What? [Brooklyn]

"Che stronzata questa cosa." Borbottò il moro, stringendomi la mano e continuando a camminare, facendo finta di ignorare la presenza dei fotografi alle nostre spalle ed in giro nel parco.

"Almeno possiamo uscire insieme." Sospirai appoggiando la mano libera sul suo braccio.

"Almeno questo. Dove dobbiamo andare? Jake ha detto qualcosa su un bar o qualcosa del genere." Staccò la mano dalla mia e mi circondò le spalle con un braccio.

"È una specie di tavola calda, la stessa in cui ho fatto l'intervista l'altro giorno."

"Quanto odio questa situazione." Sbottò, puntando lo sguardo alla nostra destra ed incenerendo con lo sguardo un paparazzo.

"Lascia perdere, Harry. Non ne vale la pena. Facciamo la nostra parte e torniamo in camera." Appoggiai una mano sui suoi reni e lo trascinai, per quanto mi fosse possibile, verso l'uscita del parco.

Gli ultimi venti giorni erano stati uno strazio, tra appuntamenti programmati e concerti. La nostra vita stava diventando come una marionetta, comandata da qualcun'altro all'esterno di tutto.
Però, nonostante tutto quel trambusto, noi due stavamo bene.

"Pensa che da dopodomani siamo in vacanza. Per soli dieci giorni, okay, ma almeno non saremo pedinati come adesso. Ti immagini tutto ciò che potremmo fare in Irlanda? Soprattutto grazie a quella mega villa che ha prenotato Niall."

"Fidati che immagino ciò che faremo. Anche se probabilmente potremmo fare quelle cose anche dopo." Sussurrò, pizzicandomi un fianco, ricevendo in cambio una sberla sul petto.

"Pervertito, non intendevo quello." Mormorai, sentendo le guance arrossarsi. Sapeva essere un idiota in certe situazioni, che anche io stentavo a crederci.

"Ammettilo che lo hai pensato anche tu." Mi prese in giro, entrando nella strada della locanda.

"No, cioè si, ma non sono così diretta." Risi, guardandomi in torno. Mi fermai qualche secondo, obbligando anche lui a fare lo stesso.

"Che succede, Brook?"

"Ho appena avuto un idea piuttosto strampalata."

"Implica il fatto di baciarmi? Perché, se è così, credo di aver avuto la tua stessa idea." Ghignò, appoggiando la mano sul mio fianco e attirandomi a sè.

"Non proprio, ma se vuoi dopo posso rimediare anche a questo." Risi, appoggiando la mano sul suo petto. "Siamo stati bravi e abbiamo seguito tutte le loro regole, no? Che ne dici se ne trasgrediamo qualcuna?"

"Cosa hai in mente?"

Indicai con la testa il negozio davanti alla locanda. Era esattamente l'opposto di ciò che avrebbe voluto Jake, ma in quel momento non me ne poteva fregare di meno.

"Se dico di sì, poi mi baci? Sai, almeno facciamo qualcosa che la modest adorerà."

Avvicinai il mio volto al suo e, nonostante la presenza dei fotografi, sfiorai le sue labbra, come se ci fossimo solo noi.
Le appoggiai ancora sulle sue, beandomi del calore che emanavano sulla mia pelle.

"Sicuro che sia solo la modest ad adorarlo?" Domandai staccandomi appena, soffiando quelle parole sulle sue labbra rosse.

"Forse potrei adorarlo anche io, ma devo provarlo ancora una volta. Sai, tanto per essere sicuri." Un sorriso malizioso si formò sulle sue labbra, giusto poco prima di appoggiarle sulle mie. "Si, lo adoro anche io."

"Ora che hanno abbastanza materiale buono su di noi, che ne dici se lasciamo perdere le loro regole ed entriamo là dentro?"

"Ai tuoi ordini, principessa." Ridacchiai quando lo sentii chiamarmi con il soprannome che mi aveva assegnato Jake qualche mese prima. "Già, adoro anche questo." Borbottò prendendomi di peso e posizionandomi sulla sua spalla.

