Dylan era appena uscito dalla porta del bagno dopo essersi dato una lavata al viso, convinto che se lo avesse fatto si sarebbe risvegliato nel suo letto dopo aver fatto uno dei suoi soliti sogni.
Stava cercando di metabolizzare tutto ciò che stava accadendo.
Partì da quando era arrivato con la figlia davanti alla casa del collega per cui si era presa una cotta Kim.
Peccato fosse la sua, pensò l'angelo, affondando le mani tra i suoi capelli.
A quanto pare Kim aveva scelto proprio la persona perfetta per cui perdere la testa.
La sua mente viaggiò nel momento in cui la porta si era aperta ed era rimasto ipnotizzato dal modo in cui era vestita Alyson, trovandola semplicemente stupenda e irresistibile. L'abito blu notte che le fasciava il corpo le metteva in evidenza i punti giusti.
L'avrebbe ammirata per più tempo, se poi Sebastian non lo avesse guardato con sguardo minaccioso e parlato con voce gelida, niente di paragonabile neanche al freddo vento che soffia d'inverno.
Lo trattava come se fosse la peggiore feccia al mondo, ed era fortunato Dylan se lo ignorava e basta, facendo finta che la sua esistenza non ci fosse.
Quando aveva parlato con Alyson, non era riuscito a guardarla negli occhi, sapendo che se lo avesse fatto, non sarebbe riuscito a sostenere lo sguardo di lei senza provare la voglia di avvicinarsi, metterle le braccia intorno al corpo e attirarla a sé.
Alzando lo sguardo vide di fronte alla porta del bagno un'altra semiaperta, dalla quale si intravedeva una stanza diversa. Sopraffatto dalla curiosità, l'angelo spinse lentamente la porta, entrando in una stanza da letto. Le pareti erano di un color pesca, ma il soffitto era di un blu profondo ricoperto a spazi irregolari di adesivi a forma di stelle che -e Dylan lo constatò grazie al sole che stava tramontando, lasciando entrare meno luce- risplendevano al buio. Ne notò quattro che si distinguevano da tutte le altre, perché molto più grandi, sopra un letto singolo. Ognuna portava un nome, avvicinandosi un po', lesse quelli di Alyson e Sebastian, ma gli altri due non li riconobbe.
"Sono i nomi dei miei genitori." Disse una voce all'improvviso alle sue spalle, facendolo sussultare per lo spavento. Ancora prima di voltarsi sapeva a chi apparteneva.
"Justin Bailey e Katherine Bailey, o meglio, Katherine Mason, il suo cognome da nubile." Gli occhi di Alyson si erano inumiditi di colpo, di sicuro a causa del dolore per via del ricordo.
"Sono dei nomi bellissimi." Disse Dylan cercando di consolarla con le parole -visto che non poteva con i gesti-, spostando lo sguardo dal letto fino all'armadio e alla scrivania, ricoperta di molti peluche.
"Grazie." Rispose lei con voce lieve, per poi schiarirsela e chiedere: "Che ci fai in camera mia?"
Il ragazzo all'inizio non seppe che cosa rispondere, dato che era entrato in quella stanza per pura curiosità.
Guardò fuori dalla finestra in cerca di qualche idea, che lo portò a decidere di cambiare discorso.
"Ti ricordi?" Domandò tutto d'un tratto, lo sguardo sempre verso la finestra.
"Ricordarmi cosa?" Ribattè la ragazza, avvicinandosi di qualche passo.
"Di quando ci siamo incontrati al parco."
"Non ti sopportavo." Fu la risposta immediata, lo sguardo duro che piano piano si addolcì ai ricordi.
"Ma mi hai lo stesso aiutato nel momento del bisogno, con le ripetizioni." Le ricordò, voltandosi finalmente a guardarla negli occhi.
Erano pieni di lacrime che avevano intenzione di uscire allo scoperto,ma lei cercava di trattenerle in tutti i modi.
"Sì, è vero." Confermò, passandosi una manica sugli occhi. "Ho represso l'odio perché cominciavo a sentire qualcosa di positivo nei tuoi confronti."
