|CHAPTER 5|

Erano passate ormai un paio di settimane e Dylan faceva ancora confusione con le varie aule. Confondeva quella di biologia con quella di informatica, se una classe se la ricordava al primo piano di sicuro non era giusto. Per non parlare della matematica: chi avrebbe detto che sarebbe stata tanto difficile?
Per fortuna che Alyson gli dava una mano, o non sarebbe riuscito a fare niente.
Erano passate un paio di settimane anche da quando aveva ricevuto il messaggio, non facendo altro che pensarci; ma i suoi pensieri vennero invasi da una sola preoccupazione quella mattina: la professoressa di matematica aveva informato che il giorno seguente si sarebbe tenuta una verifica per valutare la preparazione di ognuno durante l'anno prima, e visto che lui non era preparato decise di usare un asso nella manica. Ancora.
"Alyson! Oh mia adorata Alyson, come va?" La salutò Dylan all'uscita da scuola, mettendole un braccio intorno le spalle.
"Avanti, sputa il rospo, che cosa vuoi?" Arrivò direttamente al punto Alyson nel frattempo che gli spostava il braccio, visto che conosceva quell'atteggiamento solito dei maschi. Il fratello, infatti, quando voleva costringerla ad accompagnarlo a una partita di calcio, perché non voleva godersela da solo, utilizzava lo stesso modus operandi per convincerla.
E ce la faceva sempre.
"Perché dovrei volere per forza qualcosa?" Domandò Dylan, mettendosi di fronte a lei in modo tale da bloccarla, avvicinandole il viso talmente tanto che lei poté sentire il suo respiro caldo sul volto, facendola arrossire leggermente. "Perché la conosco questa tecnica, la utilizza anche Sebastian."
"E chi sarebbe, il tuo ragazzo?" Disse Dylan, cercando di sembrare spavaldo e facendo un sorriso sghembo, ma aveva risposto troppo bruscamente e si era potuto udire il tremolio nella sua voce quando aveva pronunciato la parola ragazzo. L'angelo non riusciva a spiegarsi quel comportamento da parte sua: insomma, non era geloso, Alyson poteva stare con chiunque volesse; allora perché una morsa gli serrava lo stomaco e aveva un nodo in gola?
"No, è mio fratello. Perché, sei geloso?" Domandò Alyson, alzando un sopracciglio e facendo una piccola risata; in due settimane aveva potuto cominciare ad apprezzare la compagnia dell'altro, che si era rivelata meno fastidiosa delle aspettative, Anzi, alle volte era anche piacevole.
"No, e perché mai dovrei esserlo?" Si mise sulla difensiva lui, alzando le mani al cielo; in tutta risposta Alyson scrollò le spalle.
"Allora cosa vuoi?" Ripetè lei alzando gli occhi al cielo.
La ragazza lo sorpassò e si diressa verso l'uscita, arrivando fino alla fine della scalinata di fronte alla scuola dove si fermò: visto che avrebbero dovuto prendere due strade diverse e allora si sarebbero divisi, non avendo più la possibilità di continuare a parlare, aspettò che l'altro la raggiungesse.
"Non è che mi daresti una mano con la verifica di domani?" La supplicò Dylan, arrivandole vicino nel punto in cui si era arrestata.
"E cosa dovrei fare?" Replicò lei, guardandolo curioso.
"Passarmi le risposte!" Disse ovviò lui, come se fosse la cosa più semplice del mondo.
Lei scosse immediatamente la testa con un sorriso, lasciando Dylan a bocca aperta per via del rifiuto, non aspettandoselo. "Come no? Non mi aiuterai?" Aggiunse poi incredulo.
"No, non ho detto questo. Io ti aiuterò, ma non lo farò barando." Rispose la ragazza, vedendo la confusione sul viso di lui.
"E allora come farai?" Chiese Dylan incuriosito.
"Puoi venire da me adesso?" Ribattè prontamente Alyson, stringendosi le braccia al petto mentre lui le rivolgeva uno sguardo malizioso.
"Perché, che cosa vuoi fare?" Scherzò lui, nel frattempo che Alyson alzava gli occhi al cielo mormorando un: "Pervertito." Per poi incamminarsi verso casa.
"Aspetta!" La richiamò Dylan raggiungendola, anche se aveva fatto solo un paio di metri. "Stavo scherzando, tranquilla. Come hai intenzione di aiutarmi?"
Alyson lo guardò negli occhi, che in quel momento non rivelavano nessuna traccia di viola, ma solo l'azzurro scherziato di verde. Nonostante quel fatto l'avesse turbata, non disse nulla, anzi riprese il discorso e aggiunse: "Ti posso dare ripetizioni."
Dylan la guardò non capendo quello che stesse dicendo, non sapeva che cosa fossero le ripetizioni, non ne aveva mai sentito parlare.
"Che cosa sono?" Chiese lui imbarazzato, passandosi una mano sulla nuca.
Alyson rise, ma quando si accorse che stava parlando sul serio, smise subito di farlo e arrossì per la vergogna, scusandosi: "Mi dispiace, credevo scherzassi; comunque le ripetizioni sono quando una persona prende lezioni extrascolastiche di una determinata materia in cui non va bene." Spiegò Alyson a Dylan, il quale comprese ciò che aveva detto la ragazza.
"E queste 'ripetizioni' mi aiuterebbero a superare la verifica di domani?" Chiese il ragazzo, mimando con le dita le virgolette quando pronunciò la parola ripetizioni.
"Sarebbero di aiuto per superare il compito, certo." Assicurò Alyson, per poi continuare. "In cambio, tu dovrai farmi un favore." Gli porse una mano.
Lui alzò un sopracciglio in segno interrogativo, per poi domandarle: "Che favore?"
"Quando avrò bisogno di un favore, tu me lo farai. Allora ci stai?"
Dylan non sapeva che fare, ma dopotutto aveva bisogno di superare il compito di matematica del giorno dopo. Strinse la mano di Alyson in segno che era d'accordo, e insieme si incamminarono verso la casa della ragazza.

