cap.32
Finita la giornata scolastica Peter uscì da scuola insieme alla mischia di studenti che come saette erano intenti a tornare finalmente a casa. Il ragazzo però rimase sorpreso nel trovare una sfavillante camaro rossa ad aspettarlo a pochi metri dalla scuola al posto della solita audi di Happy. Si sistemò lo zaino e si incamminò verso la vettura.
"Oh finalmente, temevo di dover invecchiare qui"
Disse Tony appena Peter aprì la portiera. Il ragazzo continuò a guardalo confuso.
"Che c'è? Qualche problema a scuola?" Aggiunse, iniziando a preoccuparsi, lievemente.
"Oh no, no. È che di solito viene Happy" Rispose il ragazzo cercando di non apparire scontroso.
"Si, cambi di programmi ragazzo mio. Su mettiti la cintura"
Tony ingranò la marcia e guidò fino alla scuola di Morgan. Una volta raggiunta la scuola elementare, parcheggiò e Tony scese diretto verso il cancello per prendere la figlia.
Sguardi curiosi e sbigottiti si alzarono tra gli altri genitori che attendevano nel cortile, quando videro Tony Stark, il miliardario scelse di ignorarli e attese che la sua bambina varcasse l'ingresso e corresse verso di lui.
La prese in braccio dopo averle tolto dalle spalle lo zaino, e camminarono verso l'auto, sistemando la figlia nei sedili posteriori.
"Bene ora che ci siete tutti, cinture e andiamo."
Durante il viaggio Morgan, raccontò tutto ciò che era accaduta a scuola, della nuova maestra e della recita che stavano iniziando a preparate. Tony non poté non notare il mutismo di Peter.
"Pete, e tu? Sei stranamente poco logorroico. Fatto qualcosa di emozionante a scuola?"
"Nulla di nuovo. I soliti corsi. Sono preoccupato più per Ned, a dire la verità"
"Il tuo amico che abbiamo visto ieri sera?" Chiese e Peter annuì con un leggero movimento di testa.
"Se vuoi posso accompagnati lì dopo pranzo. Sempre se ti va"
"Si, grazie"
"Bene, Morgan invece tu hai molti compiti o puoi passare un pomeriggio col tuo papà?"
Chiese Tony alzando per qualche secondi gli occhi sullo specchietto retrovisore e guardò sua figlia seduta dietro.
"No, la maestra ci ha lasciato il pomeriggio libero visto l'arrivo del weekend. Perciò Miles mi ha invitata a casa sua per giocare insieme" Disse la bambina con spensieratezza.
"Aspetta, aspetta signorinella, a casa di chi? È per caso quel bambino della settimana scorsa? Io e il capo ci dobbiamo confrontare prima" Rispose Tony, con un goccio di gelosia, picchierellando con ansia le dita sul volante.
"La mamma ha già detto di si, stamattina prima dell'inizio della scuola"
Rispose la piccola Stark, mentre Tony sgranò gli occhi scioccato, e a Peter scappò una risata.
"Non ti ci mettere pure tu"
Esclamò Tony con ironia voltando lo sguardo verso Peter.
"Oh andiamo Signor St-"
Prese parola, ma fu fulminato da uno sguardo di Tony appena iniziò a pronunciare le parole Signor Stark, e li Peter si ricordò e si corresse riprendendo subito il suo discorso.
"-Tony, Miles è un bravo ragazzo, l'ho conosciuto, beh nel futuro, ma è affidabile. Glielo posso garantire."
"Fantastico essere rassicurati da uno che ha quasi incendiato una cucina con un forno a microonde"
"Si, ma poi io e Harley abbiamo spento l'incendio in un tempo record."
"D'accordo" Disse il miliardario alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa. "Cambiando argomento, a proposito di Harley. Tu l'hai visto oggi?"
