Drunk. [Brooklyn]

"Ciao amore."

Cambiai marcia e ascoltai la voce di Harry rimbombare nell'auto.

"Ciao bellissima."

"Come è andato il concerto?"

Era passata quasi una settimana da quando Harry era tornato in Irlanda dai ragazzi e gli unici momenti in cui potevamo sentirci erano dopo i concerti.
Avevo pattuito con Jake che sarei rimasta a Los Angeles finché mia madre ne avesse avuto bisogno e, nonostante lei continuasse a dire di tornare dai miei amici, stavo facendo proprio quello.

"Bene, anche se è stato stancante." Era così bello sentire la voce roca che aveva dopo ad un concerto, anche se non faceva che aumentare il senso di mancanza che provavo nel petto. "Come sta tua Lily?"

"Si sta riprendendo, più o meno."

"Ne sono felice." Lo sentii sbadigliare dall'altro capo del telefono e un sorriso si dipinse sulle mie labbra.

Svoltai a destra ed entrai nella via di casa mia.

"Merda." Borbottai, quando dovetti fermarmi davanti al cancello gremito di paparazzi.

"Che succede?"

"Sono di nuovo davanti al cancello." Sbottai, premendo il clacson per farli spostare e soprattutto per avvisare mio padre del mio arrivo.

"Vuoi rimanere al telefono finché non sei in garage?"

"Sei troppo stanco." Risi, lasciandomi andare sul sedile.

"Per te farei di tutto, rossa."

Sentii il cuore battere all'impazzata nel petto e portai la mano proprio sopra ad esso. Ringraziai mentalmente mio padre, che aveva fatto inserire i finestrini oscurati sulla mia range rover.

"Stamattina Jane mi ha costretta ad andare dalla parrucchiera. Sono di nuovo mora."

"Sei sempre bella."

Sentii il cancello emettere alcuni suoni e poi iniziare ad aprirsi. Quando vidi mio padre uscire dalla porta di casa, sentii un moto di calma entrarmi nel corpo. Era venuto a 'salvarmi' da quella situazione.

"Mio padre sta venendo qui. Secondo te lo sanno che ha la licenza per il porto d'armi?" Domandai ridacchiando.

"Spero per loro di sì." Lo sentii ridere debolmente e poi sbadigliare di nuovo.

"Buona notte, amore mio."

"Buona giornata, mio piccola ragazza castana."

Ridacchiai e appoggiai la mano sul pulsante per chiudere la chiamata.

"Ah, Harry. Ci vediamo dopo domani."

"Sono felice che torni da me." Un sorriso si formò involontariamente sulle mie labbra.

"Tornerei sempre da te, Harry." Quelle parole mi uscirono spontaneamente dalle labbra, ma non me ne pentii minimamente. "Buona notte."

"Ti amo."

Quando finalmente entrai in casa, mi sedetti su uno sgabello in cucina e appoggiai la fronte sull'isola in marmo.

"Tutto okay?" Domandò mio padre, versando della spremuta in due bicchieri e mettendone uno davanti a me.

"Mi da fastidio che si siano messi anche davanti a casa nostra." Sbuffai, prendendo il bicchiere ed iniziando a bere la bibita.

"Non posso dire che a me faccia piacere, ma è la tua nuova vita, Brook." Sospirai e guardai verso la spiaggia. "Comunque come sta Harry?"

"Sta bene, si stava praticamente addormentando finché stavamo parlando." Sorrisi, toccando la sua collana che portavo al petto.

"Te l'ha regalata lui, vero?" Domandò puntando il dito contro il brillante appeso al mio collo.

Era la prima volta che riuscivamo a parlare davvero, nei giorni precedenti eravamo troppo stanchi o uno di noi era in ospedale da mia madre.

"Si." Risposi leggermente imbarazzata. Non tanto per la domanda, ma per ciò che era dopo qualche ora che l'avevo ricevuta.

"È un ragazzo fortunato. E, anche se dubito che si limiti solo a darti qualche bacio, sono felice che faccia parte della tua vita."

"Anche io." Mormorai, lasciando perdere l'indinuazione che aveva fatto poco prima. "Secondo te mia madre si offende se-"

"Se parti un giorno prima? Ne dubito. Stamattina continuava a dire che tu non sei obbligata a stare qui per lei. "

"Quindi posso questa sera? Nel senso, non ci sono problemi per te?"

