Sorry. [Brooklyn]

Se ci sono errori, li correggo stasera.

mi scuso per aver pubblicato tre volte il capitolo, ma wattpad ha creato problemi, non segnalando la notifica a molti.

Buon capitolo(?)
***

Dovevo ammettere che dichiararmi in quel modo e poi scappare velocemente dalla sua stanza non era stata una bella idea.
Dovevo anche ammettere che avrei potuto fare a meno di passare l'intero pranzo guardando il piatto e non sollevando lo sguardo nemmeno per un secondo.
Naturalmente avrei anche potuto non far finta di essere concentrata sul cellulare finché ero in macchina e di dormire durante tutto il viaggio in aereo.

Ma ormai il danno era fatto e non avevo modo di rimediare.

Durante tutte quelle ore, ero sicura che Harry avesse avuto lo sguardo sempre puntato su di me e anche che avesse provato più volte a parlarmi, ma senza riuscirci.

Quando però sentii qualcuno scuotermi la spalla e chiamarmi, capii di essermi addormentata sul serio.

"Brooklyn"

Ci misi poco ad aprire gli occhi e scoprire che la persona che sdtava sussurrando era Liam.

"Hey" mormorai con voce ancora impastata dal sonno.

"Jake ti vuole in cabina da lui fra poco, quindi datti una rinfrescata e raggiungilo." Sorrise porgendomi una mano per aiutarmi ad alzarmi.

"Gli altri?" Domandai guardandmi intorno. Ottenni da sola la risdposta, quando posai il mio sguardo sui sedili al mio fianco e trovai i quattro ragazzi addormentati. " Fra quanto si atterra?" Sussurrai, passando una mano tra i capelli.

"Fra circa un'ora, credo" mormorò il ragazzo stiracchaindosi.

"Okay"

Camminai verso il bagno del jet e mi chiusi al suo interno, cercando subito dopo di rinfrescarmi e soprattutto di tornare abbastanza cosciente da avere una conversazione con Jake.

Ci vollero quasi cinque minuti prima che mi decidessi ad uscire ed andare direttamente dal manager.
Cercai di fare il minor rumore possibile quando passai vicino ai vari sedili.

Appoggiai la mano sulla porta scorrevole vicino alla cabina del comandante e ne aprii uno spiraglio.

"Brooklyn, entra pure."

Jake sorrise indicandomi di chiudere la porta e sedermi nel sedile davanti a lui.

"Ho mandato Liam a chiamarti per parlare di alcune cose."

Cercai di mantenere sul volto un'espressione tranquilla, nascondendo il panico che mi stava assalendo e il cuore che aveva iniziato a battere ad una maggiore velocità.

"Ti farò un paio di domande, quel tanto da capire come gestire la situazione in futuro"

Il manager prese un blocchetto di carta e una penna, appoggiandosi successivamente al tavolino che si trovava tra noi.

"Come é stato ieri sera? Per essere stata la tua prima comparsa in pubblico intendo."

Feci uscire l'aria che stavo inconsciamente trattenendo e sorrisi all'uomo davanti a me.

"È stato un po' sconvolgente. Sono rimasta sorpresa dalla quantità di fotografi davanti al red carpet."

Vidi Jake scrivere qualcosa sul blocco e poi cercare qualcosa all'interno di una custodia nera, che successivamente scoprii essere un tablet.

"Questi sono molti degli scatti che i paparazzi hanno già pubblicato online." Mormorò toccando qualcosa sullo schermo e girando l'oggetto elettronico verso di me. Guardai la prima foto, nella quale ero ritratta con i cinque ragazzi; toccai lo schermo e osservai le successive foto della galleria nelle quali ero ritratta io. "Dobbiamo ammettere che sei molto fotogenica, tutte queste foto sono venute perfettamente."

"Grazie" dissi incerta.

"Quindi, dopo aver parlato con tutti i manager implicati in questo concorso, siamo giunti alla decisione che prossimamente parteciperai al servizio fotografico dei ragazzi per il nuovo album e per alcune copertine di riviste. Naturalmente comparirai solo nelle pagine riguardanti il singolo. Ti va bene?" Mi domandò riprendendo il tablet e mettendolo nella custodia.

"Certo che mi va bene." Quasi urlai, causando un sorriso da parte dell'uomo.

