare tutta la tristezza a una simile scena domestica. John mosse uno dei fornelli e non accadde niente, tranne una piccola fiamma che morì quasi immediatamente, ma che fece comunque saltare leggermente all'indietro John.

"Non hai idea di cosa fare", concluse Paul, cercando in tutti i modi di non ridere.

"No... è che... è una cucina diversa da quella che ho io", rispose John, spingendo gli occhiali più in su sul naso e rivolgendosi a Paul in totale impotenza.

"Ecco, puoi apparecchiare la tavola", offrì Paul, e John andò grato al cassetto per cercare delle forchette.

***

"Uhm, riso con altro riso", disse John sardonicamente una volta a tavola a mangiare, sentendosi ancora ferito nell'orgoglio per non essere stato un grado di cucinare.

"C'è un po' di sale e un po' di formaggio grattugiato da metterci", disse Paul.

"Non c'è della pancetta o simili?" chiese John, dando colpetti al riso sul suo piatto e cospargendo malvolentieri un po' di polvere di formaggio sul piatto.

"John, sono vegetariano adesso", rispose Paul pazientemente.

"Oh, è una delle cazzate salutari di Linda, vero?"

Paul aggrottò le sopracciglia. L'aveva decisamente fatto arrabbiare prima. John non lanciava attacchi verbali come questo ogni secondo ammenochè non fosse di pessimo umore o non stesse portando qualche rancore. Paul piantò la forchetta nel riso, ignorando la stronzata di John.

Perchè, davvero, se c'era qualcuno che aveva imparato a trattare con un John arrabbiato in quegli anni, quello era Paul.

Finirono il resto del pasto in silenzio.

***

"Ti sto tolgliendo i vestiti", disse John, entrando bruscamente nella stanza di Paul.

"Cosa?" chiese Paul, fraintendendo ciò che stava dicendo John e pronto a fare un altro discorso sul perchè una relazione segreta mentre si nascondevano non fosse una buona idea.

"Le tue fasciature, scemo", brontolò John, tenendo qualche garza medica.

"Oh, parli con me adesso?" disse Paul, con un sorriso che tirava con forza le guance. Si fermò, con un'espressione pensierosa in viso. "Posso farlo da solo, non -"

"Riesci a raggiungere il centro della schiena e vedere che stai facendo senza toccare la ferita?" chiese John, alzanzo un sopracciglio. Adesso stava ridacchiando di Paul con un tocco di umorismo, un segno che il cattivo umore era passato.

Paul fece una faccia che riservava ai suoi figli quando si comportavano male, e si rigirò, sbottonandosi la camicia e sfilandosela.

John passò le dita intorno ai margini della fasciatura e sentì formarsi una leggera pelle d'oca sulla pelle di Paul. Sorrise anche se l'altro non poteva vederlo; nonostante tutto il discorso da santo sul fatto che era sbagliato, Paul lo voleva.

Staccò il nastro tendendo giù la fasciatura e iniziando a srotolare la garza, passando sotto il braccio di Paul, poi sopra, intorno e intorno, e John vide Paul trasalire ogni volta che le sue dita sfioravano parte della sua pelle. John si approfittò di questa sensibilità e pizzicò leggermente il suo collo con la cattiveria di un ragazzino di scuola, il che fece contorcere Paul.

"Adesso, adesso, non ti muovere", lo ammonì John.

"Fanculo", disse Paul, ma rimase comunque fermo.

La garza stava diventando più rossa e più bagnata di sangue e di qualsiasi altra cosa stesse fuoriuscendo dalla ferita. John trattenne il respiro, erano rimasti solo pochi strati e poi niente. John si sentì girare leggermente la testa al buco aperto dove una volta c'era la pelle liscia e perfetta che aveva toccato, sentito e assaporato.

Un piccolo frammento di osso bianco slogato e a pezzi usciva fuori dai margini lacerati. John chiuse gli occhi per un secondo, poi prese un batuffolo di cotone e lo bagnò nella soluzione che gli era stata data per pulire la ferita. John picchiettò lievemente e non si perse il leggero sibilo di dolore da parte di Paul.

Era tutta colpa sua, pensò, mentre puliva il sangue e la carne pallida, rosa e cicatrizzata che aveva cominciato a formarsi. Era colpa sua se Paul non sarebbe più stato in grado di suonare, colpa sua se Paul si trovava lì e sarebbe potuto morire ucciso prima di rivedere la sua famiglia. Il proiettile era per lui - lui era l'unico obiettivo, Paul sarebbe potuto stare bene.

John odiava il fatto che il proiettile che l'avrebbe ucciso aveva fatto questo a Paul, e odiava il fatto che fossero le sue mani al applicare il liquido che gli stava facendo stringere i denti dal dolore.

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