CHAPTER 38
Alyson aveva appena finito di lavorare e stava uscendo per andare al cinema con Dylan. Appena uscì dal bar, trovò di fronte a sé uno spettacolo che le fece ghiacciare il sangue nelle vene e girare la testa. Un senso di deja-vu si fece strada in lei fino a raggiungerle il cuore, piantandosi lì come un pugnale o un frammento di vetro piuttosto affilato e appuntito. Dylan stava baciando Shelly, di nuovo, davanti al bar. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso calde e salate, come quando una goccia di rugiada scivola su una foglia dopo una tempesta. La bocca socchiusa in un espressione di incredulità, Alyson scuoteva la testa per negare ciò che aveva davanti agli occhi, ma non poteva negare l'evidenza.
La ragazza vide l'angelo spingere via la rossa, un'espressione di sorpresa stampata in viso; sembrava stupito quanto Alyson del bacio.
"Sei un bastardo!" Gli urlò contro lei, con quanto più fiato aveva in corpo. Cominciò ad andarsene a passo di marcia senza mai guardarsi indietro. "Aspetta Alyson, lasciami spiegare." Cercò di giustificarsi Dylan, prendendola per un braccio. Alyson si tolse dalla presa appena tremante di lui e lo guardò negli occhi, lo sguardo pieno di rabbia e dolore puro. "Avanti, cosa vuoi dire a tua discolpa." Nonostante le lacrime uscissero come un fiume che rompe la diga in cui è rinchiuso, la sua voce risultò ferma, decisa e tagliente come una lama di un coltello. Dylan rimase all'inizio in silenzio, battendo i piedi a terra imbarazzato per ciò che era appena successo: "È stata lei a baciare me, io non lo volevo! Hai visto che l'ho anche spinta via." Cercò di accarezzare la guancia della ragazza, ma lei gliela schiafeggiò via in malo modo. "Non osare più avvicinarti a me, a parlarmi, a guardarmi, perché non voglio più saperne di te. Non ti voglio più vedere!" Disse quest'ultima frase urlando, prima di girarsi e correre via.
Appena rientrò in casa, sbatté la porta d'ingresso con una tale violenza che ebbe addirittura la paura che potesse rompersi all'impatto. "Sei tu Alyson?" La voce di Sebastian risuonò dalla cucina, non ricevendo però alcuna risposta alla sua domanda; Alyson corse in camera sua e si buttò di peso sul letto, continuando a ripetersi: "Perché, perché? Perché è successo proprio a me?"
Il fratello preoccupato da questo suo atteggiamento insolito, si diresse verso la camera della sorella, lasciando quello che stava facendo a metà. "Alyson?" Chiese dolcemente Sebastian, affacciandosi sull'uscio della porta. Alyson non aveva intenzione di trattare male il ragazzo, per prima cosa era suo fratello e poi lui non c'entrava niente con quella storia, quindi non rispose al suo richiamo. Sebastian si avvicinò cautamente a lei, sentendo e vedendo i singhiozzi che le scuotevano violentemente il corpo. Le si sedette piano accanto sul letto e cominciò ad accarezzarle la schiena. "Alyson, va tutto bene?" A quel punto lei non ce la fece più. Si mise seduta in modo tale d'avere il fratello di fronte a sé, gli occhi di Alyson erano rossi e gonfi dal pianto, lo fissò negli occhi per qualche secondo, come a trasmettergli il dolore che stava provando, per poi gettarsi tra le sue braccia e affondargli la testa nel suo petto.
"Hey, hey." Tentò di calmarla, accarezzandole gentilmente i capelli, per poi arrivare sulla schiena. "Ci sono qua io ora, non piangere."
"No, tu non capisci Seb." Finalmente Alyson si decise a parlare, non staccando però il viso dal petto del ragazzo.
"Allora spiegami, così potrò capire." Insistè lui, stringendola di più a sè.
"Dylan, ha baciato Shelly." Riuscì a dire a fatica tra i singhiozzi, stringendo il tessuto della sua maglia come un appiglio. Sebastian strinse a pugno le mani, cercando di non far trapelare la rabbia che provava in quel momento, si sarebbe sfogato più tardi; sua sorella aveva bisogno di lui e non l'avrebbe lasciata sola. Mai.
"Non diceva di amarti?" Chiese il più dolce che potè, cercando di non sembrare ostile, non nei suoi confronti almeno.
"Sì," Rispose lei, alzando lo sguardo finalmente, le lacrime stavano rallentando di poco in poco il loro flusso. Lui gliele asciugò con i pollici, tenendole il viso per non farlo cadere di nuovo. "infatti ha anche detto che è stata lei a baciarlo, e che lui non lo voleva." Ammise Alyson, la voce bassa.
"E tu gli credi?" Domandò, provando a farla parlare e non farle tenere nulla dentro, che l'avrebbe solo fatta logorare internamente.
Scosse la testa. "Io non lo so." Il pianto minacciava di farsi di nuovo più forte. "Vorrei credergli e sento che nel profondo è la verità, ma se invece stesse giocando solamente con me? E se io fossi solo il suo giocattolino da prendere e lasciare quando ne ha voglia?" Ammise i suoi dubbi, sedendosi dritta sul letto e guardando il fratello negli occhi, cercando di fargli capire in uno sguardo il suo stato d'animo.
"Parlerò con Kim, cercheremo di capire cos'è successo." Le propose Sebastian, credendo che fosse la soluzione migliore, ma Alyson scosse lentamente il capo. "Non devi metterti nei guai con Kim per colpa mia." Gli disse, strofinandogli un braccio.
"Non è un problema, lei lo capirebbe, lo farebbe anche lei se fosse al posto mio." La rassicurò, insistendo.
"Ho detto di no." Continuò la ragazza, non volendo che nulla al mondo potesse rovinare la felicità del fratello, non più, soprattutto se fosse stata a causa sua.
"E va bene, se proprio ci tieni..." Cedette alla fine, ottenendo un sospiro di sollievo da parte della sorella. "Dovrei andare a preparare la cena." La informò dopo un po'.
"Oh, vai pure, sto meglio ora." Gli assicurò, sforzando un sorriso sincero.
"Nei sei sicura?"
"Avrei voglia di sfamarmi stasera." Gli ribattè, mentre lui sorrideva e le baciava la fronte sorridendole; per poi lasciarla da sola.
Alyson si alzò dirigendosi verso la scrivania, dove sopra vi era posata una foto molto importante per lei. Se lo ricordava benissimo il momento in cui era stata scattata dalla polaroid rubata, qualche settimana prima. La prese in mano, ricordando la felicità e la gioia di quel semplice e, allo stesso tempo, speciale giorno di Natale. Girò la foto rileggendo il messaggio che vi era scritto col pennarello indelebile nero, toccandosi istintivamente la collana quando arrivò all'ultima frase: Fly like an angel.
Le lacrime ricominciarono a sgorgare fuori, come un fiume in piena rompe i suoi argini, innondando tutto ciò che incontra sul suo cammino.
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