Under the stars. [Brooklyn]
Dover lasciare mia madre era stato più doloroso del previsto e, nonostante sapessi che l'avrei rivista e sentita dopo poco tempo, fu come perdere una parte di me.
Persino Jake si rese conto della mia tristezza e cercò di tirarmi su il morale facendo qualche battuta senza senso, alle quali ridacchiavo per farlo sentire meglio.
Fui sorpresa quando l'uomo, una volta arrivati nel parcheggio dell'aeroporto, mi toccò la spalla e mi disse, con fare paterno, che sarebbe andato tutto bene.
Quando arrivammo nell'ala dell'aeroporto utilizzata qualche giorno prima, mi sedetti su una delle panchine attaccate al muro e appoggiai la testa su di esso, chiudendo gli occhi.
"Buongiorno Brooklyn." Sentii sussurrare al mio fianco dopo aver udito qualcuno sedersi nella sedia a fianco alla mia.
Aprii gli occhi e sussultai alla vista di Harry a pochi centimetri dal mio volto ed un espressione stupida stampata su di esso.
"Che cavolo?" Mormorai facendo allontare appena il ragazzo, dopo averlo fatto ridere.
"Avresti dovuto vedere la tua faccia." Il riccio continuò a ridere fino ad asciugarsi le lacrime.
"E tu avresti dovuto vedere la tua, era raccapricciante." Ghignai io, facendo terminare il suo spettacolino di risate.
"Non è vero, sono bellissimo, su questo non si discute." Disse con falsa modestia Harry, trattenendosi solo pochi secondi prima di tornare a ridere per qualcosa che solo lui aveva capito.
Cercando di non fissarlo quasi maniacalmente, guardai il grande orologio posizionato al centro del muro davanti a noi.
"Siete seriamente arrivati in anticipo?" Chiesi fingendo di essere stupita e sbaragliata da ciò.
"Dobbiamo ringraziare quel colosso della tua guardia del corpo. Ci ha praticamente tirati fuori casa finché facevamo colazione." Borbottò il ragazzo grattandosi la nuca.
Rimasi un attimo interdetta al sentire quelle parole. 'La mia guardia del corpo.' Sembrava così strano e assolutamente non realizzabile come cosa. Continuavo inconsciamente a chiedermi come diavolo avessi fatto ad arrivare a questo punto, ad avere una guardia del corpo solo per me.
"E non è un bene? Almeno Jake non si arrabbia con voi." Ripresi a parlare qualche secondo dopo.
"Sarebbe stato perfetto, se non fosse che Niall era ancora in mutande."
A quell'affermazione fui io a ridere e stranamente mi sentii a mio agio rispetto a un'ora prima, che condividevo insieme al mio corpo un macigno sul cuore.
"È stato costretto a vestirsi in macchina e non è che sia tutta quella bella vista." Fece una smorfia disgustata al solo ricordo.
"Io avrei qualcosa da ridire." Dissi guardandolo negli occhi e sorridendo.
Nonostante fosse stanco e che probabilmente l'idea di affrontare ore e ore in aereo, preparandosi mentalmente per ricominciare a fare concerti quasi ogni sera, i suoi occhi trasmettevano solo serenità.
Erano così facili e allo stesso tempo così difficili da leggere, quei colori così particolari che potevano darti tranquillità ma che potevano nascondere anche dolore. Erano occhi così intensi da aver paura che possano leggerti dentro, senza un minimo sforzo.
"Ragazzi, le valigie." Esordì Jake, invitandoci tutti a consegnare il nostro bagaglio.
Harry si alzò prima di me e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi.
Trascinammo le nostre valigie verso il manager che, dopo averci detto di passare attraverso il metal detector, domandò a due bodyguard a far passare le nostre valige per i raggi x e poi di portarle nella stiva del jet.
"Sapete, sto iniziando ad odiare gli aerei" sussurrai quando i cinque ragazzi furono accanto a me.