"Harry!"

"Che c'è? Volevi andare in quel negozio di tatuaggi? Ti ci sto portando."

"Sei uno stupido" Risi, dandogli uno schiaffo sulla schiena.

"Ma mi ami."

• • •

"Ragazzi, quanto ho mangiato." Louis si lasciò cadere pesantemente sulla sedia della sala riunioni, non sforzandosi nemmeno di sedere dritto.

"Forse hai esagerato." Confermai, sedendomi nella sedia opposta alla sua.

"Forse non sei più abituato a non fare attività fisica dopo aver mangiato." Lo prese in giro Harry, sedendosi al mio fianco e appoggiando la mano sulla mia coscia. Era un gesto che compiva spesso, come per farmi capire la sua presenza.

"Già, da quando Jane è andata via, mi sembri ingrassato." Continuò Zayn, ricevendo in cambio qualche insulto dal moro.

"Che schifo." Sbuffai, tappandomi le orecchie con le mani.

Non avevo intenzione di sapere della vita sessuale di Louis, men che meno se era con la mia migliore amica.
Utilizzare, poi, il fatto che circa una settimana prima, la ragazza fosse ritornata in America, lo trovavo davvero di pessimo gusto.

"Stai zitta, che qui sei quella che scopa in più di tutti in questa stanza." Replicò Niall, ridendo.

Sentii le guance arrossarsi velocemente e puntai lo sguardo su Harry, invitandolo a cambiare immediatamente argomento.

"Fatevi gli affari vostri." Nonostante dovesse essere serio, finché parlava, aveva uno stupido sorrisetto stampato sulle labbra.

Gli tolsi la mano dalla mia coscia e in cambio ricevetti uno sguardo a metà tra il perplesso e il divertito.

"Togliti quel sorrisetto dalla faccia." Sibilai.

"Ma lo sai anche tu che è vero."

"Non importa, piantala e basta." Mi rigirai verso il tavolo in vetro ed ignorai gli sguardi divertiti degli altri quattro ragazzi.

Quando la sua mano si appoggiò di nuovo sulla mia gamba, fui costretta a reprimere a mia volta un sorriso.

"Fra venti minuti dovete essere giù, due autisti vi aspettano per portarvi in aeroporto." Esordì Jake, entrando nella sala e sedendosi a capotavola.
Lanciò un paio di giornali al centro del tavolo e aprì alcuni fogli. "È l'anteprima di Elle."

Non ebbi il coraggio di prenderla, così lasciai gli altri ragazzi quella possibilità.
Intravidi la copertina e fui contenta che, almeno in quel punto, avessero deciso di mettere uno scatto in cui ero vestita.

"Porca miseria." Sussurrò Liam, distogliendo lo sguardo dal giornale e puntandolo su di me. "Eri nuda?"

"Quasi." Mi lasciai andare nella sedia e nascosi il viso con le mani.

"Hanno tolto la cicatrice." Sbottò Harry, quando prese in mano la rivista.
Sbirciai la pagina e mi resi conto che, effettivamente, avevano tolto l'orribile segno che passava sulle mie costole.

Probabilmente dovevo risultare più bella suoi occhi, senza quel segno indelebile. Probabilmente, se non avessi avuto quell'imperfezione, sarei piaciuta di più a Harry. Non si sarebbe accontentato, tanto per non farmi stare male.

"Non ci pensare nemmeno." Sibilò al mio fianco, facendomi sussultare. Possibile che i miei occhi potessero rivelare così tanto ?

"Bene, da oggi iniziano i dieci giorni di pausa. Potete fare ciò che volete, basta che mi avvisiate se uscite o cose del genere. Io vi raggiungerò tra un paio di giorni, dopo che avrò sbrigato alcune cose in studio."

"Vale anche per noi, questa cosa?" Domando Harry, stringendo appena la presa sulla mia gamba.