"A me va bene, solo che non posso darti un passaggio in aeroporto, perché sono da tua madre."

"Troverò qualcuno che mi darà un passaggio, grazie papà." Dissi alzandomi ed abbracciandolo.

• • •

"Grazie per avermi accompagnata fino a qua, Josh." Mormorai a disagio, scendendo dalla macchina e prendendo la valigia dal bagagliaio.

"Nessun problema. Jane si era addormentata e non me la sono davvero sentita di svegliarla."

"Hai fatto bene, grazie ancora." Mi voltai per entrare nella struttura, ma sentii subito la sua mano appoggiarsi sul mio polso.

"Ascolta, mi dispiace per come mi sono comportato."

"Non è un po' tardi per dirmelo?" Domandai con un sorriso falso sulle labbra.

"Lo so, però volevo che lo sapessi. Se potessi tornare indietro, cambierei ogni cosa." Sospiró, lasciando il mio braccio.

"Ma non si può, Josh. E io ora sono felice." Replicai sinceramente, riprendendo il trolley. "Grazie per il passaggio."

• • •

Avevo passato circa dodici ore in aereo e, non appena avevo messo piede sul suolo irlandese, mi ero sentita stranamente agitata, ma comunque felice.

Dover salutare la mia famiglia e Jane non era mai semplice, ma ormai non mancavano molte date alla fine del tour europeo, quindi non sarei stata lontana per tanto tempo.

Quando avevo acceso il telefono, lo avevo sentito vibrare più volte, segnalando l'arrivo di circa una decina di messaggi da Harry. Mi sentii leggermente in colpa per non avergli detto che tornavo prima, ma ormai ero lì e potevo solo fargli la sorpresa.

Quando Tom era venuto a prendermi, erano quasi le tre del pomeriggio, quindi i ragazzi erano quasi sicuramente in hotel.

Sapevo che Harry aveva chiesto una camera comunicante con la mia, e anche se Jake aveva chiaramente dissentito, era riuscito ad ottenerla.
Rimasi comunque sorpresa quando anche la reception mi ripetè che le camere erano comunicanti.

Trascinai la valigia dentro l'ascensore e la trasportai anche per tutto il corridoio del mio piano, finché non raggiunsi la mia porta.

Entrai velocemente in una delle camere più belle che avessi mai visto e appoggiai i miei bagagli ai piedi del letto. Non avevo cambiato più di tanto i vestiti al suo interno, solo qualche vestito e qualche intimo.

Sentii la risata di Niall dall'altra parte della porta vicino al letto e sentii il cuore riempirsi di gioia.

Appoggiai la mano sulla maniglia e la abbassai velocemente.

"Certo che potevate lasciare qualcosa anche per me!" Esclamai, quando vidi i pacchetti di patatine e altri snack sul pavimento.

"Oh merda!" Urlò il biondo con la bocca piena, spargendo alcune briciole di patatine.

"Che succede, amico?" Domandò Harry uscendo dal bagno con le mani ancora bagnate.

"Ehilà." Risi, scuotendo la mano in segno di saluto.

Lo vidi spalancare gli occhi e asciugarsi le mani sui pantaloni finché copriva velocemente la distanza che ci separava con pochi passi.

Sentii subito la sua bocca sulla mia e le sue mani sui miei fianchi. Quando Niall urlò qualche battuta, Harry gli sorrise e gli fece il dito medio, spingendomi poi nella mia stanza e chiudendo la porta dietro di lui.

Lo abbracciai, mettendomi in punta di piedi per essere più vicina a lui, e chiusi gli occhi finché sentivo di nuovo l'odore della sua pelle.

"Mi sei mancata così tanto." Sussurrò, sollevando di poco il mio corpo da terra e girando in torno per un paio di volte.

"Non ci siamo visti solo per una settimana." Risi, baciandogli il mento con una leggera barba.

"Troppo tempo."

Sentii di nuovo le sue labbra sulle mie e sorrisi nel bacio. Non erano quei baci impossibili da fermare o troppo focosi, questa volta mi stava dimostrando solo tutto l'amore che provava per me, usando il modo più dolce che esistesse.

"Non voglio nipoti!" Urlò il biondo dalla stanza accanto, facendomi ridere.