Dylan passò l'intero pomeriggio a casa di Alyson, la preparazione per il compito di matematica procedeva bene, nonostante lei dovesse ripetere anche quattro volte uno stesso argomento a lui.
"Sono tornato!" Dylan sentì una voce maschile provenire dalla porta d'ingresso, mentre sul volto di Alyson compariva un sorriso e si alzava per abbracciare un ragazzo alto e slanciato dai capelli biondi come il grano maturo. Dylan riprovò quella strana morsa che gli serrò lo stomaco appena lo sguardo del ragazzo misterioso si posò su di lui. Egli si staccò da Alyson per chiederle: "Chi è lui?"
"Lui è Dylan, un mio compagno di classe. Dylan; lui è Sebastian, mio fratello." Li presentò Alyson, passando lo sguardo da uno all'altro mentre pronunciava i nomi.
Dylan tirò un sospiro di sollievo, come se quell'affermazione gli avesse tolto un peso dal petto. Si alzò dalla sedia e si avvicinò ai due.
"Ciao Dylan, piacere di conoscerti." Sebastian tese una mano nella sua direzione. Dylan gliela strinse senza dire nient'altro. "Sei il suo ragazzo?" Chiese Sebastian indicando la sorella, dalla quale ricevette uno schiaffo scherzoso sul braccio.
"No, non lo sono; e comunque è meglio che torni a casa ora. Kim mi starà aspettando." Si scusò Dylan prendendo le sue cose, per poi dirigersi verso la porta per uscire; voleva andarsene il prima possibile da quell'abitazione, ma soprattutto dalla strana situazione che si era creata e che gli aveva causato ancora quella strana sensazione.
"Aspetta un secondo!" Lo chiamò Alyson, fermandolo sulla porta. "Non farci caso a mio fratello, a volte non sa neanche quello che dice! E spero che ti vada bene domani il compito." Gli augurò sinceramente con un grazioso sorriso in volto.
"Grazie, lo spero anche per te." Replicò lui, lasciandole un bacio sulla guancia come ringraziamento.
Alyson rimase sulla soglia per guardare Dylan allontanarsi passo dopo passo, toccandosi la guancia dove poco prima si erano posate le calde e dolci labbra dell'altro. Mentre si allontanava verso il crepuscolo, la sagoma del ragazzo divenne un'ombra nera al centro del sole, che stava dipingendo il cielo con colori pastello delle tonalità dell'arancione e il violetto, rendendo l'atmosfera e il tutto ancora più meravigliosa.

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