"Si, per i prossimi dieci giorni si." Abbassò lo sguardo verso alcune scartoffie e poi sull'orologio che portava al polso. "Andate, altrimenti ci saranno i soliti casini in aeroporto."

Mi alzai lentamente e presi in mano una rivista. Volevo leggere ciò che avevano detto, volevo vedere cos'altro avevano cambiato.

"Harry, Brooklyn, aspettate un attimo." Rimasi ferma sul posto e guardai l'uomo con sguardo stanco. Sapevamo entrambi ciò che voleva dirci, ma non ero decisamente dell'umore per ascoltarlo. "Vi prego, non fate più una cosa del genere, non ignorate in questo modo ciò che vi dico. Non ne va solo della vostra immagine, ma anche del mio lavoro. Se volete farvi un tatuaggio, fatelo in qualsiasi altro momento, ma non in ciò che è programmato."

"Jake, non possiamo vivere sempre secondo le vostre regole. Alla fine siamo andati anche nella tavola calda che volevi, solo un po' più tardi del previsto." Harry accostò la mano alla mia e fece sfiorare le nostre dita. "Non faremo niente di illegale o altro, non saremmo così stupidi, ma non puoi obbligarci a fare qualcosa contro la nostra volontà."

"In realtà posso, Harry. Non obbligatemi a reclamare questo mio potere su di voi."

"Jake" intervenni, bloccando qualsiasi cosa stesse succedendo. "Seguiremo le tue regole, ma questi dieci giorni, non voglio far parte di questa cosa. Solo questi giorni, lasciaci stare."

• • •

"Oh cavolo, quanto diavolo è grande questa casa?" Ansimai, quando la macchina sorpassò l'enorme cancello.

Avevo reputato la casa di Harry enorme, ma quella, in confronto, lo era cinque volte di più.

"Siamo nella sua patria, Brooklyn. Vuole avere la possibilità di festeggiare per bene." Rise Liam, guardando a sua volta l'immenso giardino che circondava la casa.

"Spero ci sia la piscina." Mormorò Harry, facendomi l'occhiolino.
Sentii una vampata di calore al ricordo e sperai di cambiare argomento il prima possibile.

"Io spero di aver sbagliato ad intendere la reazione di Brooklyn." Rispose Liam, continuando a guardare fuori.

"Probabilmente hai sbagliato davvero." Mi difesi, poco convinta della mia posizione.
Effettivamente non era successo niente in piscina, o almeno niente di troppo 'importante'.

Sentii entrambi ridacchiare e - cercando di nascondermi dalla situazione imbarazzante - puntai lo sguardo verso la strada che stavamo percorrendo.
Quando l'audi davanti a noi si fermò sulla ghiaia, ebbi un fremito di eccitazione per il fatto di poter scoprire quella casa.

"Levatevi, che voglio uscire." 
Come se si fossero parlati, anziché scendere dall'auto, entrambi si strinsero verso il centro, schiacciandomi.

"Siete degli imbecilli." Sbottai, quando sentii ridere anche la guardia del corpo di Liam.

Quando finalmente mi lasciarono uscire, ero riuscita a mandare a quel paese tutti almeno cinque volte.

Osservai la facciata in mattoni della villa per qualche secondo, fino a quando non sentii Harry al mio fianco.

Seguii il biondo, che teneva le chiavi di casa in mano, verso la porta ed attesi che la aprisse.

Rimasi letteralmente a bocca aperta quando entrai al suo interno. Come diavolo era possibile che fosse così dannatamente grande?

"Niall, questa volta ti sei superato." Esultò Louis, camminando verso il giardino sul retro. "Oh ragazzi, questa sera ci sarà una festa enorme qui dietro."

Intravidi la piscina enorme dalla vetrata, ma rimasi sconvolta da ciò che vidi dietro. "Ho visto male, o quello è un campo da golf?"