"Mi sei mancato." Dissi anche io, lasciando un bacio sulla sua guancia.

"Dici che se sbatto appositamente il letto contro il muro, lui scappa dalla stanza?" Domandò appoggiando le mani sulla mia schiena.

"Harry, sai benissimo che non farei mai sesso con Niall nella stanza accanto." Ridacchiai, portando le sue mani - scese sul mio sedere- di nuovo sulla schiena.

"Ma lui non lo sa." Rispose con un ghigno, sbilanciandomi verso il letto e facendoci cadere sul letto, facendolo sbattere davvero sul muro.

"Non ci provare." Sibilai, sotto di lui.

Lo vidi farmi l'occhiolino e poi sbattere un una mano sul muro. Gli tirai un leggero schiaffo sul petto, richiamando la sua attenzione e gli mimai un 'no' con le labbra, ottenendo, però, solo le sue mani sui fianchi che mi facevano il solletico.

"Niall, aiutami." Urlai, continuando a ridere.

"E io che pensavo steste per scopare." Rise il biondo, scuotendo la testa. "In ogni caso, non voglio assistere a niente, quindi torno nella mia stanza."

Risi ancora, dimenandomi sotto di lui, fino a quando Harry non sentii sbattere la porta e smise di muovere le mani sui fianchi.

Senza rendermene conto avevo smesso di ridere quando mi ero accorta della vicinanza del suo viso al mio. Eravamo circondati dal silenzio, ma era qualcosa di così dannatamente meraviglioso che quasi mi faceva mancare il respiro.

Fissai i suoi occhi per qualche secondo, prima di spostare lo sguardo sulle sue labbra rosee.
Senza nemmeno pensarci, alzai il viso verso di lui e premetti le nostre labbra in un bacio dapprima a stampo e poi voglioso.

Sentii il mio corpo accendersi come un fuoco quando Harry capovolse le nostre posizioni, facendomi sedere su di lui e insinuò le mani sotto alla mia maglietta.

Appoggiai le mani ai lati della sua testa e continuai a baciarlo, spazzando via il ricordo delle ultime due settimane di dolore.

Sbottonai alla cieca i primi bottoni della camicia e, quando non riuscii più a slacciarli, tirai i due lembi del tessuto, strappando i bottoni e facendoli saltare sul letto.

"Non avevi detto che non volevi fare sesso?" Domandò alzando il busto e sfilandosi la camicia dalle spalle.
Sorrisi ed appoggiai le mani sulle sue spalle, spingendolo di nuovo contro il materasso.

"Avevo detto che non lo avrei fatto con Niall nell'altra stanza. Ma ora lui non è più qui."

• • •

Avevo passato le due settimane successive ad alternarmi tra appuntamenti programmati con Harry, concerti e telefonate a Los Angeles, e ormai pregavo per avere pochi minuti di tempo solo per me stessa.

Quando Harry aveva visto le foto che i paparazzi avevano fatto fuori dall'aeroporto, aveva dato di matto, e ci avevo messo circa mezz'ora per convincerlo che non era successo niente con quel ragazzo e che mi aveva accompagnato solo perché Jane stava dormendo.

Nonostante mi fossi sentita offesa, ero riuscita a risolvere più o meno tutto. Ma in ogni caso non avevo nemmeno avuto il tempo per darci troppo peso, poiché avevo quasi subito ricevuto la notizia che mia madre era stata operata di nuovo al femore, causandomi altri pensieri più importanti.

Se non dovevo pensare alla gelosia di Harry o alla salute di mia madre, dovevo pensare ai concerti, a ciò che dovevo dire o cantare davanti a tutte quelle migliaia di fan.

Quando, invece, ero ad uno di quegli appuntamenti programmati dalla modest con Harry, dovevo programmare ogni passo e movimento, compreso un semplice sorriso. Dovevamo andare al bar e sederci nella vetrina più grande, cenare nel tavolo più vicino ai paparazzi, dovevamo essere al centro dell'attenzione dei media.

E quando, per la prima volta, mi ritrovai a non dover fare niente, mi sentii vuota, come se avessi perso lo scopo di ogni cosa.

Dovevo solo stare immobile finché Lou mi truccava e finché sistemava i miei capelli. Non dovevo fare niente se non stare ferma e aspettare.

"Stavi meglio quando eri rossa." Borbottò la hair stylist spostando i miei capelli su una spalla.

