End. [Brooklyn]

"Prima di lasciare qualche minuto di pausa a questi cinque ragazzi, Louis deve onorare una scommessa persa qualche mese fa." Risi al microfono, facendo l'occhiolino al ragazzo moro.

"Preferisco non ricordare da dove è nata questa scommessa, ma posso giurarvi che il pegno che sta per pagare, sarà davvero ricordato nella storia." Ghignò Liam, guardando il ragazzo uscire dal palco.

"Chiudi quella bocca." Nonostante fosse dietro a palco, aveva ancora il microfono a portata di mano.

"Abbiamo aspettato l'ultimo concerto in Europa per farlo, così da goderci a pieno questa scena." Niall mi fece l'occhiolino e io mi trattenni dal ridere ancora.

"Oh, merda. Come si usano questi cosi." Louis imprecò, facendo sbattere anche il microfono sulla ringhiera della piccola scala in metallo.

"A quanto pare, Brooklyn avevi ragione." Disse con voce roca Harry, indicando il ragazzo che stava rientrando sulla piattaforma.

Io e Lou, nell'ultimo mese, ci eravamo messe alla ricerca di una scarpa col tacco tanto appariscente da poter sputtanare Louis per anni, e quando le avevamo trovate, non avevamo esitato a farne fare un paio su l'uscita per il ragazzo.

Quindi, quando vidi il ragazzo barcollare, riuscì solo a guardare quegli "splendidi" sandali rossi con i brillanti oro e argento incastonati nelle fascette e soprattutto l'enorme fiore che era attaccato sulla caviglia.

"Meraviglioso." Ghignai, avvicinandomi a lui e aiutandolo a stare in piedi.

"Te la farò pagare." Sussurrò lontano dal microfono, facendomi ridere ancora di più.
Fece all'incirca altri dieci passi prima di togliersi le scarpe e buttarle tra un bodyguard e l'altro.

"Direi che la scommessa è stata onorata, più o meno." Mormorò Zayn al microfono.

"Quindi ora potete andare dietro a prendere fiato, ragazzoni." Dissi, iniziando a camminare verso il centro del palco.

"Prima, però," riprese Liam, facendomi bloccare. Rimasi un attimo perplessa quando riprese a parlare, perché nella scaletta del concerto non era presente altro oltre al pegno di Louis. "Abbiamo una piccola sorpresa per Brooklyn, per ringraziarla di questi quattro mesi che ha passato in giro con noi, visitando ogni posto possibile dell'Europa."
Fui sul punto di domandare cosa intendesse, quando Niall riprese a parlare. "Vogliamo ringraziarti anche per averci sopportato durante tutti i giorni e le notti passate in volo o nel tour bus. Abbiamo fatto tante cose stupide, ma tu ci hai sostenuto lo stesso. Anche quando Louis si è ubriacato ed ha iniziato a correre in mutande per la tua stanza." Nonostante avessi le lacrime agli occhi per la commozione, mi ritrovai a ridere al ricordo di qualche settimana prima. "Quindi abbiamo creato questo piccolo video, per dirti quanto siamo felici di averti avuto con noi." Concluse Harry, affiancandomi e facendo segno a tutti di guardare il maxi schermo.

Dapprima vidi un primo piano del mio viso in quel momento - a metà tra lo sconvolto e l'euforico- e poi divenne improvvisamente nero.

