IRA

Il generale Thamlan trattiene il respiro, mentre attende che le porte di acciaio inox dell'ascensore si aprano.

Sapeva che sarebbe successo, e sa cosa lo aspetta.

Esce dall'ascensore e percorre il lungo corridoio in silenzio, mantenendo il comportamento di sempre. Statuario, privo di identità, solo una pedina come tante altre. Non è importante, ma è nei guai.

Nella sua mente si ripercorre ancora l'immagine di Shannona che lo guarda. Che lo prega di ucciderla. Continua a sentire la sua voce mentre gli confessa di amarlo.

Continua a sentire la propria voce mentre le risponde il falso. Una parte di lui però sembra lacerato, e questo lo porta a chiedersi cosa sia davvero successo, poche ore prima.

Al fondo del corridoio la porta blu scuro è una recisione grave dei muri bianchi, che mettono Thamlan a disagio, per un istante. Sa che a breve riceverà parole della stessa potenza, scagliate dritte sulla sua anima.

Finalmente rilascia il respiro, lo riprende profondamente e bussa. Attende due secondi, prima che una voce dall'interno della stanza gli dia il permesso a varcare la soglia.

Xavier apre dunque la porta e la richiude alle sue spalle. Come nel corridoio, dentro l'ufficio fa particolarmente caldo. Pur avendo acceso l'aria condizionata, l'afa potente della Virginia riesce a oltrepassare le barriere di finestre e infiltrarsi sotto la sua tenuta, fino all'epidermide.

I suoi capelli si appiccicano alla nuca, sudati. Xavier percorre con lo sguardo l'ufficio, le grandi finestre ad angolo, la città e le sue routine, il cielo carico di nuvoloni, prima di soffermarsi sulla scrivania oltre la quale una donna lo osserva.

Pearl Cowen è furibonda. È palese, Xavier glielo legge negli occhi. Doveva aver cercato di domare i capelli in un'acconciatura complicata, ma parecchie ciocche sudate gli cadono davanti al viso, rendendola se possibile ancora più temibile.

- Dottoressa Cowen. – Xavier saluta portandosi la mano alla fronte, in segno di rispetto. La Dottoressa Cowen è il capo supremo del C.E.D., e come ovvio lui dovrebbe averne paura; ma non ne ha – o almeno, non più del dovuto.

- Generale – la Cowen lo scruta, togliendosi gli occhiali e posandoli sulla scrivania. Sospira, la fronte arricciata in diverse rughe di disapprovazione. – Sa perché è qui?

- Sì signora – Xavier abbassa la mano, portandola dietro la schiena e sovrapponendola all'altra.

Un sopracciglio della Cowen ha una contrazione, prima che lei si passi entrambe le mani sul viso per togliere una patina di sudore. – Oggi c'è stata la prima prova nel Test. Erano stati selezionati determinati individui che avrebbero dovuto essere eliminati. Ne è al corrente, sì?

Xavier ingoia a vuoto. – Sì signora.

- E lei è al corrente che ad ognuno di voi erano stati affidati alcuni di questi individui? – Continua la Cowen, appoggiandosi allo schienale. Fuori, un rombo potente di un tuono fa tremare i vetri, ma la donna non batte ciglio.

- Sì signora – risponde lentamente Xavier.

La mascella della Cowen si contrae un istante, prima che lei si sporga lentamente in avanti. Uno, due secondi di silenzio, mentre sui vetri cominciano a battere le prime gocce di un temporale estivo.

Poi la Cowen batte entrambe le mani sulla scrivania, iraconda. – E allora com'è possibile che uno dei suoi individui stia ancora partecipando ai giochi?! – Urla.

Xavier non risponde. Scruta i profondi occhi scuri della Cowen, che sembrano solo due pozzi neri stracolmi di rabbia.

- Lei è stato addestrato per far parte di un'operazione di cui sembra non riesca a coglierne l'importanza. – La Cowen scatta in piedi, raggiungendolo in pochi passi. È una donna alta, e i tacchi accentuano l'evidente. Xavier si impone di non indietreggiare. – È minimamente grato dell'opportunità che gli è stata donata?