"Già." Sbuffai, muovendo i piedi sul pavimento. Vedevo l'ora di trovare qualcosa da fare prima di partecipare alla serata di gala.

"Abbiamo quasi finito, devo solo sistemarti il trucco e poi ti do una mano ad indossare la tuta ."

"Sei ancora sicura che mi stia bene? Insomma non è troppo?" Domandai, guardando il capo dallo specchio. Era una delle cose più belle che io avessi mai visto, ma era completamente diversa dal mio stile.

"A volte bisogna osare, Brooklyn." Ghignò Lou, appoggiato un dito sul mio mento e spostando il mio viso per controllare il trucco. "Altrimenti non si brilla come le stelle."

Sbuffai ed aspettai che finisse di sistemare anche i capelli. Sapevo che se avessi ribattuto su ciò che ava detto, avremmo iniziato una discussione che non sarebbe mai finita.

Quando finalmente mi fece alzare, trascinai i piedi sulla moquette della stanza, fino ad arrivare davanti all'abito appeso sull'anta dell'armadio.
Toccai con la punta del dito il tessuto nero della parte superiore della tuta e sentii una specie di scarica attraversarmi il corpo, togliendomi improvvisamente ogni timore.

"Okay, indossiamo questa meraviglia." Borbottò Lou, togliendo la tuta dall'appendino e preparandolo davanti a me.

Non appena, qualche minuto dopo, mi specchiai, rimasi a bocca aperta per ciò che vidi. Non sembravo nemmeno io, ero completamente diversa dall'ultima cena di gala alla quale avevo partecipato. Non solo esteriormente, ma anche internamente. Ero più felice.

"Grazie, Lou." Dissi, abbracciando la donna. "È tutto meraviglioso."

"Lo sai che ho sempre ragione." Rise, passandomi le scarpe con il tacco blu. "Ma ogni tanto devo ricordatelo."

Aprii la bocca per ribattere, ma fui preceduta da qualcuno che bussava alla mia porta.
Lou sbuffò e andò ad aprire la porta, intimando poi ad Harry di non rovinare il lavoro che aveva fatto e quindi di starmi ad almeno un metro di distanza.

Ridacchiai e mi avvicinai al tavolo per recuperare la pochette nera.

"Sei pronta?" Il suo tono era dolce, ma avevo la sensazione che si stesse forzando a farlo.

"Si, mando solo un messaggio a mia madre e poi possiamo andare giù." Risposi, guardando il telefono.

Sorrisi leggermente quando vidi un messaggio di Josh dove chiedeva come stesse mia madre e soprattutto se Jane aveva già un certo profumo.

"Perché hai il numero di quel tizio salvato nel telefono e soprattutto perché ti scrive?" Domandò secco, facendomi sussultare e girare verso di lui.

"Perché sai anche tu che non mi piace ricevere messaggi da qualcuno che non conosco, Harry."

"Perché, ti piace che ti scriva?"

Rimasi letteralmente a bocca aperta, sconvolta dal suo attacco improvviso di gelosia.

"Spero tu stia scherzando." Risposi, raddrizzando le spalle e mettendomi davanti a lui.

"Fagli capire che non deve scriverti." Sibilò, facendo un passo indietro e dandomi le spalle.

"Harry! Mi ha solo chiesto come sta mia madre. Cosa diavolo credi mi abbia scritto ?!" Sbottai, mettendogli il telefono in mano.

"Cosa ti aveva scritto prima?" Domandò serio, fissando il telefono come se potesse distruggerlo con uno sguardo.

"Mi ha sempre e solo chiesto come stava mia madre."

"E perché hai cancellato la conversazione? Cosa vuoi nascondere?"

Sentii l'entusiasmo di qualche minuto prima scemare e mi sentii svuotare da ogni cosa, lasciandomi dentro solo la sensazione di tristezza che mi aveva appena provocato il ragazzo che amavo.

"Non ho niente da nasconderti Harry, io cancello ogni conversazione. Puoi benissimo vederlo con i tuoi occhi." Mormorai troppo calma, quasi con voce piatta.

Non ero pronta per affrontare quella litigata, perché con una parola lui avrebbe potuto frantumare il mio cuore.

"Perché Lou ti ha vestita in questo modo? Sei esageratamente scoperta." Ringhiò lui, cambiando discorso.

