CHAPTER 33

Era una giornata non troppo fredda per essere in pieno inverno, un venticello caldo soffiava appena e leggero per le strade, mentre Alyson si dirigeva verso il bar in cui si sarebbe incontrata con Dylan. Nonostante però il clima non troppo freddo, si strinse nel suo giubotto e continuò il suo percorso.
Non faceva altro che pensare e ripensare a ciò che era accaduto un paio di giorni prima, quando il giorno con il ricordo più brutto che lei avesse mai acquisito in sedici anni di esistenza, fosse diventato quello in cui era diventata la ragazza più felice del mondo.
Alla fine, dopo tutto quello che avevano passato, c'era stata una vocina dentro di lei che le aveva detto di perdonarlo, perchè era veramente dispiaciuto e stava facendo di tutto per farglielo capire; così lei lo aveva fatto, l'aveva perdonato. Eppure sentiva che forse era sbagliato, che lei non avrebbe mai dovuto accettare le sue scuse per quel che era successo, che non se le meritava. E invece eccola là, mentre attraversava quei metri di strada per raggiungerlo con impazienza, sapendo che si stava insinuando nelle sue vene come droga, rendendola indipendente da lui.
Ma ho fatto bene? continuava a pensare, una domanda che le invadeva il cervello fino all'esaurimento.
Questa frase la tormentò fino a che non fu giunta di fronte al bar dove si erano dati appuntamento, le mani sudavano freddo nelle tasche del giubotto pesante mentre le gambe sembravano due pezzi di gelatina invece di un circuito di ossa, muscoli, tendini e pelle.
Aprì la porta convinta che lui non fosse ancora arrivato, ed invece era già seduto a un tavolo in fondo al locale che si guardava intorno e continuava a muovere le gambe nervoso. Alyson si avvicinò piano, ma lui si era girato subito appena aveva sentito la porta chiudersi.
"Alyson..." Sussurrò, scattando in piedi come se ci fosse stata una puntina sulla sua sedia.
"Ciao Dylan." Gli sorrise lei una volta che si fu avvicinata. "Come va?"
"Bene, ma siediti, dai." L'angelo le prese il cappotto e l'appoggiò sulla sedia di lei, che tirò lontana dal tavolo per farla accomodare.
"Grazie."
"Di niente."
I due innamorati rimasero in silenzio, per qualche secondo all'inizio, ma poi cominciarono a parlare un po', peccato che fosse il tempo l'argomento principale della conversazione. Entrambi avevano paura di cambiare argomento, con il timore di finire a discutere di loro. Visto che le cose tra i due si erano sistemate, Sebastian aveva deciso di invitare  Kim e Dylan anche per Natale, che sarebbe stato tra un paio di settimane circa. Subito Alyson aveva esultato, ma poco dopo si era resa conto che le cose con l'angelo non erano più le stesse da quando l'aveva perdonato, o almeno non erano come quando si erano messi insieme la prima volta, quando lui l'aveva rincorsa dopo aver mollato Shelly, rivelandole che era lei che lui amava, e non la ragazza dai capelli ramati come credeva Alyson. Sentiva come la sensazione che qualcosa si fosse rotto dentro di sè, un filo legato dalle profondità del suo cuore fino a quelle di Dylan, che però si era spezzato dalla lama della verità, facendole un male atroce.
"Ti piacerebbe ricevere qualcosa in particolare per Natale?" Chiese Dylan, riportando Alyson alla realtà dai suoi pensieri, lo sguardo vacuo immerso oltre la cioccolata calda.
"Eh? Sì, cosa?" Notando lo sguardo confuso di lui per la sua risposta, si affrettò a chiarire: "Scusa, non ti stavo ascoltando attentamente." Le guance le si chiazzarono di rosso per l'imbarazzo, che la circondò come un abbraccio quando pronunciò quella frase.
"Tranquilla, non fa niente." La calmò Dylan, allungando una mano per sfiorare quella della ragazza, la quale usò l'altra per portarsi la tazza alla bocca e finire la propria bevanda; la stessa cosa che fece lui.
Si alzarono entrambi dal tavolo, Alyson stava ancora cercando di calmare i brividi nel corpo che le erano stati causati da quel breve contatto.
"Vuoi venire a cenare da me?" Chiese Dylan, mentre le teneva la porta del bar per farla passare. "Beh, sempre se ti va, ovviamente." Aggiunse subito dopo, avendo paura di star facendo una mossa troppo azzardata.
"Certo che mi va." Acconsentì Alyson, facendo um timido sorriso.
"Perfetto." Fece lui, mentre cominciavano a incamminarsi.
"Però devo avvertire mio fratello prima." Disse lei, mettendosi al suo fianco.
"Perfetto." Ripetè lui, mentre prendevano la direzione per la casa della ragazza.
Durante il tragitto rimasero in silenzio, senza nessun contatto fisico; passarono il tempo a guardarsi lanciandosi occhiate di sfuggita, e in quei pochi momenti in cui i loro occhi si incontravano, portavano sempre gli sguardi altrove, arrossendo. Andarono avanti per molto in questo modo, fino a quando Dylan non fece la mossa più coraggiosa: allungò la mano per raggiungere quella di Alyson ed intrecciare le dita insieme. Lei si fermò di colpo in risposta di quel gesto, ricevendo un'occhiata preoccupata dall'angelo, che cercò allora di far scivolare via la sua mano da quella di lei, ma Alyson lo tenne stretto, stringendo ancora più forte. Fu in quel momento che lui prese ancor più coraggio, perchè portò la mano libera sulla guancia da lei, avvicinandosi per lasciarle prima un bacio sulla guancia, poi all'angolo della bocca ed infine sulle labbra. Non era un bacio forte o passionevole, ma leggero e a fior di labbra, come se avessero entrambi il timore di approfondirlo, come se assaggiare le labbra l'uno dell'altra non servisse ad altro se non a rovinare il momento e il rapporto tra loro.
Alyson aveva chiuso gli occhi quando lui aveva poggiato la mano sulla sua guancia, come se avesse intuito ciò che aveva intenzione di fare. Non riuscì a placare i brividi che le percorsero la Spina dorsale, o meglio, non volle fermarli, visto che erano una delle cose più belle che avesse mai percepito in tutta la sua vita.
All'improvviso le cadde una ciocca sui capelli, che lui prontamente spostò, portandola dietro un orecchio con l'indice e il pollice, maneggiandola delicatamente come se fosse un oggetto fragile e prezioso.
"Sei bellissima." Mormorò Dylan, non dandole però il tempo di rispondere, o anche semplicemente di elaborare ciò che aveva detto, perchè la trascinò per mano verso il tragitto che avevano lasciato in sospeso.

ANGOLO AUTRICE
Okay, scusate, scusate, SCUSATE! Mi dispiace di non aver potuto pubblicare domenica -cioè ieri- come sempre, ma mi è accduta un'esperienza orribile e ci sono rimasta veramente male (no, non c'entra la morte, ma per la persona im questione è come morta). Quindi pubblico oggi, scusate ancora; ciao e alla prossima.

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