Capitolo 1: Un incontro misterioso


Il sole splendeva alto e luminoso nella città di Terramare, e gli abitanti canini si stavano molto divertendo in spiaggia. Sguazzando, in acqua, prendendo il sole, e facendo castelli di sabbia. Tra tutti, c'era una piccola cagnolina pastore tedesco di appena cinque anni che stava scendendo in spiaggia insieme ai suoi genitori. La coppia faticava molto a tenersi al passo con la loro piccola, che aveva afferrato la zampa anteriore del padre per trascinarlo in spiaggia, verso l'ombrellone, ma lui doveva rallentarla, per rimanere con la moglie, il cui pancione le impediva di fare movimenti bruschi.
Quando infine arrivarono, la piccola si tolse in fretta e furia il vestitino, rimanendo in un bel costume da bagno giallo limone.

«Posso entrare subito acqua papà? Posso? Posso?» Chiese poi la cagnolina con una scintilla negli occhi e la coda che si agitava fuori controllo.

«Non ancora». Rispose il padre. «Abbiamo appena mangiato. Non si entra in acqua con la pancia piena. Prima si digerisce».

Alla cagnolina si afflosciarono la coda e le orecchia a quella risposta, mostrando un'espressione di delusione sul muso. «Va bene papà. Aspetterò».

«Suvvia Angel. Possiamo divertirci comunque nel frattempo. Che ne dici di fare un castello di sabbia insieme?»

Angel in risposta prese paletta e secchiello. «Va bene papà. Diamoci da fare».

E i due si misero al lavoro. Mentre Angel e suo padre, Argo, stavano giocando insieme, la madre, Gaya, osservava dolcemente, la scena, rimanendo sulla sdraio, mentre si massaggiava il pancione.
Presto la famiglia si sarebbe allargata, e la loro piccola avrebbe avuto un fratellino o una sorellina con cui giocare.

«Speriamo che ti piaccia anche a te il mare come alla nostra Angel». Disse rivolta al pancione. «Ti divertirai di sicuro con una sorellona così energica e vivace».

Quando aveva scoperto mesi fa di essere incinta, tutta la famiglia aveva accolto la cosa con gioia, e tutti non vedevano l'ora dell'arrivo del nascituro.

*

Angel, ogni tanto, per tutta l'ora non fece che chiedere con entuasiamso al padre, se poteva entrare in acqua, con quest'ultimo che le rispondeva sempre "non ancora", lasciandola un po' delusa. Quando finalmente le rispose che poteva. Lei non perse tempo e corse a buttarsi in mare.

«Ricorda di non allontanarti troppo». Le disse Argo raggiungendola di corsa. «O gli squali ti mangeranno».

«Non temere papà». Rispose lei «Nuoto più veloce di un pesce. Non mi prenderanno».

«Oh davvero?» Scherzò il suo papà sotrofinandole il muso sulla pancia, facendole il solletico, per poi lasciarla andare a giocare.

Mentre la vedeva nuotare sempre più lontano, Argo si avvicinò a sua moglie, sedendosi accanto a lei, senza smettere di tenere d'occhio la figlia.

«La nostra pesciolina ama proprio il mare». Commentò Gaya vedendola divertisi in acqua.

«Già». Commentò Argo. «Ti ricordi? Quando l'abbiamo portata in spiaggia la prima volta, era insicura se le sarebbe piaciuto o no. Ma quando l'abbiamo aiutata ad entrare in acqua, e poi abbiamo cominciato con le lezioni, si è divertita così tanto che non voleva più uscirne».

«Già. Quel giorno si è praticamente innamorata del mare. Non fa che parlare d'altro. Vuole solo giocattoli che riguardano il mare, e che le leggiamo solo favole legate a quell'argomento. Colleziona conchiglie di ogni forma e colore, ed ogni volta non vede l'ora di andare in spiaggia solo per il puro piacere di tuffarsi in acqua. Ho come l'impressione che non ne uscirebbe affatto se avesse la possibilità di farlo».

«Speriamo che non diventi un'ossessione alla fine».

«Non credo si arriverà a tanto. E presto la nostra cara Angel avrà un fratellino o una sorellina con cui giocare, sperando che anche a lui, o lei, piaccia il mare». Commentò Gaya guardandosi la pancia.