"Dovrai farti passare questo odio, perché inizieremo a vivere su quelli nel giro di poco tempo." Sussurrò a sua volta Liam.
Avanzammo e passammo tutti i controlli, avviandoci successivamente verso il jet nella pista e salendo le scalette depositate a terra.
"Ma vi rendete conto che adesso abbiamo più di dieci ore di volo?" Sbottò Louis lasciandosi cadere sul sedile.
"Vorrei ricordarti che arriveremo ad Amsterdam alle quattro del mattino." Precisò Zayn sedendosi al suo fianco.
"Non ce la posso fare." Sbuffò il più grande portando le mani sul viso.
"Almeno questa volta abbiamo qualcosa da fare." Gli fece notare Harry sedendosi sul divanetto e iniziando a guardarmi, così facendo ricadere gli occhi di tutti su di me.
"Seriamente ragazzi, mi inquietate quando mi guardate così." Dissi ridacchiando.
"Non sei la prima a dircelo."Rise Liam.
"Comunque, perché diavolo mi fissate così?" Chiesi lasciandomi cadere sul sedile vicino.
"Perché grazie a te faremo passare velocemente le prossime dieci ore." Ghignò Zayn scambiando uno sguardo complice con i suoi con i suoi compagni.
"Credete davvero di riuscire a spaventarmi?" Domandai facendo sprofondare la testa nel cuscinetto.
"No, vogliamo solo farti morire di ansia."
Ebbi la tentazione di ridere quando Louis sussurrò quelle parole. Probabilmente loro non se ne rendevano conto, ma io ero già entrata in panico. L'idea che il giorno in cui sarei dovuta salire sul palco si stesse avvicinando sempre di più, non mi rendeva semplicemente ansiosa, ma anche terrorizzata.
"Ho come l'impressione che non manchi molto."
Sussultai quando sentii la sua voce roca scandire quelle parole come se avesse letto nella mia mente. Mi chiedevo come fosse possibile che quegli occhi verdi potessero penetrarti tanto nell'anima. Era come se potessero carpire i segreti che celavi dentro e che tentavi in tutti i modi di nascondere.
"Non ha tutti i torti." Sussurrai più a me stessa che agli altri.
"Che carini, i piccioncini si leggono nella mente." disse Louis con voce infantile.
Spalancai gli occhi nel momento stesso in cui sentii scivolare quelle parole dalla bocca di Louis e lo fissai quasi sconvolta.
"Cosa hai detto?" Chiese Harry, cercando probabilmente di non far trapelare a sua volta le emozioni.
"Stavo scherzando, non serve che fate quelle facce." Riprese immediatamente il moro, ricominciando a parlare normalmente.
Arrossii imbarazzata e girai la testa verso l'oblò alla mia destra, puntando il mio sguardo sulla pista dove era ancora fermo il nostro jet.
"Guardatela, è in imbarazzo." Mi prese in giro Niall, facendo ridere il moro al suo fianco.
"Possiamo cambiare argomento?" Chiesi imbarazzata e allo stesso tempo divertita dalle loro reazioni.
"No, è troppo divertente prenderti in giro." Ghignò il biondo.
Non feci in tempo a replicare che sentimmo Jake urlare a gran voce il mio nome.
"Brooklyn, puoi venire qua?"
Non appena lo sentii parlare, mi alzai immediatamente. Quando arrivai davanti alla porta, ridacchiai sentendo Liam urlare "buona fortuna".
"Eccomi." Dissi entrando nella stanza e chiudendo la porta alla mie spalle.
"Principessa, stai meglio adesso?" Chiese gentilmente.
"Si, grazie mille per prima." Sussurrai imbarazzata.
"Non c'é di che, sono contento di esserti stato utile in qualche modo." Sorrise Jake prendendo il cellulare da sopra il tavolo. "Comunque, ti ho chiamata per darti alcune informazioni che mi è stato richiesto di dirti."
Annuii appena e lo guardai scorrere il dito sullo schermo in vetro del telefono.