"Ciao, mi chiamo Brooklyn Evans, ho diciannove anni e sono di Manhattan Beach, California." La mia voce rimbombò nello stadio, facendomi tremare le gambe. Lo schermo continuava a rimanere nero, ma si continuava a sentire l'audio del video che avevo inviato per il concorso. Sentii il braccio di Harry appoggiarsi sulle mie spalle ed avvicinarmi a lui.
"È stato incredibile, quella ragazza ci ha inviato il suo video e ci ha conquistato." La voce di Liam era limpida e serena, finché nello schermo iniziavano ad apparire il video che mi avevano fatto durante il primo viaggio in aereo, quando mi avevano fatto spalmare la panna sul viso finché dormivo. "Quando abbiamo sentito la sua voce e ciò che diceva nel suo piccolo video, l'abbiamo scelta senza pensarci due volte." La risata di Niall chiuse quella frase, facendomi battere il cuore velocemente. "La prima volta che l'abbiamo incontrata, temevo le venisse un infarto, anche se probabilmente anche io ero agitato quanto lei." Toccai la mano di Harry quando sentii la sua voce nello stadio. "Poi è venuta in tour con noi e abbiamo visto la vera Brooklyn, la ragazza timida che riesce ad affrontare cose anche più grandi di lei." Finché la voce di Zayn usciva dalle casse, nello schermo passavano video fatti nei momenti stupidi, finché correvo da una stanza all'altra, rubando tutti i pantaloni a Niall; finché mangiavo qualche specialità del posto in cui eravamo; finché cantavo su quel palco. "L'abbiamo vista ridere e piangere. Una volta l'ho pure vista cadere cadere dal divano finché dormiva. Scena al quanto divertente, a dire il vero." Risi sentendo quelle parole. " ma ciò che vogliamo davvero dire con tutto questo, non è solo ciò che abbiamo visto, ma ciò che abbiamo provato. E vi assicuro che abbiamo provato davvero tante cose. Quindi vogliamo solo dirti una cosa, Brooklyn." Nello schermo apparve la foto che aveva fatto Niall quasi tre mesi prima, finché stavamo leggendo i testi delle canzoni, e in contemporanea uscirono tutte e cinque le voci dei ragazzi. "Grazie."

• • •

"Mamma, io sto uscendo, ti serve qualcosa?" Domandai vicino alla porta de'entrata, allacciandomi le scarpe.

"Una gamba sana!" Replicò urlando dal soggiorno, facendomi sorridere.

Ero tornata a casa due giorni prima e, nonostante avessi ancora tutte le valigie da disfare, non riuscivo più a rimanere in casa per troppo tempo. Ormai mi ero abituata ad un ritmo diverso ed era difficile modificarla dal nulla.

"Oltre a quella?" Chiesi, affacciandomi verso il divano.

"Un sorriso di mia figlia può andare bene."

Mi avvicinai alla poltrona e lasciai un bacio sulla sua fronte, spostando di poco una ciocca di capelli che la copriva.
Se non fosse stato per la cicatrice che aveva vicino all'attaccatura dei capelli, chiunque avrebbe potuto dire che era rimasta illesa sul viso.

"E salutami Harry!" Urlò quando fui sulla porta, con le chiavi che penzolavano in mano.

Ridacchiai e uscii di casa, prendendo immediatamente la range rover ed entrando nella super strada- illuminata solo da dei lampioni- per raggiungere la villa del ragazzo.

Quando arrivai al cancello, suonai un paio di volte il clacson e attesi che Harry, da dentro la casa, lo aprisse.
Parcheggiai di fianco ad un Audi R8 e rimasi qualche secondo a fissarla prima di scendere dalla mia macchina.

"Macchina nuova?" Domandai salendo i pochi scalini che mi separavano dalla porta in entrata, nella quale era appoggiato, con una spalla, Harry.

"Diciamo che mi sono fatto un piccolo regalino di ben tornato."

"Mi sembra giusto." Risi, dandogli un bacio sulle labbra ed entrando in casa. "Mia madre ti saluta." Appoggiai la borsa su uno dei divani del soggiorno e mi girai verso di lui.

"Dille che la settimana prossima le offro una cena con Matthew in un ristorante qui a Los Angeles." Replicò lui, sorridendomi.

"Ne sarà felice." Mi avvicinai e circondai il suo collo con le braccia. "Grazie."
Feci combaciare le nostre labbra per qualche secondo e poi mi staccai dalla sua presa, andando verso le scale per il piano superiore.

"Dove scappi?" Domandò divertito, seguendomi fino alla sua camera. "Cosa cerchi là dentro?"

Le sue mani mi circondarono i fianchi nello stesso momento in cui iniziai a frugare nel suo immenso armadio.

"Guardo se hai qualche maglietta carina da prestarmi questa notte." Mormorai, trovando una t-shirt dei simpson su un ripiano a metà altezza.