"Abbiamo dieci giorni di pausa, dovrò pur svagarmi in qualche modo." Fece spallucce il biondo, andando ad aprire le vetrate. "Andate a scegliervi le camere."

Sentii lo sguardo di Harry su di me, ma proseguii verso le scale senza incrociarlo. Non ero arrabbiata con lui, ma ero curiosa di vedere la sua reazione al mio comportamento.

Salii la prima rampa di scale e girai a sinistra, camminando fino alla fine dell'immenso corridoio. C'era una porta leggermene più distante dalle altre e, in un certo senso, ne ero attratta.
Quando appoggiai la mano sul pomello, mi venne in mente un flash sul libro di cinquanta sfumature di grigio, ed aprii la porta ridacchiando tra me e me.

La risata si spense, sostituita dallo stupore, quando entrai nella stanza e trovai una camera altrettanto enorme, con una vista spettacolare sul retro della casa e una scala che, probabilmente, portava ad un piccolo attico.

Guardai tutta la stanza, compreso il bagno esageratamente grande, prima di salire la scala.

Rimasi sorpresa quando trovai un terrazzetto con un grande idromassaggio e un piccolo bar.
Probabilmente era stato ideato per la notte, per potersi rilassare con le stelle.

Tornai lentamente giù e trovai Harry seduto sul letto.

"Amo questa camera." Girai su me stessa, come una bambina, e guardai ancora una volta ciò che mi circondava.

"Faccio portare qui le tue valigie?" Domandò il mio ragazzo, con un piccolo sorriso.

"Vado pure a prenderle io, non voglio che qualcuno faccia le scale inutilmente." Sorrisi, avviandomi nel corridoio, ma tornando indietro quasi subito. "Vieni? Non riesco a portare anche le tue valigie qua sopra." Mormorai con un sorriso.

Non sarei mai riuscita ad ignorarlo, nemmeno per finta. Ma mi andava bene così, lo amavo, e ero pronta a perdonare qualche suo errore.

• • •

Era forse il secondo o il terzo bicchiere che bevevo quella sera, ma probabilmente ero ancora una delle più sobrie nella festa.

Ma, nonostante avessi bevuto davvero, stare con Harry mi faceva sentire sempre ubriaca.

Al contrario, lui, non doveva aver bevuto più di tanto, perché continuava ad essere vigile.

Buttai giù il bicchierino di alcol e mi alzai in piedi. Afferrai la mano di Harry e tentai di alzarlo, non riuscendoci minimamente.
"Vieni a ballare, ti prego?" Lo supplicai, indicando con la testa il punto, nel campo da golf, dove c'era la musica a tutto volume.

Sbuffò prima di alzarsi e seguirmi nelle scale che portavano al campo. Presi un altro bicchiere di vodka non appena passammo a fianco ad un tavolo e lo portai con me fino al centro della 'pista'.

Appoggiai una mano sul braccio di Harry e ballai, probabilmente scatenata solo dall' alcol che avevo in corpo, a stretto contatto con lui.
"Non essere così rigido" urlai al suo orecchio, cercando di sovrastare la musica.

Mi tirai leggermente indietro e avvicinai il bicchiere alla bocca, ma prima che potessi trangugiare anche quello, il moro lo tolse dalle mie mani.
Lo guardai con aria perplessa, fino a quando non si scolò lui il bicchierino. Prese un altro bicchiere da un ragazzo che stava passando con un paio di drink e buttò giù anche quello, riconsegnando il bicchiere vuoto al moro incavolato.

Risi e portai le mani al suo collo, avvicinando il mio corpo al suo. Ero piuttosto ubriaca per ballare in quel modo, ma non me ne fregava niente. Ero ad una festa e volevo divertirmi.

Avvicinai la mia bocca alla sua e sentii immediatamente il sapore di menta invadermi la bocca. Se non fossi stata così presa dal bacio, probabilmente gli avrei chiesto cosa aveva bevuto. Ma forse non lo sapeva nemmeno lui.