"Alyson,..." Era la prima volta dopo due settimane che finalmente riusciva a pronunciare il suo nome, anche se con voce roca e fioca. "... mi dispiace di aver ucciso i tuoi genitori, non avrei mai voluto far..."
"Basta così." Lo interruppe lei, portando una mano avanti in segno di stop. "Non voglio più che nomini i miei genitori, soprattutto dopo quello che hai fatto." E poi se ne tornò di sotto.
Dylan rimase lì, imbambolato, fin quando la figlia non lo chiamò per scendere e poter iniziare a mangiare.
Cominciò piano ad incamminarsi, continuando a ripensare a ciò che Alyson gli aveva appena detto, e pensando anche alla freddezza con cui aveva pronunciato quelle parole.
Quando arrivò in sala da pranzo, si sedette vicino alla Nephilim, di fronte a Alyson, che però non lo degnava di uno sguardo.
"Che è successo di sopra?" Gli sussurrò Kim curiosa e un pizzico preoccupata.
"Te lo racconto a casa." Rispose evasivo lui, non potendo sopportare il discorso in quel momento.
La cena procedette tranquilla e silenziosa, o almeno lo era se non si contavano le continue battutine e frecciate si Sebastian seguite dalle risatine di Kim.
"Alyson, potresti portare il dolce mentre noi andiamo in salotto?" Chiese gentilmente il fratello alla sorella.
Lei si alzò lentamente da tavola, mentre lui le passava tutti i piatti e le posate raccolte.
"Dylan ti può dare una mano." Suggerì Kim, alzandosi e mettendo in mano all'angelo i bicchieri sporchi.
"Non disturbatevi, siete ospiti." Cercò di dire dolcemente Sebastian, ma gli risultò un po' difficile nei confronti di Dylan.
"Oh, hai fatto tantissimo per noi Seb, lascia che Dylan dia una mano." E detto questo prese per un braccio il ragazzo, portandolo verso il soggiorno e strizzando un occhio ai due ragazzi più giovani.
Portarono le stoviglie sporche in cucina, l'angelo arrivò mentre Alyson tirava fuori la torta di zucca dal frigo.
"Senti Alyson, volevo chiederti scusa per prima."
"Non importa." Liquidò la faccenda con un gesto della mano.
"Sì invece, hai tutto il diritto di essere arrabbiata con me per il fatto dei tuoi genitori." Ribadì Dylan, passandogli del piatti in cui posare le fette di torta.
"Senti, oggi non si tratta di noi, ma di Sebastian e Kim, quindi sto cercando di fargli passare una giornata tranquilla e serena." Disse la ragazza, cominciando a tagliare la torta.
"Lo so, anch'io vorrei che andasse bene tra loro, almeno qualcuno sarebbe felice." Affermò l'angelo, prendendo nuove forchette pulite.
Quando Alyson posò tutte le fette sui piatti, sul viso aveva un espressione triste e addolorata, Dylan decise di tirarle su il morale.
Passò con due dita nella glassa della torta rimasta nel piatto grande e ne mise un po' sul viso di Alyson, facendole fare un sussulto perché non se l'era aspettato.
"Ah, è così che la metti?" Chiese la ragazza con un mezzo sorriso.
Anche lei prese della glassa e la spalmò sullo zigomo dell'angelo.
Partì una piccola battaglia con la glassa, composta da risate e sorrisi, dimenticandosi entrambi per quegli attimi il perché avessero litigato.
Dopo circa dieci minuti smisero, soprattutto per la mancanza di munizioni da entrambe le parti.
Dylan decise si approfittare di quell'attimo di felicità e si avvicinò piano a lei per baciarla, ma Alyson si ridestò subito e, posandogli una mano sul petto, lo allontanò da sé.
"No Dylan, no." E detto questo portò i piatti in salotto, dove vi trovò una scena che le sciolse il cuore per la felicità, per questo posò il dolce di zucca senza dire niente, ma con solo un sorriso compiaciuto sul viso.
Sebastian aveva un braccio intorno alle spalle di Kim, e le labbra di quest'ultima erano posate su quelle del fratello.
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