"Harry, il mondo mi ha praticamente vista nuda su una stupida rivista e non hai fatto una piega. Che diavolo ti prende adesso?!"

"Prima noi due non-" Lo interruppi, facendo un leggero passo indietro come se mi avessero colpito al petto.

"Adesso che sono venuta a letto con te sei geloso di chi mi vede?! Perché prima, visto che non ero stata così stupida da fare sesso con te, non te ne fregava niente?!" Urlai, arrabbiata per ogni singolo atteggiamento che stava avendo il mio uomo.

"Non volevo dire questo." Cercò di ribattere lui, avvicinandosi a me, ancora con il mio telefono in mano.

"Sai che ti dico, Harry?" Ripresi il mio cellulare dalle sue mani e lo buttai malamente nella borsetta. "Questa te la potevi risparmiare."

Uscii dalla mia stanza, sbattendo la porta e lasciandolo solo. Mi sentivo profondamente offesa da ciò che aveva insinuato e soprattutto per come mi aveva trattato. Come se potessi pensare ad altri che non fossero lui.
Anche il mondo lo sapeva, perché diavolo questa cosa non entrava nella sua testa ?

Scesi le scale a piedi, lasciando completamente perdere l'idea di prendere l'ascensore, e camminai fino ad arrivare davanti alla limousine.

Entrai dentro ed evitai di incrociare gli occhi dei quattro ragazzi che erano già al loro interno. Mi sedetti su un sedile in fondo, distante dai posti liberi in cui si sarebbe seduto Harry.
Presi a fissarmi le mani, appoggiate sulle mie ginocchia, e osservai unghie ricoperte dal gel blu.

"Tutto okay?" La voce di Zayn mi fece sussultare.
Continuai a mantenere lo sguardo basso, affinché non vedesse i miei occhi lucidi, e annuii con la testa.
Non ero pronta nemmeno per parlare.

Sentii la sua mano toccarmi il mento e alzare il viso, osservando i miei occhi spenti.

"Se è stato Harry, è un coglione. Nessuno dovrebbe darti modo di soffrire così." Mormorò, accarezzandomi la spalla e tornando a sedersi di fianco agli altri non appena sentii la portiera aprirsi.

Il viaggio mi sembrò esageratamente lungo, soprattutto perché sentivo gli occhi di Harry bruciare sulla mia pelle, ma quando la macchina si fermò all'inizio del tappeto rosso, il tempo sembrò davvero infinito.

Dovevo essere l'ultima ad uscire e dovevo percorrere l'intero red carpet insieme ad Harry, evidenziando la 'coppia perfetta' della band.
Ma perfetti non era esattamente ciò che pensavo in quel momento.

Quando fu il mio turno di scendere, accettando il gesto di galanteria che Harry stava facendo - o che gli era stato richiesto di fare per replicare il primo red carpet, afferrai la mano del ragazzo, guardandolo con tutta la tristezza che potevo e poi stampandomi sul viso un sorriso falso.

Fui subito accecata dai flash, ma continuai a posare e sfilare su quel infinito tappeto. La mano di Harry era sempre saldamente stretta al mio fianco e pregai che quello fosse un gesto per scusarmi dell'enorme stronzata che aveva commesso e che non fosse un altro gesto di gelosia.

Ad un certo punto fu costretto a staccarsi da me per essere fotografato con la band e, sfiorando in modo distratto il fianco, mi resi conto che probabilmente mi sarebbero rimasti i segni sulla pelle della sua presa fin troppo salda.

Non appena entrai nella hall dell'albergo che ospitava l'evento, mi ritrovai a respirare quasi affannosamente, ma mi costrinsi a calmarmi per evitare problemi.

Sentii la mano di Harry appoggiarsi di nuovo sul mio fianco e sussultai quando sentii una fitta di dolore provenire proprio da quel punto.

"Mi stai facendo male, Harry." Sussurrai, guardandolo negli occhi. Subito sentii la sua mano mollare la presa e il suo braccio sfiorare il mio.

"Scusa."

Inspirai profondamente prima di prendere la sua mano e fargli segno di portarmi a bere qualcosa.
Se dovevo mantenere in piedi la scenetta della coppia che non litiga mai per tutta la serata, dovevo assolutamente bere qualcosa.