"Ne sono felice" Jake appuntò qualcos'altro sul blocco di carta e riportò l'attenzione su di me "Penso che tu abbia capito che non abbiamo intenzione di farti sparire quando si concluderà il tour" Affermò guardandomi negli occhi e lasciandomi a bocca aperta. "Andiamo, non fare quella faccia. É difficile trovare una voce come la tua in giro. Sul serio non avevi mai pensato a questa occasione?"

"A dire la verità, non ho mai pensato al futuro." Ammisi sentendo le guance arrossarsi.

"Beh, ci abbiamo pensato noi." Sorrise Jake, ricominciando a parlare subito dopo. " Dato che hai attirato l'attenzione di molti giornalisti, dovremo iniziare a pianificare alcune tue apparizione in pubblico, naturalmente non tutte, ma quando sarai in tour con noi, dovrai seguire le nostre direttive, okay?" Annuii velocemente, attendendo altre istruzioni. "Toglimi una curiosità. Cosa avevi oggi a pranzo? Sembrava che avessi visto un fantasma."

Cercai di non arrossire e abbassai lo sguardo.

"Continuavo a pensare al militare di ieri sera. Mi fa paura l'idea che succeda anche a mio padre." Mormorai non menzionando il vero motivo del mio comportamento.

Jake si alzò dalla sedia e mise una mano sulla mia spalla, rassicurandomi.

"Non gli succederà niente, puoi stare tranquilla, principessa."

Aprì la porta e, seguito da me, uscì dalla cabina dirigendosi verso i ragazzi.

"Sveglia dormiglioni" urlò sbattendo la mano sul tavolo del jet e facendomi ridere.

"Ma che cazzo?" Mormorò Louis portandosi la mano al cuore. "Vuoi fottutamente uccidermi?"

"No, volevo solo farvi spaventare." Ghignò guardando gli altri tre ragazzi spaventati. "Dov'è Liam?"

"Sono qui" disse il ragazzo rientrando dal corridoio e sedendosi sulle poltroncine dal lato opposto di Jake, invitandomi a sedermi con lui.

"Bene, sapete tutti che fra due giorni si parte per andare in Europa, quindi domani non ci saranno prove in studio. Dovete essere in aeroporto il giorno seguente per le otto di mattina, perché il jet parte alle nove. Durante il viaggio avrete tutto il tempo di provare la canzone." Disse il manager sedendosi al mio fianco e circondandomi le spalle con un braccio. "Dato che non parteciperà ai primi tre concerti, dovete farle capire come funziona sul palco durante le prove e dopo. Non spaventatela, altrimenti chiamo il vostro personal trainer e gli dico di farvi lavorare il doppio, intesi?"

Tutti i ragazzi annuirono velocemente, impauriti all'idea di dover sgobbare il doppio in palestra e poi ascoltarono la voce metallica che riempí l'abitacolo, che ci invitava a sederci e allacciare la cintura per l'atterraggio dell'aereo.

"Dimenticavo, principessa, parteciperai anche tu agli allenamenti." Disse Jake, scappando subito dopo nella sua cabina e lasciandomi sconvolta.

"Non esiste." Borbottai sedendomi nel mio sedile, allacciandomi la cintura e incrociando le braccia, facendo ridere Liam.

"Ormai ha deciso, fattene una ragione."

L'atterraggio fu abbastanza veloce e nel giro di poco tempo ci trovammo con i piedi a terra diretti verso l'aroporto per prendere i nostri bagagli.

Fui felice quando fu Tom a portare la mia valigia e il vestito dame, poichè avrei avuto la possibilità di salutarlo e ringraziarlo per il giorno precedente.

"Ci vediamo fra qualche giorno, Brooklyn." disse con voce grave l'uomo.

Appoggiai a terra la valigia e lo abbracciai.

"Grazie per ieri. Ci vediamo" dissi sorridendogli, prendendo il vestito e la valigia, raggiungendo successivamente gli altri.

"Principessa, dopo domani ti vengo io a prendere a casa, così Harry non ti fa arrivare in ritardo di nuovo."

Jake alternò l'attenzione tra me e il suo cellulare, assicurandosi che avessi capito ciò che mi aveva detto.

" Va bene."

"Perfetto. Ora, fuori dai piedi." Disse bruscamente il manager congendandoci.

"L'autista ti deve dare un passaggio?" Chiese Niall guardandomi.

"No, dovrebbe esserci mia mamma."

Sorrisi al biondo, cercando di non far trasparire l'imbarazzo che provavo nel stare in mezzo a loro, così vicina a Harry.

