Traccia Uno

《Non lo fare》

Il ragazzo nella stanza però continuò imperterrito a sistemare lo zaino fino a che una mano decisa non si posò sua spalla, facendolo fermare.

《Il mondo là fuori è troppo pericoloso, Andrew》

La madre lo pregava con lo sguardo, cercando di convincerlo a rimanere lì, al sicuro, dove nessuno avrebbe potuto fargli del male, senza sapere che il male più grande gliel'avevano provocato proprio in quel luogo.

Andrew però scosse la testa. 《Non posso rimanere qui》disse solo, senza riuscire ad incontrare lo sguardo della donna.

Nella testa solo gli episodi di quella mattinata a scuola, la più brutta della sua vita.

*****

《Sei un mostro》 gli urlarono contro dei ragazzi.

Andrew era rintanato in un angolo del cortile, accovacciato su se stesso, mentre altri suoi coetanei gli attaccavano bigliettini sulle braccia, sul viso, sulle gambe scoperte, insomma ovunque trovassero uno spazio libero per appiccicarli.

Su di essi una sola parola "Mostro".

Una parola che continuava a risuonargli nella mente, infiltrandosi sempre di più dentro il suo cuore, facendo a lotta per romperlo in mille pezzi.

Era solo un mostro, avevano ragione.

Soltanto qualcuno da allontanare e da deridere.

Qualcuno di troppo diverso dal normale per essere anche solo accettato.

Qualcuno da indicare da lontano e da scostarsi al suo passaggio.

Pensava a tutte queste verità Andrew mentre, raggomitolato per terra, cercava  in ogni modo di trattenere quel maledetto potere che odiava con tutte le sue forze.

Ma la paura, la rabbia, l'impotenza non accennavano a diminuire di intensità sommandosi tra loro in un ciclo continuo che lo stava facendo impazzire.

Alla fine tutto successe in un attimo.

Un'ultima presa in giro, delle risate, lui che cercava di restarne indifferente.

Un secondo dopo tutte l'emozioni accumulate si scaricarono riversandosi fuori sotto forma di potenti fiamme rossastre che iniziarono a seminare il panico nel cortile.

Fu il caos.

Gente che correva, pianti, grida di puro terrore.

In tutto questo Andrew rimase immobile, troppo scioccato per fare qualcosa.

Ma nei suoi occhi grigi ora c'era una strana incrinatura rossa, rossa come il fuoco.

Dieci feriti gravi e almeno altrettanti studenti con ustioni leggere.

Questa fu la stima del preside, lo stesso che non volle sentire ragioni, considerandolo pericoloso e instabile, mentre scriveva alla madre del ragazzo una lettera, invitandola a non ripresentare mai più Andrew a quella scuola.

*****

Così Andrew si ritrovava ora; non era ancora riuscito a dirlelo di tutto questo, infatti quella maledetta lettera era ancora stretta dentro il suo pugno sinistro.

Non voleva vedere quella delusione sul viso dell'unica persona che ancora credeva un briciolo a lui.

Preferiva fuggire, nascondersi nelle tenebre, piuttosto che affrontare la realtà.

La realtà del fatto che non sarebbe mai stato il figlio che lei avrebbe voluto.

Sarebbe sempre stato quello strano, anormale che nessuno capiva.

La madre davanti a lui lo prese preoccupata per le spalle, scuotendolo un poco.

《Dimmi che è successo. Possiamo risolvere ogni cosa》

-No, non possiamo- pensò il ragazzo -non c'è alcun rimedio-

Andrew aprì con un sospiro la mano prima stretta a pugno, senza osare dire una parola.

La donna, con delicatezza, prese il foglio tutto accartocciato e srotolandolo,  iniziò a leggere.

Varie emozioni si alternarono sul suo viso, ma Andrew non sopportò di vederle tutte e presa un'improvvisa decisione, mosso dalla paura, corse fuori dalla porta che dava sul giardino e a nulla servirono i disperati richiami della madre.

