Capitolo 16

-A volte i ricordi diventano il presente e il presente svanisce come un ricordo lontano.
(Massimo Valerio Manfredi)

Sono in caffetteria con Kaisy. Dopo aver visto Nash sono tornata da lei e abbiamo deciso di venirci a prendere qualcosa da bere.

"Allora? Era tanto brutta?" chiede lei ancora incredula delle mie parole.

"Ti giuro, orribile. Ma non perché lei sia orribile, ma per il semplice fatto che era decisamente troppo truccata e vestita male", le rispondo.

Hazel, che ho scoperto essere la nuova conquista di Nash, è la ragazza che mi sono trovata questo pomeriggio davanti agli occhi. Nash mi ha spiegato che li aveva fatti incontrare Niko e che lei era molto simpatica e dopo ciò si sono cominciati a frequentare e infatti è con lei che è stato la notte scorsa. Odio solo il fatto che l'abbia fatto ubriacare.

"Ma a forme come stiamo messe?" chiede la mia amica. Lei essendo piccola e minuta ha sempre invidiato quelle ragazze un po' più formose in specifici punti.

"Le ha. E le mette anche parecchio in evidenza", dico sorseggiando un po' del mio succo.

"Vabbè, se a Nash piace", afferma la mia amica alzando le mani in segno di resa.

"E già", concordo io.

Poi scoppiamo entrambe in una fragorosa risata.

"Si stuferà, fidati di me", mi rassicura la mia amica stringendomi la mano.

Io non è che voglia che non si mettano insieme è solo che vorrei che lui non finisse sulla cattiva strada. Già dopo essere stato una sola sera con quella è ritornato ubriaco fradicio, figuriamoci tutte le sere. Sono un po' preoccupata, non è una ragazza che ispira tutta questa fiducia, mi sembra solo una delle tante ragazze facili e di certo non è la tipa di Nash.

A lui non sono mai piaciute le tipe che si nascondono dietro tre quintali di trucco, ne tantomeno quelle che si mostrano volgarmente a grandi linee. Era diciamo tutto l'opposto della sua ragazza ideale, però se a lui piace io non sono nessuno per dirgli che non può starci insieme.

"Ti vedi con Blake oggi?" chiede la mia amica vedendo che non ho molta voglia di parlare di suo fratello.

"Oh mio Dio! Blake! Me ne sono completamente dimenticata" dico alzandomi di scatto dalla sedia.

"Scusami, Kaisy, ci vediamo dopo ok?"

Le lascio un bacio veloce sulla guancia. mentre lei se la ride sotto i baffi.

Come ho fatto a dimenticarmi di Blake. Cavoli.

Inizio a correre, la temperatura è molto più calda rispetto a questa mattina quando sono andata a trovare Nash. I miei capelli si muovono a ritmo del vento, mentre il mio respiro si fa sempre più pesante. Mi fermo improvvisamente, fermata non dalla stanchezza, ma da una persona.

Mi fermo ad osservarla, è così simile a lei. Tanto simile che mi sembra come se fosse con lei che dovessi uscire. Come se fossi tornata ai vecchi tempi ad aspettarla in spiaggia con uno dei suoi inesorabili ritardi, tanto che ormai mi presentavo dieci minuti dopo l'appuntamento fissato, sapendo che ancora arrivava.

Purtroppo, però, ritorno al presente. Nella vita dove lei non c'è più. E dove io non capisco che cosa sto facendo. Come posso andare incontro all'amore se è ciò che me l'ha strappata dalla vita.

In quel momento cambio direzione e torno indietro, inizio a camminare lentamente, non più a correre perché non ha senso correre senza una meta e quanto desidererei averla adesso una meta. Con sguardo basso percorro quelle strade che un tempo percorrevamo insieme ridendo e scherzando come se fossimo invincibili, eppure non lo eravamo, per quanto ci piacesse crederlo, non lo eravamo.

Ricordo quando presi un fiore da terra e glielo regalai per consolarla dopo una brutta giornata e lei dopo mi disse che non esistevano delle brutte giornate, ma solo dei fatti accaduti che le rendevano meno belle delle altre, ma in quelle giornate che noi definiamo brutte ci sarà sempre un'azione che ricorderemo come bella. Mi disse che ci voleva poco per stravolgere la vita. Un istante, una persona, un azione, un fatto. Ed è vero, ci vuole davvero poco per stravolgere la vita di qualcuno in meglio o in peggio.

Quando le dessi il fiore sorrise, con quel suo sorriso raggiante, quel sorriso capace di far innamorare chiunque, quel sorriso senza paura, quel sorriso che avrebbe affrontato la vita a testa alta, quel sorriso che non si sarebbe fatto spegnere con poco, quel sorriso che brillava anche quando tutto si spegneva, quel sorriso che si formava anche quando ragione non c'era, quel sorriso che era la sua carta da visita, quel sorriso che rende il suo ricordo ancora più speciale di quanto lo sia.

Sarah mi ha sempre insegnato che lei avrebbe rischiato di tutto per amore, che niente l'avrebbe fermata semmai si fosse innamorata, ma io non sono come lei a me è proprio lei che mi ferma. Non posso amare senza pensare a quello che le successo amando. E' da egoisti e io non voglio esserlo.

Improvvisamente alcune lacrime scendono silenziosamente sulle mie guance rigandole. Nel frattempo mi rendo conto di star stringendo un fiore lilla tra le mani, simile a uno di quelli che le regalai. E quando il pianto si fa sonoro delle braccia avvolgono il mio corpo alzandomi da terra e poggiandomi delicatamente da qualche parte.

Apro gli occhi delicatamente sbattendo le palpebre e incrocio subito gli occhi che ho cercato di sviare oggi. Blake è davanti a me con il suo sorriso bellissimo e i suoi occhi che brillano guardando i miei. Il suo sorriso puro e privo di imperfezioni si trasforma improvvisamente in un espressione indecifrabile, come se avesse davanti qualcun'altro, eppure quegli occhi sono ancora puntati su di me, ma come se non mi vedessero.

"Blake", sussurro ancora stretta tra le sue braccia.

Non posso ancora credere che con tutte le persone che potessero vedermi ci si è ritrovato proprio lui. E' completamente assurdo eppure è successo.

Lui è come se si fosse appena risvegliato da un sogno, confuso tra qual è la realtà e qual è la fantasia. Credo che stesse pensando a qualcosa, ma per meglio dire a qualcuno, l'espressione che si è formata sul suo volto era di eterno stupore e nostalgia, credo che abbia ricordato qualcuno.

"Tutto apposto?" chiedo.

"Dovrei chiederlo io a te in realtà", ridacchia lui, facendo passare i suoi occhi verdi da me al fiore che stringo tra le mani.

"Oh si. Sto bene", rispondo cercando di sviare altre domande, ma non credo ci riuscirò visto che mi ha trovata piangendo.

"Davvero? E quel fiore?" continua lui cercando di capirci di più.

"Oh, be' devo essermelo ritrovata in mano quando mi hai presa in braccio", mento.

"Non mi mentire ho visto che lo avevi anche prima", sorride lui smascherando ogni mia bugia.

Sbuffo, ormai senza mosse da giocare.

"Perché non mi dici semplicemente ciò che è successo?"

"Va bene, ma ad una condizione", rispondo io.

"Tutto quello che vuoi", dice lui sicuro di sé.

"Devi dirmi a chi pensavi mentre mi stavi guardando prima"

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