"Va bene, allora ci vediamo fra due giorni. Ciao Brooklyn."

"Ciao ragazzi."

Salutai i cinque ragazzi con un gesto di mano e mi girai, avviandomi verso l'uscita principale. Mi fermai quando raggiunsi le porte a vetri e scorsi mia madre accanto ad esse.

Non appena mi avvicinai, sollevò la testa, facendo incontrare i nostri occhi perfettamente uguali.

"Ciao tesoro." Sussurrò mia mamma abbracciandomi. "Andato bene il volo? " Chiese sorridendo.

"È stato molto faticoso." Ammisi guardando verso l'esterno attraverso le vetrate.

"Allora andiamo, così puoi dormire un po'." Mi incitò prendendo la mia valigia.

Recuperai gli occhiali da sole dalla borsa e li indossai velocemente.

Non appena misi piede fuori dall'aeroporto, riuscii a vedere dei flash di qualche macchina fotografica puntati verso di me. Cercai di ignorarli e seguii mia madre fino alla sua macchina, dove entrai velocemente, praticamente lanciandomi dentro.

Ringraziai mentalmente chiunque avesse inventato i finestrini oscurati e aspettai che la macchina partisse prima di togliermi gli occhiali e tirare fuori il cellulare dalla borsa per accenderlo.

"Allora, come è stato?" Chiese la donna al mio fianco fermandosi ad un semaforo.

"Come è stato cosa?" Domandai. Non sapevo esattamente cosa voleva sapere ed ero più che sicura che una mia risposta generale non l'avrebbe soddisfatta.

"Come è stato essere al centro dell'attenzione?" Specificò ripartendo.

"È stato strano." Mormorai incerta.

"E con Harry come è stato?"

Spalancai gli occhi e mi girai verso di lei, scoprendo un gigno sulla sua bocca.

"Con Harry cosa?" Domandai sconvolta alzando il tono della voce di un ottava.

"Deve per forza essere successo qualcosa." Rise mantenendo lo sguardo sulla strada.

"No." Risposi fin troppo velocemente.

"Brooklyn, conosco mia figlia e so per certo che è successo qualcosa, altrimenti non ti saresti agitata così per una domanda così semplice." Parlò fiera di se, imboccando la via di casa.

"Come cavolo fai?" Borbottai.

"Insomma? Che è successo?" Continuò il suo interrogatorio spegnendo la macchina nel parcheggio.

"Ci siamo baciati, va bene?" Sbottai scendendo dalla macchina e sbattendo la portiera.

"Lo sapevo." Urlò mia mamma battendo le mani.

Scossi la testa e tirai fuori le chiavi, entrando velocemente in casa.

"Non arrabbiarti, Brook. Io sono così felice di vedere che la mia bambina si è innamorata." Disse mia madre chiudendosi la porta alle spalle.

"Non sono arrabbiata mamma e soprattuto non sono innamorata. È solo una piccola cotta." Mormorai lanciando la borsa sulla poltrona e distendendomi sul divano.

"Si, hai ragione tu, è solo una cotta." Mi prese in giro prendendo la mia borsa e portandola probabilmente in camera mia.

Presi il cuscino che avevo dietro la testa e lo portai sul mio volto, urlando subito dopo.

"Stai meglio ora?" Mi chiese sarcastica mia madre con sguardo divertito.

"Quanto ti odio." Esordii alzandomi dal divano e andando direttamente in camera.

Una volta dentro, tolsi le scarpe ed andai in bagno, dove aprii il getto della doccia e, dopo essermi spogliata, entrai.

Era incredibile come un semplice evento mi avesse stancato tanto.
Passai più tempo sotto l'acqua a pensare che effettivamente a lavarmi.

Quando, quasi un ora più tardi, mi misi sotto le coperte, mi resi conto di non sapere nemmeno che ore fossero.

Cercai la borsa a tastoni e successivamente cercai il cellulare al suo interno.
Oltre a segnalare l'orario, lo schermo segnava più messaggi e email nella mia posta.
Partii leggendo i messaggi normali, dove ne trovai un paio di Jane e uno di un numero non salvato.

Da: Jane

Evans, domani passo a prenderti e andiamo a fare un po' di shopping.
[Inviato 5.48]

E devi raccontarmi tutto di ieri.
[Inviato 5.50]

Evitai di risponderle, tanto ero sicura che avesse già deciso di venire senza ricevere il mio consenso.

