CHAPTER 15

Alyson si diresse verso il bar in fondo alla strada dove avrebbe cominciato il suo turno di lavoro.
Entrò nel piccolo locale salutando, come di consueto, il signor Cole, per poi andare dietro al bancone.
Dopo qualche minuto che aveva cominciato il suo turno, fece la sua entrata nel locale un uomo di mezza età; indossava un impermeabile beige e il cappello era di tipo fedora nero, del quale la visiera era talmente ampia da coprirgli il volto, lasciando libera immaginazione a chiunque lo incontrasse.
"Buongiorno, posso fare qualcosa per lei?" Chiese educatamente la ragazza con un sorriso cortese al nuovo cliente.
"Un bicchiere d'acqua naturale, grazie." La voce dell'uomo era rauca e invecchiata, quasi avesse vissuto più anni di quanti ne dimostrasse.
Alyson si sbrigò ad eseguire l'ordinazione, per poi porgere il bicchiere pieno del liquido fresco al cliente.
"Qualcosa ti turba?" La domanda rivolta alla ragazza la sorprese molto, dato che per lei, lui era solo uno sconosciuto.
"Come scusi?"
"Ti ho chiesto se qualcosa ti turba." Ripetè l'uomo, con un sorriso sbilenco che si intravedeva appena.
"E questo come potrebbe interessarla, scusi? Non la conosco neanche." Ribattè Alyson frustata, incrociando le braccia al petto.
"Non ti fidi?" La stuzzicò, facendole accrescere una sensazione di disagio dentro.
"Non ci conosciamo, come potrei fidarmi?"
"Ma conosciamo entrambi Dylan." Quell'affermazione fece trasalire la mora, che sembrava sconcertata.
"E lei come fa a sapere che lo conosco, scusi?" Domandò preoccupata lei.
"Queste sono faccende che non ti riguardano." La ragazza non fece pressione per farlo parlare, anche se la curiosità cresceva sempre di più in lei.
"Potrebbe almeno spiegarmi il perché sia venuto qui? Di sicuro non era per bere un bicchiere d'acqua." Suppose Alyson, che si appoggiò coi gomiti sul bancone di marmo.
"Volevo conoscerti, sapere chi è questa ragazza che gli ha cambiato la vita." Rispose, mentre il suo sorriso si allargava sul suo viso.
Alyson scosse la testa sconsolata. "Forse stava cercava un'altra persona." Disse, rialzandosi dalla sua posizione e raddrizzando la schiena, che cominciava a farle male.
"Ti chiami Alyson?" Lei annuì, mentre sul viso di lui si faceva strada un nuovo tipo di sorriso: soddisfatto e compiaciuto. "Allora sei quella giusta." Affermò con decisione il misterioso sconosciuto.
"Posso sapere il suo nome?" Domandò la ragazza, non potendo continuare a sentirsi così allo scuro.
"Elemiah." L'uomo si alzò per voltarsi verso la porta per uscire. "Non dimenticare questo nome, mi raccomando." Prima che si voltasse del tutto, Alyson riuscì a scorgere sotto la visiera del grande cappello un paio di occhi del colore del ghiaccio, colpiti dal grigio della tempesta.

