Capitolo 1.

Provo a salire velocemente nel letto della mia padrona prima che arrivi e mi stringa a sé come un pupazzo.
«Piccola...» Il miagolio di mia madre mi distrae dalla mia piccola impresa, mi prende per la collottola e mi posa a terra.
«Mamma» Miagolo in disapprovazione, mi porto una zampa sul muso e esco dalla stanza seguita dalla gatta bianca.
Rischiando di far cadere uno dei grandi bipedi della casa raggiungo l'enorme divano, o meglio enorme in confronto alla mia stazza.
Ricaccio le zampe sotto il corpo e mi sistemo su un bracciolo del divano che mi dà una vista al di fuori della finestra.
«Perchè continui ad evitare il discorso?» Sussulto sentendo la presenza di mia madre dietro di me «Perchè le tue sono tutte menzogne» Rispondo senza rivolgerle un minimo sguardo, mi siedo e porto la coda accanto alle zampe.
Mia madre sospira consapevole della mia testardaggine, della mia continua convinzione «Saresti qui a fissare la finestra impaziente in un loro impossibile ritorno? Sai che non accadrà, loro ora non sono in pensiero per te, devi accettarlo piccola» Mi sussurra e faccio per risponderle però veniamo portate entrambe nella stanza della nostra piccola bipede.

Siamo sopra un letto, sotto delle coperte a parer mio troppo calde.
«Ne parliamo domani» Dice mia madre prima di rigirarsi.
Vorrei poterle darle ragione senza mentirle, invece mi ritrovo ad annuire e aspettare che si addormenti per fare ciò che ormai tento da diverse notti.
Controllo che sia addormentata profondamente e poco dopo sgattaiolo fuori dalla stanza, scendo le numerose scale e raggiungo la porta che mi porta direttamente al giardino.
Mi blocco di fronte ad essa e mi volto indietro «Ti farò ricredere mamma» Dico prima di abbassare il muso ed uscire nel giardino.
La staccionata, bell'impresa!
Mi arrampico all'attaccapanni e cerco di tenere l'equilibrio sul filo per poi scavalcare oltre la staccionata.
A primo impatto rotolo finendo dentro un cespuglio dall'odore pessimo, scatto fuori cercando di togliermi di dosso delle foglie e dei rametti rimasti.
Percorro una via accessibile, per quel che vedo non è che lo siano tanto.
Nonostante i diversi spaventi che mi sono presa nel cuore della notte riesco a trovare un piccolo rifugio dove rimanere.
Il mio pelo grigiastro e bianco risulta ancora più chiaro sotto la luce della luna piena.
Mi sistemo ai piedi di un albero tronco e lentamente, cullata dai rumori notturni prendo sonno.

Sto camminando a passo lento, sto puntando uno scoiattolo che sta per scendere.
Ci sono quasi! Ah no.
È scappato.
Improvvisamente un attacco di fame mi fa perdere le forze e non provo a prendere nemmeno quello scoiattolo che mi passa di fronte.
Sento un fruscio tra i cespugli, scatto velocemente verso il punto in cui lo sento, finendo contro un albero.
Improvvisamente sento il mio corpo minuto fin troppo pesante e il bosco intorno a me diventare sempre più scuro.
Forse avrei dovuto esercitarmi nel cacciare, è ciò che penso prima di sentire il mio tonfo contro il terreno è vedere tutto interamente nero.

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