Nono

Stavano bruciando così tanto, più del solito, che Steve desiderò di essere avvolto soltanto dal ghiaccio. Mentre si stringeva abbracciato a Bucky, altri versi non uscirono dalla sua bocca, se non lamenti di piacere.
Scommetto che ti sei pentito di aver baciato uno scrittore nel buio. Bucky sorrise a quel suo pensiero, mentre avvinghiava le mani al minore. La scelta del loro primo bacio era stata esclusivamente di Steve, anche se i due si erano dichiarati amore già da piccoli, il loro bacio non era stata cosa da poco. Steve lo aveva trattenuto per giorni, ci aveva riflettuto con tutta l'ansia che gli pulsava nel petto, e alla fine, con stupore ed entusiasmo di Bucky, Steve l'aveva baciato lontano, alle spalle di quel parco divertimenti rumoroso, nel buio degli alberi in lontananza. E Bucky era uno scrittore, di lettere soprattutto, fogli di carta pieni di parole che Steve non avrebbe letto mai.
I loro corpi erano già nudi, si esponevano all'intimità esclusiva di quelle pareti buie quasi fossero statue di marmo in un museo.
Quando iniziavano a fare l'amore, ogni infinita e ripetitiva volta, socchiudevano gli occhi, e nel mentre che la loro pelle si surriscaldava vicinissima, il loro bacio non riusciva ad interrompersi per nulla.
Il loro settimo giorno di sesso si era presentato con tenerezza romantica e silenziosa. Non ci fu la foga delle volta precedenti, anzi, si recarono al loro nascondiglio ad un orario abbastanza tardo del pomeriggio. Ormai era un pensiero fisso chiudersi almeno una volta al giorno in quel posto, e fare l'amore, perché lo trovavano stupendo, era la cura alla loro malinconica malattia, era la libertà dei loro gesti, ed il rimbombo dei suoni.
Bucky rimase sopra Steve, sdraiato sul letto, per un tempo di pochi minuti, che si rivelarono estremamente piacevoli e per nulla impazienti. Passarono il tempo a baciarsi, a toccarsi il viso, e a strusciare le nudità come se da un momento all'altro potessero accendere un fuoco.
Infine, senza fiato per l'umidità intensa e duratura di quelle labbra gonfie, James distaccò il viso da quello del minore, che socchiuse gli occhi, paonazzo in volto. A baciarsi furono i respiri, che perseguirono quell'unione di sapori rumorosi.
Bucky si mise a sedere, avvicinando difronte a se anche Steve. Lo prese con dolcezza dalle braccia magre, e lo fece mettere dritto, in una posizione rilassata della schiena, così da guardarsi direttamente l'uno difronte all'altro. Avevano le gambe allargate, incastonate tra di esse, polpacci, cosce e bacini, tutti stretti sul letto, senza forza indicibile. Avevano i muscoli rilassati, le gambe distese dolcemente ai lati dei loro corpi, e i sessi vicini, tanto vicini da alzare la temperatura del piccolo spazio concavo tra di loro.
Steve gemette con tono sofferto, mordendosi il labbro. Bucky gli accarezzò il collo, spingendolo poi verso di se, quando si piegò su di lui e prese a baciare anche quella porzione di pelle che non riusciva mai a riprendersi da quei segni viola dati in continuazione. Stavano più attenti però, perché in spiaggia, privo di qualsiasi camuffamento, Steve aveva solo dei vecchi segni grigi e rossi, piccoli, che non attirarono per nulla l'attenzione di Sarah. Eppure, se qualcuno ci avessi fatto caso, Rogers avrebbe mentito con un improbabile storia su una qualche ragazza avvicinatosi a lui.
Funzionava così tra di loro, si amavano, si martoriavano, ma agli altri davano il merito ad una ragazza qualsiasi di quei segni e di quelle brevi storielle. Se lo facevano andare a genio, pur rimarginando con pensieri infastiditi, dopotutto importava quello che dicevano a loro stessi, non agli altri, che non capivano, che non ci sarebbero mai riusciti.
James abbassò una mano tra i loro inguini, dove le erezioni si scontravano di già, e si erano preparate in quell'abbraccio disteso sul letto. Bucky aveva il respiro soffocato dall'odore della pelle di Steve, era cieco in mezzo al suo profumo, e non decise lucidamente il da farsi.
