CHAPTER 7

"Ciao Alyson, com'è andata alla fine ieri sera?." Dylan salutò Alyson di fronte all'ingresso di scuola. La sera prima non aveva fatto altro che pensare a che cosa stesse facendo la ragazza, soprattutto se nella sua casa ci fosse Demon.
"Ciao Dylan. Penso sia andata bene, grazie per l'interessamento." Ricambiò la ragazza con un sorriso. "Allora, sei pronto?" Continuò lei pochi secondi dopo. "Per la verifica? Certo, ma non ce l'avrei mai fatta da solo, grazie." Dylan le era veramente grato, sapeva che se avesse ottenuto un ottimo voto il merito sarebbe stato solo e soltanto di Alyson.
"Alyson!" La chiamò una voce maschile. La ragazza si girò verso chi aveva parlato, e un ragazzo dai capelli scuri le posò un braccio sulle spalle. "Ciao Demon." Gli rispose la ragazza, ricambiando il saluto.
"Io devo andare." Disse a un certo punto Dylan, non potendo più sopportare quella vista. "No, aspetta Dyl..."
"Lascialo perdere." La trattenne Demon, tirandola a sé per non lasciarla inseguire Dylan.

Quando la giornata scolastica fu finita, Dylan cercò Alyson per informarla sulla buona riuscita del compito di matematica. Quando finalmente la trovò, la vide appoggiata al muro, mentre un altro ragazzo le stava di fronte, poggiando una mano contro la parete.
Demon.
Appena quest'ultimo si accorse che Dylan li stava fissando, fece in modo di nasconderlo dallo sguardo della ragazza.
Dylan, a quel punto, girò sui tacchi arrabbiato e se ne andò verso casa.
Durante il tragitto si sentì gli occhi pungere, senza saperne il motivo. Venne a sapere che cosa fosse solo quando ormai era arrivato quasi alla porta d'ingresso. Si sentì il viso improvvisamente umido, alzò una mano per controllare che cosa fosse e quando la riabassò trovo una strana sostanza acquosa sulle dita.
Lacrime.
Ecco cosa gli aveva punto gli occhi, le lacrime che reclamavano di uscire allo scoperto.
Quando entrò in casa sbatté la porta talmente forte che sembrò che potesse rimanergli in mano. "Dylan?" La voce preoccupata di Kim arrivò dalla sua stanza. "Fatti gli affari tuoi!" Gridò Dylan con rabbia in risposta alla figlia, prima di chiudersi nella sua camera. Gettò violentemente da una parte lo zaino e si buttò di peso supino sul letto. Sentiva le lacrime che gli rigavano il volto, prima di compiere una curva sulla guancia e dirigersi verso il cuscino.
Che gli stava accadendo?
Mai aveva pianto in vita sua, ne tantomeno per una persona.
Allora cos'era quella strana sensazione di opprimento che gli stringeva forte il petto?
Da quando Alyson era entrata nella sua vita gli aveva fatto provare sentimenti diversi ognuno dall'altro: sollievo, gioia, angoscia e paura.
Ma paura per che cosa?
Quando furono passati qualche minuto, che a Dylan parvero ore, l'angelo si alzò e uscì dalla sua stanza con in mente due obbiettivi.

