CHAPTER 16

Quando si staccarono da quel bacio per riprendere fiato, Dylan asciugò con i pollici le lacrime rimaste ad inumidire le guance di Alyson, mentre lei teneva ancora gli occhi chiusi, incredula di cosa fosse appena successo.
"Alyson?" La chiamò il ragazzo, facendole socchiudere gli occhi.
"C'è una cosa che dovevo dirti." La ragazza aprì del tutto gli occhi, senza dire una sola parola.
"Anche tu mi piaci. E da un po' di tempo. Ero andato da Shelly per dirle che volevo lasciarla, ma poi lei mi ha baciato e..." L'angelo non poté finire la frase, perché le labbra di lei si chiusero sulle sue, impedendoglielo.
"Non m'importa più, adesso sei qui, con me." Gli disse Alyson, sottolineando le ultime due parole; per poi infine stringendolo in un abbraccio. Dylan ricambiò, stringendola forte a sé, con una strana sensazione che gli cresceva dentro.
E non era affatto positiva.
All'improvviso, un brivido di freddo percorse il corpo di Alyson, a causa del repentino cambio di temperatura, che grazie all'abbraccio percepì anche Dylan.
"Hai freddo?" Le chiese staccandosi dalla ragazza, la quale annuì.
Il ragazzo si tolse la felpa e la sistemò intorno le spalle di lei.
"E tu? Non avrai freddo?" Domandò la mora, preoccupandosi che non fosse lui quello infreddolito.
"No, tranquilla." La rassicurò, aiutandola a infilare le braccia nelle maniche; le quali le arrivavano oltre il limite dell'unghia, visto che erano più lunghe per rispettare la lunghezza delle braccia del ragazzo di fronte a lei.
"Ora dovrei tornare a casa, o mio fratello si potrebbe preoccupare." Lo informò Alyson, facendo cenno che doveva proprio andare.
"Ti accompagno." Dylan le avvolse le spalle con un braccio, mentre cominciavano ad incamminarsi.
"Sei sicuro?"
"Tranquilla, nessun problema." Annuì lui, lasciandole un bacio sulla guancia.
Dylan non si era mai sentito meglio, in quel momento sentiva un calore che gli partiva dal cuore e si sprigionava in tutto il corpo, facendolo stare bene.
Ma allora cos'era quell'ombra fredda che sentiva in un angolino?
Sembrava un ricordo del passato che riemergeva dopo tanto tempo, e che aveva aspettato di venire a galla solo per quel momento.
Era un ricordo della sua vita irregolare di circa dodici anni prima. Era sfocato, ma piano piano la nebbia si stava dissolvendo lasciando spazio a un immagine di una situazione a lui familiare.
"Qualcosa non va?" Chiese preoccupata Alyson al ragazzo, vedendo la sua faccia turbata.
"Eh? Ah, niente, non ho niente, non preoccuparti." Cercò di rassicurarla lui, ma la ragazza si era accorta che qualcosa non andava, aveva notato che l'angelo stava cercando di reprimere qualcosa dentro la sua mente.
"Ne sei sicuro?" Insistette lei; voleva aiutarlo per qualsiasi cosa gli stesse capitando. Annuì di nuovo, senza aggiungere nient'altro, però.
Continuarono a camminare in silenzio, fin quando non arrivarono di fronte la porta di casa di lei.
"Grazie." Disse Alyson, con un sorriso.
"Non è stato un problema, in fondo sei la mia ragazza ora." L'affermazione di Dylan lasciò di stucco la mora.
"Stiamo insieme?" Chiese lei tentennando un pochettino, ma con un barlume di speranza che ciò che avesse appena sentito non fosse frutto della sua immaginazione.
"Beh, solo se lo vuoi anche tu." Rispose il ragazzo; non era mai stato così insicuro in tutta la sua vita, ma con Alyson era diverso, sarebbe stato diverso.
"Sì." Affermò lei con un sorriso, mentre lui tirava un sospiro di sollievo.
Dylan si allontanò, pronto per tornare a casa, quando Alyson lo richiamò. "Dylan?"
Lui si voltò, aspettando ciò che la ragazza volesse dirgli.
Lei si avvicinò in fretta, indicando la felpa che in quel momento la stava avvolgendo, tenendola al caldo meglio di un caminetto acceso. "Vuoi che te la ridia?" Lui scosse la testa, rifiutandola con un gesto e un sorriso gentile. "Me la restituisci quando vuoi. Non devi dirmi nient'altro? Prima che mi rincammini verso casa?" Ironizzò lui, com una piccola risatina al seguito. All'inizio lei ci pensò su; poi le venne in mente una cosa che aveva intenzione di chiedergli da tutto il pomeriggio, che continuava a ronzargli in testa come un moscerino fastidioso. "Conosci qualcuno di nome Elemiah?"
All'inizio il ragazzo parve perplesso, ma poi realizzò ciò che cosa gli aveva appena chiesto.
"Sì, è l'unico angelo che abbia mai provato a farmi rigare dritto." Rispose lui, strofinandosi la nuca.
In quel momento, quando Dylan vide l'innocenza che si trovava negli occhioni blu grandi e profondi, come l'oceano, di Alyson, capì dove l'aveva già vista, dove i loro occhi si erano incontrati per la prima volta.
Perché c'era già stata una prima volta in cui si erano incontrati, e non era stato al parco.
"Ora devo andare. Kim mi starà aspettando." Il ragazzo se ne andò lasciando stordita la ragazza, che non poté fare altro che entrare in casa.
"Sono tornata!" Gridò, forse un po' troppo entusiasmata, perché il fratello le andò in contro con un sorriso curioso stampato in viso.
"Com'è che siamo così di buon umore?" Appena vide anche che cosa aveva indosso la sorella, le fece un cenno, aggiungendo: "E di chi è la felpa?"
La ragazza rise, stringendosi ancora di più nell'indumento ed odorando a pieno il profumo di lui: menta e un pizzico di limone.
"È di Dylan, il mio ragazzo."
"È stupendo!" Esclamò entusiasta Sebastian, che corse verso la sorella e l'abbracciò, sollevandola di qualche centimetro da terra.
Alyson ricambiò, stringendolo forte, mentre la felicità le scorreva nelle vene mescolata al sangue.