"Sei sicura che tuo padre non mi ucciderà? Sai, non vorrei rischiare di prendermi un pugno dove non batte il sole."

"Sono abbastanza grande per decidere da sola dove passare la notte. Anche se ti conviene mettere qualche telecamera in più in entrata, non si sa mai." Scherzai aprendo la maglietta ed appoggiandola sopra alla mia canotta per vedere come mi stava.

"Provvederò anche a questo." Ridacchiò lasciando un bacio sulla mia guancia. "Sai, potresti dormire anche senza maglietta." Sussurrò mordendo il lobo del mio orecchio.

"Tieni a bada gli ormoni, Styles. Ultimamente ti ho accontentato anche troppo."

"Come se fosse un dispiacere per te." Soffiò sulla mia pelle, facendomi deglutire rumorosamente.

"Già. Prova comunque a pensare un po' di più con il tuo secondo cervello. Sai, quello qua sopra." Ridacchiai, girandomi nelle sue braccia e toccando con l'indice la sua fronte, facendolo sorridere.

"Visto che ragiono poco con la testa, non credo di poter ricordare bene come si fanno i pop corn." Ghignò, leccandosi le labbra.

Fissai qualche secondo le sua bocca prima di capire ciò che aveva detto e poi lo colpii sul petto con una mano.

"Che stronzo." Borbottai, staccandomi da lui e andando verso la porta.

"Lo so che mi ami!" Urlò dalla sua stanza finché scendevo le scale.

Se non fosse stata che non ero a casa mia, probabilmente avrei fatto parecchie storie.
Sbuffai e andai in cucina, tirando fuori un piccolo pacchettino e mettendolo nel microonde.

"Non sento scoppiare i pop corn." Urlò da sopra le scale, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Non sento il film partire!" Replicai urlando a mia volta.

Non ricevendo alcuna risposta, controllai i pop corn per i successivi due minuti e poi li portai nella sala cinema dentro ad una vaschetta.

"Ero indeciso tra le pagine della nostra vita e scrivimi ancora." Mormorò prendendo la ciotola dalle mie mani e facendomi sedere in mezzo alle sue gambe.

"E alla fine cosa hai scelto?" Domandai riprendendo i pop corn e mettendone uno in bocca.

"The avengers."

Ridacchiai e gli lanciai un pop corn sul viso, facendolo ridere a sua volta.

"Certo che solo tu puoi fare così." Lasciai un bacio sulla sua guancia e mi girai verso lo schermo, attendendo che Harry facesse partire il film.

Non so come, ma dopo nemmeno dieci minuti ci ritrovammo entrambi distesi sul mega divano, con le mani di Harry che continuavano a scendere e salire sulle mie gambe e sui miei fianchi.

"Stai fermo." Sibilai, sposando la sua mano, che tornò poi di nuovo sulla mia coscia. "Dai, voglio vedere questo film." Replicai, poco convinta.

"Ma io non sto facendo niente."

"Dai, Harry, è come se io iniziassi a toccarti finché stai cercando di fare un discorso serio. Ti distrarresti subito." Dissi, togliendo ancora la sua mano dal punto in cui continuava a massaggiare, ovvero sempre più vicino all'inguine.

"Non credo. Probabilmente riuscirei a fare un discorso serio senza problemi e riuscirei a vedere questo film senza alcuna distrazione."

"Sul serio?" Ghignai, girandomi nelle sue braccia, fino ad essere faccia a faccia. "Sei sicurissimo di ciò che stai dicendo?"

Ghignò e annuì con la testa, tornando poi a guardare il film. Appoggiai la mano sulla sua spalla nuda e accarezzai la sua pelle tatuata. Trascinai la mano fino al suo polso, per poi tracciare i piccoli tatuaggi sulla sua mano. Misi la mano, poi, sulla sua coscia, facendolo trasalire e puntare gli occhi su di me.

"Guarda il film, hai detto che non ti distrarrai."