«Vivendo vicino ad una spiaggia, dubiro che non possa accadere». Scerzò ridendo Argo.

I due poi rimasero a godersi le onde infrangersi sulla spiaggia ed i colori del tramonto riflessi sull'acqua.

*

Angel si era allontanata sempre di più, e si era immersa a fondo dell'acqua desiderosa di trovare delle conchiglie per la sua collezione. Amava così tanto la sensazione di stare a mollo e di sentirsi bagnata. Fosse dipeso da lei non si sarebbe mai asciugata quando usciva fuori dall'acqua. Senza la maschera da sub non riusciva a vedere bene sottacqua, ma nonostante tutto, riusciva benissimo a distinguere le forme ed i colori di ogni cosa. Durante la sua ricerca si imbatté in tappi di bottiglia e lattine, e questo la fece arrabbiare. Come potevano certe persone credere che l'oceano fosse una discarica? Non poter fare niente per cambiare le cose la faceva sentire debole ed impotente.
Si apprestò allora a prendere i rifiuti per buttarli nel cestino, quando sentì qualcosa muoversi d'avanti a lei. Per questo alzò la testa ed intravide, una strana macchia grigia e bianca. Cercando di mettere a fuoco, si accorse che quello doveva essere un cagnolino della sua stessa età, più o meno. A vederlo sembrava un Husky, anche se non poteva esserne sicura. Non riusciva a vedere bene la sua espressione, ma non sembrava ostile. Poi, guardando in basso, si accorse di qualcosa che non aveva notato prima. Era qualcosa di colore verde turchese, e lei riuscì rapidamente a capire cosa fosse. Una coda di pesce! Una vera e propria coda di pesce! E l'aveva al posto delle zampe posteriori! Sembrava una di quelle creature di cui la mamma le aveva letto nei libri delle favole sul mare. Tese la zampa in avanti per provare a toccarlo, quando quest'ultimo, con un colpo di coda, si allontanò via a nuoto. Lei si apprestò a seguirlo, quando all'improvviso si sentì afferrare da due zampe più grandi di lei che la trascinarono di nuovo in superficie.

«Che ti avevo detto signorina? Non allontanarti troppo dalla riva». La rimproverò suo padre. «Su, è ora di andare. Si sta facendo tardi».

«Aspettà papà». Rispose Angel ancora piena di entusiasmo. «C'era un cucciolo sott'acqua, aveva una coda di pesce e nuotava velocissimo. Ti prego, voglio vedere dove va».

Suo padre la fissò incredulo. «Ti sarai sbagliata. Magari quel cucciolo avrà avuto addosso qualche costume particolare, e probabilmente è bravo a nuotare quanto te, mia piccola pesciolina».

«Ma nuotava davvero come un pesce. La sua coda era vera. Ne sono sicura».

«Piccola. Lo sai anche tu che non si vede bene andando sott'acqua senza maschera. Ti sarai sbagliata».

«Ma...»

«Vieni. Andiamo a casa. Torneremo domani».

«E se non lo trovassimo più?»

«Non temere. Se è di queste parti, lo rivedrai».

Angel, dovette cedere, senza nascondere un velo di tristezza. Suo padre non le aveva creduto, ma lei era più che sicura di quello che aveva visto. Sapeva che era vero, ma non poteva dimostrarlo.

*

Nei giorni successivi, rimase in acqua più tempo del solito, per provare a ritrovare quel cagnolino, ma senza risultato. Cominciò a prendere in considerazione la possibilità che forse suo padre aveva ragione, e che aveva visto male ed era solo un normale cagnolino come lei ma, nonostante tutto, non riusciva a toglierselo dalla testa. Se era del posto, o era venuto in vacanza con i suoi genitori, perché allora, quando l'aveva vista, era fuggito in mare aperto? Se aveva dei genitori, loro dov'erano? Questi dubbi continuavano ad attanagliarle la testa ma, nonostante tutto, continuò ad impegnarsi per diventare ancora più brava a nuotare, sperando che forse un giorno lo avrebbe rivisto ed avrebbe avuto risposta alle sue domande.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top