CHAPTER 46

"Dylan!" Una voce femminile urlò il suo nome, riempiendo immediatamente il cuore del giovane angelo, di gioia.
"Mamma!" Gridò in risposta lui, andando incontro alla giovane donna che gli stava correndo incontro. Aveva dei lunghi capelli neri e lucenti, simili all'inchiostro, mentre gli occhi di un viola puro erano grandi e risplendevano come non mai. Guardandola, l'età che le si sarebbe data, sarebbe stata intorno ai venticinque anni, non si sarebbe mai potuto sospettare che lei fosse la madre di Dylan. Non appena si incontrarono, si gettarono l'una nelle braccia dell'altro: lei scoppiando a piangere e stingendolgli la testa da dietro verso di sè; lui premendo il viso nell'incavo del collo di ella e respirandone a fondo quell'odore dolciastro che gli era tanto mancato, cercando di imprimerselo nella mente.
"Tesoro, quanto mi sei mancato." Nonostante le lacrime, la voce non era strozzata, solamente leggermente tremante.
"Anche tu mamma mi sei mancata tanto." Rispose, staccandosi da lei; gli lasciò un bacio sulla fronte, in modo materno, alzandosi in punta di piedi a causa della sua bassa statura.
"Oh, tesoro, come stai?" Chiese, spostando i capelli e prendendogli il viso con le mani.
"Sto bene, tranquilla." La rassicurò, prendendole i polsi in modo dolce e gentile. "Elemiah mi ha detto che Lui voleva parlarmi."
"Non sarà niente di grave e lungo, tranquillo." La donna non riusciva a credere di avere davanti suo figlio, colui che amava più di se stessa. "Vuole solo parlarti del castigo."
"Dylan, fatti avanti." La sua voce risuonò potente in mezzo a tutti i presenti, arrivando come un fulmine all'orecchio del giovane angelo che sentì un brivido percorrergli la schiena. Lanciò uno sguardo al viso preoccupato della madre, prima di fare dei passi avanti verso Lux Pura. Come sempre, era circondato da una luce talmente forte e luminosa, che non ci si riusciva ad intravedere niente attraverso di essa, nascondendo così la sua imponente figura; dopo che Lucifero lo aveva visto nella sua vera natura e l'aveva tradito per arroganza e sete di potere, non si fidava di mostrarsi più a nessuno. Eccolo là quindi, avvolto nella sua coperta di luce, pronto a parlare con misericordia al sfortunato angelo. Dylan si chinò al suo cospetto, ritornando con la schiena dritta ed il viso serio, impassibile.
"Bentornato." Lo accolse, la voce profonda trasudava amore ed affetto; sarebbe stato così anche se avesse dovuto riferirgli la sua condanna a morte, d'altronde l'angelo lo sapeva per esperienza: era lo stesso tono che aveva utilizzato quando gli aveva assegnato la sua punizione sulla Terra.
"La ringrazio." L'angelo tentò di essere il più rispettoso possibile.
"Allora, sai perché ti ho convocato qui?" Chiese Lui, facendo intravedere le dita mentre con un gesto ampio delle braccia indicava tutto il Paradiso.
"Voleva parlare dell'obiettivo della mia punizione."
"Perfetto." Ci fu un silenzio profondo, interrotto solamente dallo sbattere nervoso delle ali degli angeli; solo dopo un po' Dylan capì che doveva rispondersi alla sua stessa domanda. "Non mi ha spedito sulla Terra perché è una delle cose peggiori che può accadere agli angeli?" Chiese titubante, sentendo uno schiocco contrario della lingua da Lui.
"No mio caro, l'obiettivo era quello di farti capire cosa si prova a perdere una persona cara." Lo corresse, mentre una luce più luminosa faceva da schermo per mostrare la figura di Alyson. "Questo castigo ha avuto lo scopo di farti provare ciò che provò lei quando perse i suoi genitori; il fattore che collega questi due fatti è uno solo: sei tu, Dylan." L'angelo chinò la testa in imbarazzo, sentendo i mormorii di voci levarsi intorno a sè, consapevole che molto probabilmente avevano assistito a tutto ciò che gli era accaduto. "Ora comprendi che cosa si prova?"