Lo vidi inspirare profondamente prima di tornare con lo sguardo verso lo schermo e, a quel punto, spostai la mano sulla pancia, sfiorando volontariamente il cavallo dei suoi jeans.

"Avevi ragione, merda." Mi ritrovai sotto di lui, a ridere per la sua reazione.
Fui zittita dalle sue labbra sulle mie, che bramavano voracemente quel contatto. Allacciai le gambe al suo bacino e ricambiai quella passione, finché non sentii vibrare il telefono appoggiato, qualche minuto prima, sul bracciolo del divano.

"Aspetta-" mormorai tra un bacio e l'altro. "Devo rispondere."

Appoggiò la testa sul mio seno, finché io presi il cellulare e risposi alla chiamata.

"Dimmi, Jane." Risposi, con un leggero affanno.

"Secondo te, come devo vestirmi con un appuntamento con Louis? Cioè, ha detto che non andiamo in un posto troppo elegante, quindi sono indecisa de mettermi i pantaloni o lo stesso un vestito. Tu che dici?"

Ascoltai una parola ogni dieci, troppo occupata a osservare Harry che lasciava baci sulla pancia da sopra la maglietta.

"Mi stai ascoltando, Evans?"

"Certo, metti quello che ti piace di più- Harry stai fermo." Ridacchiai, quando sollevò la maglietta e si incastrò dentro ad essa, iniziando a solleticare con le labbra il mio petto e il seno.

"Oh, ora capisco. Facciamo che ci sentiamo domani? Non ho intenzione di interrompere altre porcate che farete."

"Non faremo porcate." Replicai cercando di trattenere una risata.

"Questo lo dici tu." Mormorò Harry, mordendomi il seno.

Soffocai un grido che stava per uscire dalla mia bocca e cercai di concentrarmi suo telefono.

"Okay, che schifo. A domani Brooklyn."

"Mi hai fatto male." Sbottai spingendolo fuori dalla maglietta e guardandolo male. "Se viene fuori un livido, ti lascio in astinenza per due mesi, Harry."

"Intendi che stasera farai l'amore con me e che poi mi lascerai due mesi senza fare niente o intendi che i due mesi vanno ad aggiungersi alle ultime tre settimane?"

"Direi più la seconda opzione." Sbuffai, girandomi verso lo schermo e guardando il film che nessuno dei due aveva seguito davvero.

• • •

"Allora, cosa dicevi prima?" Domandò Harry con tono divertito, tracciando con le dita dei segni immaginari sulla mi schiena nuda.

"Stai zitto." Sbuffai, appoggiando la guancia sul suo torace e beandomi ancora della sensazione della sua pelle contro la mia.

"Ammetti di non aver mantenuto la parola?" Soffiò il ragazzo, posando la mano sul mio sedere e fermandosi lì.

"Dormi." Replicai secca, stringendo la presa sulla sua vita e quindi premendo il mio corpo libero dai vestiti sul suo.

"Ho ragione io e lo sai."

• • •

Guardai la luce che filtrava dalla finestra della camera di Harry e ascoltai il respiro tranquillo del ragazzo.
Avevamo tutta passato la notte nella stessa posizione - io appoggiata con la testa e lo sterno sul suo petto e una gamba incastrata nella sua- e la cosa era pressoché incredibile, visto che Harry era solito muoversi molto nel sonno. Il problema, nella notte, era sempre che il corpo nudo di Harry era sempre una stufa di calore.

Passai qualche altro minuto immobile e poi cercai di alzarmi senza svegliare il ragazzo riccio, ancora profondamente addormentato.

Raccattai da terra i vestiti e la borsa e mi chiusi in bagno, passando al suo interno pochi minuti ed indossando un costume verde mela.

Camminai in punta di piedi nella stanza e, quando mi chiusi la porta alle spalle, tirai un sospiro di sollievo. Scesi velocemente le scale e andai subito verso la piscina, lasciando un piccolo asciugamano su uno sdraio e poi sedendomi a bordo vasca.

Mi bagnai con le mani il corpo e poi mi immersi tutto d'un colpo, non badando al leggero brivido che salì per la mia schiena.
Riemersi dopo qualche secondo- creando un aureola con i miei capelli- e nuotai fino al materassino gonfiabile appoggiato sul bordo opposto al mio.