Ridacchiai quando lo sentii stringere il mio sedere e mi avvicinai al suo orecchio, mordendo il lobo.
"Ora è rigido qualcos'altro." Urlai, continuando a ridere tra una parola e l'altra.

Probabilmente avevo bevuto davvero davvero troppo, poiché non avrei mai detto niente del genere, senza diventare paonazza.

Strinse la mia mano ed iniziò a trascinarmi verso la casa, badando in quel momento al suo istinto primordiale, che stava coinvolgendo anche il mio corpo.

Camminai, cercando di non inciampare, alla sua velocità, ma dopo poco mi ritrovai ad avere il fiatone.

"Cammini troppo velocemente, gigante." Ridacchiai, tirando la sua mano.

"Sei tu che sei troppo lenta, nana." Biascicò divertito. Qualsiasi cosa avesse bevuto prima, doveva essere parecchio forte.

Dietro alle sue spalle, intravidi Niall entrare in casa con due ragazze e, quello che qualche ora prima mi avrebbe disgustato, in quel momento mi fece ridere ancora di più.

"Credo che Niall non giocherà a golf questa notte."

"Risi troppo quando sei ubriaca." Mi prese in giro Harry, riprendendo a camminare verso la vetrata.

Una volta dentro, tentai di salire i gradini per il piano superiore, ma le mie gambe non sembravano collaborare minimamente.

"Le scale si muovono, non riesco a salire." Sbuffai divertita, osservando la moquette, in quel momento davvero interessante.

"Devi bere di meno la prossima volta." Sbottò prendendomi in braccio e salendo le scale, tenendo le mie brace strette intorno al suo bacino.

"Ma se sei ubriaco anche tu."

"Almeno io riesco a stare in piedi." Sbuffai sul suo orecchio  ed iniziai a baciargli la pelle appena sotto l'orecchio.

Lo sentii stringere la presa sulle mie cosce finché saliva le scale e inspirare bruscamente.

Continuai a baciarlo, creando una scia fino ai lati delle sue labbra, sfiorandole appena quando mi avvicinavo.
Baciai il mento leggermente ricoperto da uno strato di barba e mi ritrovai a ridacchiare in modo insensato anche per quello. Era una cosa che odiavo, ma che trovavo dannatamente divertente.

Sentii la mia schiena venire a contatto con il muro freddo e poi le sue labbra premersi aggressivamente sulle mie. Sentii la sua lingua invadermi la bocca e una sua mano infilarsi sotto la maglietta.

Spinsi il mio basso ventre contro la sua eccitazione, facendogli trattenere il respiro.
Nonostante fossimo ancora in corridoio, le sue mani tolsero agilmente la mia canottiera, lasciandomi in reggiseno davanti a lui. Indossavo il completo che mi aveva costretto a comprare Jane qualche mese prima e, dallo sguardo che aveva Harry, doveva essersene accorto anche lui.

"Finalmente potrò toglierti questo affare." Ansimò, appoggiando una mano sulla coppa e portando l'altra ai suoi pantaloni, cercando di slacciarli con una mano.
Rimasi ancorata al suo bacino e con la schiena contro il muro per secondi interminabili, finché non sentii il rumore della sua zip che si abbassava.

"Andate in camera." Sentimmo urlare dal fondo del corridoio.

Posai i piedi a terra e, sorridendo, gli presi una mano, trascinandolo verso la nostra camera e poi chiudendo la porta alle nostre spalle, finendo ciò che avevamo iniziato.

• • •

Tocchi leggeri, respiri caldi sul viso, carezze appena accennate. Era tutto ciò che sentivo in quel momento.
E, nonostante avessi mal di testa, riuscii a sorridere.

"Buongiorno." Sussurrò, quando si rese conto che ero sveglia. Le sue labbra si appoggiarono sulla mia guancia e poi sulla mia fronte, alleviando momentaneamente il dolore.

"Ciao." Sussurrai con voce impastata, mettendo un braccio sotto al cuscino e rimanendo con la pancia contro il materasso.