Dylan sapeva benissimo dove avrebbe trovato Demon, cioè in una delle fogne della città. Lo stava cercando da un po' quando finalmente lo trovò. "Ciao Dylan! Che cosa ti porta qui?" Il solito sorriso maligno del demone accolse l'angelo come una ventata d'aria gelida che ti punge la pelle come lame. "Sai cosa voglio." Rispose Dylan serio, liberando con un fruscio le ali candide. "No, non ne ho la minima idea." Demon fece la stessa cosa che aveva appena fatto l'altro, solo che le sue ali, a differenza di quelle di Dylan che erano magnifiche, spettacolari e candide con venature dorate e argentee, quelle di Demon assomigliavano a quelle di un pipistrello, erano possenti ma emanavano un senso di dolore e sofferenza. "Stai lontano da lei." Lo avvertì Dylan puntandogli un dito contro. "Stare lontano da chi?" Il demone stava stuzzicando l'angelo facendo finta di non sapere di cosa stesse parlando, quando invece lo sapeva benissimo cosa stesse dicendo. "Devi stare lontano da Alyson." Ripetè Dylan a denti stretti. La risata rauca di Demon riecheggiò tra le pareti della fogna. L'aria era putrida e quasi irrespirapile, all'angelo cominciarono a lacrimare gli occhi. "E chi me lo può impedire?"
"Io." Dylan fece un passo avanti verso Demon. "Tu?" Disse incredulo e divertito il demone con un ghigno sulle labbra. "Ascolta, se voglio divertirmi un po' con quella stupida ragazzina sono libero di farlo, non ho paura di fare brutta figura come voi angeli." Lo derise Demon, avvicinandosi di un altro passo. "Non è una stupida ragazzina,..." Sentì una lama che gli trafiggeva il cuore mentre utilizzava quell'appellativo per la ragazza. "...ha un nome, ed è Alyson."
"Non mi aspettavo che ti interessasse qualcosa di quella mortale, mi avresti dato ragione una volta." Si stupì Demon. "Le persone cambiano."
'Sopratutto se vengono a contatto con le persone giuste' pensò Dylan, anche se non diede voce a questo suo ultimo pensiero. "Lasciala stare." L'angelo avvertì un'ultima volta il demone, prima di girarsi e andare verso la sua seconda meta.

Appena Dylan fece il suo ingresso nel bar, due occhi profondi come il mare di posarono su di lui. "Ciao Dylan, cominciavo a preoccuparmi, sai non ti ho visto oggi all'uscita da scuola." Alyson accolse Dylan mentre lui si sistemava su una sedia posta di fronte al bancone. "Scusa, avevo fretta di tornare a casa." Cercò di giustificarsi Dylan abbozzando un sorriso. Alyson fece la stessa cosa, felice di sentire finalmente la voce del ragazzo. "Beh, adesso sai che lavoro qui." Alyson si appoggiò sul bancone, in attesa di sapere la sua reazione. Lui si guardò intorno e poi scrollò le spalle. "È minimalista, niente male."
"Vuoi qualcosa da bere?" Volle sapere la ragazza; dopotutto era ancora in lavoro. "No, grazie." Rifiutò gentilmente Dylan. "Sono qui per parlarti di te e Demon." Pronunciò il nome dell'altro ragazzo come se avesse avuto dei pezzi di vetro sulla lingua. Alyson abbassò lo sguardo mentre il sorriso le si spegneva in viso; sapeva che Dylan la stava per riprendere visto che non l'aveva ascoltato. "Ti avevo chiesto di stargli lontano, è un poco di buono quello là, me l'avevi anche promesso." Il ragazzo sembrava più deluso che arrabbiato. "Lo so."
"Allora perché non l'hai fatto?"
"Ascolta Dylan, io devo-"
"Tu devi cosa?" La interruppe Dylan. "Non sei costretta a fare niente."
"Sì invece, se facessi qualcosa di sbagliato, anche solo un passo falso, Demon potrebbe dirlo al padre e lui potrebbe licenziare Sebastian. Abbiamo bisogno di quei soldi per vivere!" Si sfogò Alyson con le lacrime agli occhi. Il ragazzo non disse nulla. 'È un demone!' Avrebbe voluto gridarle, avvertirla della vera natura del ragazzo che lei conosceva ingenuamente come Demon. "Sgualdrina!" Una voce riecheggiò nel locale. "No, per favore lei no!" Pregò Alyson alzando gli occhi al cielo. "Hey, e tu chi sei? Piacere, io sono Shelly." La ragazza che era appena entrata nel bar si presentò a Dylan. "Dylan." Replicò lui, notando qualcosa di familiare.
Ma certo!
La ragazza dai lunghi capelli ramati che gli stava vicino, era la stessa che aveva visto settimane prima uscire furiosa da quello stesso bar in cui erano. "Oh, quindi sei tu." Shelly lanciò un'occhiatina ad Alyson, trasformando la faccia di quest'ultima in un pomodoro. "Io vado, ciao Alyson."
"Ciao Dylan."

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