CHAPTER 34
Dylan ed Alyson erano seduti in un bar vicino all scuola a finire di mangiare un panino caldo. Dopo essere stati a casa di lei per chiedere a Sebastian il permesso, avevano visto anche Kim, la quale si giustificò che il ragazzo l'aveva invitato all'ultimo momento per una cena romantica a casa sua, per questo alla fine i due avevano optato di provare la nuova panetteria-gelateria.
"Niente male." Stava dicendo Alyson uscendo dall'edificio, mentre Dylan le teneva la porta per uscire.
"Sì, in effetti mi aspettavo di peggio." Affermò lui, prendendole la mano e cercando di scaldarla.
Passeggiarono un po' per i negozi in silenzio, fin quando la ragazza non si fermò ad osservare una collana dentro ad una vetrina. Lei rimase in silenzio ed a bocca aperta a contemplare il gioiello, gli occhi pieni di desiderio che se lo stavano mangiando.
"Vedrai che te lo comprerà tuo fratello." La rassicurò l'angelo, portandole in braccio intorno alle spalle.
"Ne dubito." Rispose lei, con una punta di delusione. "Mi regalerà un pigiama come ogni anno." E detto questo, se lo trascinò dietro.
Dylan aveva paura, sapeva che c'era qualcosa che non andava tra loro due, ed era arrivato il momento di chiarire tutto.
"Vieni." Le disse l'angelo, prendenola per mano per trascinarla meglio dietro di sè.
"Dove mi vuoi portare?" Chiese curiosa la ragazza.
"Vedrai."
Ci vollero circa cinqe minuti prima che arrivassero, ma alla fine vi giunsero. L'aveva portata sotto l'albero dove era caduto dopo la discesa dal Paradiso; la fece appoggiare dolcemente al tronco dell'albero e le accarezzò la guancia. Non importava quanto freddo ci fosse, Dylan si sentiva il viso in fiamme e lo stesso valeva per Alyson.
"Dobbiamo parlare." Disse l'angelo, ma questa volta lei non lo interruppe: rimase ad ascoltarlo. "Da quando siamo tornati insieme non siamo più quelli di prima, non siamo più noi stessi." Poggiò anche l'altra mano sul suo viso, prendendoglielo e lasciandole un caldo bacio sulla fronte. "Sembriamo distanti, come se ci stessimo sempre più allontanando invece di avvicinarci." Questa volta il bacio fu sulla tempia. Ad ogni frase si avvicinava sempre di più alle sue labbra. "È come se non mi avessi mai perdonato, ma stessi solo facendo finta." Questa volta la baciò sulla guancia. "Come se nel profondo tu mi stessi ancora odiando." Il bacio finì all'angolo della bocca, e finalmente si fermò, aspettando una sua risposta.
Alyson rimase in silenzio, fissandolo negli occhi colmi di impazienza. Sperava che la risposta di lei fosse positiva, e che la soluzione non fosse quella di lasciarsi. Riusciva quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare ed elaborare tutto quanto, cercando di trovar fuori la frase che esprimeva al meglio ciò che desiderava. Alla fine disse: "Lo so, ho provato la stessa cosa anch'io." Gli prese le mani che teneva ancora introno al suo viso, portandole lungo i fianchi. "Non so perchè, ma ho quasi paura."
"Di cosa?" Le chiese lui.
"Di perderti e che tu mi faccia di nuovo soffrire."
Di nuovo quell'attimo in cui rimasero fermi a fissarsi negli occhi. Dylan cercò di perdersi in quelli blu e profoni di Alyson, cercando di leggrne le parole e i sentimenti che provava.
"Non lo farò, te lo giuro." L'angelo lo disse con il tono di voce più dolce e convincente possibile, cercando di farle capire che stava dicendo sul serio. "Allora, ricominciamo?"
"Sì." Disse lei, senza esitazioni, per poi gettargli le braccia al collo. Lui ricambiò, stringendola più forte di quanto non avesse mai fatto con una persona.
Quando si staccarono, lui posò finalmente le labbra su quelle di lei, percependo dei brividi percorrergli la schiena.