"Allora, hanno confermato la tua presenza al servizio fotografico della prossima settimana a Berlino, quindi sarai portata con i ragazzi nello studio fotografico. Mi hanno anche confermato che il magazine Elle vuole metterti in copertina per il prossimo numero e che quindi dovrai fare un altro servizio fotografico, alla quale sarà allegata l'intervista che ti verrà fatta nelle prossime settimane."
Quando terminò di parlare, fui più che sicura di avere uno sguardo stralunato. Ero completamente sconvolta dal fatto che, nonostante fossi apparsa in pubblico con i ragazzi solo un paio di volte e che non mi fossi mai esibita pubblicamente, fossi stata richiesta per tanti incarichi, soprattuto per una copertina di Elle.
"Non guardarmi così, ti abituerai ad avere tanti impegni del genere." Rise Jake.
"Non ne sono proprio sicura." Mormorai passando una mano tra i capelli.
"Certo che lo farai!" Esclamò il manager, riprendendo subito dopo a parlare. "Adesso vai a sederti con gli altri e cerca di non farti prendere dal panico quando ti spiegheranno come funziona." Ridacchiò alzandosi e aprendo la porta scorrevole per farmi uscire.
Ancora scossa mi alzai ed uscii dalla cabina, tornando dai ragazzi giusto in tempo per sentire il comandante informarci che a breve sarebbe decollato il jet, invitandoci a prendere posto e allacciare le cinture di sicurezza.
"Sembra che tu abbia appena visto un fantasma." Affermò Zayn mettendo le mani sul tavolo davanti a lui.
"Cosa ti ha detto Jake da sconvolgerti tanto?" Chiese Harry sedendosi al mio fianco.
"Niente di che, solo che il magazine Elle vuole mettermi in copertina il prossimo mese e che parteciperò al vostro servizio fotografico. Insomma, cose da tutti i giorni." Dissi sarcasticamente allacciandomi a mia volta la cintura.
"Davvero?" Chiese il riccio con voce roca. "Sono felice per te"
Quando puntai il mio sguardo verso Harry, lo ritrovai a sorridermi con le fossette in vista. Era una visione davvero paradisiaca, tanto che mi sembrava ancora impossibile che tutto ciò stesse accadendo a me.
L'aereo impiegò qualche minuto ad accendere i motori e immettersi nella pista di lancio, prendendo velocità e iniziando a planare.
Nonostante fossi felice in quel momento, non potei fare a meno di ripensare alle persone che stavo lasciando a Manhattan.
Continuai a guardare il vuoto sotto di noi, fintanto che l'aereo non ebbe preso quota e non si fosse stabilizzato.
A quel punto tolsi la cintura e andai a sedermi sul divanetto vicino ai quattro sedili degli altri ragazzi, venendo subito raggiunta da Harry, che si sedette al mio fianco.
"Avanti." Esordii dopo qualche secondo di silenzio."spiegatemi come funziona."
"Vuoi proprio partire subito a parlare di questo? Abbiamo dieci ore di volo." Domandò Liam togliendo la cintura di sicurezza.
"Prima ne parliamo prima ci togliamo questo peso." Dissi sinceramente sistemandomi meglio nel divanetto.
"Effettivamente ha ragione." Constató Louis.
"Le donne hanno sempre ragione, dovresti saperlo Louis." Parlai guardandolo con sguardo divertito e ricevendo in cambio un dito medio rivolto verso di me.
"Iniziamo allora?" Chiese Niall aspettando una conferma dai suoi compagni.
Quando anche gli altri quattro annuirono in segno di consenso, iniziarono a parlare.
Partirono spiegandomi le sistemazioni nel tour bus e affidandomi la cuccetta sopra a quella di Niall, spiegandomi della sua insana fobia che il letto superiore sarebbe potuto cadere in testa a lui se uno dei ragazzi si fosse seduto su di esso. Mi trattenni dal ridere quando Niall mi disse che preferiva avere una persona leggera come me sul letto superiore che uno dei ragazzi che, a parere suo, pesavano quanto un elefante.
