If you want. [Brooklyn]
"Stai piangendo, Brooklyn?"
Passai velocemente le mani sulle guance e mi girai verso Lou, seduta al mio fianco.
"No, ma che dici? Mi era entrato qualcosa in un occhio." Dissi tirando su con il naso.
"Certo, ti è entrato un elefante viola." Rise la ragazza scuotendomi un spalla.
"Okay, Okay! Mi sono commossa, contenta?" Ammisi ridendo.
"Molto, solo che non riesco a capire il perchè di questa tua reazione. Insomma, li hai già sentiti cantare."
Voltai la testa verso di lei e sorrisi leggermente. Probabilmente ai suoi occhi ero una frignona, ma in quel momento era l'ultima cosa di cui mi preoccupavo.
Le voci dei ragazzi mescolate a quelle delle fan, creavano una sinfonia tanto perfetta da farmi venire la pelle d'oca.
"Si, li ho già sentiti. Ma non ho mai sentito questo." Dissi facendo un cenno verso la porta da cui si sentivano rimbombare le loro voci. "E sentirlo per la prima volta è qualcosa di talmente emozionante da farmi contorcere lo stomaco. Non so se tutto questo è normale, ma è una delle cose più belle che io abbia mai provato."
"Penso di poter capire ciò che provi e sono più che sicura che anche quelle ragazze la fuori lo capiscano, molto probabilmente meglio di me."
Indicò ancora la porta e non potei fare a meno di seguire il punto indicato, reprimendo ogni mio istinto di alzarmi dal divanetto e correre anch'io sotto il palco a saltare ed urlare di gioia. Portai le mani davanti agli occhi e sbuffai rumorosamente lasciandomi cadere sui cuscini morbidi, inveendo mentalmente contro Jake e le sue stupide regole.
"Se vuoi possiamo aprire la porta, almeno sentiamo un po' di più le loro voci."
Non finì la frase che lei stessa si alzò per fare ciò che aveva detto, tornando subito dopo a sedersi sul divanetto.
"Jake non può rompere anche per questo." Sbuffò passando le mani tra i capelli. "Non riesco a capire perché mia figlia lo adori tanto."
"Neanche a me sta antipatico, anche se ogni tanto è un rompi scatole." Ammisi sorridendo.
Nell'intero stadio rimbombò la voce allegra di Harry e sentii mancare un battito.
"È passata velocemente questa serata, ma con persone incredibili come voi è impossibile annoiarsi."
"Lecchino" mormorai facendo ridere Lou.
Continuai ad ascoltare le smancerie di Harry per circa tre minuti prima di essere interrotta dall'arrivo di Jake.
"Perché la porta è aperta? " Chiese entrando e chiudendo la lastra di metallo alle sue spalle.
"Perché volevamo sentire meglio ciò che dicevano i ragazzi, ma a quanto pare non ti va bene nemmeno questo." Sbuffò Lou alzandosi e recuperando il suo telefono sull'altro divano.
"Già, non mi va bene." Ghignò l'uomo rivolgendole un'occhiataccia. " Comunque sono venuto qui per te Brooklyn."
Lo guardai leggermente perplessa per qualche secondo prima di ricevere finalmente una risposta.
"Tra circa cinque minuti finisce il concerto, quindi devi prendere tutte le tue cose e correre al furgone, altrimenti non riuscite ad uscire dallo stadio prima delle fan e quindi sarete bloccati qua." Disse sedendosi tranquillamente al mio fianco.
"Okay, il tempo di recuperare un po' di cose." Borbottai alzandomi e prendendo la borsa.
"Ora rimangono solo quattro minuti e devi praticamente farti l'intero stadio per uscire, quindi muoviti."
"Ma che diamine? Non potevi chiamarmi prima?" Urlai riempiendo velocemente la borsa e prendendo qualche bottiglietta d'acqua.
"Okay, ho tutto." Mormorai controllando l'interno della borsa.
"Allora corri." Mi urlò ridendo Lou.
Cercando di non ridere a mia volta, mi voltai ed uscii dalla stanza, iniziando a correre leggermente dopo i primi passi.