- Sì, signora – mormora Xavier.

- Non sembrerebbe – la Cowen si allontana di un passo, le narici dilatate. – Mi chiedo se sia in grado di adempiere alle sue mansioni, dato che non è stato capace nemmeno di completare la sua prima missione.

- Sarò in grado, signora. Prometto che non succederà più, signora. – Xavier osserva fuori dalla finestra, dove il temporale sta infuriando contro la città. Un buffo parallelo della sua situazione.

- Non ha capito, generale – la Cowen scuote la testa, incrociando le braccia al petto. Ad ogni sua parola, la sua voce si alza di nota, finché non urla. – Io voglio sapere perché non è stato in grado di uccidere Indiana King, dato che non ha avuto problemi ad uccidere tutti gli altri pazienti!

Il generale Thamlan abbassa lo sguardo a terra. Si sottopone a quella stessa domanda da ore. Perché lei no? Sarebbe stato più prevedibile se avesse risparmiato Shannona, ma perché lei era riuscito ad ucciderla, mentre quell'anonima ragazza araba era sfuggita alle sue mani?

- Io la avverto – la Cowen sussurra ora, mentre si sporge verso di lui, ammonendolo con l'indice destro. – Se capita un altro incidente come questo, non solo non avrà più un ruolo nell'operazione Terminal, ma i suoi servizi non saranno più richiesti, né qui né in nessun reparto del C.E.D., sono stata chiara?

Xavier riporta il suo sguardo su di lei. – Sì signora – risponde gravemente. La minaccia lo ha scalfito come una doccia fredda: essere licenziato dal C.E.D. coinvolge automaticamente l'impossibilità ad essere assunto in nessuna altra azienda di grande valore di tutta la Virginia.

La Cowen si volta e torna alla sua scrivania. – Confido che un errore del genere non capiti mai più.

- Sì signora. – Mormora Thamlan.

La Cowen abbassa lo sguardo sui documenti sparsi sulla scrivania. È evidente che la sua presenza non è più richiesta. Xavier azzarda un'occhiata ad uno dei fogli, ma distingue solo due elenchi nominativi, cento voci per ciascuno.

Il generale Thamlan si volta ed esce dall'ufficio, mentre fuori il temporale continua imperterrito.

Percorre il corridoio in funerario silenzio, e prende di nuovo l'ascensore, scalando centododici piani prima di raggiungere il suo livello. Il piano interrato -7 è conosciuto come il Livello Beta. Il Livello Alpha è l'attico, sede dell'ufficio della Cowen e luogo delle sale di conferenza principali del grattacielo del C.E.D., mentre dal primo livello interrato in poi, le attività rientrano direttamente nella fascia top secret.

Ed è lì che principalmente opera Laurinda.

Mentre aspetta di raggiungere il suo livello, gli pare di rivivere un flashback. Molti anni prima, addirittura molto prima di poter minimamente immaginare di uccidere qualcuno, Xavier aveva vissuto una scena simile, in un ascensore simile.

Solo che allora non era solo. Era con suo fratello e suo padre, ed era entusiasta di entrare a far parte dell'esercito, ed era incosciente della minaccia che la morte può portar con sé. Era successo esattamente dieci anni prima. E un anno dopo, non solo aveva compreso cosa significasse realmente combattere per il proprio paese, ma sulla propria pelle aveva vissuto la tragica piaga del lutto. La sensazione di perdita nell'esser diventato improvvisamente orfano di padre e la terrificante e orribile consapevolezza che non avrebbe più potuto sorridere a suo fratello.

Quel giorno aveva promesso a se stesso che non avrebbe perso più nessuno, e invece anche sua madre lo aveva lasciato, incapace di sopportare un dolore così soffocante. Xavier si era sentito tradito dal suo stesso sangue. Si era sentito debole e impotente, e nudo di fronte alla spietatezza del fato.

Un sussurrato dlin dlon lo riscuote nel profondo.