Dopo qualche tentativo fallito, riuscii ad issarmi sopra ad esso, distendendomi a pancia in giù e appoggiandomi con la guancia sul piccolo cuscino.

Per circa mezz'ora rimasi nella stessa posizione, muovendo ogni tanto il braccio sulla superficie dell'acqua e beandomi del sole che accarezzava dolcemente la mia pelle abbronzata.

Quando, nonostante fossi in dormi-veglia, sentii il rumore di qualcuno che si tuffava in acqua, mi spaventai.
Non appena, però, mi resi conto che si trattava di Harry, mi rilassai ancora sul materassino.

"Buongiorno." Sussurrò quando riemerse al mio fianco, lasciando un veloce bacio sulle mie labbra.

"Buongiorno. Dormito bene?" Domandai, aprendo gli occhi e fissando i suoi, ancora assonnati.

"Decisamente. Hai mai sentito dire che fare attività fisica prima di dormire, aiuta ?"

"Pervertito." Soffiai, girando il viso dall'altra parte e fingendomi offesa.

Sentii l'acqua muoversi e poi vidi Harry uscire dall'acqua a pochi centimetri dal mio viso.

"Ti amo." Sorrise, bagnandomi il naso con la punta del dito. "È venuto fuori il livido?"

"Si, quindi per i prossimi due mesi dovrai arrangiarti da solo." Risi e sentii subito le mani di Harry appoggiarsi sulla mia vita, per poi spingermi giù dal materassino. "Che bastardo." Sbottai, tornando in superficie.

"Scusa, non l'ho fatto apposta." Si scusò con tono falso, alzando le mani in modo teatrale.

• • •

Passare quasi ogni giorno con Harry, non era certo nei piani che mia madre aveva organizzato, ma visto che il diretto interessato gli aveva offerto una cena in uno dei ristoranti più lussuosi di Los Angeles, aveva chiuso un occhio sulle ultime due settimane.

Aveva anche compreso il perché di questo mio eccessivo attaccamento al ragazzo, visto che anche lei sapeva bene come ci si sentiva ad avere l'amore della tua vita distante migliaia di chilometri da te. Il fatto che gli One Direction dovessero ripartire per il tour asiatico nemmeno una settimana dopo, aveva reso le mie giornate contate e non ero disposta a perdere troppo tempo.

Quando però, quella mattina, mia madre mi aveva chiesto di andare con lei a comprare un regalo per mio padre, non avevo potuto non accettare, ed ero andata con lei al centro commerciale più vicino e  l'avevo aiutata a spostarsi in modo veloce tra i vari negozi e spazi, offrendole ogni possibilità per trovare il regalo adatto per mio padre.

Non appena tornata a casa, rimasi alquanto sorpresa nel vedere una chiamata persa di Jake nel cellulare e quindi mi affrettai subito a comporre il numero e a portare il telefono all'orecchio, curiosa di sentire ciò che voleva dirmi.

"Grazie per aver richiamato, Brooklyn. Puoi venire negli uffici della modest? Visto che è passata da poco l'ora di pranzo, non credo ci siano problemi per il traffico." Rimasi basita per il modo in cui mi aveva praticamente appena dato un ordine. Repressi le parole poco cortesi che stavo per far uscire dalla mia bocca e risposi in maniera più educata possibile.

"Jake, c'è sempre traffico a Los Angeles. Comunque, ho rispettato tutte le clausole del mio contratto, perché devo andare alla modest?"

"Dobbiamo discutere di alcune cose. Guida piano, principessa."

Sbuffai e, dopo aver avvisato mio padre, uscii e presi la macchina, dirigendomi per la seconda volta nella mia vita negli studi della modest management.

Parcheggiai nei parcheggi esterni e camminai dentro all'edificio, dove mostrai immediatamente i miei documenti alla segretaria.
Fui immediatamente scortata dalla donna in una saletta al terzo piano, dove mi stupii di trovare - oltre a Jake - anche uno dei manager che avevo conosciuto il primo giorno in cui avevo visto i ragazzi.