Passarono poi a parlare dei sound check, spiegandomi che, però, io non avrei partecipato ad essi con un microfono fino a quando non avrò fatto la mia prima esibizione, così evitando di svelare la mia voce alle fan fuori dallo stadio.
Mi spiegarono anche qualche dettaglio sui concerti, ricordandomi che per i primi tre sarei stata nei backstage con Lou.
Infine, dopo quasi due ore, mi parlarono delle sessioni in palestra obbligatorie e a quel punto sprofondai nel divano, iniziando a scivolare a terra e distendendomi sul pavimento, facendo ridere i cinque ragazzi per la mia reazione.
Avevo sempre detestato fare sport, nonostante lo avessi praticato per anni da bambina.
Harry mi aiutò ad alzarmi e mi fece sedere di nuovo al suo fianco, mettendo casualmente la sua mano sulle mie spalle, facendomi perdere un battito e trattenere il respiro.
Lui però continuò a parlare tranquillamente con gli altri quattro ragazzi, sbalordendomi per la naturalezza con cui cingeva le mie spalle con un braccio, facendolo sembrare solo un gesto di affetto tra amici, anche se solo noi sapevamo che c'era molto altro dietro a quella facciata.
Continuammo a parlare per quelle che pensai fossero ore, fino a quando l'intero jet fu invaso dal silenzio e dal respiro costante di tutti noi.
Probabilmente ci eravamo addormentati senza nemmeno rendercene conto.
Quando però aprii gli occhi, mi resi conto di essere seduta sul mio sedile. Inizialmente mi sentii confusa, poiché ricordavo di essere stata seduta nel divano prima di addormentarmi poi, quando alzai la testa, mi resi conto di essere stata appoggiata sulla spalla di Harry e che probabilmente il ragazzo mi abbia portato di peso ai nostri posti.
Mi guardai intorno e, dopo aver visto che tutti i ragazzi erano addormentati, appoggiai di nuovo la testa sulla spalla di Harry, rilassandomi e inspirando il suo odore.
Sussultai quando sentii il suo braccio circondarmi, attirandomi a se.
Alzai leggermente il volto, quel tanto da incontrare i suoi occhi verdi assonnati puntati su di me.
"Ciao." Sussurrò con voce roca.
"Ciao" Sussurrai a mia volta, appoggiando una mano sul suo petto.
"Dormito bene?"
Annuii semplicemente e lo guardai negli occhi.
"Che ore sono?" Continuò poco dopo.
"Non ne ho la più pallida idea, ma credo sia notte." Osservai girando la testa quel tanto da riuscire a vedere attraverso la finestrella al mio fianco.
"Vuol dire che fra poco saremo arrivati, spero." Ridacchiò facendo vibrare il suo petto sotto alla mia testa.
"Allora" sussurrai dopo qualche secondo di silenzio "Vuoi ancora portarmi fuori a cena?"
"Certo" Rispose subito passando una mano sul mio braccio e iniziando a fare si è giù su di esso.
"Dove vuoi portarmi?" Indagai beandomi del suo tocco.
"Lo scoprirai domani sera."
"Sai che in questo momento ti sto odiando, vero?"sussurrai dandogli un leggero schiaffo sul petto.
"Farò finta di crederci."
"Almeno posso sapere come devo vestirmi?" Chiesi sollevandomi e sedendomi normalmente.
"Con dei vestiti." Disse sarcasticamente.
"Maddai." Borbottai alzandomi e stiracchiandomi.
"Hai finalmente capito che non ti dirò niente?" Domandò fissandomi da capo a piedi.
"Più o meno."
Mi alzai e andai nel piccolo bagno, lavandomi il viso e cercando di svegliarmi completamente.
Quando qualche minuto dopo tornai al mio posto, fui sorpresa di trovare Jake a svegliare tutti i ragazzi.
"Cosa mi sono persa?" Domandai a Harry quando mi fui seduta al suo fianco.
