cap.25
Presto tutti gli Avengers si trovarono nelle auto diretti alla fiera.
Tony era alla guida della sua audi, con Pepper al suo fianco e con Morgan e Peter seduti dietro, come sempre della musica degli AC-DC usciva dallo stereo. Subito dopo l'auto di Tony, seguiva quella guidata da Natasha con a bordo gli altri della squadra, tranne Bruce che aveva del lavoro da fare, e preferiva non stare molto tra la folla, soprattutto se in quella folla c'erano bambini emozionati di incontrare il fusto verde, che tanto cercava di tenere a bada.
"Bene, i ragazzini con me!"
Esclamò Tony appena arrivarono e tutti scesero dalle auto, prendendo per mano la figlia e successivamente guardò Peter.
"La vera domanda è chi guarderà te!?!"
Ironizzò vedova nera guardando il milionario.
"Oh, per me c'è Pepper. Forza, non vorremo mica restare qui tutto il giorno!"
Il gruppo si incamminò verso l'ingresso, alcune persone lanciavano sguardi incuriositi agli Avengers, mentre altri si avvicinarono per chiedere qualche foto o autografo.
Proprio una normale gita di famiglia.
La fiera era di passaggio, stanziata nei pressi di New York fino al week-end, erano state organizzate qualche giostra, giochi da fiera e qualche spettacolo.
Ognuno era lì per prendersi una pausa da tutto, dalle missioni, dallo S.H.I.E.L.D. e soprattutto una pausa dalla caccia all'Hydra iniziata ormai più di un anno fa, liberarsi di quella malvagità allo stato puro risultò più complesso di quanto gli eroi avessero immaginato.
Sam e Rhodey continuando a discutere su chi avesse più medaglie o combattuto in più missioni nell'esercito e si staccarono lentamente dal gruppo.
"Scommetto che con quella ti batto"
Disse Sam indicando una bancarella con dei fucili e lattine in movimento, incitando il compagno a partecipare a quel gioco.
"D'accordo" Rispose con area di sfida.
I due si avvicinarono e pagarono il gettone per poter iniziare la loro sfida.
"A chi butta giù più lattine. La mia mira non sbaglia mai"
Disse Falcon, prendendo in mano uno dei fucili a pallini.
"La mia armatura ha armi più complesse, con questa sarà un gioco da ragazzi"
Lo sbeffeggiò iniziando la gara. Sam buttò giù otto lattine su dodici, e altrettanto fece Rhodey.
"Al meglio di tre!" Disse Sam.
"D'accordo"
Riprovarono, Rhodey stavolta colpì sei lattine, Sam confermò il suo record di otto, e gli scappò una risata divertita.
"Non così in fretta uccellino, abbiamo detto tre round." Rispose War machine.
Partì il terzo round, ma entrambi non riuscirono a superare le sette lattine, i due soldati furono interrotti da una figura che arrivò alla bancarella e prese una pistola dal tavolo. La rossa iniziò a sparare colpendo tutte e dodici le lattine rapidamente.
"Fortuna che queste sono armi di plastica, altrimenti contro i cattivi saremo spacciati."
Disse Natasha allontanandosi nuovamente, e Sam riprese a parlare.
"La rossa ci ha stracciato"
"Beh amico, è una spia russa. Che ti aspettavi!"
Nel frattempo anche Steve e Thor si erano involontariamente allontanati.
"Ancora non capisco perché ti sei portato il martello"
Chiese Captain America camminando accanto al dio, che malgrado non ne avesse bisogno continuava a portare sempre dietro il suo 'nuovo' modello, forgiato a Nidaverllir dopo che Eitri aveva forgiato Stormbreaker. Quella per il dio era più un usanza, un piccolo gesto di quotidianità per assicurarsi che i suoi amici, la sua famiglia, stessero al sicuro.
"Se dei Chitauri cadessero nuovamente dal cielo, o arrivassero dei Pentapalmi sarebbe meglio averlo. Oh guarda capitano ecco perchè porto sempre il martello!"
Disse il dio allontanandosi con passo svelto.
"No Thor aspetta! Non credo che sia il caso di-"
Lo raggiunse preoccupato appena lo vide avvicinarsi all'asta di metallo con in cima la campanella del gioco del martello.
Thor decise di usare, inconsapevolmente, il suo martello al posto di quello in gomma attaccato alla giostra, attirando lo sguardo dei passanti. Appena sferrò il colpo il dischetto di metallo scattò come un lampo verso la campanella, per poi ricadere e risalire per altre due volte, alcune scintille uscite durante il primo colpo stavano rischiando di mandare in corto circuito il gioco e alcune giostre vicine.
Quando la carica del colpo cessò e il dischetto tornò al suo posto, un signore quasi intimorito si avvicinò con un orso di peluche di medie dimensioni.
"E-ecco s-signore, questo è s-suo, per aver ttotalizzato il massimo punteggio"
Disse porgendo il premio, e Thor lo prese soddisfatto.
"Visto Steve. Ho anche vinto!"
Disse entusiasta, guardando il suo amico, che sconfortato scosse la testa.
Mentre Sam e Rhodey si sfidavano a suon di fucili a pallini e Thor per poco non procurava un blackout, Tony aveva appena preso dei bastoncini di zucchero filato per lui, Pepper, Morgan e Peter.
"Bene, visto che gli altri sono spariti, dove volete andare?"
Domandò appena tornò dalla sua 'missione zuccherosa'. Morgan si guardò intorno, puntando il dito verso uno stand di una casa degli specchi, che aveva già adocchiato quando erano arrivati, così i quattro si avvicinarono.