"No. Stranamente, però a scuola ho incontrato sua sorella, per questo oggi non ci sarà lo 'stage'. Harley mi aveva detto di averti avvertito. Perché è successo qualcosa? "
"Si si, l'ha fatto, no tranquillo Pete, non è successo nulla"
Concluse Tony svoltando verso l'ultima curva prima dell' Avengers'Tower. In realtà Tony sapeva che Harley era con sua madre e sua sorella, venute in città per una sorpresa e per questo Harley aveva chiesto una giornata libera da quello stage, ciò nonostante il fatto che il ragazzo non rispondeva alle sue chiamate lo preoccupava, no che c'era un qualche pericolo in vista ma Harley, come Peter, era entrato nelle preoccupazioni di Tony. E c'era ancora qualcuno che lo definiva senza cuore o un egoista
Arrivarono a casa e pranzarono, per la prima volta dopo tanto tempo, alla grande tavola nella torre più grande di New York, c'erano sedute solo quattro persone. Tony, Pepper, Morgan e Peter. L'assenza degli Avengers, partiti quella mattina, si sentiva. Mancavano i continui battibecchi amichevoli tra Sam e Rhodey, o gli assurdi discorsi di Thor su animali mitologici o parole asgardiane che nessuno tranne lui capiva; ma non per questo quel pranzo a quattro fu triste o più silenzioso del solito, anzi, con Morgan e Peter che parlavano a manetta, sembrava quasi di ritrovarsi in un mercato pieno di persone.
Tony guardò Peter, che aveva un sorriso mentre si divertiva chiacchierando con Morgan, Tony sorrise anche lui, felice che il Peter spensierato che conosceva stava uscendo di nuovo allo scoperto sconfiggendo quel Peter distrutto da tutto quel dolore.
Finito il pranzo, Tony come promesso a Peter lo accompagnò all'ospedale per fare visita al suo amico. Durante il viaggio Tony era pensieroso. Forse doveva sfruttare la convergenza di eventi a suo favore; i tre ragazzi che voleva far incontrare erano per puro caso nella stessa città.
"Uhm, Pete."
Parlò con incertezza, e Peter subito si voltò con lo sguardo verso il suo mentore.
"Ricordi quando ti ho detto che tuo padre aveva alti figli? Beh ecco li ho trovati"
Peter sgranò gli occhi sorpreso. "Cosa! Davvero!!??" Urlò entusiasta.
"Si. Ne parleremo meglio a casa, ora va dal tuo amico"
Appena Tony frenò davanti all'ospedale Peter fu pronto a scattare, nella fretta di voler rincontrare il suo amico.
"D'accordo Pete, vengo a riprenderti quando l'orario visite termina"
Concluse il miliardario sporgendosi sul sedile passeggero per poi rimettersi in moto.
Peter entrò nella hall, semi deserta, e si sedette, un'infermiera gli aveva detto di aspettare lì mentre Ned finiva alcune visite del dottore. Mentre Peter se ne stava seduto tranquillo sentì dal corridoio una voce di un ragazzo
"Signori, il sovrano di questo posto è arrivato!"
Urlò il ragazzo con indosso una felpa rossa con alcuni dettagli neri, mentre camminava a grandi falcate nel corridoio diretto alla hall. Aveva il cappuccio tirato su, perciò Peter non poté guardarlo bene in faccia, ma a giudicare da come appariva per il comportamento e la statura quel ragazzo dovrebbe avere qualche anno in più a lui. Le infermiere gli dissero di sedersi e aspettare con calma l'arrivo del dottore, ma quel ragazzo, con sfrontatezza, fece l'esatto opposto. Si fermò a parlare con la donna alla reception, poi salutò un infermiere di passaggio e infine notò che seduto su quelle poltrone c'era una faccia nuova, allora scavalcando la prima file di panchine raggiunse una poltrona vicino a Peter.
"Ciao, tu perché sei dentro?"
Disse rivolgendosi a Peter, usando un tono da duro, fingendo di essere uno di quei criminali pericolosi nei carceri. Peter lo guardò confuso.
"Perché sei qui ad aspettare? Non ti ho mai visto qui, non sei ricoverato qui vero?"
Specificò.
"Sto aspettando per vedere un amico, ha avuto un brutto incidente."
Spiegò, Peter aveva un paio di domande per il ragazzo sconosciuto, ma non voleva sembrare indiscreto.
"Capito, sei solo di passaggio allora. Comunque piacere mi chiamo Wade Wilson, e sono praticamente il re, qui"
Continuò il ragazzo con la felpa rossa, perfettamente a suo agio con l'ambiente e questo fece capire a Peter che il interlocutore si trovava in quell'ospedale da un bel po'.