Xavier esce dall'ascensore indossando di nuovo la sua maschera di indifferenza, e si ferma di fronte alla porta blindata, salutando una delle due sentinelle di guardia con un cenno del capo, prima di sottoporsi al riconoscimento visivo. Si sporge verso il dispositivo di controllo, e fissa nell'obiettivo mentre lo scanner analizza il suo occhio sinistro, poi digita il codice di sicurezza e la porta si spalanca su un impero di centinaia di api operaie in fibrillazione per la Cupola Test. Xavier varca la soglia, venendo accolto dal brusìo generale, e si sporge un attimo dalle transenne bianche di fronte a lui.

La sala è enorme, strutturata ad anfiteatro romano. Nei livelli più bassi ci sono file e file di scrivanie bianco latte con computer e dispositivi tecnologici che Xavier non conosce. Non si è mai appassionato di tecnologia.

Più in alto, le scrivanie sono occupate da schermi portatili e telefoni, e ogni persona seduta a quelle scrivanie indossa auricolari e parla a dei microfoni.

Al livello più alto ci sono solo cinque scrivanie, alle quali siedono i funzionari dell'élite della Cowen.

Infine, a vegliare su tutti, sul muro frontale è situato un enorme tabellone elettronico, che porta cento nomi.

Alcuni, quelli nelle file in alto, sono scritti in bianco, mentre quelli più bassi sono scritti in grigio scuro; di fianco sono segnati anche il gioco e l'ora del decesso.

Xavier riconosce il nome di Shannona.

Il generale si volta e percorre lo stretto passaggio tra un livello e l'altro, diretto verso la scrivania di Laurinda. I capelli scuri le ricadono sulle spalle, le mani slittano a tutta velocità sulla tastiera del computer, mentre controlla un fax che tiene in bilico sulle ginocchia. Indossa un vestitino bianco smanicato, ma l'aria condizionata in questa sala fa il suo dovere.

Xavier si allenta il colletto, mentre aspetta che la donna si accorga di lui. È fisicamente simile alla Cowen, ma Laurinda ha un fascino che può permettersi solo lei.

La Dottoressa Carter sorride mentre digita i tasti. – Xavier – lo saluta. – Aspetta un momento.

Xavier annuisce. Non è necessario che risponda, Laurinda Carter è un suo superiore quindi la sua parola è comunque un ordine. Osserva le sue mani muoversi elegantemente sulla tastiera, mentre il ricordo della notte precedente gli rammenta che quelle mani hanno fatto ben poco di elegante sul suo corpo, nella sua camera da letto.

Il pensiero viene presto sostituito dal viso di Shannona, e da quello di Winger in lacrime, e infine della ragazza araba, la "sopravvissuta".

Il suo nervosismo torna a nuocergli le viscere, ma si impone di mantenere la calma. Laurinda finisce di scrivere e si volta verso di lui con un sorriso stanco.

- Sei stato da lei? – Gli domanda.

Xavier annuisce, lanciandole un'occhiata ricca di significato. La Dottoressa Carter annuisce di rimando, e schiaccia un pulsante sulla scrivania. È un'operazione abituale di routine, ogni volta che lui va da lei a fare rapporto si svolgono le stesse azioni.

Dal pavimento emergono muri spessi in plexiglass, che isolano la scrivania di Laurinda da ogni suono della sala, e da ogni orecchio indiscreto.

- Cosa ti ha detto? – Laurinda si alza e si siede sulla scrivania, spingendo la sedia a rotelle verso di lui. - Siediti.

Xavier si siede, ma rimane ritto con la schiena. – Era furibonda. Mi ha minacciato di licenziarmi.

Laurinda annuisce, per nulla sorpresa. – Certo – mormora. – Sarà anche una psicopatica, ma ha buone ragioni per essere in ansia. Con l'avvio di Terminal, ora ha ben due progetti da seguire, e tra poco sarà avviato anche Partem e allora sì che impazzirà... – Scuote la testa. – Il primo gioco era una selezione, lo sai anche tu – fa una pausa, come se avesse paura di continuare. – A me puoi dirlo, lo sai.

Xavier si agita sulla sedia. – Dirti cosa?

Laurinda fa un respiro profondo. - Perché hai risparmiato quella ragazza?