"Jake ha detto che stiamo per arrivare." Sbadigliò il ragazzo, osservando successivamente i quattro ragazzi.
"Dici che ci saranno delle fan ad aspettarvi anche alle quattro del mattino?" Chiesi sperando in una risposta negativa.
"È probabile, anche se di solito sono poche a fermarsi anche la notte in aeroporto." Sorrise passandosi una mano tra i capelli.
"Siamo arrivati?" Sentii domandare da Liam con voce impastata dal sonno.
"Dieci minuti e siamo in aeroporto." Gli rispose Jake, avvicinandosi a noi.
"Brooklyn, dopo domani, prima del concerto, hai un appuntamento con Lou per farti i capelli." Continuò appoggiando una mano sulla mia spalla.
"Okay" dissi leggermente confusa.
"Non chiedermi perché te lo sto dicendo io, perché non lo so. Io eseguo solo gli ordini." Sbuffò rispondendosi da solo e facendomi ridere.
Qualche secondo dopo, la voce metallica degli altoparlanti si diffuse ancora una volta in tutto l'abitacolo, informandoci che nel giro di qualche minuto il jet avrebbe iniziato la discesa.
Come aveva premesso Jake, nel giro di dieci minuti ci trovammo nella pista di atterraggio in procinto di scendere dall'aereo e prendere le nostre valigie e, come un paio di giorni prima, trovai Tom ad aspettarmi con i miei bagagli, pronto a seguirmi e proteggermi fino alla macchina.
Nonostante fossero passate da poco le quattro del mattino, fummo costretti a passare davanti a molti paparazzi e a molte fan.
Dopo quasi un ora, riuscimmo ad arrivare all'hotel ed entrare nella hall senza essere fermati da fan o paparazzi.
Jake cercò di farci avere il prima possibile le chiavi delle nostre stanze, così permettendoci di prendere l'ascensore e finalmente arrivare alle nostre camere.
Fortunatamente erano tutte e cinque allo stesso piano, così evitando a tutti noi di dover prendere ascensori o fare scale su scale per raggiungere le camere degli altri.
Quando guardai l'orologio all'interno della camera, mi sorpresi di scoprire che fossero da poco passate le sei del mattino.
Lasciai la valigia a fianco alla porta e girovagai per qualche minuto nella stanza, fermandomi solo una volta entrata in bagno.
Non appena messo piede nella stanza, fui invasa dal bianco e la mia attenzione fu attirata subito dalla grande vasca posizionata sul fondo della stanza.
Ci misi poco tempo a decidere di farla riempire di acqua e spogliarmi per entrare al suo interno, così perdendomi nella schiuma dello shampoo versato qualche secondo prima.
Rimasi immersa nell'acqua probabilmente per ore, scordandomi di tutto ciò che mi circondava e soprattutto di tutte le ansie che mi stavano assalendo negli ultimi giorni.
Quando uscii dalla vasca, avvolsi un asciugamano attorno al corpo e tornai in camera, probabilmente lasciando impronte bagnate sul pavimento.
Alzai lo sguardo e guardai verso l'orologio, capendo che effettivamente avevo passato più di due ore al suo interno, poiché erano ormai le otto del mattino.
Avevo sempre odiato i fusi orari, soprattutto perchè non riuscivo mai a recuperare il sonno. Difatti avevo passato l'intera notte ad Amsterdam sveglia, quando probabilmente gli altri dormivano di già.
Tornai alla valigia e la trascinai fino al letto, distendendola a terra e sedendomi sul materasso, così da essere davanti al bagaglio aperto.
Ne tirai fuori un cambio e un completo in intimo color carne.
Tornai in bagno, lasciando cadere l'asciugamano e indossando quei due strati dello stesso colore della mia pelle e mi fissai nel grande specchio presente nel bagno.
Passai una mano sulle costole, sfiorando il tatuaggio che nascondeva solo appena la lunga cicatrice che percorreva la parte destra delle mie costole.
Continuavo a pensare quanto ero stata fortunata ad uscire viva da un incidente stradale.