Mi staccai da lui solo quando lo chiamarono dall'altra parte della sala. Non volevo assistere alle solite chiacchierate tra maschi.
Osservai il bicchiere pieno di champagne che tenevo in mano e lo portai alla bocca, mandando giù metà del suo contenuto.

"Non ti conviene cercare di ubriacarti con quelli. Fanno davvero schifo."

Un sorriso si dipinse sulle mie labbra quando sentii l'accento inglese del ragazzo rosso che, qualche mese prima, mi aveva aiutato a superare la prima cena di gala.

"Ed!" Mi girai verso di lui e lo abbracciai, lasciando prima il bicchiere sul tavolo.

"Ciao, Brooklyn. Come stai?" Domandò, passandomi un bicchiere che ero sicura non contenesse champagne.
Mimai un grazie con le labbra e sorrisi falsamente.

"Va tutto a meraviglia." Ironizzai, portando alla bocca il bicchiere e bagnandomi appena le labbra per sentirne il sapore.

"Cosa ha fatto Harry?" Mi ritrovai a ridere quando Ed azzeccò immediatamente la causa del mio malumore.

"Qualche attacco di gelosia di troppo." Mormorai, sdrammatizzando con un gesto di mano.
Preferivo non far vedere quanto mi stava distruggendo quella cosa.

"Lascialo perdere. Se continua con questa scenata, tiragli un calcio sulle palle. Fidati che cambia modo di comportarsi."
Risi a quella battuta e, per la prima volta nella serata, mi sentii libera da un peso.
"Comunque sei bellissima questa sera." Sorrise, indicando il completo che portavo.

"Grazie." Lanciai uno sguardo nella sala e, non appena incontrai quello del mio ragazzo, mi sentii leggermente a disagio. "Vuoi scusarmi un attimo? Ho bisogno di un po' d'aria."

Camminai nel corridoio che portava al terrazzo, sorpassando i bagni, fino ad arrivare alla vetrata scorrevole che dava sul giardino.

Appoggiai la fronte sul vetro freddo e sospirai. Quando due mani si appoggiarono sulla mia pancia, sussultai appena, ma riconobbi subito il ragazzo che si trovava dietro di me dai tatuaggi.

"Ho bisogno di stare sola, Harry."

Lo sentii inspirare profondamente e poi mi girò verso di lui. Sentii subito le sue labbra premere piano sulle mie e le sue mani spingere i miei fianchi contro la parete.

Quando non ricambiai il bacio, mi morse il labbro ed insinuò la lingua nella mi bocca, cogliendomi di sorpresa. Iniziai a ricambiare lentamente il bacio, ma quando sentii la sua mano iniziare a far scendere le fasce che avevo sul seno, lo spinsi via da me.

"Che diavolo ti prende, Harry?!" Ansimai, sistemando la spallina della tuta.

"Io pensavo che tu -"

"Ci sono fottute telecamere ovunque, Harry! Cosa diavolo ti ha fatto pensare che io volessi fare sesso con te in questo posto?!"

"Ma tu poco fa -"

"Cosa non avevi capito della frase 'voglio stare sola'?" Mi ritrovai ad respirare affannosamente e mi appoggiai con la testa al muro.

"Io.. Io non volevo. Ho solo così tanta paura di perderti."

Chiusi gli occhi e mi lasciai scivolare contro alla parete, fino ad essere seduta.

"Io non posso arrivare a questi livelli, Harry. Non posso arrivare a tanto per della gelosia che si basa su cose che non esistono."

Mi portai una mano al petto quando iniziai a sentire il respiro troppo corto. Stavo avendo un attacco di panico e tutto ciò era stato causato solo dal ragazzo che amavo con tutta me stessa.

"Calma." Sentii una mano di Harry sul mio viso e l'altra teneva stretta la mia.

Mi scrollai da lui e, con tutte le forze che avevo nel corpo, mormorai ciò che mi passava nella mente.

"Ho bisogno di stare sola, Harry. Non puoi obbligarmi a fare finta di niente, soprattutto non puoi obbligarmi a non sentirmi offesa per il fatto che tu non abbia avuto fiducia in me" cercai di regolarizzare il respiro, con scarsi risultati. "Ti prego, lasciami sola. Ne riparliamo domani."

