CHAPTER 10
Dylan era ancora seduto sul suo letto da quando Alyson se n'era andata, e non faceva altro che pensare a quello che era successo.
Si portò una mano al petto, sopra il cuore, sentendo che il battito era tornato regolare. Le guance avevano ancora un leggero rossore, mentre la pelle era diventata troppo fredda senza il calore della ragazza.
Poggiò i gomiti sulle ginocchia e si prese la testa fra le mani.
Decise che doveva parlare con Shelly sulla loro situazione, era meglio se stroncava sul nascere quella relazione. Indossò una maglia gettata sul bordo del letto e uscì.
"A dopo Kim!" Urlò Dylan prima di uscire, non sentendo però se avesse risposto la ragazza.
Trovò Shelly dove aveva pensato che fosse, cioè con delle sue amiche in giro per le vie.
Appena la ragazza vide Dylan, agitò una mano in segno di saluto, per poi dirigersi verso di lui.
"Ciao amore mio." Lo salutò lei, stampandogli un bacio sulla bocca. "Ascolta, Shelly...io..." Provò a dire il ragazzo, ma lei lo fece tacere posizionandogli l'indice sulle labbra. "Shh, non dire niente." Shelly gli prese la mano trascinandoselo dietro fino alla porta di una casa non tanto lontano.
"Qui abito io." Lei alzò le sopracciglia, prima di aprire la porta e portarselo dentro con sé.
"Allora Dylan, come va?" Shelly poggiò la schiena contro il muro, tracciando con il dito i lineamenti dei pettorali e degli addominali sotto la maglietta di lui.
"Shelly, volevo dirti..."
"Basta con le parole." Lo interruppe lei. "Baciami." Gli ordinò, per poi prendergli il viso tra le mani e incastrare le sue labbra con quelle di lui.
Quando la lingua del ragazzo si intrecciò con quella della ragazza, un brivido gli percorse la schiena, ma non quei tipi di brividi che provava con Alyson, come quando l'aveva abbracciato pochi minuti prima, che gli propagavano in tutto il corpo calore e un senso di sicurezza, facendolo stare bene, ma quel tipo di brivido era gelido come il ghiaccio.
Shelly infilò le mani sotto la maglia di Dylan, sfilandogliela da sopra la testa; dovette trattenere a forza le ali che premevano per uscire. Le mani della ragazza cominciarono a esplorare la parte superiore del corpo di lui, mentre il ragazzo rimaneva impassibile e distaccato da quel bacio.
Quando Shelly si sfilò anch'ella la maglietta, Dylan si allontanò da lei di scatto. Si fissarono negli occhi per qualche secondo: in quelli di lei si leggeva confusione e incomprensione; quelli di lui esprimevano riluttanza e un pizzico di disgusto.
Senza aggiungere nient'altro, marciò fuori da quella casa per andarsene, non voleva rimanere un secondo di più.
Il suo cervello stava ancora elaborando ciò che era appena successo. Shelly aveva cercato di portarselo a letto, e lui l'aveva fermata.
Pensò al cambiamento di quell'ultimo periodo.
Solo qualche settimana prima si sarebbe già sbattuto quella ragazza, senza pensarci due volte, ma in quel caso sentiva un senso di nausea al solo pensiero, gli sembrava sbagliato.
Non riusciva a spiegarselo.
Qualcosa di nuovo gli stava scorrendo nelle vene, il cuore che era diventato nero a causa degli scherzi e dei dispetti fatti in passato, stava scolorendo, lasciando il posto a un cuore candido, quello adatto a un angelo.
E tutto per merito di Alyson.
Quel pensiero gli passò automaticamente nella mente, da tempo non faceva altro che pensare a quello.
Non faceva altro che pensare alle labbra morbide e piene della ragazza; i lunghi capelli castani che provocavano leggere onde quando erano mossi dal vento; le braccia forti, anche se insicure e alle volte tremanti; gli occhi di un blu più profondo del mare, quello stesso mare in cui sarebbe sprofondato e annegato volentieri, nonostante non potesse morire, dato che un angelo è immortale. Ma a colpirlo non era stato soltanto l'aspetto fisico di Alyson, ma anche il suo modo gentile ma allo stesso tempo deciso; la sua testardaggine di mantenere una promessa, che sia fatta a qualcuno o a se stessa; il suo dispiacere e il tormento quando non riusciva a mantenere una promessa; la sua insistenza sul fatto di raggiungere l'obbiettivo che si era prefissata.
Non aveva fermato subito Shelly quando aveva capito che cosa aveva in mente, perché voleva vedere cosa accadeva se fosse andato avanti, se tutto quello che sentiva e provava per Alyson sarebbe svanito, come un ubriaco beve fino a dimenticare, soffocare tutto: il dolore, la sofferenza, il senso di vivere.
Quando una leggera brezza soffiò verso Dylan, si ricordò di essere senza la maglietta, che aveva dimenticato a casa di Shelly nella fretta di andarsene. Accelerò il passo con la speranza di arrivare presto a casa, cercando di scrollarsi di mente ogni pensiero che Alyson gli provocava.
Una volta tornato a casa, Dylan si rinchiuse in camera sua. Dispiegò le ali e si gettò di peso prono sul letto. Incrociò le braccia sul cuscino e vi poggiò sopra la fronte, prendendo un respiro profondo. La testa gli doleva molto, tutti quei pensieri che gli avevano invaso la mente come un fiume in piena lo stavano facendo affogare piano piano.
Le ali battevano leggermente qualche colpo come se stesse volando, facendogli sentire un briciolo di quella liberta che provava ogni qualvolta lo faceva.
Che cosa gli capitava?
Dylan aveva sostenuto fin dall'inizio che quella punizione non l'avrebbe di sicuro cambiato, anzi, insisteva sul fatto che sarebbe peggiorato, che avrebbe messo incinta ragazze una dietro l'altra, creando un'intera generazione di Nephilim.
Eppure non era successo.
Perché qualcuno si era inserito nella sua vita, quel qualcuno che piano piano gli stava insegnando il significato della parola amare; che gli faceva provare strane e nuove sensazioni; che gli faceva assaggiare il gusto salato e amaro delle lacrime di tristezza, quelle lacrime che rigavano i volti delle persone a cui faceva scherzi e dispetti, che li segnavano. Percepiva sul corpo i graffi che il dolore lasciava sulle braccia, mentre pensava a quegli occhi blu profondo quando erano pieni di lacrime di tristezza, quegli stessi occhi che gli sembravano stranieri ma allo stesso tempo familiari, come se li avesse già incrociati in passato.
Anzi, si rese conto che quegli occhi li aveva già incontrati, non sapeva quando, ma erano troppo familiari e innocenti perché lui potesse dimenticarsene.
Si drizzò a sedere di scatto passandosi una mano sulla fronte, spremendosi le meningi per cercare di capire quando e dove avesse già incontrato quella ragazza.
Rimase così per il resto del pomeriggio: a rimuginare su dove avesse già conosciuto Alyson.
ANGOLO AUTRICE
Hey gente! Come va? Spero che abbiate iniziato bene queste due settimane di scuola. Scusateeeeeeee tantissimo se non pubblico spesso, ma visto che anch'io, come molti di voi di sicuro, ho la scuola che mi toglie tempo, non riesco a scrivere ogni santo minuto della mia giornata, quindi scutatemi di nuovo.
Quindi, se vi è piaciuto il capitolo lasciate pure una stellina, e se volete commentate.
Ciaooooooooo!
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