Ebbe solo voglia di piacere, di condividerlo con Steve, un vizio di cui non potevano sbarazzarsi tanto facilmente. Il moro avvicinò il proprio corpo al ragazzo più piccolo, si aiutò a tirarsi più in avanti con i piedi, la distanza esatta che gli serviva per lasciar toccare le loro erezioni talmente tanto insistentemente che Steve gli graffiò la schiena bronzea con le unghie, gemendo con la testa gettata all'indietro.
Bucky con la mano congiunse i due sessi, stringendoli con tutto il palmo; con l'altra mano spinse la schiena di Steve a se, per tenerlo al sicuro, e per sorreggerlo in quell'onda di piacere che sapeva ancora di mare.
Le coperte le avevano portate in lavanderia, profumavano di pulito sotto di loro, ma c'era ancora un po' di sabbia nella bottiglia di vetro lasciata su una mensola in quella stanza, e qualche granello microscopico puntellava il pavimento.
Non sapevano niente, eppure fecero l'amore come se dipendessero da ciò sin dalla nascita.
James prese a masturbare se stesso e Steve con gli stessi affondi difficoltosi di una sola mano. Il piacere era una scala, ogni gradino lasciava vedere in lontananza l'orizzonte sempre più dettagliato, così loro salivano, lentamente ma assieme, e scoprivano altro, e altro ancora.
Era così diverso, Steve si sentiva formicolare tutto, Bucky si muoveva velocemente, e poi troppo lentamente. Perché era rischioso esplodere così in fretta, non ne sarebbe valsa la pena. Loro volevano godere, più a lungo possibile, volevano fare l'amore e farlo durare per sempre.
Gemettero all'unisono, ogni scossa del membro era simultanea in entrambi, e le mani si cercavano.
Erano veleni dolci che escoriavano l'epidermide, si facevano male a toccarsi la schiena, il collo e tutto il corpo, eppure il dolore causato da quelle mani era così appagante.
Steve lo abbracciò forte, gli si attaccò al collo e si lasciò sopraffare dai lamenti di piacere, incollato a Bucky dalla sua mano stretta ai loro membri. In tutte le volte che avevano fatto l'amore abbracciati assieme, il settimo giorno fu il loro preferito, perché rimasero così vicini che per un istante diventarono un unico individuo a se, con le medesime sensazioni, e le solite reazioni.
Era eccitante perché avevano congiunto i sessi brulicanti di calore, cacciatori di appagamento.
Bucky sentì di aver perso il controllo, e se ancora riusciva in minima parte a stare con i piedi per terra, capiva di stare per esaurirsi.
Steve era la sua città, il suo letto caldo, la sua fame e la sua sete. Era quel tutto e quel niente che gli serviva.
Avrebbero scritto la loro storia su quelle pareti, l'avrebbero illustrata con le tempere e i pennelli, e ne avrebbero lasciato i reperti tra le mensole.
E Bucky continuò a toccare entrambi, fusi come metalli incandescenti in lavorazione. La scena non è molto difficile da immaginare; due ragazzi seduti su di un letto, con i petti e i sessi messi a contatto con soffocamento, e il loro abbraccio che si fortificava tra i baci e i versi di piacere. Erano talmente belli che il piacere in mezzo alle loro gambe parve avere un sussulto difronte a quell'eccessivo conato di amore.
Le unghie graffiarono la pelle e le corde vocali si tesero quando entrambi, quasi contemporaneamente, vennero nella mano di Bucky, bagnandosi le virilità l'uno con il seme dell'altro.
Non si lasciarono scivolare sul letto, stanchi e con il respiro corto; dovettero rimanere abbracciati in quella posizione, perché la bellezza non voleva finire, e l'odore del sesso li annebbiava completamente.
Una delle cose che più adoravano era quel profumo di intimo che gli restava sulle mani, il giorno successivo, e non se ne andava perché subito dopo ricominciavano a fare l'amore.
Era quell'impercettibile profumo che sulla pelle rimaneva incastrato, e che entrambi avevano come vizio di passare sotto il naso di sfuggita. Era un odore che gli ricordava densità, gli riportava un retrogusto di pelle salata sul palato.
Facevano spesso l'amore esclusivamente toccandosi proprio per tenersi quell'odore sulle mani.

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