Arrestai il passo solo quando mi trovai vicino alla porta di servizio più vicino al van.
Sentii le urla aumentare e il volume della musica calare, segnando la fine del concerto.
Forzai leggermente la porta ed uscii nel buio della notte, individuando immediatamente il furgone e il mio bodyguard fermi vicino al cancello.
"Ciao Tom." Ansimai appoggiandomi alla portiera e riprendendo fiato.
"Hai corso?" Chiese ridendo appena.
"No, ho solo perso un polmone per strada."
Appoggiai la mano sulla maniglia della portiera facendola scorrere, lanciando subito dopo la borsa al suo interno e sedendomi al suo fianco.
Vidi le porte spalancarsi e i ragazzi uscire urlando, pieni di adrenalina.
Senza che me ne accorgessi, Tom si era posizionato sul sedile del guidatore ed aveva già acceso il motore del van.
"Muoviti Liam." Urlò Louis al ragazzo ancora indietro.
Niall salì per primo nel van e si sedette al mio fianco, seguito poi da tutti i ragazzi.
"Chiudete quella maledetta portiera, così possiamo partire." Sbuffò Tom.
"Allora" iniziai tirando fuori tre bottigliette d'acqua dalla borsa e distribuendole. " Come è andata?"
"È andata bene." Disse Liam cercando di prendere fiato.
"É andata benissimo." Rise Niall abbracciandomi.
"Che schifo Niall, sei tutto sudato." Urlai iniziando poi a ridere.
"Non fare storie, su. Ci sono persone che farebbero di tutto per abbracciarmi in questo stato."
Non avrei mai detto che io stessa avevo fatto pensieri del genere, immaginando di abbracciare Niall completamente sudato.
"Lo so, ma fai davvero schifo in questo momento" risi dimenandomi.
"Amico, fai seriamente schifo." Urlò schifato Zayn quando il biondo si staccò dal mio corpo e si buttò sopra Zayn per recuperare la bottiglietta dalle mani di Harry.
"Piantatela, anche voi siete sudati quanto me" disse tracannando metà bottiglia d'acqua. "E tu." Riprese puntando un dito verso di me, "Sono più che sicuro che almeno una volta nella vita ti sarai ritrovata sudata quanto me."
"Però probabilmente non era vestita in quella situazione." Ghignò Louis.
"Ma che diamine!" Urlai sentendo le guance arrossarsi violentemente.
"Louis, sei un vero imbecille."
L'affermazione di Liam fu seguita da una sberla sul collo di Louis, che si portò immediatamente le mani sulla parte dolente.
"Potevo risparmiarmelo, ho capito." Sbuffò alzando le mani in segno di resa.
Feci un cenno con la testa, non riuscendo ancora a parlare per l'imbarazzo e appoggiai la testa sul finestrino.
"Brooklyn." Mi chiamò Tom dal sedile del guidatore. "Se uno di quei cinque ti dà fastidio, dimmelo che ci penso io"
"Tranquillo, non è successo niente, Louis ha fatto una battuta di pessimo gusto." Dissi lanciando un'occhiataccia al diretto interessato.
"Io direi davvero orribile." Precisò Harry scadendo ogni singola parola.
Solo dopo aver sentito la sua voce mi girai verso il ragazzo, trovandolo con un espressione quasi indecifrabile.
"Comunque, Niall" intervenii cercando di riprendere l'argomento di poco prima. "Potrai dirmi che sono sudata da far schifo fra un paio di giorni dopo il primo allenamento in palestra."
"Il problema è che alcune di voi femminucce è sexy anche da sudata." Borbottò Zayn.
"Fidati che non sarò un bello spettacolo." Risi passando una mano tra i capelli.
Continuare ad ascoltare i ragazzi scherzare mi fece spuntare un sorriso, che continuò ad aleggiare sulle mie labbra finché il van non si fermò nel parcheggio dell'hotel.
"Buona notte, Tom." Sorrisi scendendo per ultima dal furgone e facendo scorrere la portiera.