L'ora di tornare a casa era arrivata, ed Alyson era pronta ad andarsene, soprattutto dopo che quel pomeriggio aveva avuto quello strano incontro.
Uscì dal bar con un velo di stanchezza che l'avvolgeva, facendole desiderare solo di tornare a casa per riposare.
Appena varcò la porta però, ogni sua decisione, si ruppe in mille pezzi.
"Dylan..." Mormorò la ragazza con una lacrima che le rigava il viso.
Di fronte a lei c'era il suo incubo peggiore, quello che non sarebbe mai riuscita ad affrontare neanche in sogno.
Dylan sentì appena la voce di lei, ma fu abbastanza per farlo staccare da Shelly, la quale era premuta contro il muro, che non appena focalizzò Alyson, fece un sorriso compiaciuto e pieno di cattiveria. "Ciao sgualdrina, ti piace il mio nuovo ragazzo?" Cercò di stuzzicarla Shelly, ma Alyson aveva gli occhi puntati solo sul biondo.
"Alyson, ascolta..." Dylan fece un passo avanti per avvicinarsi, ma lei fece un passo indietro per allontanarsi, scuotendo la testa.
"Perché?" La domanda era rivolta più a se stessa che a lui; era più un: 'perché mi sono innamorata di te?'
La ragazza si voltò cominciando a correre via, mentre Dylan provava a inseguirla, ma Shelly lo prese per un braccio per impedirglielo.
"Che cosa vuoi fare? Lasciala andare, è solo una stupida perdente." Il ragazzo si liberò dalla stretta con uno strattone, guardandola serio in viso. "Shelly, c'è una cosa che volevo dirti da tempo." La ragazza gli fece cenno di continuare. "Questa relazione non può avere un futuro." Disse finalmente Dylan, tutto d'un fiato.
"Mi stai lasciando?" Chiese lei, più sorpresa che ferita.
"Sì, tra noi è finita Shelly." Confermò il ragazzo, prima di girarsi e correre all'inseguimento dell'altra ragazza.
Corse per un po', il fiato che si faceva sempre più affannato e corto, quando finalmente riuscì a, vederla in lontana.
"Alyson!" Gridò, accelerando il passo, nonostante non avesse molta aria nei polmoni.
"Lasciami andare!" Ribattè lei con le lacrime che le rigavano il volto.
Alyson stava cercando di scappare da Dylan, dal dolore e la gelosia che stava provando in quel momento. "Fermati Alyson!" La supplicò lui percorrendo i suoi stessi passi. "Ti ho detto di lasciarmi andare!" Ripetè lei con la voce strozzata per le lacrime.
Non faceva altro che rivivere quella scena. Dylan con le labbra attaccate a quelle di Shelly, come incollate; le mani di lei incastrate in quei capelli come la luce intervallata da ombre, le dita di lui che le esploravano il corpo passando per sotto la maglietta, non smettendo un secondo. La vista di ciò aveva trasmesso a Alyson un dolore che aveva già conosciuto tanto tempo fa, che le aveva fatto mancare la terra sotto i piedi e il mondo intorno a lei si era dissolto: il dolore di perdere qualcuno a cui si tiene più della propria vita.
"E io ti io detto ferma!" Quando finalmente Dylan la raggiunse, le prese un braccio e la fece voltare verso di lui, per poterla guardare in quel mare in cui sarebbe anche affogato volentieri. "Cosa ti prende?!"
"Niente!" Rispose lei brusca, sentendo le lacrime calde lungo il viso. Aveva provato a non piangere, a tener duro per mostrarsi forte, ma non c'era riuscita, alla fine il dolore aveva vinto sulla sua forza di volontà. "Non è vero, nessuno piange per un niente!" Ribattè Dylan un po' seccato dal comportamento di lei, che stava cercando di chiudersi a riccio, per non esprimere i sentimenti che in quel momento stavano esplodendo come una bomba dentro di lei, facendole solo più male. "Sì invece, se quel niente vuol dire che non si può stare con una persona!" Gridò fuori Alyson senza volerlo, infatti si tappò la bocca con le mani immediatamente. "Cosa hai detto?" Chiese più dolcemente Dylan, prendendole i polsi per farle abbassare le mani, lentamente. Alyson scosse la testa con vigore, non riusciva a dirgli nulla, quegli occhi la ipnotizzavano talmente tanto da toglierle la forza di parlare. "Non fare così, ti ho sentito ormai; ma mi chiedo: perché lo hai detto?" Quelle paroli dolci e tranquille mossero qualcosa dentro a Alyson, in modo tale da farla rilassare e sentire a proprio agio. "Tu mi piaci Dylan." Sputò fuori in un sussurro lei, continuando a guardarlo dritto negli occhi, non riuscendo a distogliere lo sguardo. Le mani erano all'altezza dei suoi fianchi ormai, stava aspettando che lui gli dicesse qualcosa,  ma non successe niente. Passarono dei minuti, che a Alyson parvero ore, a guardarlo negli occhi, fin quando Dylan non fece il primo passo. Le prese il viso tra le mani e la baciò, sbattendola contro un muro lì vicino. Alyson all'inizio rimase stupita da quel gesto, non riuscendo subito a reagire. Quando il suo cervello realizzò finalmente ciò che stava accadendo, la mora ricambiò quel bacio che aveva sempre sognato; allacciò le braccia intorno al collo di Dylan e si lasciò travolgere da quel momento. L'angelo, nel frattempo, si accorse che desiderava da tempo di assaporare le labbra di Alyson, sentirle combaciare con le sue, mentre le mani la stringevano forte a sé, per non lasciarla andare via mai più.

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