La donna si accasciò sul pavimento e, solo in quel momento, notò vari post-it mezzi bruciati sparsi qua e là per la casa.

Ne raccolse uno e il suo cuore perse un battito mentre leggeva la scritta su di esso.

"Mostro"

Nel frattempo Andrew correva, correva veloce come mai, allontanandosi sempre più dal paese nel quale era cresciuto, immergendosi nel bosco dove lui e il suo, a quel tempo, migliore amico si rifugiavano da piccoli per giocare.

Andrew non avrebbe mai immaginato allora che tutta quella felicità innocente  sarebbe presto finita, che quella, per lui, speciale amicizia si sarebbe conclusa in un modo così brutale per un ragazzino.

Invece avrebbe dovuto pensarci in quel momento, si sarebbe risparmiato tanto sofferenze.

-Tutto finisce prima o poi- questo aveva imparato il ragazzo. -spesso anche nel peggiore dei modi-

《È stato solo un incidente》 gli aveva ripetuto varie volte sua madre. 《Va tutto bene》

Eppure quella volta sua mamma si sbagliava, era andato tutto tranne che bene.

Infatti fu proprio il suo migliore amico a dargli per primo del mostro.

Perfetto, no?

Da lì in avanti la sua vita non aveva fatto che peggiorare:
sempre più di frequente aveva iniziato a perdere il controllo sui suoi poteri , le prese in giro erano continue e lui si era rinchiuso in un silenzio di tomba.

Ora però per la prima volta in quattro anni, mentre correva per il bosco, si sentiva di nuovo libero.

Libero come non lo era mai stato.

Arrivò in cima ad un'altura e guardando verso il paese un senso di colpa lo attraversò improvvisamente, mentre la voce di sua madre che gli rimbombava nelle orecchie.

《Non sempre scappare è la soluzione migliore 》 il ragazzo si voltò, ma non vide nessuno.

Però non aveva paura, aveva come la sensazione di conoscerla quella voce.

《E che dovrei fare?》Il tono di voce fragile del ragazzo risuonò nell'aria, facendolo rabbrividire.

《Affronta tutto Andrew, so che ne sei capace. Poi non sei solo》

Il ragazzo annuì guardando casa sua, la quale si vedeva fin da quella distanza.

Forse aveva ragione.

Lei avrebbe potuto aiutarlo, l'avrebbero fatto insieme.

Scappare non serviva a nulla.

Sì, lui doveva dimostrare di  esserne capace.

Dopotutto tutto è possibile se solo uno ci crede, no?

《Grazie》 mormorò Andrew poi le sue gambe scattarono, riportandolo sulla strada di casa.

La stessa voce gli risuonò nelle orecchie mentre correva, come trasportata dal vento:《Sii sempre te stesso, figlio mio》

-Lo farò, papà- e sul suo viso comparve un sorriso al suo ricordo e per una volta non provava dolore a rimembrarlo.

-Le persone non sono fatte per essere dimenticate- diceva sempre suo padre.

Eppure Andrew quando lui era morto voleva solo scordarlo, cancellarlo dai ricordi per non provare dolore.

Ora finalmente riusciva ad accettare la cosa e, improvvisamente, fu come se in quella corsa verso casa si fosse tolto un enorme peso che aveva gravato fino ad allora sulla sua schiena.

Ce l'avrebbe fatta a risolvere tutto, doveva solo smettere di nascondersi.

Non l'avrebbero accettato? Bene, ma lui non poteva continuare a rinnegare se stesso e il suo potere.

Bloccare il fuoco che ardeva dentro di lui non faceva altro che alimentarlo ancora di più.

Basta, lui avrebbe dovuto solo essere se stesso.

Arrivò alla porta di casa e bussò timidamente.

Subito gli venne aperto, mentre sua madre si slanciava per abbracciarlo.

