Capitolo 17

-Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo.
(Isabel Allende)

Un anno prima

"Sarah, sbrigati o farai tardi anche stasera e non possiamo permettertelo", ridacchiai bussando per l'ennesima volta alla porta del bagno.

Ormai era lì dentro da quelle che sembravano ore, ma forse era solo mezz'ora.

"Un attimo, ho quasi fatto", rispose lei uscendo qualche istante dopo.

"Brava, oggi noi ti faremo arrivare in orario, promesso. Prima o poi dovrai raggiungere questo traguardo no?" ridacchiò Kaisy accompagnata dalla mia risata, mentre la nostra amica in risposta ci lanciò un cuscino.

"Stasera deve essere tutto perfetto", disse lei con occhi sognati.

Quando pensava a Cameron, il suo ragazzo, le brillavano gli occhi, assumevano quel colore del cielo infinito e puro che non avevo visto in nessun altro volto. Lei era speciale in ogni suo piccolo gesto o movimento.

"Va bene, però ricordati di tornare a casa in orario per favore" le chiese preoccupata Kaisy.

E' sempre stata lei la 'madre'. Era sempre molto protettiva, quasi sempre nei confronti di Sarah visto che io non avevo molte esperienze con i ragazzi, uscivo perlopiù con Nash.

"Allora che mi metto?" chiese la mia amica, passando in rassegna praticamente l'intero guardaroba.

"Come prima cosa mettiamo la musica, poi pensiamo ai vestiti", dissi accendendo lo stereo per collegarlo al mio telefono.

A tutto volume la voce di Vasco si propagò nelle nostre orecchie con le parole di 'Albachiara'. E subito partimmo con tutta la voce che avevamo a cantare: cantare la nostra canzone.

Era la nostra preferita in assoluto e fu in quel momento che capii di essere la persona più fortunata di questo mondo ad avere le amiche migliori dell'universo. Sarah salì sul letto con una spazzola in mano, mentre Kaisy imitava gli assoni di chitarra e immediatamente raggiunsi la mia amica sul letto saltando con un pettine in mano.

Questi piccoli momenti credevo fossero i migliori, credevo che avrei potuto assaporarli ogni giorno della mia vita per sempre, ma si sa il per sempre non esiste, neanche nelle favole.

Finita 'Albachiara' partì come per magia 'Come nelle favole' e così finimmo per cantare tutto il pomeriggio.

Loro erano la mia intera vita, passavamo intere giornate insieme e niente riusciva a separarci, ricordo come a volte Nash si infastidiva perché non riusciva a stare a casa in santa pace senza averci tra le scatole, ma alla fine si divertiva anche lui.

"Ragazze che ore sono?" chiese a fin di voce Kaisy per il troppo cantare.

"Uhm, quasi le diciotto", risposi guardando sul display del mio telefono.

"Le diciotto?" esclamò Sarah come se si fosse risvegliata improvvisamente.

"Sono in ritardo", affermò sbattendosi una mano sul volto.

"E quando mai", ridacchiammo io e Kaisy guadagnandoci un'occhiataccia da parte della nostra amica.

Insieme decidemmo cosa farle mettere e alla fine arrivammo alla conclusione di farle indossare un vestitino color aragosta di pizzo avente uno scollo a cuore. Era bellissima, la più bella delle principesse, così la definì suo padre poco tempo dopo.

Cameron, sarebbe stato lì a momenti e dopo aver ultimato il trucco e raccolto i suoi lunghi capelli biondi in una treccia laterale ci precipitammo in salone. Quasi mi emozionali, quella sera, vedendola prima di uscire e non seppi neanche il motivo, era come una sorella per me. Ci abbracciammo, il nostro ultimo abbraccio, ma ancora lo sapevo, seguito da una sculacciata scherzosa.

"Vai bella gnocca e conquistalo", le sorridemmo io e Kaisy chiudendo la porta dopo che lei se ne fu andata con il suo cavaliere.

A dirla tutta Cameron, non mi andava molto a genio, perché avevo sentito delle voci non molto carine su di lui, però mi dissi che fossero solo voci visto che la mia amica ne era follemente innamorata, non volevo farla preoccupare per qualche pettegolezzo.

L'unica cosa che volevo era che fosse felice, che vivesse l'amore che aveva sempre sognato. Forse non quello che si descrive nelle favole, ma qualcosa di simile eppure la vita è ingiusta e si sa. Ogni volta in modo diverso, ma sempre ingiusta rimane.

Io e Kaisy quella sera rimanemmo sul divano a guardare serie TV fino a tardi aspettando, invano, il ritorno della nostra amica. Restammo sveglie fino a mezzanotte, l'orario nel quale doveva rientrare a detta dei suoi, ma si sa che si fa sempre un po' più tardi. Verso mezzanotte e mezza credo che russassimo, noi dormivamo e lei moriva. E' orribile da pensare eppure è successo proprio così.

Il telefono fisso squillò e noi facemmo un salto per lo spavento. Andai io a rispondere, ancora mezza assonnata. La voce all'altro capo si presentò come la peggiore mai sentita in vita mia. Mi dissero che la mia migliore amica Sarah O'Connor era morta sul colpo in un incidente stradale sulla via del ritorno assieme al suo ragazzo Cameron che aveva bevuto qualche bicchiere in più e quindi non poteva essere al volante.

La lacrime invasero il mio volto e il telefono cadde precipitosamente per terra provocando un frastuono che fece svegliare anche i genitori che scesero preoccupati le scale di corsa per accertarsi che fosse tutto apposto, ma non lo era. Non era tutto apposto.

Non potevo credere che una delle persone più importanti della mia vita se ne fosse andata via così. Non volevo accettare la realtà e dirlo ai suoi genitori fu ancora più duro, la mia amica sentì tutta la conversazione ed ebbe la mia stessa reazione. Dentro di me qualcosa era cambiato, mancava un pezzo e nessuno me lo avrebbe mai dato più indietro. E' in quel momento che credetti di capire cosa provava Blanco quando cantava 'Blu celeste'. Peccato che ciò che provavo è impossibile da descrivere a parole, impossibile da descrivere con le lacrime, impossibile descrivere con gli occhi, o con la bocca, o con le mani, o in qualunque altra maniera. Non volevo descriverlo. Volevo piangere.

I giorni seguenti non mangiai, non dormii, non andai a scuola, non ascoltai la musica, non vidi Nash che più volte cercò di fare capolino nella mia stanza attraverso la finestra, uscii solo per i funerali, quando non riuscii a stare un'istante senza far fuoriuscire lacrime dai miei occhi. Mi sentivo male e l'unica cosa che riuscivo a fare era piangere. Se dormivo speravo che avessi solo fatto un incubo, ma quando mi svegliavo era sempre la stessa e schifosa realtà che senza di lei faceva ancora più schifo.

Promisi a me stessa che non mi sarei mai lasciata andare tra le braccia dell'amore. Mai. E che mi sarei presa cura di Nash, per tutto l'amore che provava lei per lui e che non riuscì mai a esternare. Quell'amore in cui credeva, nonostante pensasse che lui fosse innamorato di me. Perché lei è sempre stata così, altruista e pensava alla felicità della persona che amava e non pensava mai alla sua di felicità e nonostante ciò ci ha rimesso lei. E non è giusto e per questo io non merito di poter provare l'amore se a lei è stato negato ancor prima che potesse scoprire cosa fosse.

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