Quando mi resi conto di essermi incantata, spostai la mano dal mio fianco e mi girai per recuperare i pantaloni della tuta e la felpa, per poi indossarli.
Tornai verso il letto e mi distesi sopra le morbide coperte, chiudendo gli occhi e inspirando profondamente. Rimasi in quello stato finché non sentii bussare alla porta, per poi sentire delle risate provenire da dietro di essa.
Svogliatamente mi alzai per andare ad aprire, dove trovai Niall e Louis rossi dalle risate per una battuta che probabilmente solo loro potevano capire.
"Posso aiutarvi in qualche modo?" Chiesi sorridendo.
"Hey Brooklyn" Mi salutò Louis cercando di farsi passare l'attacco di ridarella.
"Volevamo chiederti se ti andava di venire con noi a prendere la colazione per tutti da starbucks e poi mangiarla in una delle nostre camere." Continuò Niall passandosi una mano tra i capelli.
"Certo, mi metto le scarpe e arrivo." Risposi con voce allegra.
Mi girai e mi sedetti velocemente sul letto, tirando fuori dalla valigia, ancora a terra, un paio di scarpe di All star, mettendole subito ai piedi.
Successivamente recuperai la borsa, infilando al suo interno anche la chiave elettronica della stanza.
"Forse dovresti metterti questi." Mi consiglio Louis passandomi un paio di occhiali da sole e quello che probabilmente era il suo cappello.
"Dici che ci saranno paparazzi?" Chiesi prendendo i due oggetti e indossandoli.
"È probabile." Borbottò il moro. "Non vorrai tornare in camera per cambiarti, vero?"
"Perché dovrei cambiarmi? Che senso ha uscire vestita bene per delle persone che nemmeno conosco? E poi, credi seriamente che io abbia voglia di cambiarmi?" Chiesi ridendo.
"Louis, questa donna è da sposare." Affermò Niall dando una gomitata all'amico.
"Comunque" Mi intromisi cercando di cambiare argomento, "Come mai andiamo noi a prendere la colazione?" Chiesi entrando nell'ascensore.
"Perché gli altri non hanno voglia di uscire." Mi rispose Niall premendo il pulsante del piano terra.
"Fantastico."
Quando le porte dell'ascensore si aprirono, mi sistemai la borsa sulle spalle e sorrisi alla vista di Tom pronto ad accompagnarci al negozio.
Dopo essere passati attraverso l'uscita posteriore e aver camminato per qualche minuto, arrivammo allo sturbucks più vicino, dove ordinammo qualche bevanda e qualche ciambella.
Fortunatamente riuscimmo a fare tutto senza essere fermati, anche se ero più che sicura di aver visto qualche flash.
"In che camera ci riuniamo per mangiare?" Chiesi dopo aver salutato con la mano Tom ed essere entrata in ascensore.
"Andiamo a rompere le palle a Harry? Che ne dite?" Chiese Niall aspettando che le porte si aprissero.
"Come volete." Dissi facendo spallucce.
"Brooklyn, tu vai già la, noi andiamo a chiamare gli altri." Mi ordinò Louis passandomi tutti i sacchetti con la nostra colazione.
"Va bene."
Dopo essere stata sicura di aver preso correttamente tutti i sacchetti, mi girai e andai verso la fine del corridoio alla mia destra, ritrovandomi poco dopo alla porta di Harry.
Cercando di non rovesciare tutto, bussai leggermente sotto il numero della stanza del riccio.
"Buongiorno" sorrisi alzando i sacchetti.
"Buongiorno anche a te." Sorrise il ragazzo prendendo qualche busta dalle mie mani.
"Gli altri stanno arrivando."
Una volta chiusa la porta, portai il cibo sul tavolo presente nella stanza di Harry e mi sedetti su una sedia.
"Stasera vestiti elegante, ti vengo a prendere in camera per le sette." Sussurrò sedendosi al mio fianco.
"Davvero?" Chiesi girandomi verso di lui.