"Buongiorno Brooklyn. Come è andato il viaggio? Hai fame?"

"Buongiorno Max. Tutto okay e sono apposto così, grazie." Mormorai in imbarazzo, guardando i due uomini in giacca e cravatta, fissandoli rimanendo in piedi davanti ai loro occhi.

"Siediti pure." Riprese quasi subito Jake, indicandomi la sedia opposta alla loro. "Non sei qui perché non hai rispettato qualche clausola, se è questo che temi." Iniziò, aprendo una cartellina e passandomi un plico di fogli. "Siamo qui per offrirti questo."

Osservai il documento sotto alle mie mani e sentii il respiro mancarmi in gola.

"Volete offrimi un contratto discografico?" Domandai con voce stridula, completamente sconvolta.

"Se firmi, per i prossimi cinque anni sarai sotto la nostra etichetta discografica e inizierai a far decollare la tua carriera da solista con concerti, interviste ed altro."

"Perché mi state dando questa possibilità?" La domanda poteva sembrare stupida, ma non riuscivo a comprendere nulla in quel momento.

"Perché non dovremmo dartela?" Domandò Max, perplesso.

"Bisogna sempre fare qualcosa in cambio per occasioni del genere."

"Allora, principessa, oggi è il tuo giorno fortunato. Non vogliamo niente in cambio, se non la tua firma su quel foglio."

• • •

"Harry lo sa che hai firmato?" Mi chiese Jane, svoltando a destra e parcheggiando nel via letto di casa sua.

"Si"

"E che ha detto?"Domandò scendendo dalla macchina ed avviandosi verso la porta, facendo tintinnare le chiavi in mano.

"Che è felice. Cosa doveva dirmi, Jane?" Ridacchiai, seguendola fino in camera sua e buttandomi sul suo letto matrimoniale.

"Non lo so, pensavo avrebbe fatto una scenata, come è solito fare ultimamente. Sai, la gelosia e le altre cose." Borbottò la ragazza, appoggiando le borse a terra e togliendosi la maglietta per indossare quella appena comprata.

"Jane, che schifo copriti." Urlò Josh, passando davanti alla sua camera con una mano sugli occhi.

"E tu smettila di guardare filmini porno e insonorizza la tua stanza, coglione. Hai ventidue anni, non sedici!" Replicò la bionda, dimostrandomi ancora una volta quanto amava il fratello.

"E tu piantala di scopare con quel tizio della band sul letto quando io sono in casa."

"Oh cristo, che schifo." Sbottai alzandomi di colpo dal letto e facendo un passo indietro.

"Guarda che ho cambiato le lenzuola." Rise Jane, sistemando il top e guardandosi allo specchio.

"Che schifo lo stesso."

"Che schizzinosa." Sbuffò la ragazza, aprendo la cabina armadio e tirando fuori un vestito nero aderente. "Hai un appuntamento questa sera, no?"

"Si, ma non indosserò quello, Jane."

"Poche storie, tu lo indosserai. Tanto non so quanto tempo lo terrai addosso. Potrebbero essere dieci minuti come tre ore." Mormorò la bionda, lanciandomi il vestito sul petto e iniziando a rovistare di nuovo nell'armadio.

"Fatti gli affari tuoi." Sussurrai, avvicinandomi allo specchio e mettendo il vestito davanti al mio corpo.

"Sei perfetta, ora vai a casa e ti prepari per bene."

"Ma se sono appena arrivata." Risi, piegando il vestito e mettendolo in borsa. "E poi sono venuta con la tua macchina."

"Merda, giusto." Jane si sporse dalla porta verso il corridoio e riprese a gridare. "Josh, porta a casa Brooklyn. Le chiavi della mia macchina sono in entrata !"

"Sei impazzita?!" Sibilai, tirandole un braccio e guardandola in cagnesco.

"Stai tranquilla, non ti darà alcun fastidio."

Sbuffai e le chiusi la porta della camera in faccia, scendendo poi le scale e fermandomi solo davanti alla macchina, per aspettare il mio ex ragazzo.