Entrammo dalla porta sul retro, ritrovandoci nel giro di poco tempo nella lussuosa hall dell'albergo. Ci vollero poco più di due minuti prima che mi ritrovassi sul piano dove alloggiavo con la porta della mia stanza chiusa alle mie spalle.
Lasciai cadere la borsa a terra e camminai fino alla vetrata del terrazzo che dava sul giardino interno dell'hotel.
Osservai per qualche secondo il buio che nascondeva qualsiasi cosa nel raggio di qualche metro e appoggiai una mano sulla maniglia, aprendo così la porta.
Nonostante fossi stata all'aperto anche qualche minuto prima, quando appoggiai le mani sulla ringhiera ed inspirai, mi sembrò di aver trattenuto il respiro per tutta la sera.
Tutto quello che era successo negli ultimi giorni era stato pazzesco: ero ad Amsterdam con i miei idoli, ero stata ad un appuntamento con uno di loro ed eravamo diventati ... qualcosa che mi faceva star bene, ero entrata per la prima volta in uno stadio ed avevo cantato, senza microfono, in un posto che poche ore dopo era popolato da migliaia di adolescenti che stavano vivendo il loro sogno e, nonostante fossi nel backstage, avevo realizzato anche il mio sogno di essere ad un loro concerto.
Sollevai lo sguardo verso il cielo stellato e successivamente rientrai nella mia stanza, chiudendo la vetrata alle mie spalle.
Tolsi le scarpe, i vestiti e sciolsi i capelli facendoli ricadere sul seno ancora coperto dal pezzo di stoffa nero.
Recuperai il pigiama dall'interno della valigia, dove l'avevo depositato quella stessa mattina, e lo indossai.
Non che fosse esattamente un pigiama, in realtà consisteva in una maglia esageratamente larga e un paio di pantaloncini larghi lunghi fino al ginocchio che avevo 'preso in prestito' da Jane che li aveva rubati a suo fratello.
Presi il cellulare e lo misi a caricare per poi distendermi a letto obbligandomi a chiudere gli occhi.
Fu quasi incredibile il fatto che quando iniziai a pensare ad Harry, mi addormentai con il sorriso sulle labbra.
Sembrava, però, che nessuno avesse intenzione di farmi dormire un intera mattinata senza bussare alla porta della mia stanza.
Schiacciai il volto contro il cuscino, cercando invano di far smettere il fastidioso rumore.
Quando però non cessò, mi costrinsi ad alzarmi e, cercando di non inciampare sui miei stessi piedi, aprire la porta.
Davanti a me si presentò una versione sorridente di Harry con in mano un sacchetto di starbucks.
"Buongiorno Brook, ti ho svegliata?"
Mi chiesi mentalmente come diavolo facesse ad avere una voce così perfetta anche di prima mattina.
"Già. Gli altri?" Chiesi sporgendomi un attimo verso il corridoio per vedere se c'era qualcun'altro.
"Siamo solo noi due." Sorrise mostrando le sue fossette ai lati della bocca.
Spalancai la porta per lasciarlo entrare e tornai verso il letto, distendendomi malamente.
"Bel pigiama, Brooklyn."
Immaginai che, finché diceva quella frase, avesse impresso sul volto un ghigno che probabilmente, se lo avessi visto, mi avrebbe mandato su di giri.
"Grazie." La mia voce risultò ovattata quando parlai con il viso schiacciato sul cuscino.
"Sai, da qui godo di una vista spettacolare."
Girai leggermente il volto per vedere dove si trovasse per poi capire effettivamente di che vista stesse parlando.
Quando lo vidi seduto sulla poltrona in angolo, guardai dove fossero puntati i suoi occhi.
Mi ritrovai a lanciargli un cuscino in faccia quando mi resi conto che stava guardando il mio sedere leggermente sollevato per colpa della posizione strana in cui ero messa.
"Pervertito" Risi sedendomi in maniera composta e sistemandomi la maglia leggermente sollevata.
"Non è colpa mia!" Esclamò ridendo a sua volta, alzandosi e sedendosi al mio fianco.