"Io sono Peter Parker" Si presentò.
"Sai Peter, mi stai già simpatico, ho un radar per le persone simpatiche" Continuo Wade abbozzando un sorriso.
"Sei da molto in questo posto?" Domandò timidamente.
"Già. Praticamente da sempre. Sono così irresistible che il cancro non vuole proprio mollarmi."
Peter stava per rispondergli ma i due furono interrotti dalla chiamata dell'infermiera per Wade.
"Mi sa che devo proprio andare, ci risentiamo Peter"
"Ciao Wade"
Wade con un salto si mise in piedi e si diresse verso il corridoio seguendo l'infermiera.
Decisamente un ragazzo molto sfrontato, ma simpatico. Pensò Peter.
"Sembra tu abbia trovato un nuovo amico?"
Disse l'infermiera a Wade, mentre lo accompagnava nello studio del dottore.
"Nah, è solo uno come tanti, un passante, è simpatico ma tanto se ne andrà. Allora cosa proviamo oggi? Nuove terapie? Nuovi dottori strampalati?"
Continuò il ragazzo,
"Una via di mezzo, proviamo con nuovi farmaci, e speriamo che la malattia decorra. C'è anche un altro dottore che ha richiesto il tuo caso, il dottor Freeman vuole inserirti in un programma sperimentale, nella speranza che.."
"Che questo stupido cancro vada via, lo so, cercano tutti questo, e tutti falliscono"
Disse Wade, esasperato mentre varcava la soglia dello studio del suo medico.
Nel frattempo Peter poté vedere il suo amico
Dopo avergli chiesto come si sentisse, Peter iniziò a raccontare tutto ciò che l'amico si era perso in quelle 24 ore. Gli raccontò della scuola, noiosa tranne per la colossale caduta di Flash a educazione fisica mentre cercava di fare il gradasso alla spalliera; gli raccontò del nuovo menù alla mensa e infine gli raccontò per filo e per segno tutto ciò che Tony gli aveva rivelato la sera prima.
"Forte bro, quindi hai degli altri fratelli! Ma è grandioso" Esclamò Ned.
"Ma hai ascoltato la parte in cui ti dicevo che mio padre era un fanatico della scienza e voleva solo usarmi come cavia!!??"
"Giusto, però ti ha anche salvato, forse così cattivo in fondo non è, giusto?"
Intanto in un magazzino di un vecchio ristorante
"Non capisco! Cosa vuoi da noi? Non ti abbiamo fatto nulla, non sappiamo nemmeno chi sei!"
Urlò Harley mentre era seduto sul pavimento legato ad una trave, dalla sua fronte scorreva del sangue da una ferita, a pochi metri da lui c'erano, anche loro legate, la madre, incosciente, e la sorella.
"Voi siete delle minacce di cui IO mi devo occupare. Recentemente mi ha reclutato un vecchio amico di tuo padre, tu e quei bastardi di tuo fratello e tua sorella dovete essere eliminati"
Disse l'uomo che li avevi legati. Harley, non era spaventato, ne tanto meno sconvolto quando quell'uomo ha nominato il fratello. Harley sapeva che il motivo per cui suo padre se n'era andato era sicuramente per una donna, e aveva sentito origliare la madre con un'amica riguardante un altro figlio che suo padre avrebbe avuto.
"Non so per chi tu possa mai lavorare, ma quel bastardo di mio padre è morto per me, da quando ci ha lascito. Non sappiamo nulla di lui ne se sia ancora in questo stato o in questa vita. Perciò lasciaci andare."
Urlò ancora Harley, l'uomo con un eccentrico costume verdognolo e un mantello violaceo colpì Harley con un bastone.
"Chiudi quella bocca. Non mi importa il rapporto che avevi con tuo padre, mi importa solo che voi tre sacchi di carne smettiate di respirare. Se proprio ci tieni lascerò in vita tua madre, ora scusami ma devo recuperare un ospite"
Concluse l'uomo infilandosi un casco di vetro rotondo e uscì dal magazzino chiudendosi le porte alle spalle.
¡Hola!
Sono tornato, scusate per l'attesa spero che almeno il capitolo vi piaccia 🙂❤️
~Leo
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