CHAPTER 23
Quando Alyson sentì la voce del fratello far capolino dalla porta d'ingresso, cercò di apparire il più normale possibile, per evitare di fargli capire di essere sconvolta per ciò che era appena successo, visto che lui non lo sapeva.
"Ciao Seba." Lo salutò, come di consueto, andandogli incontro per abbracciarlo.
"Allora, com'è andata oggi?" Chiese, mentre attaccava la giacca e posava la borsa a terra.
"Ecco, a proposito, volevo parlarti propri di come è andata oggi."
Lui si preoccupò all'istante. "Che cosa è successo?"
Lei non riuscì a rispondere, visto che era entrato Andrew in salotto annunciando che era ormai pronto il gumbo e potevano cenare.
"Tu?" La voce del fratello era piena di rabbia e rancore nei confronti dell'indeciso, infatti se la sorella non l'avesse fermato prendendolo per il braccio, probabilmente Andrew si sarebbe ritrovato a terra con un occhio nero.
"Aspetta Sebastian, non fargli del male." Cercò di trattenerlo lei.
"Gli faccio solo ciò che ha fatto a te." Ribattè il fratello, stringendo i pugni talmente forte da sbiancare le nocche.
"È cambiato ora, sta calmo." Cercò di tranquillizzarlo la ragazza, coprendo le mani di lui con le sue.
"Come fai a dirlo?"
"Fidati di me." Lo rassicurò, facendolo finalmente calmare.
"Okay, ma se ti fa ancora del male, giuro che gli spacco la faccia, hai capito?" Disse, riferendosi con quest'ultima frase all'altro.
Lui si limitò ad annuire, e finalmente andarono a mangiare.
Passarono tutto il tempo della cena in silenzio, ognuno con lo sguardo sopra il proprio piatto di zuppa.
Avevano tutti paura di spiccicare parola: Alyson perché aveva paura che Sebastian le chiedesse cos'era successo durante il pomeriggio; quest'ultimo credeva che appena avesse aperto bocca avrebbe urlato contro l'angelo; ed infine Andrew aveva il terrore di dire qualcosa di sbagliato, in modo così da mettersi ancora di più contro il fratello della ragazza.
Nella stanza regnava sovrano il silenzio, rendendo il tutto ancora più imbarazzante.
"Ho litigato con Dylan." Ammise alla fine lei, non riuscendo più a stare in silenzio.
I pensieri avevano cominciato a vorticare silenziosi in quell'immenso spazio vuoto, trafiggendole il cuore e invadendole la mente.
Continuavano a susseguirsi le immagini di quel pomeriggio, non avendo una distrazione a tutto ciò.
"Cosa?" Chiese Sebastian, con la voce più alta di un ottavo.
La sorella non rispose, girando il cucchiaio nel proprio piatto vuoto a metà, pentendosi di aver aperto bocca.
"Alyson Stefanie Scott, dimmi immediatamente che cos'è successo." Ripeté il fratello, seriamente preoccupato dal fatto che non stesse rispondendo.
Nel frattempo Andrew rimaneva zitto nel proprio spazio vitale, con la paura che se fosse intervenuto per aiutare la ragazza, avrebbe ricevuto di sicuro una brutta risposta dall'altro ragazzo.
"Non sentivo il mio nome completo detto così da quando c'era papà." Pensò ad alta voce lei, poggiando il gomito sul tavolo e contemporaneamente la testa sulla mano. "Lo usava sempre quando combinavo un guaio."
"Ripeti ciò che hai appena detto." Sebastian stava cominciando a perdere la calma, odiava quando la sorella cercava di sviare la sua attenzione da se stessa.
"Che ho litigato con Dylan." Ripetè finalmente Alyson, alzandosi e dirigendosi verso il salotto per sedersi sul divano, provando a sprofondarci.
"Cos'è successo?" Chiese più dolcemente, sedendosi accanto a lei e passandole dei fazzoletti, visto che le stava già scendendo delle lacrime.
Iniziò a raccontargli del particolare pomeriggio che aveva appena vissuto.
Partì dal raccontare quanto strano le era sembrato l'angelo fin dalla mattina, rimanendo con sguardo serio tutto il tempo che si erano visti, corroso dal pensiero che gli divorava le membra a ogni secondo che passava.