Da: sconosciuto

Mi dai il numero di Jane?
[Inviato 7.11]

Dimenticavo, sono Louis.
[Inviato 7.12]

A quel messaggio, invece, non esitai nemmeno un secondo a rispondere e non appena premetti invio, un sorriso si dipinse sul mio volto.

Quando però ricordai la notifica dell'email nella casella delle email, il sorriso si spense leggermente. Erano poche le persone che mi contattavano per email.

Mi ritrovai a sospirare sollevata quando vidi che l'oggetto dell'email erano le tappe del tour.

Lessi velocemente le date e i posti in cui si sarebbero svolti i concerti, poi spensi il cellulare e mi rintanai sotto le coperte, cercando di addormentarmi.

La calma non durò che poche ore, poiché fui svegliata da un rumore abbastanza forte all'interno della mia stanza.

Quando aprii gli occhi, non potei fare a meno di rimanere perplessa alla vista della mia amica china nel mio armadio.

"Jane, che diavolo stai facendo?" Chiesi strofinandomi gli occhi.

"Sei sveglia, finalmente. Comunque sto cercando le scarpe che hai indossato l'altra sera."

"Sono dentro alla valigia. Ma a cosa ti servono?" Le domandai scendendo dal letto.

"Voglio essere bella anche io ogni tanto, sai?" Borbottò aprendo la valigia e sollevando la scatola come se fosse un trofeo.

"Una domanda, Jane." Mormorai dando un'occhiata all'orologio sulla parete. "Cosa diavolo ci fai in camera mia alle otto di mattina?"

"I negozi aprono fra due ore." Le feci notare aprendo la finestra per far entrare aria.

"Lo so, ma tu devi raccontarmi tutto di ieri."

Sbuffai e spinsi Jane verso la porta.

"Aspettami in cucina, mi preparo e arrivo. Fatti una tazza di latte e, visto che ci sei, fanne una anche a me."

La sentii imprecare contro di me e poi scendere le scale con passo pesante. Mi trattenni dal ridere e presi i vestiti da dentro l'armadio, dirigendomi in bagno e preparandomi.

Una volta che ebbi finito di pettinarmi, uscii dalla stanza e scesi velocemente le scale, fino ad arrivare in cucina.

"Sappi che non ti ho preparato la colazione e che ho finito il latte" Mormorò Jane dopo aver bevuto un sorso di latte.

"Ti voglio bene anche io." Borbottai aprendo il frigorifero e prendendo del succo di frutta. Stavo iniziando ad odiare quella bevanda.

"Allora, cosa è successo alla cena?"

"Ho conosciuto Ed, è una persona davvero dolce."dissi bevendo la bibita aranciata.

"Ed Sheeran? " Urlò la ragazza.

"Zitta, non voglio svegliare mia madre." Sussurrai dandole uno schiaffo sul braccio.

"Brooklyn, é stata tua mamma ad aprirmi la porta e poi è andata via dicendomi di salutarti." Rise la ragazza.

"Dirmelo prima, no?" Sbuffai sedendomi sullo sgabello.

"Comunque, ho visto delle foto di quando sei uscita e avevi un sorriso ebete sulla faccia." Ghignò la bionda. " Che è successo con Harry?"

" Ma perché me lo chiedono tutti?" Sbottai coprendomi gli occhi con le mani.

"Avanti, parla." Disse severa.

"Mi ha baciata." Mormorai in imbarazzo

"E poi?"

"E poi l'ho baciato io. Il giorno dopo sono andata alla sua porta e gli ho detto di provare qualcosa per lui, poi sono praticamente scappata dalla stanza e l'ho ignorato per il resto del giorno." Dissi tutto d'un fiato.

"Amica, tu si che hai fatto un casino."

"Grazie, senza di te non me ne sarei mai accorta." Borbottai scocciata.

"Dai, Brook, non arrabbiarti, sai che scherzo." Disse la ragazza avvicinandosi a me e appoggiando una mano sulla mia spalla. "Forza, andiamo a farci una camminata e poi spendiamo un po' di soldi." Continuò muovendomi la spalla.

Una volta recuperato il cellulare e la borsa, uscimmo di casa e salimmo sulla macchina di Jane, che ingranò e partì per il centro di Manhattan Beach.

Nonostante fosse una grande città, quel giorno non vi era molto traffico.

Dopo nemmeno dieci minuti, Jane stava già parcheggiando vicino ad una delle vie piene di negozi.