Sorrisi quando appoggiò una mano sopra alla mia e con l'altra mi sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Trovai davvero dolce quel gesto, nonostante fossi più che sicura che il resto dei capelli fosse in completo disordine.
"Sai, la maggior parte delle ragazze so vergognerebbe di farsi vedere agli occhi di un ragazzo in pigiama, appena sveglia e senza trucco." Sussurrò facendo scendere le mano e accarezzandomi la guancia.
"Io non sono la maggior parte delle ragazze."
Sicuramente in quel momento provavo un po' di imbarazzo, ma non feci più di tanti problemi. Nei mesi successivi avrei dormito nello stesso posto in cui dormivano i ragazzi, per cui sarebbe stato pressoché impossibile ed inutile essere sempre truccata e vestita bene.
"È per questo che mi piaci."
Quelle poche parole mi fecero passare un intera mandria di elefanti volanti nello stomaco e probabilmente mi fecero arrossire violentemente, tanto che temetti di potermi confondere con i capelli.
Mi sporsi leggermente lasciandogli un bacio sulla guancia, alzandomi subito dopo e prendendo i vestiti.
"Tira fuori da mangiare, intanto io mi vesto." Dissi fermandomi sulla porta del bagno.
"Muoviti, altrimenti mangio tutto io."
Mi chiusi all'interno del bagno e molto velocemente mi lavai i denti, mi truccai e mi vestii.
Quando ebbi finito, uscii dal bagno e trovai Harry intento a mangiare una ciambella piena di zucchero a velo.
"Cosa hai preso di buono?" Chiesi sedendomi sulla sedia vicina a quella del ragazzo.
"Due cappuccini e due ciambelle."
"Tu si che mi conosci." Scherzai prendendo una ciambella e dandogli un morso, appoggiandola poi sulla tovaglietta.
Presi il cappuccino e, dopo qualche sorso, osservai il ragazzo al mio fianco.
"Che c'è? Ho qualcosa in faccia?" Chiese quando si rese conto di essere osservato.
"Hai qualcosa qua." Dissi indicando il mio angolo della bocca per fargli capire in che punto era sporco.
"Ancora?"
"No" sorrisi appoggiando la tazza sul tavolo.
"Sicura?" Chiese avvicinandosi lentamente.
"Stai cercando di ricreare una di quelle scene da film? Perché ci stai riuscendo maledettamente bene." Il mio sguardo continuava ad alternarsi tra i suoi occhi e le sue labbra.
"Può essere."
"Quindi dovrei dirti che hai ancora dello zucchero sulla bocca?" Chiesi fermandomi a qualche centimetro dalla sua bellissima bocca.
"E poi?"
"E poi sei sporco qui." Sussurrai facendo combaciare dolcemente le nostre labbra.
"Aspetta" Fissò le mie labbra quando mi staccai. "Sei sporca qua anche tu."
Le nostre bocche si scontrarono di nuovo, mandando brividi in tutto il mio corpo.
Senza rendermene conto, allacciai le braccia dietro al suo collo, tirandolo ancora più vicino a me. Sentii le sue mani depositarsi sulla mia vita, alzandomi dalla sedia e appoggiandomi sue gambe.
Aprii gli occhi solo quando sentii il suo respiro affannoso scontrarsi con i miei zigomi, procurandomi un leggero solletico.
"Devo seriamente portarti la colazione più spesso." Rise abbracciandomi.
Appoggiai il mento sulla sua spalla, rimanendo sempre con le gambe rivolte verso la sedia dove ero seduta qualche secondo prima.
"Per me va bene" ridacchiai stringendolo a me. "Sei venuto qui solo per fare colazione o volevi chiedermi qualcosa?"
"Ero venuto per chiederti se ti andava di aiutarmi a comprare un regalo per mia madre. Effettivamente me ne ero quasi dimenticato."
Lasciai un bacio sulla guancia di Harry e mi alzai prendendo il caffè, per poi camminare fino alla porta.
"Dove vai?" Chiese perplesso finché calzavo le scarpe.