Il giovane annuì. "So cosa si sente: provo trsitezza nell'avere perso colei che amavo più di tutte;" alzò di nuovo lo sguardo, la determinazione bruciava nei suoi occhi come mille fuochi. "e provo rabbia, soprattutto perché è tutta colpa mia se è successo." Si avvicinò all'immagine di Alyson, muovendo le mani per far sparire la figura, trasformandola in semplice fumo. "Per questo le chiedo un patto, o meglio, uno scambio."
"Sentiamo." Acconsentì, facendo un cenno della mano per farlo avvicinare ulteriormente.
"Sono disposto a tutto per tornare da lei, qualsiasi cosa; lei chieda e io le darò tutto ciò che vuole." Disse Dylan, avanzando di qualche passo, sentendo il calore della sua luce leggero sulla pelle.
"Saresti davvero disposto a rinunciare a tutto ciò che sei stato e che sei, per una ragazza?" La sua voce non era cattiva o con il tono di qualcuno che lo sta deridendo, ma bensì era gentile e curioso.
Il giovane angelo si limitò ad annuire.
"Se ti chiedessi la tua immortalità, le tue ali, accetteresti?"
"Certo." Rispose senza aspettare un secondo, non facendo vacillare lo sguardo e rimanendo il più determinato possibile.
"Non potresti più appartenere a questo mondo, vorrei ricordarti." Lo avvisò dolcemente Lui.
"Non sono mai stato parte di questo mondo; secondo lei perché sono nato angelo se i miei genitori sono un Serafino e un Cherubino?" Ribattè, avanzando di un altro passo. "Sono pronto a rinunciare a tutto per Alyson."
"No Dylan!" Sua madre gli corse vicino, prendendogli una mano tra le sue. "Non puoi abbandonarmi così, non potrei sopportare il fatto di non vederti più; ho già perso troppo tempo, non voglio perdere mio figlio." Lo supplicò tra le lacrime, creandogli un groppo in gola difficile da slegare.
"Adina, se questa è la sua scelta, dovete rispettarla." Il Cherubino lo lasciò e fece qualche passo indietro a testa bassa, tentando di farsi piccola piccola.
"Mamma," Dylan le prese una mano, cercando il suo sguardo. "so che ti chiedo troppo, ma dopo quello che Eloim ci ha fatto, perché non vieni con me?" Lei lo guardò come un cucciolo abbandonato in mezzo ad un'autostrada. "So che non ti posso chiedere questo, ma perché non farlo?"
Lei gli gettò le braccia intorno al collo, stringendolo come non aveva mai fatto prima. "Certo che lo farò, ma non posso adesso, ti raggiungerò qualche giorno dopo." Si staccò, rivolgendo lo sguardo a Dio. "Posso seguire mio figlio?"
"Se è questo quello che desiderate, certo." Fece segno di avvicinarsi. "Vieni Dylan, cominciamo la tua trasformazione."
L'angelo si staccò di malavoglia dalla madre per dirigersi verso Lux Pura, pronto per ciò che sarebbe accaduto. Con dei movimenti delle mani, Dylan venne sollevato lentamente dalla nuvola, senza il bisogno dello sbattere delle ali. Una luce cominciò a diffondersi intorno al suo corpo, come se stesse trasparendo da lui; percepì le ali ritirarsi nelle scapole, rinchiuse dentro il suo corpo per non essere più usate. Il tutto sembrò durare un'eternità, ma invece si trattarono di un paio di minuti, mentre la luce si faceva sempre più intensa, facendo in modo che l'ultima cosa che Dylan potesse intravedere fosse il viso dolce della madre, con le labbra increspate in un sorriso.

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