Dylan stava marciando verso casa sua, cercando di allontanarsi il più possibile da Alyson; non perché volesse starle distante, ma perché aveva paura di farle del male.
Di nuovo.
Come aveva fatto a non ricordarsi di lei? Dopo quell'episodio di dodici anni fa?
Il suo unico obbiettivo era la sua stanza, dove avrebbe potuto disperarsi e commiserarsi quanto avesse voluto.
Purtroppo, non ebbe neanche il tempo di entrare dalla porta, che la voce di Kim si fece sentire. "Allora? Ce l'hai fatta?"
Il ragazzo si girò con le lacrime agli occhi; se non si fosse dato una mossa, avrebbe cominciato a piangere di fronte la figlia.
Non aveva mai pianto così tanto in vita sua, era insolito che capitasse così spesso, soprattutto a un ragazzo; ma sembrava che tutte quelle lacrime furono rimaste dentro di lui fin troppo a lungo, e adesso avessero bisogno di uscire, scivolandogli lungo le guance, fino a cadere anche a terra come gocce di pioggia.
Lei, notando lo sguardo distrutto dell'angelo, sbuffò sconsolata. "Non l'hai lasciata, vero? Dimmi almeno che non hai fatto soffrire ancora la povera Alyson."
Kim si sedette sul divano guardandosi le mani in grembo.
Dylan scosse la testa, negando la frase della ragazza. "No, ho lasciato Shelly e mi sono messo con Alyson..."
"Ma è fantastico!" Esclamò lei interrompendolo, scattando in piedi come una molla.
"Ma allora, che cosa non va?" Domandò la figlia, notando che però l'espressione dell'angelo era comunque triste.
"Si tratta di Alyson." Cominciò Dylan con un nodo alla gola.
"E cioè? Che cosa è successo? Lei non ti ricambia? Eppure mi sembrav..."
"Non è questo." La interruppe subito lui.
"Il problema è che mi sono ricordato di avere già avuto a che fare con la famiglia di Alyson in passato." Confessò alla fine.
"E quindi? Hai dei problemi con i suoi antenati?" Domandò Kim, prima che Dylan le rivelassè l'unica cosa che non si sarebbe mai aspettata di sentire. "No, nulla del genere. Il fatto è che lei è vittima di uno dei miei scherzi. Più precisamente, in uno di quegli scherzi che ha causato la morte di gente innocente. Per colpa mia, Alyson ha perso i genitori."

ANGOLO AUTRICE
Salve gente! Iniziato bene questo nuovo 2017? Spero di , come regalo volevo offrirvi questo nuovo capitolo, spero vi piaccia!

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