"Non volevi andare a fare compere?" Domandai prendendo gli occhiali da sole da sopra la mensola.
Dalla sua bocca, inizialmente aperta per la confusione, uscì una risata roca, quasi liberatoria.
"Va bene, rossa, andiamo."
Aprì la porta e la tenne aperta per farmi uscire, per poi richiudersela alle spalle.
"Chiediamo a Tom un passaggio?" Domandai sistemandomi gli occhiali sul naso.
"Direi che possiamo fare due passi a piedi." Sorrise recuperando a suo volta gli occhiali dalla tasca della camicia.
"Un passo di distanza basta?" Mi fermai davanti alla porta dell'ascensore e premetti più volte il pulsante di chiamata.
"Un passo per cosa?" Chiese nuovamente spaesato.
"Per non destare sospetti o cose del genere. Sai, per i paparazzi." La voce si affievolì parola dopo parola, arrivando a diventare quasi un sussuro.
Le porte si aprirono e lentamente vi entrai. Non feci in tempo a selezionare il piano su cui fermarci che fui attirata sul petto di Harry, stretta tra le sue braccia.
"Detesto tutto questo, ma detesterei ancora di più dover dipendere dai manager." Sussurrò contro i miei capelli.
"Lo so e lo capisco." Mi staccai dal suo petto e lo guardai negli occhi. "Cosa vuoi comprare a tua madre?"
"Non lo so, qualcosa che possa indossare che però non sia imbarazzante."
"Cosa diavolo le hai regalato?" Chiesi ridendo.
"L'ultima volta le ho portato a casa uno di quei grembiuli con stampati un corpo nudo."
Nonostante le porte si fossero appena aperte, non potei risparmiarmi di iniziare a ridere fino alle lacrime, guadagnandomi qualche occhiata strana da parte delle persone presenti nella hall.
"Brook, sei perfida." Borbottò fingendosi alterato dalle mie risate.
"Scusa." Tossii leggermente. "Andiamo."
"Guarda che sento che stai ancora ridacchiando." Sbuffò prendendomi per un braccio e tirandomi verso la porta sul retro.
"Perché lei hai regalato una cosa del genere?" Domandai cercando di rimanere seria.
"Perché mi era sembrata una cosa divertente, ma a quanto pare non la vedeva come me, dato che me lo ha tirato in faccia appena lo ha visto."
"Penso che avrei reagito come lei"
Spinsi la maniglia della porta e mi ritrovai immediatamente a contatto con il calore del sole.
"C'è un uscita per i pedoni da quella parte. Sono quasi sicuro che sia libero, anche se non si sa mai."
"Al massimo ci facciamo una bella corsetta." Alzai le spalle e seguii Harry nel parcheggio fino ad arrivare al piccolo cancello socchiuso.
Si fermò davanti ad esso e mi fece segno di rimanere ferma finché lui si sporgeva per vedere se c'era qualcuno nelle vicinanze.
"Via libera." Sussurrò aprendo il cancello.
Uscimmo dal parcheggio ed iniziammo a camminare velocemente verso il centro di Amsterdam.
Dopo quasi dieci minuti, passati completamente in silenzio, arrivando in una delle vie piene di negozi della città.
"Possiamo partire da un negozio di vestiti?" Domandai ripensando ai regali che avevo sempre fatto a mia madre.
"Va bene, anche se non conosco molto i suoi gusti." Borbottò il ragazzo passandosi una mano sul retro del collo.
"Beh, al massimo mi compro qualcosa io."
"Non ero io quello che doveva spendere soldi?" Domandò Harry ridacchiando.
"Dettagli"
Entrai nel primo negozio e iniziai subito a cercare qualcosa di adatto ad Anne. Saltai la maggior parte degli abiti prima di trovare qualcosa di lontanamente decente per una donna di quell'età.
Più che un negozio per tutte le età, data la lunghezza delle gonne negli appendiabiti, sembrava un rifornimento per squillo.
"Questo soprabito?"