Raggiunsi a fatica il bagno lì vicino e chiusi la porta principale.
Sentii le lacrime scendere copiosamente sulle mie guance e il respiro tornate ansimante.
Sentii lo stomaco rivoltarsi per tutte le sensazioni che stavo provando e mi ritrovai a rigettare nel water le poche cose che avevo ingerito quella sera.

Ancora scossa dai conati, riuscii a barcollare fino alla parete e mi lasciai scivolare su di essa, scoppiando nel pianto che avevo trattenuto qualche ora prima.

Afferrai il telefono e composi il primo numero che mi passò per la mente.

"Jake, puoi venirmi a prendere?"

• • •

Odiavo la mia mente, riusciva a tenermi sveglia anche nei momenti in cui ero più assonnata. Continuava a pensare e non si fermava mai.
E in quel momento mi stava facendo proprio quello, mi stava tenendo sveglia con il dolore, il rimpianto e tutti i pensieri possibili.

Qualche ora prima, quando avevo chiamato Jake, ero riuscita a togliere il trucco che era colato sulle mie guance ed ero uscita dall'hotel da una porta sul retro, bloccata alla viabilità dei giornalisti.
Non appena entrata in macchina, avevo inventato una cavolata sul mio malessere, ma ero sicura che Jake avesse più o meno intuito il perché del mio ritorno anticipato.

E, nonostante fossero passate da un po' le tre del mattino, io ero ancora distesa sul letto a guardare la vetrata che dava sul cielo scuro.

Mi alzai sospirando dopo quella che mi sembrò un eternità e mi chiusi dentro al bagno. Avevo bisogno di trovare qualcosa da fare per non pensare, anche se era impossibile fermare la mia testa.

Sussultai quando sentii bussare alla porta. Non avevo la più pallida idea di chi potesse venire a bussare a quell'ora, ma non avevo nemmeno immaginato che, quando avrei aperto la porta, avrei trovato davanti a me Harry completamente ubriaco.

Non appena incrociò i miei occhi, si buttò in ginocchio ai miei piedi e mi abbracciò le gambe, ripetendo più volte la stessa parola.

"Scusa."

"Harry, fai piano, altrimenti sveglierai tutto l'hotel." Sussurrai, spingendo la porta con una mano e bloccando la serratura.

"Scusami, scusami."

"È tutto okay, Harry." Mormorai poco decisa, cercando di farlo sollevare da terra.

"Non è tutto okay. Mi sono comportato come uno stronzo." Biascicò, alzandosi ed inciampando nei suoi stessi passi.

"Dovevi essere completamente ubriaco per ammetterlo?" Domandai ridacchiando, parlando più a me stessa che a lui. "Dove sei stato, Harry?"

"Nel bar qui sotto."

"Bene." Sospirai, accompagnandolo al letto. Potevo anche essere arrabbiata con lui, ma non lo avrei mai lasciato solo in quelle condizioni. "Distenditi qui, io vado solo a prenderti un bicchiere di acqua."

Non appena mi girai, sentii la sua mano stringersi sul mio polso in modo debole.

"Resta qui, ti prego."

Chiusi gli occhi ed annuii, facendo il giro del letto e distendendomi al suo fianco ed infine appoggiando la testa sul suo petto, arricciando il naso quando sentii l'odore di alcol.

"Scusami amore mio, scusami."

Accarezzai il suo petto con una mano finché non lo sentii respirare con regolarità. Solo a quel punto mi rilassai. E, nonostante in quel caso avessi tantissime cose a cui pensare, mi addormentai con facilità.

Quando mi svegliai, nemmeno un ora più tardi, sentii il rumore della porta del bagno sbattere violentemente e saltai per lo spavento.

Mi guarda attorno e, quando mi resi conto di cosa stava succedendo, scalciai velocemente il lenzuolo ai piedi del letto e mi precipitai nel bagno.

Quando vidi il mio ragazzo chino con la testa sul water, slegai i miei capelli e raccolsi i suoi con il mio elastico.
Mi sentivo in colpa, si era ridotto in quelle condizioni solo a causa mia.

Presi un asciugamano dal mobile nel bagno e lo bagnai nel lavandino, passandolo poi sul collo del ragazzo ed infine, quando riuscì a riprendere fiato, anche sul suo viso rosso e sudato.

"Mi dispiace." Stava piangendo, aveva gli occhi impregnati di lacrime. E tutto questo a causa mia. "Non volevo reagire così. Prima ho avuto così paura di averti persa, Brooklyn."

