Capitolo 20
-A volte nella musica si trovano le risposte che cerchi, quasi senza cercarle.
(Alessandro D'Avenia)
Sono sveglia e tutto è sparito. Mi sento strana e stordita. Non riesco a descrivere come mi sento. Non ci riesco eppure, sento che qualcosa è cambiato.
Prendo il telefono e guardo l'orologio. E' presto, anzi prestissimo. E io non riesco a capire neanche come sia arrivata qui. Ricordo che avevo visto Nash e Hazel insieme e nel frattempo ero con Blake, ma non capisco come sono finita nel mio letto.
Riprendo il telefono per chiamare Blake, ma sul display leggo due messaggi entrambi mandati dal medesimo ragazzo.
Blake:
*Ieri sera ti sei addormentata sulle mie gambe.
*Appena ti svegli chiamami!
Ora capisco. Senza indugio digito il suo numero e dopo tre squilli ricevo risposta.
"Buongiorno", dico con voce assonnata.
"Ei come stai?" chiede lui all'altro capo.
"Bene sono solo un po' confusa", rispondo non sapendo esattamente cosa dire.
Confusa per tante cose. Oramai non riesco bene a capire cosa provo realmente per Blake, sono più che certa che ci tengo a lui, ma non capisco in che modo. Lui me lo ha dimostrato in diverse maniere che ci tiene a me come più di un amico. Ho la mente confusa e a istanti penso che possa scoppiare.
"Uh, come mai? Ora ti confondo anche?" ridacchia lui.
"Ti piacerebbe", sorrido a quelle parole.
E' questo il problema, Blake riesce a farmi sorridere, a farmi ridere, a farmi trovare un motivo per essere felice, a volte vorrei non fosse solo questo. Il sogno di stanotte mi ha confuso, mi ha fatto sorgere dubbi che prima non esistevano, mi sta facendo dubitare dei miei stessi sentimenti. Ma ora io sono qui con Blake e sono felice con lui, anche se c'è qualcosa dentro di me che vuole dirmi che sto facendo la cosa sbagliata. Anche se non ne comprendo il motivo sento che non è giusto stare con Blake, ma non importa lui mi piace, mi fa stare bene e io non intendo lasciarlo andare.
"Oggi che fai?" domanda, forse mi vuole vedere.
"Mh, non lo so"
"Ti andrebbe di uscire, verso le diciotto?" prosegue.
"Va bene, allora ci vediamo oggi" rispondo.
"Certo", risponde poi lui prima di attaccare.
Mi butto con la testa sul letto incapace di trovare una soluzione.
Decido di uscire a fare una passeggiata per prendere un po' d'aria fresca. Ho bisogno di stare da sola e pensare. Prendo le auricolari e il telefono e mi precipito fuori casa.
Attraverso il vialetto e subito la musica parte nelle mie orecchie. La voce di Cremonini mi fa stare meglio.
"New York, New York, è una scommessa d'amore, tu chiamami e ti vestirò, come una stella di Broadway", canticchio.
Amo questa canzone, la so tutta a memoria. Mi piace soprattutto il fatto che racconti una storia, mi fa immergere in essa ed è come se attraverso le parole e la musica riuscissi a essere parte di questa.
Trovo che a volte la musica sia l'unica che mi capisca, a volte la custodisco come la cosa più preziosa che possa avere, perché quando mi metto le cuffiette è come sentirmi in un mondo in cui mi sento partecipe, in un mondo in cui mi sento al mio posto.
La musica secondo me è uno stato d'animo, quello di chi canta o scrive le parole. Secondo me i cantanti fungono da poeti che mettono per iscritto tutto ciò che hanno dentro, e lo comunicano attraverso il linguaggio della musica. Un linguaggio universale. Un linguaggio che tutti comprendono, uno di quelli che ti apre il cuore e la mente. Uno di quelli che ti tocca l'animo, capace di farti piangere, ma non perché la canzone sia triste, ma riesce ad emozionarti in base a chi o cosa pensi quando la ascolti.
Sono innumerevoli i brani che sono riusciti a farmi emozionare. Penso che piangere grazie alla musica sia qualcosa di meraviglioso, come delle parole scritte da qualcuno che non si conosce possano toccarti l'animo.
Il sole batte caldo sulla mia testa e un sorriso si forma sulle mie labbra mentre la musica prosegue. Lei riesce a rendermi felice, riesce a farmi sorridere anche quando tutto va male, riesce a farmi stare bene. E' come una medicina. Quando ascolti il tuo cantante preferito sorridi, perché la sua voce ti trasmette quel qualcosa che non riuscirà mai a trasmettere a qualcun altro. Le canzoni credo che siano delle poesie, poesie più belle da dedicare, poesie per sfogarsi, poesie per amare in silenzio, poesie per piangere, poesie che sono semplicemente poetica.
Passo davanti casa di Nash e tutta la mia vita mi passa davanti. I nostri sorrisi, le nostre risate, gli scherzi, i pianti, le cavolate fatte insieme, le bugie dette, le punizioni prese, i richiami da parte dei nostri genitori, tutte le nostre cadute, i nostri abbracci, eppure tutto mi sembra così vicino, come se fosse successo ieri e invece sono passati anni da quando giocavamo in questo giardino.
Devo parlargli. Devo vedere Nash.
Arrivo davanti alla porta e sbircio dalla finestra. E' in casa. Ma non è solo.
C'è Hazel con lui.
Con le lacrime che minacciano di fuoriuscire senza motivo corro lontano da lì e mi rifugio in spiaggia. Il mio posto.
Mi siedo sulla sabbia e guardo il mare. E' mosso, ma mi trasmette ugualmente tranquillità. A volte mi viene in mente L'infinito di Leopardi. Di come lui guardi la siepe e immagini oltre. Io guardo il mare e mi chiedo cosa ci sia oltre l'orizzonte. A volte mi piacerebbe staccare la spina e scappare, girare intorno al mondo, esplorare, provare ogni cosa e vivere ogni attimo, ogni istante, vivere per sentirmi viva. A volte è questo che penso, altre penso che sono intrappolata qui e l'unica cosa che posso fare è immaginare cosa ci potrebbe essere oltre, cosa potrebbe succedere semmai le fantasie diventassero realtà.
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