CHAPTER 28
Alyson si trovava con il fratello in cucina, intenti entrambi a preparare le portare per la cena del giorno dopo.
Sebastian era occupato a preparare le patate dolci, invece Alyson si stava occupando del tacchino.
"Vediamo un po', per prima cosa devo togliere tutte le interiora dal tacchino." Pensò a bassa voce la ragazza, infilandosi i guanti in lattice.
Vari versi di disgusto uscirono dalle labbra di Alyson mentre tirava fuori gli organi del tacchino. Erano mollicci e viscidi al tatto e continuavano a scivolarle dalle mani.
"Dai, pulisco io il tacchino, tu pensa alle patate dolci e dopo al ripieno." Le disse Sebastian, andandole in soccorso.
"Grazie Seb." Lo ringraziò cedendogli il posto e lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Devi solo aggiungere dello zucchero alle patate, non fare cavolate, mi raccomando."
Alyson aggiunse ciò che le aveva chiesto, mescolò e infine le mise da parte per poi prendere le castagne cotte per poterle sbucciare.
"AHIA!" Esclamò la ragazza scottandosi con una castagna.
"Stai attenta, guarda che scottano ancora!" La avvertì il fratello andando al lavandino per pulire per bene il tacchino.
"Ma dai, non me ne sono accorta." Rispose ironicamente la sorella, succhiandosi un po' il dito prima di ricominciare a sbucciare le castagne.
"Non sono proprio abituata a preparare una cena del ringraziamento." Commentò riflettendo lei, dopo qualche secondo di silenzio. "Gli altri anni abbiamo mangiato cibo d'asporto, e nelle nostre famiglie adottive c'erano i genitori a cucinare."
"Beh, c'è sempre una prima volta." Ribattè il fratello, mettendo da parte le interiora del tacchino in una ciotola per successivamente usarle nella salsa Gravy.
Dopo che Alyson ebbe finito di privare della pellicola esterna le castagne e le ebbe spezzettate, sciolse del burro in una pentola in cui mise cipolla e sedano tritato, lasciando insaporire il tutto.
"Allora, mi vuoi dire il nome della fortunata, oppure dovrò aspettare fino a domani?" Chiese la mora per l'ennesima volta al fratello, sentendo quella frase monotona perfino nella sua stessa voce.
Era dal giorno in cui lui le aveva detto che aveva invitato una sua collega di lavoro, capendo che lui provava qualcosa per lei, che gli chiedeva il nome, senza risultato però. Lui era intenzionato a tenerlo nascosto fino al giorno del ringraziamento.
"Domani lo saprai; mamma mia che testarda che sei." Rispose lui ridendo, andando a controllare il lavoro della sorella.
Appena la cipolla e il sedano si erano insaporiti, assumendo un colore più pallido di prima, aveva aggiunto il bicchiere di vino e, mentre aspettava che evaporasse, stava tagliando il pane raffermo a dadini.
"Beh, non te la stai cavando male." Commentò Sebastian prendendo delle bacche -chiamate ossicocco o mortella di palude- e sistemandole in un pentolino per fare la salsa di mirtillo.
"Mi sono sempre domandata" Cominciò Alyson, aggiungendo alla pentola il pane e successivamente le castagne. "perché si chiama salsa di mirtilli, se non è a base di mirtilli?"
"Che complicata che sei a volte, a chi importa?" Rispose il ragazzo in tono scherzoso.
"Beh, a me importa, va bene?" Ormai Alyson stava ridendo per la buffa piega che aveva intrapeso la conversazione.
"D'accordo, io non lo so per certo, ma credo che si chiami così perché le bacche che vengono usate, seppure più sul rosso che sul blu come i mirtilli, ci assomigliano molto a quest'ultimi." Cercò di spiegarle Sebastian, cedendo alle richieste della sorella.
La conversazione finì lì, mentre i due completavano il resto dei preparativi in silenzio.
Una volta che il ripieno fu pronto ed ebbero riempito per bene il tacchino con esso, lo misero in forno avvolto in una garza e si sedettero in salotto a riposare un po'.
"Non credevo ci volesse così tanto." Si lamentò Alyson, rendendosi conto dell'orario.
Avevano cominciato a cucinare alle due, dopo pranzo, e ci avevano messo tutto il pomeriggio.
"Avanti, non lagnarti adesso." La rimproverò in tono divertito Sebastian, chiudendo il corpo della sorella in un abbraccio e lasciandole un bacio tra i capelli. Stranamente il fratello aveva assunto un fare protettivo nei suoi confronti in quel momento, come per proteggerla da qualcosa di malvagio, che di sicuro le avrebbe fatto male.
"Che succede Seb?" Gli chiese dolcemente lei, accarezzandogli con una mano il viso.
"Ho paura di non aver fatto abbastanza." Ammise, facendo un respiro profondo.
"Che intendi dire?" Alyson si sentì confusa e un po' smarrita dalla risposta del fratello.
"Intendo dire che, se ti avessi insegnato quanto noi ragazzi possiamo essere crudeli quando ci viene donato il cuore di qualcun altro, magari tu non avresti sofferto così tanto, sia con Dem... ehm scusa, con Andrew e sia con Dylan."
Rimasero in silenzio per un po', lui a pensare a ciò che aveva appena detto, e lei riflettendo sulle sue parole e soppesando che cosa dire.
"Non è colpa tua." Disse alla fine la ragazza, lasciando un bacio sulla guancia al fratello. "Tu mi hai sempre salvata quando ce n'è stato bisogno, ma devi capire che non puoi impedirmi di vivere la mia vita. Anch'io ho bisogno delle mie cicatrici per crescere e imparare, e a volte devo farlo vivendo tutto in prima persona, rischiando di ferirmi."
L'abbraccio divenne ancora più forte, mentre il calore dei due corpi si univa in uno solo.
Sebastian era stata l'unica figura di riferimento per Alyson ed era cresciuta come se lui fosse una specie di secondo padre.
Il suo carattere era molto mutato durante gli anni, era passata da essere una bambina vivace e sempre col sorriso, a una ragazza timida e riservata, che cercava di tenere il più lontano possibile da sé le altre persone, sapendo già cosa avrebbe provato se si fosse affezionata e poi l'altra persona l'avesse lasciata. Nel corso degli anni aveva alzato delle mura in difesa, ma piano piano le aveva abbassate, rendendosi più vulnerabile, e qualcuno era riuscito a far breccia oltrepassando quelle protezioni e ricordandole cosa si provasse a perdere qualcuno.
Di nuovo.
"Allora, che mangiamo stasera? Sto morendo di fame!" Chiese Alyson dopo un po', staccandosi dal corpo di Sebastian.
"Beh, se vuoi ordiniamo cinese." Propose lui, mettendosi a sedere con la schiena dritta.
"Ma l'abbiamo mangiato anche ieri sera! Ordiniamo un pizza." Disse lei decisa afferrando il suo cellulare sul tavolino di fronte al divano.
"Va bene, per me una con le acciughe."
"Che schifo!" Rispose Alyson, facendo un rumore di disgusto.
"Senti, a me piacciono; e poi sono io che mangio la mia pizza, mica tu." Ribattè il fratello, mentre scoppiavo entrambi a ridere, dimenticandosi del discorso fatto poco prima.
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