capitolo 31

-Luce diffusa, splendore. L'estate è essenziale e costringe ogni anima alla felicità.
(André Gide)

A quel punto decido di scendere dalla macchina.

"Bimba risali in macchina", dice lui.

Ma non lo ascolterò.

Inizio a camminare con un sorrisetto stampato sulle labbra, mentre lui mi sta dietro andando con la macchina a passo d'uomo.

"Bimba sali, se no ti faccio salire con la forza", afferma lui.

"Scordatelo"

"Bene lo hai voluto tu", dice fermando la macchina.

Suppongo che la prima ora sia andata, ma ormai abbiamo fatto così tante assenze che ho perso il conto.

Apre lo sportello posteriore e dopo avermi sollevato da terra prendendomi in braccio mi butta in macchina chiudendo le porte posteriori.

Lui sale e mette in moto, andando verso la scuola.

Sbuffo e guardo fuori dal finestrino. Davanti ai miei occhi trovo una meraviglia. Uno stormo di uccelli, volano formando diverse forme, alcuni tutti insieme mentre altri più dietro. Volano nel cielo azzurro, e una cosa che gli invidio è il poter volare.

Da bambina l'ho sempre desiderato, volare e toccare il cielo. Sarebbe qualcosa di inimmaginabile.

Oggi è una bellissima giornata, il cielo è limpido neanche una nuvola, mentre il sole è così radioso che quasi mi acceca. E' così bello però, tutto questo nella sua semplicità. Ma purtroppo io devo essere rinchiusa tra le pareti di una classe, almeno per l'ultima volta.

Siamo arrivati e quando provo ad aprire la portiera ricordo che qualcuno me l'ha bloccata.

"Qui qualcuno si deve far perdonare, non sei d'accordo?" domanda lui, girandosi.

"Mmh"

Lo bacio, tanto oramai la prima ora è andata. Lo bacio e affogo nelle sue labbra, morbide e lui viene dietro con me. Mi trovo sul sedile posteriore dell'auto del mio ragazzo che fino a qualche tempo fa era il migliore amico, a baciarlo. Le sue mani scivolano sui miei fianchi e mi trovo sotto di lui. Mi lascia una serie di baci sul collo e poi riprende a baciare le mie labbra.

Le sue mani accarezzano la pelle sotto la mia maglietta, mentre le mie vagano sui suoi pettorali, e proprio in quell'esatto istante qualcuno bussa al nostro finestrino.

Kaisy.

Diventa un pomodoro. E io anche. Nash sbuffa semplicemente.

Abbassa il finestrino per sentire cosa ha da dire la sorella.

"Uhm, scusatemi, il prof vi vuole in aula, vi abbiamo visti arrivare" abbassa gli occhi e Nash sblocca le porte.

"Ma se siamo in due anni differenti", farfuglia.

"Si, però oggi la tua classe è in classe con noi, vi manca il prof. delle prime due ore", afferma la mia amica sempre più in imbarazzo.

"Va bene, arriviamo", le dico io.

Una volta che la sorella va via, mi lascia un altro bacio e sembra non volermi lasciare più.

Mi sistemo i capelli e la maglietta mentre scendo dall'auto. Lo aspetto che chiude la macchina e ci dirigiamo in classe mano nella mano.

Abbiamo entrambi due favolosi sorrisi sui volti e quando bussiamo alla porta della nostra classe svaniscono almeno per un istante.

Alla prima ora io ho inglese quindi suppongo che se lo dovrà subire anche Nash. Quando il prof. ci vede entrare ci lancia due occhiatacce e noi nel contempo ci andiamo a sedere svelti.

La mia aula è molto grande quindi è per questo che forse la classe di Nash è stata spostata qui stamattina.

"Chi avevate alle prime due ore?" gli chiedo curiosa, mentre andiamo verso i nostri posti.

"Educazione fisica, l'unica cosa che mi piace della scuola" afferma sbuffando e sedendosi dietro di me.