Sollevai il capo verso Harry, scoprendo però che il retro del capo era completamente aperto, abbellito solo da del pizzo bianco quasi trasparente.
"Okay, usciamo da questo maledetto negozio." Borbottai rimettendo apposto l'abito e uscendo dall'edificio.
"Perché siamo usciti?"
"Ci sono dei vestiti un po' troppo audaci." Dissi sinceramente riprendendo a camminare.
Feci una decina di passi prima di cogliere un luccichio da una vetrina.
Presi la mano di Harry e lo trascinai davanti alla gioielleria, mostrandogli ciò che aveva attirato la mia attenzione.
"So che costa abbastanza, ma penso che a tua madre potrebbe davvero piacere quel bracciale o quella collana." Mormorai indicando l'accessorio con più brillanti incastonati.
"Quel bracciale mi piace."
Entrammo nel locale e aspettammo che una commessa ci raggiungesse per aiutarci.
"Posso aiutarvi?"
"Vorrei comprare il braccialetto che c'é in vetrina, quello con i tre diamanti incastonati."
Incosciamente mi chiesi se la donna si fosse resa conto di star parlando con una delle persone più famose del mondo o se semplicemente l'avesse scambiato per un qualsiasi turista super ricco.
"Questo, giusto?" Domandò la ragazza appoggiando il bracciale sull'espositore in vetro. Quando ricevette un segno di assenso da parte di Harry, la donna prese una scatolina rettangolare dal sotto banco ed iniziò a fare una confezione. "Devo vedere un suo documento e farle firmare un paio di fogli prima di pagare."
"Certo."
Harry estrasse la patente e la diede alla commessa. Mi resi conto solo qualche secondo dopo di voler davvero vedere la reazione della donna alla vista del suo nome.
"Allora, deve firmare in fondo a questo foglio e a questo, signor Styles."
Gli occhi della commessa saettarono dal documento ad Harry un paio di volte prima di allargarsi per lo stupore.
Un sorriso complice si stampò sulle mie labbra quando il suo sguardo fu puntato verso di me.
"Posso chiederle la carta di credito?" Chiese quasi con voce strozzata.
"Penso sia una tua fan." Sussurrai quando fummo da soli.
"Me ne sono accorto." Sussurrò a sua volta sorridendo leggermente.
"Ecco a lei la carta." Sussurrò mantenendo lo sguardo su Harry, osservandolo in modo quasi maniacale.
"Posso aiutarti in qualche modo?" Chiese il riccio mettendo via il portafoglio.
"Se non le è di disturbo, potrebbe farmi un autografo?"
"Certo, nessun disturbo. E dammi del tu." Sorrise prendendo la penna e firmando il foglio appena appoggiato sulla vetrinetta dalla donna.
"Falle anche una dedica, Harold." Dissi dando una gomitata al ragazzo quando smise di scrivere.
"Certo." Disse a denti stretti dopo aver sentito il nome con cui lo avevo chiamato.
Quando fummo fuori dalla gioielleria, tornammo velocemente verso l'albergo.
"Seriamente, non chiamarmi più Harold." Disse Harry con tono esasperato.
"É la sesta volta che me lo dici da quando siamo usciti dalla gioielleria." Sbuffai entrando dal cancello del parcheggio.
"Perché è la sesta volta che mi chiami così da quando siamo usciti da quel maledetto negozio."
"Sicuro? Pensavo di averti chiamato così sette volte."
"No, solo sei."
"Beh, Harold, direi che possiamo salire adesso." Urlai scappando verso l'interno dell'hotel.
"Che bastarda." Sentii rispondere finché correvo verso l'ascensore.
"Apriti, apriti, apriri" borbottai premendo più volte il pulsante di chiamata.
Non appena le porte si aprirono, mi fiondai all'interno dell'abitacolo, ma fui subito raggiunta da Harry che mi bloccò nell'angolo dopo aver selezionato il piano in cui scendere.
"Piantala."
La voce roca e minacciosa mi fece mancare il respiro per qualche secondo, che fu compensato da quello esalato dalle sue labbra, lontane solo pochi centimetri dalle mie.