Guardai il mio riflesso nel finestrino e mi sorpresi di trovare una ragazza completamente diversa da qualche anno prima, quando invece faceva queste scenate ma in realtà vedeva l'ora di essere accompagnata a casa dal fratello grande della sua migliorie amica.

"Certo che Jane è una stronza." Mormorai, quando vidi il riflesso di Josh alle mie spalle.

"Già. Ascolta, ti accompagno solo a casa e ti lascio stare, lo prometto." Disse il ragazzo, grattandosi la nuca in imbarazzo.

Quando fummo in strada, cercai di non badare all'imbarazzante silenzio che aleggiava in macchina, ma fu praticamente impossibile.

"Quindi questa sera hai un'appuntamento con Harry?"

"E tu non hai ancora insonorizzato la stanza?" Ghignai, mettendo in mezzo un argomento altrettanto imbarazzante.

"Touchè"

"Comunque si. Ma non credo che a te interessi più di tanto."

"Mi interessa solo che tu sia felice, Brooklyn." Disse schiettamente il ragazzo, svoltando a destra in un incrocio.

"E tu, niente ragazza?" Chiesi tranquillamente, guardando la strada che scorreva al nostro fianco.

"Al momento no, sono troppo impegnato a sopportare gli schiamazzi che fa mia sorella per concentrarmi su una cosa del genere."

"Che schifo."

"Già, ma credo che a suo tempo abbia sentito fin troppo anche lei. Ti ricordi quella volta che hai urlato solo perché eri scivolata e lei ha iniziato a sbattere sul muro?"

"O quella volta che ci stavamo baciando e lei è andata via di casa?"

Mi ritrovai a ridere a quei ricordi e, per qualche secondo, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a quando io e Josh stavamo ancora insieme.

"Mi mancava tutto questo." Mormorò Josh, passandosi una mano tra i capelli biondi e fermandosi davanti al cancello di casa mia.

"Anche a me. Ma ormai quel che è fatto è fatto."

"Già." Risposte sospirando e abbassando lo sguardo verso le sue mani.

"Ciao Josh."

Camminai fino alla porta ed entrai in casa, correndo immediatamente in camera e cambiandomi con il vestito - fin troppo vistoso e scollato- che mi aveva prestato Jane. Sapevo che avremmo fatto un appuntamento in casa, come il nostro primo appuntamento ad Amsterdam, ma volevo comunque risultare bella ai suoi occhi, perciò mi truccai il meglio possibile e misi dei tacchi alti, quasi vertiginosi.

Passai la successiva mezz'ora seduta a letto e poi, quando mi resi conto di poter partire, salutai i miei genitori e presi la macchina, avviandomi ancora una volta verso Los Angeles, fermandomi sempre davanti all'immensa villa di Harry.

Non feci in tempo a spegnere la macchina che subito vidi il moro aprirmi lo sportello e pormi la mano per farmi una mano ad alzarmi.

"Buona sera, amore mio. Sei splendida."

Sentii le guance arrossarsi a quelle parole abbassi lo sguardo leggermente imbarazzata.

"Grazie."

"Che ne dici, andiamo a mangiare?"

Lo seguii fino a dentro casa e mi sedetti davanti a lui, gustandomi ogni singolo momento della cena e meravigliandomi di quanto - l'uomo davanti a me- fosse bello quella sera.

Quando, dopo aver finito anche il dolce, ci sedemmo sul divano, appoggiai la testa sulla sua spalla e lo ascoltai parlare di ciò che aveva fatto quel giorno e di come sua madre chiedesse come stavo, visto che non mi vedeva da quasi un mese e mezzo.

Ascoltai ogni singola parola, finché non mi fece sedere sulle sue gambe, accarezzando la pelle sull'orlo del vestito e sorridendomi.

"Allora, tu che hai fatto oggi?"

"Jane mi ha portato in giro tutto il giorno, ed è stato stancante. Poi, mi ha mandata via da casa sua dopo nemmeno dieci minuti che ero arrivata." Rise sonoramente, continuando ad accarezzarmi la coscia. "E in quei dieci minuti ho assistito ad una litigata tra fratelli e una scoperta che mi ha praticamente fatta saltare via dal letto."