Il riccio annuì velocemente, per poi andare ad aprire la porta della sua stanza, alla quale pochi secondi prima qualcuno aveva bussato.
"Ci avete messo un secolo." Scherzò Liam sedendosi a capotavola.
"La prossima volta vai tu da starbucks." Borbottò Louis prendendo una ciambella e portandosela alla bocca.
"La prossima volta ci svegliamo prima che finisca l'intero buffet." Rise Zayn prendendo un caffè.
"Perché voi avete dormito in queste ore? Io non riuscivo nemmeno a chiedere gli occhi per colpa del jet lag" Ammise Harry iniziando mangiare.
"Io ho passato le ultime ore a rilassarmi nella vasca da bagno."
Non appena finii di parlare, alzai lo sguardo e trovai tutti i ragazzi con lo sguardo fisso su di me.
"Che c'è?" Chiesi con la bocca piena.
"Non farci pensare queste cose di prima mattina." Ghignò Niall.
"Pervertiti." Dissi sinceramente sentendo le guance arrossarsi.
Passammo il resto della mattinata nella camera di Harry e, dopo essere andati a mangiare nella sala da pranzo dell'hotel, tornammo nelle nostre camere.
Mi sorpresi di quanto velocemente passò il tempo, tanto che quando vidi che erano le sei di sera, non potei fare a meno che andare in panico.
Velocemente corsi alla valigia, estraendo da essa un tubino nero con le spalline che avevo appositamente messo in valigia per l'appuntamento e un paio di scarpe col tacco dello stesso colore.
Dopo essermi truccata davanti al grande specchio del bagno, presi il vestito e lo indossai, legando poi i capelli in una coda elegante con un fermaglio.
Tornai in camera e mossi i vestiti all'interno del bagaglio, cercando la piccola pochette nera, dove successivamente misi al suo interno il cellulare, dei soldi e la chiave della stanza.
Quando finalmente mi sedetti, guardai l'orologio sulla parete e, dopo aver constatato di essere in anticipo di qualche minuto, mi rilassai leggermente e tirai fuori il cellulare.
Nel momento stesso in cui accesi lo schermo, arrivò un messaggio da parte di Harry, nel quale mi chiedeva di passare un secondo in camera sua perché era in ritardo.
Sorrisi leggermente alzandomi e, dopo aver spento tutte le luci, uscii dalla stanza. Camminai lentamente verso la stanza del ragazzo e quando fui davanti alla sua porta, feci un respiro profondo poi bussai sulla parete in legno.
Non passó molto prima che Harry aprì la porta, mostrandosi a me vestito elegantemente.
"Non eri in ritardo?" Chiesi perplessa.
"Sei bellissima" sussurrò appena "Entra" sorrise aprendo del tutto la porta.
Quando fui al suo interno, portai la mano alla bocca per lo stupore, poiché trovai il soggiorno della sua suite completamente addobbato per una cena romantica, con candele e champagne.
"È fantastico, Harry." Sussurrai quasi senza voce per l'emozione.
"Ho pensato che, visto che non possiamo andare al ristorante senza essere perseguitati dai paparazzi o dal giudizio della modest, potevo portare il ristorante qui." Disse con voce roca portando la mano sul mio fianco e accompagnandomi alla sedia, aiutandomi a sedermi.
"È una cosa dolcissima." Dissi quando si fu seduto nella sedia davanti alla mia.
"Spero che il cibo ti piaccia, ho fatto un po' a gusto mio." Ammise il ragazzo un po' in imbarazzo.
"Sono sicura che mi piacerà."
Ciò che Harry portò poco dopo a tavola, mi piacque veramente. Rimasi sorpresa da quanto i nostri gusti si somigliassero.
"Sai, abbiamo dei gusti molto simili in fatto di cibo." Parlai portando un pezzo di carne alla bocca.
"Sono felice che tu mi dica questo, è da stamattina che sono in ansia per questa cosa."Rise il ragazzo continuando a mangiare.