"Ti amo." Quelle due parole uscirono dalle labbra di Dylan in un sussurro appena percettibile, tra un respiro e l'altro.
Alyson non riuscì a sentirlo, cosa che fece sentire uno strano vuoto al cuore dell'angelo, che l'abbracciò di nuovo.
"Che ne dici se ora torniamo a casa?" Domandò Alyson, avvolta dalle braccia di lui. "Sto morendo di freddo."
"Vieni a dormire da me, tanto Kim dormirà da Sebastian."
La ragazza annuì sul suo petto, per poi incamminarsi insieme verso casa.
Una volta che si furono accomodati sul divano in salotto di fronte al camino acceso, Dyaln chiese alla ragazza che film volesse vedere.
"Uhm, vediamo, un film horror?"
"Sei sicura che non avrai paura?" Domandò con un mezzo sorriso lui.
"No." Fece lei con un gesto, ma la titubanza nella voce la tradiva.
Infatti, dopo la prima mezz'ora di film, Alyson si trovava con il viso premuto contro la spalla dell'angelo, che si stava sbellicando dalle risate.
"Ma dai, si vede che è tutto finto!" Esclamò l'angelo, cercando di rassicurarla.
"Ma sembra vero!" Si giustificò lei, lanciando subito dopo un urletto, cogliendo proprio il momento in cui a uno dei protagonisti veniva tagliato un braccio con una motosega.
"Dai, basta torturarti in questo modo." Disse Dylan, mentre spegneva il televisore. "Perchè hai voluto vedere un horror?"
Alyson si mosse imbarazzata sul posto. "Beh, ho sempre sognato di essere stretta da un ragazzo durante un film horror; sai, ho sempre visto nei film questo genere di cose e mi è sempre piaciuto provarci."
Lui in risposta la strinse a sè, lasciandole un bacio tra i capelli. "Potevi dirmelo, l'avrei fatto anche con un film romantico o comico."
"Beh, non mi sarei spaventata con altri film che non fossero di paura." Si giustificò lei, arricciando il naso.
Si misero entrambi a ridere, mentre l'angelo la prendeva per mano.
"Dai, andiamo a letto." Dylan si diresse verso la parte opposta a dove si trovava camera sua, infatti Alyson se ne accorse, ricordandosi l'ultima volta che era stata lì.
"Ma la tua camera non è per di là?"
"Sì," confermò lui. "ma stasera useremo quella di Kim. È più grande il letto."
Quando entrarono nella stanza, la prima cosa a colpire Alyson furono le foto appese ai muri. Erano scatti di una donna sorridente con una bambina, che a quanto pare doveva essere Kim.
Prese una cornice sul comodino, trovandovi dietro una scritta, o meglio, una dedica: 'Cara Kimberly, buon sedicesimo compleanno! Il regalo di quest'anno è questa bellissima cornice con la foto di noi tre: io, tu e tuo padre. Ti voglio bene
Teresa.'
Ad Alyson scese una lacrima. Rigirò la cornice per vedere la foto.
C'erano un Dylan più sorridente con i capelli tutti sbarazzini e arruffati; una bambina di circa nove anni era in braccio all'angelo, i capelli scuri che sarebbero finiti sul viso erano tirati indietro da un cerchietto fucsia, il sorriso le illuminava tutto il volto, molto probabilmente dovuto alla visita del padre; ed infine, stretta a loro, c'era una donna sui venticinque anni, i capelli di un biondo maturo e gli stessi occhi di un grigio scuro che aveva la figlia. Il sorriso era fresco e giovane, di chi non vedeva l'ora di scorpire tutto il mondo con le persone che ama.
"È sua madre." Mormorò sulla sua spalla Dylan.
"È bellissima." Commentò sinceramente la ragazza. "Cosa le è successo?"
"La sua vita è stata stroncata da un tumore." Spiegò lui, tirando su con il naso.
"Mi dispiace." Alyson posò la foto sul comò.
"Tranquilla, non è colpa tua. Se vuoi delle spiegazioni però te le darò domattina. Scusa, ma mi fa ancora male parlarne." E detto questo, si prepararono per dormire. In silenzio.
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