Deglutii rumorosamente prima di posare le mani sul petto di Harry e spingerlo indietro.
"Okay, la smetto." Dissi quasi affannosamente.
Non mi ero resa conto di aver iniziato a respirare così velocomente, anche se, dal ghigno presente sulle labbra di Harry, immaginai che lui lo avesse percepito.
"Seriamente ti faccio questo effetto?"
"No " Mentii uscendo dall'ascensore fin troppo piccolo ed iniziando a camminare nel corridoio verso la mia stanza.
"Brooklyn Evans, fai davvero schifo a mentire."
"Non chiamarmi per cognome." Sbuffai girando l'angolo e fermandomi davanti alla porta.
"È un post-it quello?" Domandò Harry strappando dalla porta il piccolo foglietto giallo.
"Appena leggi questo biglietto, vieni in camera mia, dobbiamo parlare. Jake."
"Non so perché, ma ho l'impressione che tu sia nella merda." Disse corruciato il ragazzo dopo aver letto il messaggio.
"Fantastico." Sbuffai levando gli occhiali da sopra la testa e mettendoli in mano ad Harry. "Tieni, vengo a riprenderli dopo."
Sbuffai prima di dare un bacio sulla guancia ad Harry e incamminarmi verso le scale per salire al piano superiore. Salii gli scalini a due a due, fermandomi solo quando raggiunsi la il numero della stanza del manager e bussai un paio di volte.
"Brooklyn, entra pure." Affermò Jake dopo avermi aperto la porta.
"Perché sono qui?" Domandai cautamente una volta seduta sul divanetto.
"Per questa." Disse leggermente alterato posando una foto sul tavolino davanti a me e sedendosi al mio fianco.
Presi in mano il foglio di carta e lo osservai qualche secondo prima di rendermi conto che si trattava di una foto mia e di Harry, mano nella mano, meno di un ora prima.
"Puoi spiegarmi questa cosa? Mi avevi assicurato che, se fosse successo qualcosa tra te e Harry, me lo avresti detto."
"Non è successo niente, Jake. Prima siamo usciti per comprare un regalo ad Anne e l'ho preso per mano solo per trascinarlo verso una ventrina che mi aveva attirato. Posso giurarti che non c'erano altri fini."
"Sei sicura? Perché, da quel che vedo, non mi sembra la prima volta che fate una cosa del genere."
"Se un cavolo di paparazzo non avesse fatto questa foto, tu non mi avresti nemmeno fatto queste domande. Non capisco perché tu creda ad una fotografia e non a me." Dissi alterata cercando di mantenere un tono di voce basso.
"Non è che non ti credo, Brooklyn, ma le foto creano rumors che noi non riusciamo a controllare." Disse con tono più calmo appoggiando la mano sulla mia spalla.
"Allora vuol dire che non uscirò più solo con i ragazzi." Sbuffai alzandomi e facendo cadere la mano di Jake sul divano. "Eviterò anche di fare gesti del genere, così da non dare idee sbagliate."
"Non ti sto dicendo di non uscire con loro, solo di stare attenta."
"Posso stare attenta finché voglio, ma i rumors nasceranno lo stesso, qualsiasi cosa io faccia."
Aprii la porta senza guardare il manager e me la richiusi alle spalle lasciandomi scappare un sospiro.
Era una delle prime volte che mentivo su un argomento così importante senza sentirmi in colpa.
Tornai pian piano nella mia stanza e mi lasciai cadere pensantemente sul letto ancora sfatto, scalciando successivamente le scarpe sul pavimento e facendo sprofondare la testa nel tessuto candido delle coperte spiegazzate.
Chiusi gli occhi e rimasi immobile per qualche minuto prima di essere disturbata da un rumore ripetitivo.
Alzai il busto e spostai lo sguardo nella stanza per vedere da dove potesse provenire quei trilli, finché i miei occhi si fermarono sul computer portatile appoggiato sulla scrivania dal pomeriggio precedente.
