🍁 Capitolo 1

E se diventi farfalla nessuno pensa più a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.
Alda Merini

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Non so cosa significhi avere un posto nel mondo, perfino a casa non ho una stanza tutta mia: divido la camera con mia sorella, la biancheria è riposta nel cassetto della camera dei miei, i maglioni nell'armadio di mia sorella, gli abiti d'occasione nell'armadio di mia nonna.

Forse è perché in fondo ogni membro della mia famiglia ha bisogno di una parte di me, ma nessuno lo ammette, perché da soli si è forti e se qualcuno ci fa notare le nostre debolezze allora siamo fragili.

In questo mondo al contrario nessuno vuole sentirsi da meno. La nostra specialità è quella di raccontare bugie a noi stessi, di iniziare battaglie già perse e di nascondere la testa sotto la sabbia quando le emozioni ci sovrastano.

Questa storia ha inizio in un sabato qualunque di un maggio particolarmente caldo, mentre ognuno è intento a pensare a cosa fare durante la stagione estiva. Io penso a cosa fare oggi e già sento male alla testa.

Ho appena finito l'università e preferisco pensare all'immediato presente ricco di possibilità - brioche al cioccolato con latte macchiato o brioche alla marmellata con succo alla pesca - anziché ai mille futuri possibili. Le scelte mi paralizzano.

Immagino perché in passato non sono mai stata abituata a scegliere da sola...avevo sempre bisogno di una conferma, di un sostenitore che mi stesse accanto e mi desse prova di che cosa avrebbe pensato il mondo là fuori di quel paio di jeans o di scarpe. Non ho un mio stile, quando ne cercavo uno finivo con l'assomigliare a una cinquantenne in carriera.

Lo so, è sbagliato associare lo stile ad un tipo standardizzato di persona, ma le cose devono essere giuste per noi e io associavo l'eleganza a una donna forte, decisa. Una donna consapevole del suo fascino, che non perdeva tempo ad abbinare colori e fantasie, che comprava di proposito tinte unite in armonia col proprio incarnato affinché non cozzassero tra di loro. Ancora penso a quel modello inarrivabile, alla vita dei miei sogni ed è per questo che vivo male.

Volevo distrarmi e realizzare qualcosa di buono e bello da vedere, sono scesa in cucina e ho messo le mani in pasta. Ho aspettato che cuocesse e abbiamo cenato con una buonissima pizza.

Mia madre no, lei preferisce farmi credere di non essere una cuoca capace e per restare nel dubbio non assaggia i miei piatti. Anelavo il suo giudizio un tempo, adesso utilizzo cavie volontarie per i mei esperimenti culinari e sono ancora tutti vivi.

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