Passai l'asciugamano sulle sue guance e poi accarezzai una gota con la mano.

"Non mi hai perso, Harry." Sentii un nodo alla gola, ma proseguii lo stesso. "Non voglio che ti riduci così, amore mio."

"Ti amo." Biascicò lui, stanco.

"Ti amo anche io."

Appoggiò la testa sulla mia spalla e si addormentò velocemente e con la stessa velocità si ritrovò nella stessa situazione di poco prima, chino nel bagno.

Gli stetti vicina per tutta la notte, finché non ci addormentammo entrambi sul pavimento freddo del bagno, usando come cuscino solo un asciugamano ripiegato.

• • •

Quando tornai in camera, dopo aver avvisato Jake che Harry stava male perché aveva bevuto troppo la sera prima, trovai il ragazzo disteso sul letto, ancora vestito con gli abiti della sera prima.

"Eccomi. Ho avvisato Jake e sono stata in camera tua a prenderti lo spazzolino e un cambio." Mormorai, chiudendomi la porta alle spalle con un calcio.

"Grazie."

Lo aiutai a raggiungere il bagno e gli posai le sue cose sul mobiletto vicino al lavandino.

Quando, qualche minuto dopo rientrai, Harry si era lavato i denti e si era immerso nell'acqua della vasca.

Mi sedetti sullo sgabello a fianco e gli insaponai i capelli, risciacquandoli poi con il getto al mio fianco.

"Come stai?" Domandai passando le dita tra i suoi capelli e poi accarezzandogli il viso.

"Meglio, grazie." Fermò la mi mano e se la portò alle mie labbra, lasciando un piccolo bacio sul dorso.

Inspirai e feci scivolare le mani sul suo petto, abbracciandolo completamente da dietro. Lasciai un bacio sul suo collo e appoggiai il mento sulla sua spalla.

Sentii la maglietta bagnarsi di acqua quando lui si mosse per sistemarsi, ma non vi badai più di tanto.

"Mi dispiace, Brooklyn." La sua voce, al contrario della sera prima, era ferrea.

"Lo so." Sussurrai, stringendo la presa sul suo petto e bagnando ulteriormente la maglietta.

Le sue mani risalirono piano le mie braccia, bagnando la pelle abbronzata.
Si girò nelle mie braccia e si alzò sulle ginocchia, facendo arrivare l'acqua appena a metà coscia.
Nonostante fosse completamente nudo davanti a me, continuai a guardare il suo viso e gli accarezzai la guancia.

"Posso abbracciarti? Ho temuto così tanto di perderti ieri che ora mi sembra impossibile che tu sia qui." Mormorò, avvicinandosi al bordo della vasca.

Mi sporsi verso di lui e allacciai le braccia alle sue spalle, facendo scontare il suo torace bagnato sul mio, infradiciando del tutto la maglietta.

"Ti amo, non dimenticartelo." Mormorai al suo orecchio, stringendolo a me.

Quando tornò a sedersi nella vasca, sentivo l'acqua scorrere nella mia maglietta, perciò la tolsi. Mi spogliai davanti al suo sguardo attento e gli feci cenno di farmi spazio nella vasca.

Era forse una delle prime volte che mi spogliavo davanti a lui non per fare l'amore, ma forse era più intenso un momento come questo che gli altri dominati solo dalla passione.

Appoggiai la testa al suo torace e mi lasciai circondare dalle sue braccia tatuate. Harry lasciò un bacio sopra al tatuaggio e poi mi strinse a sè.

"Ti ho già detto che sei bellissima?"

"Non abbocca con me, Styles." Ridacchiai girando la testa verso di lui e dandogli un bacio a stampo sulle labbra.

"Non so di cosa tu stia parlando. Però sei davvero bellissima."

"Anche tu sei bello, anche se ogni tanto fai lo stronzo."

"Hai ragione." Rise, facendo vibrare il suo petto sulla mia schiena.

"Ma ti amo lo stesso."

***
Buongiorno❤️
Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia.
Sono tipo più di 5000 parole, quindi un applauso a me che sono riuscita a scrivere nonostante io abbia lavorato in ogni momento.

Non so cosa scrivere, quindi

Al prossimo capitolo

Eh, sì. Manca poco alla fine :))

Alis

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