"Dormito bene?"

"Abbastanza." Aprii gli occhi e guardai il ragazzo al mio fianco. "Dimmi che sono vestita."

"Sei vestita."

Sollevai appena il busto dal materasso e, quando mi resi conto che aveva mentito, mi lasciai ricadere pesantemente sul letto.

"Sei un cretino." Borbottai, premendo il viso contro il cuscino.

"È vero, ma almeno mi sono goduto la vista." Rise, tracciando una linea immaginaria sulla mia schiena, saltando appositamente la pelle infiammata dal nuovo tatuaggio. "Sai, amo il fiore che ti sei fatta tatuare sulla spalla."

Sorrisi e mi avvicinai a lui, circondando il suo torace con le braccia e appoggiando la testa sul suo stomaco.
"Io amo ogni tuo singolo tatuaggio."

"Io amo te." Replicò immediatamente, mettendo la mano sul mio fianco e issandomi su di lui. Appoggiai la testa sulla sua spalla e gli accarezzai il volto.

"Anche io ti amo."

"Siamo troppo sdolcinati, lo sai?" Mi prese in giro, togliendo una ciocca di capelli dal mio viso.

Sorrisi e appoggiai la mano proprio sopra alla farfalla tatuata sullo stomaco.

"Ieri sera eri carino, finché ballavamo." Sussurrai, disegnando i contorni del tatuaggio.

"Tu eri ubriaca, ma eri incredibilmente bella."

"Non posso credere che stavamo per fare sesso in corridoio." Ridacchiai, iniziando a tracciare i bordi delle foglie di felci. Subito sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia e trascinarla verso l'alto.

"Effettivamente è stato un bene essere entrati, soprattutto perché è stato molto più comodo qui." Ghignò, appoggiando una mano - sopra al lenzuolo - sul mio sedere.

"Non è giusto, io mi lascio toccare." Sbuffai divertita.

"Non svegliare il can che dorme, ma se vuoi, fai pure. Io non ti fermerò di certo."

"Pervertito." Sbuffai, alzando il busto e coprendomi con il lenzuolo.

"Brooklyn, ti devo ricordare che ho visto ben di più del tuo seno nudo? Non devi vergognarti da me."

"Non posso farci niente." Mormorai stringendo la stoffa al petto e girandomi appena verso di lui.

La sua mano si appoggiò sul lenzuolo e lo fece scivolare via dalla mia presa.

"Solo perché siamo nudi, non significa che dobbiamo fare l'amore. Mi piace contemplarti, amarti con gli occhi e con il cuore."
Mi lasciai trascinare di nuovo sul materasso, fino ad essere stesa sul fianco, rivolta verso Harry.
Sentii il lenzuolo scivolare completamente via da noi e poi vidi Harry distendersi nella mia stessa posizione, solo rivolto verso di me.
"Sei bellissima, Brooklyn. Non devi mai dubitare di questo."

• • •

"Niente feste oggi?" Domandai entrando in cucina e sbadigliando.

Dopo la prima sera, c'erano state almeno altre tre feste nel giro di quattro giorni, e io non ne potevo letteralmente più di avere gente ubriaca che camminava vicino alla mia stanza. Ringraziavo che ogni santo di aver scelto la stanza con la piccola piscina personale.

"Solo un piccolo raduno oggi pomeriggio, Jake deve incontrare qualche tizio importante e ne approfitta per far venire alcuni della modest." Biascicò Niall, masticando i cereali.

"Bevuto ancora troppo, amico?" Domandò Harry, entrando dopo di me nella stanza e sedendosi al mio fianco.

"Di certo non quanto voi due qualche sera fa, vi ho praticamente dovuto urlare di andare in camera." Intervenne Liam, facendomi praticamente soffocare con la spremuta.

"Oh, allora sei stato tu. Be, grazie." Replicò Harry divertito.