"Dobbiamo comprare tante cose oggi." Affermò la bionda guardando il cellulare.

"Per te? " domandai sistemandomi i capelli.

"No, per te. Tesoro, da domani in poi, sarai costantemente perseguitata da paparazzi e giornalisti. Non posso permetterti di fare brutta figura davanti al mondo." Specificò la ragazza prendendo il mio polso e tirandomi verso un negozio a due piani.

I piani furono tanti quante le ore che passammo al suo interno, uscendone con abbastanza borse da rischiare di inciampare.

Tornammo velocemente alla macchina, depositando tutti i sacchetti nel bagagliaio e richiudendola ancora una volta.

Fui nuovamente trascinata in più negozi, fino a quando Jane cerco di farmi entrare in un negozio di Victoria's secret.

"I paparazzi non mi vedranno mai in intimo, non vedo l'utilità di entrare qui dentro." Obbiettai bloccando la ragazza davanti all'entrata.

"Loro non ti vedranno in intimo, ma qualcun'altro si."

"Cosa vuoi dire?" Le domandai offesa.

"Andiamo, dimmi che non ci hai pensato anche tu!" Esclamò la ragazza alzando gli occhi al cielo. "E se proprio non vuoi, mi comprerò io qualcosa." Sbuffò trascinandomi finalmente all'interno dello Store.

"Vai tu allora" dissi sedendomi sulla poltroncina davanti ad un camerino.

"Aspettami qua, vado a cercare qualche completo." Disse appoggiando le borse ai miei piedi.

Fissai la tenda rosa del camerino finché non mi fu messo davanti agli occhi un completo nero e rosso.

"Tutto tuo." Ghignò Jane.

"Cosa?! No, non ci penso nemmeno." Urlai allontanando il capo da me.

"Andiamo Brooklyn, solo questo." Mi supplicó.

Mi alzai e strappai il completo dalle sue mani, dirigendomi subito dentro il camerino completamente rosa.
Chiusi la tenda e mi sedetti sul piccolo sgabellino nell'angolo.
Mi presi qualche momento per guardare ciò che tenevo saldamente nelle mani. Era qualcosa di elegante e allo stesso tempo sensuale. Passai le dita sul pizzo in rilievo e poi sul raso liscio e morbido, che toccava dolcemente la mia pelle.

Sospirai e iniziai a spogliarmi, indossando quei due pezzi di tessuto.
Dovevo ammetterlo, era un completo davvero bello.

Mi cambiai ed uscii, cercando di non guardare Jane finché mi dirigevo alla cassa per pagare i due pezzi.

Quando però uscimmo, la trovai a fissarmi con un sorriso alquanto inquietante.

"Non guardarmi così, mi fai paura." Scherzai, avvicinandomi alla macchina.

"Dici che abbiamo esagerato?" Chiese Jane una volta ritornate a casa.

"Solo un pochino." Risi guardando il mio letto pieno di borse contenenti vestiti.

"Cavolo." Sbuffò la ragazza quando sentì suonare il suo telefono e scoprì che era la madre a chiamarla. "Pronto? Mamma, adesso parto."

"Allora ci salutiamo adesso?" Chiesi con un velo di tristezza.

Senza rispondere, la bionda si avvicinò a me e mi abbracciò.
Con quel semplice gesto mi fece capire tutti i sentimenti che provava in quel momento.

"Mi mancherai." Sussurrai stringendola a me.

La sentii tirare su con il naso e non potei fare a meno di iniziare a vedere tutto appannato e far cadere delle piccole lacrime sulle mie guance.

"Magari verrò a trovarti qualche volta" rise staccandosi e togliendo le lacrime, che avevano impregnato anche il suo volto, con lei mani.

"Sarebbe fantastico." Sorrisi leggermente cercando di smettere di piangere. " Ti voglio bene Jane." Mormorai quando la vidi girarsi verso la porta.

"Ti voglio bene anche io, Brooklyn." Sussurrò quelle poche parole girando appena il volto e poi uscendo dalla mia camera.

Mi lasciai cadere a terra, appoggiando la schiena sulla base del letto. Ero così felice di partire e di fare nuove esperienze che molto probabilmente mi avrebbero cambiato la vita, ma era così doloroso dover lasciare così tante persone per dei mesi.
Mi ero sempre chiesta come si sentì mio padre quando dovette partire per l'Afghanistan e in un certo senso ora lo capivo, solo che lui partì senza sapere se avrebbe mai fatto ritorno.