Ridacchio e prendo posto affianco alla mia migliore amica che si sta scrivendo con qualcuno facendo finta di ascoltare la lezione. Ma dai chi è che fa lezione l'ultimo giorno di scuola?

Nash inizia a giocherellare con i miei capelli e io sorrido istintivamente.

"Con chi ti scrivi?" domando alla mia amica.

"E' Dylan" risponde lei sorridente.

"Sono felice che tu abbia trovato qualcuno che ha compreso quanto tu sia speciale", le sorrido.

Perché è vero, io sono felice a volte anche solamente vedendo gli altri felici. Sono felice se la mia migliore amica trova la felicità o se vedo i miei genitori sorridenti o anche se qualche mio amico è contento, perché alla fine non si ha uno standard per essere felici ognuno trova il suo modo di essere felice e uno dei miei è vedere gli altri felici.

"Invece tra te e mio fratello la cosa è piccante" sorride maliziosa lei.

"Ma smettila" le dico ormai rossa come appunto un peperoncino.

Finalmente da domani iniziano le vacanze, sveglia tardi, mare, amici e feste. In poche parole: vita.

Ora iniziano ad uscire tutte le hit estive e la musica di sicuro non manca ed è così bello cantare insieme agli amici fino a quando non hai più voce. Sorrido e sogno ad occhi aperti.

L'estate per me è l'unico motivo per cui si può vivere, perché lei è piena di vita. Quando vai al mare ti stendi sul lettino e senti il sole sul tuo corpo che ti scalda e non vuoi fare altro che sentire la voce del tuo cantante preferito nelle orecchie che suona a ritmo dell'estate. Quant'è bello fare tardi la sera e buttarti sul letto senza riuscire ad addormentarti semplicemente per il fatto che vorresti continuare a divertirti. Quant'è bello cambiare programmi all'ultimo secondo e passare una delle migliori serate della tua vita insieme ai tuoi amici. Quant'è bello innervosirsi perché non arriva l'autobus e tornare a casa stremata che solo una doccia può guarirti. E' semplicemente bella l'estate perché anche in un giorno di pioggia riesci a essere felice.

"Signorina Hills" sento chiamarmi.

Alzo la testa e il prof. mi guarda.

"Può esprimere con tutta la classe i suoi pensieri a quanto pare più interessanti della mia lezione"

E' ovvio che sono più interessanti della sua lezione.

"Mi scusi", sussurro.

"Esprima i suoi pensieri" insiste lui.

Menomale che da domani non lo vedo per tre mesi interi.

"Pensavo all'estate e mi scusi di essermi distratta"

"Esca immediatamente dalla classe", urla.

Meh, calmati, ci sento ancora bene.

Quando esco fuori trovo Blake, mi sembra di essere tornati indietro nel tempo, è appoggiato ad un armadietto e sta giocherellando con un braccialetto.

"Hanno cacciato anche te?" domanda quando mi vede chiudere la porta dietro di me.

"A quanto pare, tu cos'hai combinato?" chiedo curiosa.

"Una cazzata, mi sono addormentato sul banco, tu invece?", mi dice lui facendo spallucce.

Ridacchio e mi appoggio anche io all'armadietto.

"Ero distratta e non stavo ascoltando"

"E cosa ti distraeva?" domanda.

"Stavo pensando all'estate in realtà e quindi a tutto quello che avrei potuto fare da domani. Ma evidentemente il prof non la pensa come me", sorrido.

Lui mi guarda con quei suoi occhi verdi, i quali mi fanno tornare indietro nel tempo e quando lo guardo io non riesco a essere arrabbiata con lui, perché ricordo quando ne ero innamorata di quegli occhi e so riusciranno sempre a farmi sorridere. Perché lui è un punto fondamentale della mia vita e io vorrei solo risolvere con lui ed essere amici.

"Blake io" inizio a parlare, ma la campanella suona ed escono tutti.

"Ci vediamo, Line" mi saluta lui.

"Ciao" sussurro.

Avrei voluto dirgli di più, scusarmi per tutto. Avrei voluto mettere le cose apposto così da iniziare l'estate al meglio, ma lo farò un'altra volta.

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