"Scommetto di aver capito." Ghignò, lasciando un bacio sul mio collo e poi tornando a guardarmi, con uno sguardo strano negli occhi. "Ti ha portato a casa lei, giusto?"

"No, mi ha dato un passaggio Josh." La sua mano si fermò immediatamente sulla mia gamba e il suo respiro divenne accelerato.

"Io ammazzo quel tizio biondo." Sbottò Harry, spostandomi dalle sue gambe ed alzandosi di scatto.

"Che ti prende, Harry?!" Domandai alzandomi a mia volta e mettendomi davanti a lui.

"Mi prende che quel coglione deve starti alla larga!" Sbraitò, facendo un passo indietro e tirando i suoi capelli sulla cute.

"Harry! Mi ha solo dato un passaggio. Avremo passato in macchina al massimo cinque minuti!"

"Non devi più andare a casa di Jane, non devi vedere quella ragazza se lui è presente."

Aprii più volte la bocca per replicare, ma non riuscii subito a trovare le parole giuste.

"Come diavolo ti permetti di dirmi queste cose?! È la mia migliore amica, non me ne frega niente se Josh è in casa quando sono da lei." Urlai, seguendolo nel soggiorno, completamente sconvolta per la piega che stava prendendo la serata.

"Piantala di dire il suo nome!" Sentii il mio cuore incrinarsi quando mi urlò contro e mi portai una mano sul petto, come se avesse realmente fatto qualche danno.

"Harry, mettiti in testa che io non cambierò abitudini solo perché sono stata in tour con voi. Riuscivo a vivere in pace anche ignorando la sua presenza in casa! Cosa diavolo è cambiato in questi mesi, secondo te?!"

"È solo grazie a me se sei venuta in tour con noi! Sono stato io ad insistere per scegliere te! Senza di me non saresti nessuno!"

Sentii la rabbia uscire dal mio corpo tutto in un colpo, rimpiazzato dal dolore immenso che iniziò da centro del petto e si espanse ovunque, tanto che probabilmente anche il mio volto ne era una maschera espressiva.
Era come se avessi sentito il mio cuore spezzarsi, come se non mi fossi solo immaginata il suo rumore finché si rompeva.

Guardai negli occhi il ragazzo, che mi aveva totalmente distrutto il cuore nella stessa velocità con cui era riuscito a farmi innamorare di lui.
Se ne era accorto anche lui, o forse il mio silenzio gli stava dimostrando quando mi avesse distrutto con quelle semplici parole.

"Brooklyn, io -"

"No, non importa." Dissi con voce piatta, camminando fino al tavolo - che fino a dieci minuti prima era stata perfetta - e presi la mi borsa.

"Ti prego, non volevo dire quello."
Il suo volto era una maschera di dolore, ma in quel momento non riusciva nemmeno a scalfire quello che stavo provando io internamente.
Gli diedi le spalle e camminai fino alla porta, appoggiando la mano sulla maniglia e fermandosi solo per dire poche parole, che probabilmente avrebbero distrutto ogni singolo pezzo di cuore ancora integro.

"Credevo di poter sopportare la tua gelosia Harry."

Aprii la porta e girai appena la testa verso di lui.

"Mi dispiace, Brooklyn. Non so perché l'ho detto, io-"

"Credo che tu ora sia felice, Harry." Parlai con voce piatta, non esternando nessuna delle emozioni che mi stavano logorando dentro.
" Il tour è finito, come la nostra relazione."

E chiusi la porta.

***
Ehm..

Spero che io capitolo vi sia piaciuto, anche se erano tanti punti della storia e non solo un giorno preciso.

Ho iniziato la quinta superiore e le professoresse hanno già iniziato con la storia degli esami e robe varie, fantastico.

Comunque so che dovevo scrivere qualcosa di importante, ma non me lo ricordo ( grazie AlessiaSchievano per avermi passato la teresina.), quindi probabilmente lo scriverò più avanti.

Al prossimo capitolo

Alis

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