CHAPTER 11
Alyson stava aspettando Demon nel luogo in cui gli aveva dato appuntamento.
Era uscita da casa di Dylan da circa un'oretta, sentendo addosso ancora quella dolce sensazione di quando lo aveva abbracciato.
Dopo quello che aveva scoperto, e cioè che Dylan era un angelo, e che Demon in realtà si chiamava Damien ed era pure un demone, l'aveva lasciata tramortita e sconcertata allo stesso tempo, perché dopo aver visto l'angelo con le ali candide che spiccavano dalle scapole, qualcosa di familiare si era insinuato dentro di lei, soprattutto quegli occhi: uno verde e uno viola. Aveva la sensazione di averlo visto da qualche parte, prima ancora di vederlo al parco nel suo atteggiamento da strafottente e playboy.
"Hey dolcezza, che cosa volevi dirmi?" A interrompere il fiume dei suoi pensieri ci pensò la voce di Demon, con un sorriso falso stampato in viso.
Nonostante volesse scappare il più lontano possibile da lui e lasciarlo, non aveva mai rotto con un ragazzo, e gli dispiaceva rompergli il cuore.
"Devo parlarti." Il demone si sedette di fianco alla mora passandogli un braccio sulle spalle e avvicinando il viso di lei al suo.
"Vai, ti ascolto."
Alyson non riusciva a trovare le parole, non sapeva che dire.
Decise di cominciare dicendogli la verità.
"Ascolta Demon, so chi sei."
"Certo che lo sai, sono il tuo ragazzo." Disse Demon con un sorriso compiaciuto.
"No, io intendevo dire che so chi sei in realtà." L'espressione di lui si incupì di colpo sentendo quelle parole.
"Demon, so che sei un demone, e che il tuo vero nome è Damien."
"Chi te l'ha detto?" Volle sapere lui, parlandole bruscamente. "Perché ti interessa tanto?" Rispose lei nello stesso modo veloce del ragazzo.
Lui le prese il polso e la trascinò verso un albero, gettandola di schiena contro esso e bloccandole qualsiasi via d'uscita.
"Chi te l'ha detto, ho chiesto? È stato quel fottuto angelo, non è vero?" Il comportamento di Damien la stava preoccupando parecchio, visto che in quel modo si stava liberando il vero lui, cioè un demone.
"Non parlare di Dylan in quel modo!" Gli andò contro, visto che sapeva che l'epiteto 'stupido angelo', si riferiva di sicuro a lui.
"Io mi riferisco a lui come cazzo mi pare!" Sbottò afferrandole forte le braccia, stringendo tanto da farle male. "Damien, mi stai facendo male..." Alyson tentò di liberarsi dalla stretta dimenandosi, ma lui non cedeva.
"Non devi ascoltarlo, sta solo mentendo a te e a se stesso." Sembrava che non sentisse neanche le suppliche di Alyson, il demone non accennava a lasciarla andare.
Il dolore stava diventando insopportabile, non sentiva quasi più la circolazione sanguigna nelle braccia.
"Ascolta Damien, questa storia non può più andare avanti." Riuscì a dire con le poche forze che le rimanevano. Aveva paura in quel momento, la spaventava il comportamento che aveva assunto Damien: da gentile a possessivo e manesco.
"Che cosa vuoi dire? Mi stai lasciando?"
Lei annuì senza dire una parola.
Preso da un attacco di rabbia, il demone lanciò di lato Alyson, facendola finire a terra con le braccia doloranti dove lui l'aveva stretta.
"Fa come ti pare, stupida stronza." E detto questo se ne andò, lasciando la ragazza da sola.
Le lacrime cominciarono a rigarle il viso, il dolore alle braccia era fortissimo, ma il cuore era integro, non aveva subito neanche un danno, neanche un graffio.
'Perché non sento niente? Perché non lo amavi.'
Alyson si era risposta da sola, sapeva perché quelle lacrime erano dovute a un dolore fisico e non a uno nel cuore, perché non aveva mai provato o sentito niente nei confronti di Damien, soprattutto quando aveva scoperto la verità.
Si alzò da terra e si inincamminò verso casa. Erano quasi le 17:00, quindi Sebastian sarebbe rincasato da lì a pochi minuti.
Durante il ritorno continuò a toccarsi delicatamente le braccia nei punti in cui le mani di Damien l'avevano stretta troppo forte, non tirandosi però su le maniche per controllare, non ne aveva il coraggio.
Una volta che fu arrivata di fronte a casa sua, Alyson vide il fratello sulla veranda di casa che stava cercando le chiavi per entrare.
"Sebastian!" Il fratello si girò con un sorriso al suono della voce della sorella, ma si spense subito quando vide lo sguardo sofferente di lei.
"Alyson!" Esclamò il fratello, avvicinandosi preoccupato. La ragazza lo abbracciò ignorando il dolore alle braccia e affondando il viso nel suo petto. Lui ricambiò l'abbraccio stringendola ancora più forte e lasciandole un bacio tra i capelli.
"Cos'è successo?" Chiese Sebastian gentilmente, dopo qualche secondo di silenzio.
"Possiamo entrare?" Domandò Alyson, staccandosi dal fratello.
"Certo." La rassicurò lui prendendola per un braccio. Appena le dita del ragazzo si chiusero sui lividi che le aveva lasciato Damien, la ragazza trasalì indietreggiando di un passo.
"Entriamo." Questa volta Sebastian posò la mano sulla schiena della sorella, dirigendosi verso la porta di casa.
Una volta che furono entrati, il ragazzo si tolse la giacca e la posizionò su un attaccapanni all'ingresso.
"Siediti." Disse ad Alyson, la quale obbedì.
"Levati la felpa, per favore." La ragazza sapeva che il fratello aveva capito che qualcosa non andava, di sicuro ne aveva avuto la certezza dopo quello che era appena successo.
Si tolse la felpa rimanendo in reggiseno, ma non ne era imbarazzata, d'altronde il fratello l'aveva già vista in biancheria intima, come lei lo aveva già visto in boxer. Erano un fratello e una sorella che vivevano da soli, la privacy non era proprio all'ordine del giorno.
Quando Alyson vide le linee violastre che gli segnavano le braccia, una lacrima le scivolò lungo la guancia.
"Cosa ti è capitato?" Domandò Sebastian seriamente preoccupato. "Chi ti ha fatto questi segni?".
All'inizio Alyson esitò un po', ma poi raccontò ciò che era successo con Damien. Tralasciò di dirgli che in realtà non si chiamava Demon ma Damien e che era un demone, e tutto il resto che le aveva raccontato Dylan.
"Scusa, se adesso lo andasse a raccontare a suo padre, tu potresti perdere il posto di lavoro, e..."
"Non scherzare Alyson." La interruppe lui, asciugandole le lacrime. "Non mi importa di perdere il lavoro, l'importante è che tu stia bene e che non ti venga fatto del male."
"Ma i soldi ci serv..."
"Non me ne importa nulla, voglio solo che tu sia felice." Le parole di Sebastian la fecero sentire bene, una carezza morbida sulla pelle.
"Che ne dici se ci mettiamo sopra una pomata e poi mangiamo?" Propose Sebastian con un sorriso.
"Certo." Rispose Alyson.
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