Continuai a fissare il vuoto finché mia madre non bussò alla mia stanza qualche ora più tardi.

"Tesoro" parlò aprendo la porta. "Hai mangiato qualcosa a pranzo?"Mi chiese gentilmente accarezzandomi la testa. Scossi la testa, alzando successivamente gli occhi verso di lei.
"Anche se sono le due del pomeriggio, ti va di mangiare qualcosa con me in cucina?"

"Certo, mamma." Mormorai con voce leggermente rauca.

Nonostante nessuna delle due fosse un'ottima cuoca, riuscimmo a cucinare qualcosa di commestibile e passammo l'intero pranzo a parlare di tutto tranne che della mia partenza. In un certo senso ne fui felice, almeno avremmo passato l'ultimo giorno insieme senza tristezza.

Mi rendevo conto di star facendo paranoie su paranoie per pochi mesi di lontananza, ma quando papà partì, l'unica persona che mi stette accanto e che mi consolò, fu mia madre, che condivideva con me il dolore.

"Che ne dici se vai a preparare la valigia e poi andiamo a cena fuori?" Chiese la donna qualche ora dopo, spegnendo la TV e alzandosi dal divano.

"Va bene." Sorrisi alzandomi a mia volta e andando in camera dopo averle baciato la guancia.

Dopo una giornata del genere, mi fu strano cercare la grande valigia nell'armadio e stenderla a terra.
Incominciai mettendo prima le cose necessarie e poi iniziai a togliere i vestiti dalle borse, ripiegandoli e mettendoli ordinatamente all'interno della borsa.
Prima di concludere, andai in bagno e recuperai la trousse con i trucchi, le varie cose necessarie all'igiene e qualche crema per il corpo.
Quando iniziai a sistemare anche quest'ultima bel bagaglio, sentii il campanello suonare e le scarpe con il tacco di mia madre far rumore sul parquet.
Non ebbi nemmeno il tempo di pensare che fosse, che risentii il rumore dei tacchi sulle scale vicine alla mia camera.

"C'é Harry." Mi sussurrò eletrizzata.

"Digli di salire." Mormorai continuando a sistemare le cose nella valigia.

Qualche secondo dopo sentii bussare sul battente della porta ed alzai immediatamente il volto.

"Posso entrare?" Chiese con voce rauca ed un sorriso sulle labbra.

"Attento a non inciampare." Lo avvertii indicando il pavimento pieno di buste.

"Hai svaligiato un negozio?" Chiese divertito.

"Più o meno" Arrossii abbassando lo sguardo. "Mi passeresti quei sacchetti?"

Allungò la mano per prendere alcuni sacchetti sul letto e sedersi su di esso.
"Sai, non mi sarei mai aspettato di trovare dei miei poster in camera tua e soprattuto che indossassi questo." Ghignò il ragazzo estraendo l'intimo dal sacchetto che la scritta Pink.

"Harry!" Urlai strappandogli il sacchetto di mano e nascondendolo sotto a dei vestiti.

"Che c'é?" Domandò ridendo.

Sbuffai divertita e mi sedetti al suo fianco, guardandolo negli occhi.

"Ascolta, Harry, mi dispiace per ieri. Mi sono comportata come una bambina." Sussurrai in imbarazzo.

"Non preoccuparti, ne parleremo quando ti sentirai pronta." Sussurrò mettendo a posto una ciocca di capelli dietro al mio orecchio.

"Sul serio, mi dispiace averti evitato."

"Facciamo così, visto che entrambi proviamo qualcosa per l'altro, che ne dici di incominciare dall'inizio?" Sorrise accarezzandomi il palmo della mano.

"Cioè?" Chiesi trattenendo il fiato.

"Venire a cena con me quando saremo ad Amsterdam."

"Mi stai invitando ad un appuntamento?" Chiesi.

"Credo proprio di si, Brooklyn."

***
Wow, abbiamo quasi raggiunto i 21k e sono tipo stra felice.
Spero che il capitolo vi piaccia e niente, grazie ancora.

Colgo l'occasione per farvi gli auguri di buon anno.
Se volete potete seguirmi su Instagram, sono alis9817 (fantasia portami via). Ricambio a tutti❤( NON commentate qua con il nick, se non vi seguo subito, scrivetemi un messaggio privato)

Non so che altro scrivere, quindi...
Al prossimo capitolo.

-Alis

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