"Vi prego, parliamo di altro." Tossii, ricevendo sguardi divertiti da tutti.

"Di cosa dobbiamo parlare? Del fatto che ho trovato la tua maglietta nel corridoio? O del fatto che Harry ha un sorriso idiota ogni volta che probabilmente fate qualcosa?"

"Il che succede spesso, quindi direi che è un bastardo fortunato." Continuò Louis, facendomi imbarazzare.

Mi alzai velocemente dalla sedia e lasciai là la mia colazione. Non avevo intenzione di ascoltare una parola di più.

"Idioti." Sentii sbottare Harry, finché mi dirigevo verso la piscina esterna, dove mi sedetti sul bordo e immersi i piedi.

"Perdonali, sono dei deficienti." Si scusò Harry, imitandomi e sedendosi al mio fianco.

"Sai che odio parlare della mia vita privata." Mossi i piedi nell'acqua, osservando le onde che si creavano sulla superficie.

"Lo so, amore. Mi dispiace."

Appoggiai la testa sulla sua spalla e sospirai. Probabilmente non me la sarei dovuta prendere così tanto, dopotutto era successo davvero quell'episodio. Ma in qualche modo mi sentivo presa in giro, come era successo qualche anno prima, quando Josh aveva detto a tutti i suoi amici di essere venuto a letto con me.

Sapevo di essere un altra persona rispetto alla ragazzina inesperta di qualche anno prima, ma mi era ancora difficile affrontare cose del genere.

"Torna pure a fare colazione, io rimango qui."

"Che ne dici se, invece, andiamo via un paio di giorni solo io e te? Lasciando perdere gli altri? Magari possiamo andare in un posto sperduto e goderci questa piccola vacanza."

"Saresti disposto a lasciare tutto questo" mormorai, indicando lo spazio che ci circondava, "per me?"

"Certo che sì. Dove vorresti andare?"

"Non saprei. Forse-"

"Brooklyn."

Mi girai non appena sentii Jake chiamarmi. Mi preoccupai quando vidi il suo sguardo. Emanava una quantità di preoccupazione spaventosa.

"Tutto okay? " Domandai, togliendo i piedi dall'acqua e alzandomi.

"C'è tuo padre in linea sul telefono in entrata."

"Oh, va bene. Grazie." Gli sorrisi gentilemente e feci segno al moro di aspettarmi in piscina.

Camminai a piedi scalzi sul marmo, fino a raggiungere la cornetta del telefono.

"Ciao papà, quando avete l'aereo tu e la mamma?" Domandai, arrotolando il filo sul dito.

"Brooklyn." La sua voce era addolorata, come mi era sembrata quella di Jake quando mi aveva chiamato.
Fermai il dito sul filo e il sorriso si spense sulle mie labbra.

"Che succede?"

"Ascolta, tu madre-"

"Papà, cosa diavolo è successo?" La mia voce uscì tesa, impaurita.

"Stava tornando da lavoro e ha avuto un incidente in macchina." La sua voce si incrinò e sentii l'aria mancarmi nei polmoni. "Non vogliono dirmi niente e non so più che fare."

***

Ciao
Ho aggiornato prima del previsto e sono tipo stra felice.
Sono via con delle mie amiche da una settimana, ma sono comunque riuscita a scrivere il capitolo. Spero sia di vostro gradimento.

Ho passato un paio di settimane piene di emozioni, partendo solo dal fatto che ho incontrato fuoriluogo_ per due giorni di fila a mirabilandia. Sono stati dei giorni meravigliosi.

Ringrazio AlessiaSchievano , che in questo momento mi sta guardando scrivere, perché non mi ha ammazzato finché stavo ore al cellulare.

Volevo ringraziare anche voi, perché la storia ha praticamente raggiunto i 10k di voti. È una cosa pazzesca.

Spero di aggiornare presto.

Al prossimo capitolo

Alis

LEGGETE ASSOLUTAMENTE PSYCHOPATHS DI CollinsHeart

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