《Scusa》 mormorò solo il ragazzo, lasciandosi accarezzare.

《Chi ti ha scritto queste cose?》domandò sua madre mostrandogli i biglietti trovati per caso.

《Dei-dei miei compagni 》rispose a disagio Andrew. 《Hanno ragione》 aggiunse poi staccandosi di colpo dall'abbraccio.

Ancora, nonostante tutto, non riusciva a pieno ad accettare ciò che era e quanto quelle parole che lo ferivano fossero false, gli mancava ancora un po' di sostegno.

《Ora andiamo immediatamente a scuola》sentenziò lei pronta per uscire.

Un《No》soffocato uscì dalle labbra del ragazzo, ma la madre non volle sentir ragioni.

Non poteva sopportare l'ingiustizia che doveva subire il figlio, senza reagire.

《Ti prego Andrew, è per il tuo bene》

Andrew abbassò lo sguardo incerto.

-Affronta tutto Andrew, so che ne sei capace-

Le parole del padre risuonarono nella sua testa, costringendolo a prendere una decisione.

《Va bene》

Si incamminarono verso la scuola, il braccio della madre posato sulla sua spalla per tranquilizzarlo.

《Voglio un colloquio con il preside》 esclamò la donna appena entrata nella struttura.

《Il ragazzino non può entrare, è pericoloso》 provò a dire una custode, ma si ritrasse davanti allo sguardo di fuoco della madre, portandola subito al cospetto del direttore della scuola.

I due entrarono in una stanza circolare, nel quale lo stesso Andrew ne aveva varcato la soglia quella mattina.

Al centro, dietro un vecchio tavolino, stava un uomo sui cinquant'anni con una bella barba color marrone, tendente però al bianco.

《Ha ricevuto la mia lettera vero?》domandò il preside, riconoscendo la donna.

Lei annuì.《Comprendo le sue ragioni signor preside, e accetto le sue accuse, ma ora la pregherei di almeno accettare le nostre di dichiarazioni》

L'uomo fece un gesto con la mano come a dire "su, parli" e la signora fece un sospiro profondo.

《Da quando i ragazzi di questa scuola hanno scoperto del bizzarro potere di mio figlio, non hanno fatto altro che torturarlo, prendendolo pesantemente in giro e deridendolo, facendogli addirittura del male fisico per ogni cosa. Ma la mia domanda è: lei e i professori, in tutto questo dov'eravate? Oppure avete talmente paura di lui da non considerarlo neppure un essere umano come tutti?》

《Signora deve capire che probabilmente suo figlio si inventa le cose, è un ragazzino pericoloso e instabile...》

《No, ho delle prove. Forse non abbastanza per far aprire gli occhi alla sua mente ottusa, ma necessari a far capire me.》

Lasciò cadere sul tavolo le decine di post-it con la scritta "mostro", prima di alzarsi in piedi, pronta ad andarsene.

《Chiedo perdono a tutte le famiglie dei feriti, manderemo tutto l'aiuto necessario. Non sono venuta qui a pregarla di riammetterlo, ma solo per dirle di andare oltre ai pregiudizi, la prego, di non vederlo come un mostro, dato che non lo è. Lo guardi semplicemente come un essere umano. È questo che i vostri ragazzi devono ancora imparare: a non aver paura della diversità. E consiglio di impararlo anche lei》

Detto ciò, lasciato attonito il preside, i due se ne andarono, soddisfatti.

Quella sera stessa si sarebbero trasferiti.

Era l'ora di ricominciare.

Sarebbero stati insieme come sempre ad affrontare tutto e ce l'avrebbero fatta.

In un modo o nell'altro.

Nonostante quei poteri, quel fuoco che conviveva con lui, nonostante tutte le difficoltà.

Ma l'importante era affrontarlo, o almeno provarci.

Perché il coraggio di una persona può andare oltre i pregiudizi della gente.

witharryx
oldsoull
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