"Tra sogno e realtà, vieni a scoprire le molteplici realtà dell'universo attraverso un viaggio che ti catapulterà in altre dimensioni"
Tony lesse il cartello posto accanto all'ingresso.
"Sembra divertente, allora ragazzi, voi volete entrare?"
Chiese Pepper, e dai salti di gioia e entusiasmo di Morgan era possibile indovinare la sua risposta, e accompagnata dal padre iniziò a mettersi in fila.
"E tu Pete?" Chiese nuovamente Pepper voltandosi verso il ragazzo, e successivamente lo guardò con lo sguardo preoccupato di una madre. Lo vide pallido, gli occhi fissi guardavano il vuoto.
"Peter, tesoro, tutto bene?"
Pepper, alla non risposta si preoccupò di più, gli poggiò una mano sulla spalla cercando di richiamarlo.
Anche Tony, appena notò Peter, si preoccupò e lo raggiunse velocemente.
"Hey Peter!"
Esclamò scuotendogli la spalla, poi schioccò un paio di volte le dita vicino al suo viso.
"Terra chiama Peter, sveglia ragazzino!"
"Oh. S-stavo solo pensando" Rispose strizzando gli occhi.
"Ti senti bene?" Domandò Pepper.
"S-si si. Solo, non credo di voler entrare li"
Disse abbassando lentamente il tono di voce. Pepper guardava preoccupata il marito.
"Tranquillo Pete, non sei obbligato. Resto io con lui, tu e Morgan andate pure"
Tony guardò prima Peter e poi la moglie, sorridendole per rassicurarla.
"Peter sta bene?"
Chiese Morgan, che era rimasta in fila, appena la madre arrivò al suo fianco.
"Si,ha solo bisogno di un po' d'aria, lui e Tony ci aspetteranno fuori"
Rispose mascherando la sua inquietudine con un sorriso per non far preoccupare la bambina.
"Va bene ragazzino, ora posso sapere cos'è successo? Mi hai fatto preoccupare molto, sembravi uno Zombie, e sono quasi sicuro che quello lì era l'inizio di un attacco di panico o di qualcosa di simile."
Tony iniziò a parlare mentre si dirigevano in un luogo meno affollato. Peter non rispose, dopo essersi seduto su un muretto annuì semplicemente a tutto ciò Tony gli stava dicendo.
"Credo che sia arrivato quel 'più tardi' di cui parlavamo prima no!?" Continuò Tony e Peter nuovamente annuì. "Okay, piano piano, d'accordo!? Non ci corre dietro nessuno. Iniziamo dalla giostra?"
"Non voglio fare altri viaggi nelle dimensioni!! L'ultimo è stato orribile. Ogni volta che chiudo gli occhi la sera rivedo quel portale aprirsi in casa mia, e quel mostro assetato di sangue scagliarsi contro di me. Poi, poi c'è May. L-lei si è messa in mezzo, mi ha salvato, e lo so che non è colpa mia, ma la sua morte è stata per mano mia. Dovevo proteggerla. S-sono Spiderman, ma forse non merito quel costume, ho fallito. Poi sono arrivati tutti quei altri Spiderman e abbiamo combattuto quella battaglia enorme al limite del incredibile. Sa era bello viaggiare di dimensione in dimensione, ma poi i cattivi ci stavano superando, iniziarono ad essere sempre un passo avanti, e ogni nuovo mondo in cui andavamo era sempre troppo tardi. Quando arrivavamo trovavamo solo i corpi degli spiderman a terra. Alcuni erano già adulti, altri ragazzini della mia età o poco più, alcuni erano degli sconosciuti e altri erano me di altre dimensioni, altri ancora erano robot, scimmie e molto altro . Ho visto molti 'Peter Parker' morire, e so che per quanto simili a me loro non sono me, ma...."
Peter iniziò a raccontare, tra le lacrime e i singhiozzi, e tremava. Dopotutto è un ragazzino di sedici anni.
Tony non resistette e lo abbracciò appena lo vide bloccarsi. Lo strinse forte lasciandogli appoggiare la testa sulla sua spalla.
"Va tutto bene, Petey. Va tutto bene."
Sussurrò accarezzandogli i capelli.
"Ora non devi preoccuparti, ci sono io. Capito Spiderboy? Tu sei forte. Hai solo sedici anni e sei un Avengers straordinario. Pensi davvero di non meritare quel costume? Dopo tutto quello che hai fatto? Sei serio!? Pete, ora guardami. Purtroppo non sempre è possibile salvare tutti, ma nonostante tutto tu ci provi lo stesso, sei più testardo di me, ed è difficile sai.
Il costume, quello che ho fatto per TE, c'è un motivo se l'ho fatto, e non è solo perché un ragno radioattivo ti ha casualmente morso, o perché volevo combattessi con me per fermare Cap, ma perché quella volta che venni nel tuo appartamento vidi la grinta e l'audacia di chi vuole fare del bene. Perciò non pensare minimamente di non essere degno di quel costume. Altrimenti dovrei fabbricare armature per ogni ragazzino del quartiere non trovi!?"
Dopo il suo discorso Tony guardava Peter con lo sguardo bonario di un padre verso il figlio, Peter si era sfogato, e le parole di Tony lo aiutarono a calmarsi.
"Parlando di ragazzini, ho saputo che c'è un ragazzo che ti dà fastidio a scuola"
"Oh, non si preoccupi signor Stark, è solo Flash lu-" Fu interrotto
"Peter. Per me sei come Morgan. Non mi importa chi sia o cosa faccia, se ti dà ancora il tormento, anche solo una parola, sarà il suo ultimo sbaglio. Guardami negli occhi. Non permetterò a nessuno di farti del male. Spiderboy"
¡Hola!
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
~Leo.
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