Scesi velocemente dal letto e mi sedetti sulla sedia della scrivania. Lo schermo del computer, in quel momento completamente azzurro, segnalava l'arrivo di una chiamata Skype da parte di Jane. Non esitai ad accettare la chiamata e, quando vidi il volto della ragazza attraverso lo schermo, sentii una sensazione di felicità partire dallo stomaco.
"Sei viva allora!" Esclamò Jane quando mi vide.
"Quante volte mi hai chiamata?" Chiesi ridendo.
"Circa ventisei, credo. Devo dirti una cosa importantissima e non potevo farlo senza vederti." Strizzò gli occhi prima di fare uno strillo di toni altissimi. "Sei bellissima, Brooklyn. Oddio i tuoi capelli sono meravigliosi!"
"Grazie, credo." Passai istintivamente una mano tra le ciocche scarlatte e le portai dietro un orecchio.
"Comunque devo dirti una cosa importantissima."
Prima che potessi rispondere, sentii bussare alla porta. Feci segno a Jane di aspettare qualche secondo e mi alzai per andare ad aprire.
"Hey, entra pure. Penso che Jane voglia salutare anche te." Sorrisi lasciando passare Harry.
"Ero venuto qui per riportati gli occhiali da sole e per chiederti come era andata con Jake. Comunque, ciao Jane."
Harry fece un segno di saluto verso la ragazza che, dopo averlo seguito quasi maniacalmente con lo sguardo, emise un altro strillo che fece spaventare entrambi.
"Ma che cavolo, Jane!" Urlai portando la mano al cuore appoggiandomi alla sedia.
"Scusate, è solo che non posso ancora crederci!" Esclamò la bionda sorridendo. " Comunque, ieri Jake mi ha contattata per chiedermi se mi andava di venirvi a trovare e di passare qualche settimana in tour con voi."
"Davvero? È una cosa fantastica!" Un sorriso si impresse sulle mie labbra quando pensai a tutte le cose che avremmo fatto in quelle settimane.
"Però non capisco come abbia fatto ad avere il mio numero." Borbottò la ragazza.
"Colpa mia, ho dato il tuo numero a Louis, che probabilmente lo ha dato Jake." Dissi tranquillamente.
"Oh porca merda! Louis ha il mio numero? Oddio credo che mi sentirò male da un momento all'altro." Quasi risi quando vidi la faccia completamente rossa di Jane.
"Ecco di chi era il numero che Louis continua a fissare da due giorni." Esclamò Harry facendo avvampare ulteriormente la ragazza.
"Okay, devo farmi una doccia fredda. Ciao piccioncini."
Non feci in tempo a ribattere che Jane chiuse la chiamata lasciandomi a bocca aperta.
"Ma cosa.."
"Dici che dovrei dire a Louis di scriverle?" Mi interruppe il riccio prendendomi la mano e attirandomi sulle sue gambe.
"Direi proprio di si, soprattutto dopo questa scenata." Ridacchiai passando la mano sulle gote di Harry.
"Probabilmente hai ragione." Sorrise fissandomi negli occhi. "Quanto vorrei essere libero e dire al mondo che sei la mia ragazza." Sussurrò passando l'indice sotto il mio mento.
Quella semplicemente affermazione mi fece sussultare e contemporaneamente fece svegliare nel mio stomaco quelle che pensai fossero falene a grandezza umana.
"Sono la tua ragazza?" Chiesi quasi sussurrando e guardandolo quasi speranzosa negli occhi.
"Solo se lo vuoi."
Non seppi come rispondere, così feci l'unica cosa che mi venne naturale fare, facendo toccare dolcemente le nostre labbra.
***
Mi dispiace davvero tanto per il ritardo, ma sto passando un periodo difficile e personalmente scrivere è l'ultima cosa che mi passa per la mente.
Spero che il capitolo sia decente e che sia di vostro gradimento.
Vorrei solo ringraziarvi per i voti e i commenti che lasciate ogni volta.
Spero di riuscire ad aggiornare entro due settimane, come solitamente faccio.
Scusate ancora per il ritardo.
Al prossimo capitolo.
-Alis
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