Gli parlò di quando l'angelo aveva cominciato a interrogarla sul suo passato, e in particolare sui suoi genitori, facendole provare una sensazione opprimente, come un criminale sotto interrogatorio, con l'unica accusa di aver perso il padre e la madre.
Gli descrisse di come la voce di Dylan diventasse un macigno ogni parola che diceva; del groppo in gola che le si era formato sentendo le parole di lui, le lacrime farsi spazio -come in quel momento, ricordando tutto-, scivolandole lungo la guancia, segnando il proprio passaggio con un percorso umido e salato.
E infine, gli parlò di com'era scappata da lui, dalla persona che credeva di amare di più al mondo, il cuore le era parso esplodere e uscire dal petto, cercando una via di fuga dal dolore che da anni la tormentava, partendo dall'attimo in cui aveva perso i suoi.
Tralasciò l'incontro com Elemiah, non le sembrò poi una cosa così importante.
Sebastian tentò di consolare la sorella passandole un braccio intorno alle spalle e uno intorno al busto, in modo da stringerla a sé e farle da scudo da tutto il male esistente al mondo.
Il suo unico scopo, da quando i genitori non c'erano più, era stato di proteggerla da tutto e da tutti; odiava vederla soffrire, e quei momenti gli straziavano il cuore come nient'altro.
In tutto quel lasso di tempo, Andrew era rimasto sull'uscio della porta che congiungeva il salotto con la cucina-sala da pranzo.
Aveva osservato tutta la scena, a partire dalle lacrime che avevano e stavano solcando il tenero e pallido volto della ragazza.
Alyson era una combinazione epica di geni e particolari. Pochi esseri sulla terra nascevano mori con gli occhi blu, o addirittura scuri di capelli ma con la pelle chiara come il latte, facendola apparire ancora di più gracile e fragile di quello che era.
Per non parlare della personalità.
Aveva un carattere forte e unico, segnato da un incidente al quale era venuta a sapere che era stato causato dal suo ragazzo, la persona di cui si era fidata ciecamente, e con cui aveva cominciato un viaggio nel profondo del suo cuore, non aspettandosi però che lui l'avrebbe lasciata andare cadendo in un burrone, poco profondo, facendola cadere da un'altezza che non l'avrebbe uccisa, ma che le avrebbe fatto provare le pene dell'Inferno per il dolore causatole dalla caduta.
Dopo circa un'ora, che a tutti i presenti parve un'eternità, Alyson si alzò dal confortante e sicuro abbraccio del fratello asciugandosi le lacrime rimaste.
Nessuno aveva il coraggio di aprire bocca dopo tutto ciò che era venuto fuori, erano tutti increduli su ciò che avevano ascoltato, e ancora ferita da ciò che aveva appena raccontato.
"Ti starò vicina, tranquilla." Disse a un certo punto Sebastian, cercando di confortare la ragazza e prendersi parte del suo dolore, come se volesse condividere con lei un masso con su scritto: vita.
"Lo so." Rispose semplicemente lei, abbozzando l'ombra di un sorriso sulle sue labbra appena carnose.
A un certo punto, un suono squillante e fastidioso riecheggiò nel salottino.
"Chi potrebbe mai essere a quest'ora?" Si chiese tra se e se il biondo, alzandosi per andare ad aprire la porta.
A primo impatto, la persona che si trovò di fronte la porta lo fece trasalire e il cuore cominciò a pulsare forte, non per la paura o qualunque altra emozione, ma solo per rabbia. Rabbia nei confronti di un ragazzo che non aveva il diritto anche solo di respirare.
L'angelo, all'iniziò tentennando, porse una domanda al ragazzo di fronte a lui: "C'è per caso Alyson in casa?"
ANGOLO AUTRICE:
Heyla bella gente! Sono tornata (okay, non interessa a nessuno).
Comunque, scusate se non pubblico spesso ma mi sono ritrovata a studiare per un botto di cose, e ho trovato poco tempo per scrivere, e non so proprio che sia venuto fuori, ho un mal di testa!
Beh, tralasciando i miei disagi verso la scuola (cosa molto comune), spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi prometto che appena finisco le verifiche, e quindi di studiare, vi pubblicherò un nuovo capitolo.
Con questi, vi saluto, piccoli wattpadiani.Ciaooo!
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