"Non dovevi agitarti tanto. Se fossimo andati a mangiare da Mc Donald's sarebbe andato bene lo stesso, l'importante era essere insieme." Dissi sinceramente.
"Non penso sarebbe stato lo stesso. E' la prima volta negli ultimi anni che invito volontariamente una ragazza ad un appuntamento e volevo che tutto fosse perfetto."Mormorò il ragazzo con una punta di risentimento.
"Posso giurarti che è una delle cose più belle e perfette che mi siano successe in vita mia." Sussurrai posando una mano sulla sua, tesa sul tavolo.
"Grazie."
Una volta finito di mangiare, Harry, dopo avermi aiutato ad alzarmi dalla sedia, mi invitò nel terrazzo presente nella stanza, dal quale si accedeva attraverso una porta finestra in vetro, e portò con sé una bottiglia di champagne e due calici.
"Vuoi assaggiare un po' di stelle?" Chiese una volta usciti, consegnandomi il bicchiere di cristallo.
"Stai seriamente citando colpa delle stelle?" Chiesi ridacchiando.
"Che c'è? Siamo ad Amsterdam e siamo ad un appuntamento. L'unica differenza è che nessuno dei due ha una malattia mortale, giusto?" Chiese con un sorriso sulle labbra.
"Non ho nessuna malattia mortale." Sorrisi portando il bicchiere alle labbra, beandomi del gusto dello champagne.
"Per fortuna."
"Se qualcuno due mesi fa mi avesse detto che avrei vinto un concorso fatto dalla mia band preferita, che avrei scritto e cantato una canzone con loro e soprattutto che sarei andata ad un appuntamento con Harry Styles, credo che le avrei riso in faccia e poi mi sarei rintanata in camera a piangere."Ammisi ridendo.
"Penso di potermi immaginare la scena" Rise a sua volta facendo spuntare le fossette agli angoli della bocca."
"Guarda che sono una persona sensibile." Scherzai dandogli una leggera spinta.
Rimanemmo in silenzio per qualche secondo a guardare le stelle, finchè lui non ricominciò a parlare.
"Se penso agli ultimi anni, non ricordo un appuntamento non organizzato dalla modest per creare rumors o pubblicizzare qualcuno."
Quelle parole uscite con voce roca dalla sua bocca mi colpirono e mi lasciarono senza fiato.
"Non voglio che la modest scopra questa cosa, altrimenti non ci lasceranno mai in pace e ci obbligheranno ad uscire solo per far parlare di noi. Se lo scoprissero, ti farebbero firmare un contratto per diventare la mia falsa ragazza, ma non voglio che tu sia solo qualcuno che sta con me a causa di una firma."
Rimasi in silenzio a fissare il suo volto rivolto verso le stelle e assorbendo tutto ciò che mi aveva appena detto.
Dopo qualche secondo si girò verso di me e mi tolse di mano il bicchiere, appoggiandolo su un tavolino presente nel terrazzo.
"Posso fare una cosa?" Domandò avvicinandosi a me.
Annuii impercettibilmente e sentii la sua mano posarsi sul mio viso.
Ci fissammo per qualche secondo prima di far unire le nostre labbra e i nostri petti.
Sentii la sua lingua intrufolarsi nella mia bocca e giocare con la mia e provocandomi una sensazione quasi paradisiaca. Era tutto così perfetto. Continuammo a baciarci per secondi o forse minuti, impromendoci nella mente quegli istanti meravigliosi e beandoci delle sensazioni che provavano.
"Mi piaci davvero tanto, Brooklyn" Sussurrò appena appoggiando la fronte sulla mia, dopo aver separato le nostre labbra.
"Anche tu, Harry."
***
Finalmente ho pubblicato il capitolo! Scusatemi per il ritardo, ma sono stata molto impegnata ultimamente.
Sono felice che la storia vi stia piacendo e soprattutto di avere tante visualizzazioni.
Spero di ricevere qualche commento e niente.
Al prossimo capitolo.
-Alis
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