Xavier la guarda un istante, prima di buttare la testa all'indietro per un profondo respiro. – Laurie...

- Sei libero di non dirmelo, è ovvio – la Carter allarga le braccia, per metterlo a suo agio. – Ma ne va a tuo scapito, lo sai bene. I caduti del primo gioco erano contati, e adesso ne manca uno all'appello.

Xavier chiude gli occhi per un istante, abbandonandosi allo schienale della sedia. – Lo so – mormora.

Laurinda non risponde, così rimangono in silenzio per alcuni secondi.

- È per via di Shannona? – Mormora poi. Xavier la osserva con la coda dell'occhio, questo argomento era sempre stato off-limits da quando erano diventati amanti, infatti Laurie è a disagio e picchietta le unghie contro la scrivania camuffando indifferenza.

Una parte di lui è quasi orgoglioso che lei abbia finalmente riconosciuto Shannona come individuo importante nella sua vita. Ma oramai non aveva più importanza, dato che era morta.

Quella constatazione gli lascia l'amaro in bocca. Si schiarisce la voce. – Cosa vuoi dire?

Laurie si sfila le scarpe col tacco facendole ricadere a terra con un tonfo. – Beh, Indiana è innamorata di lei. Forse... forse è per questo che non ce l'hai fatta.

Xavier rimane in silenzio, rimuginando sulle parole della donna. Sa che il suo cuore soffre per la morte di Shannona, ma non trova il nesso con Indiana.

Ma poi, come una spina nel fianco, comprende di averla amata davvero, Shannona. Capisce che una parte di lui aveva sempre tenuto a lei, sin dal primo momento in cui l'aveva vista. Da quando aveva scoperto la sua storia.

E forse il pensiero di poter condividere il suo ricordo con un'altra persona lo avrebbe alleviato da una parte di dolore che adesso sembrava soffocarlo.

Xavier si ritrova a desiderare di piangere. Una voglia irrefrenabile di urlare, e di distruggere ogni cosa a suo tiro lo colpisce come una sberla in pieno viso.

L'ha uccisa. L'ha uccisa davvero e non è stato in grado di uccidere un'altra persona che l'amava quasi quanto lui.

Sussulta quando la mano di Laurinda gli tocca la spalla. La donna ritira subito l'arto, come se si fosse azzardata ad avvicinarsi troppo ad un animale selvaggio e ferito. – Se ti può consolare, lei desiderava davvero morire.

Xavier emette una risata priva di divertimento. Come avrebbe potuto consolarlo una cosa del genere? Sin dalla nascita torturavano bambini innocenti, facendogli perdere i loro cari e la loro sanità mentale, tutto per un esperimento di una pazza psicotica e dei suoi assurdi desideri. Ma come la Cowen, Laurinda non si rendeva conto del male che facevano a quei ragazzi. Per lei, i Terminal, così come gli altri due Progetti, erano solo un passatempo a scopo di qualcosa di più grande.

Improvvisamente la donna che aveva condiviso il letto con lui per tanti anni gli suscita ribrezzo. Xavier prova il moto di ritrarsi al suo cospetto. Lei, come tutti gli altri individui che lavorano al C.E.D sono esseri orribili che giocano con la vita delle persone, per uno scopo che decisamente non ne vale la pena.

Ma come un bravo soldato, Xavier non lascia che questi sentimenti lo sovrastino.

Come un animale addestrato, capisce che se si ribellerà verrà punito, e ritorna in riga prima di poter suscitare sospetti.

La Carter sembra capirlo, e infatti la sua mano trova il suo viso in un istante, per una carezza che Xavier trova priva di affetto.

- Lei è al sicuro, vero? – Domanda.

Xavier ci mette qualche secondo a capire di chi sta parlando. Intanto, Laurie si è allontanata da lui e si è di nuovo seduta sulla scrivania, scrutando la sala. – Spero tu non abbia fatto capire l'interesse.

- No, assolutamente – Xavier torna ritto con la schiena, guardandola di nuovo con la sua maschera da sottomesso. – Le ho dato istruzioni precise, Winger se la caverà.

Laurinda sorride, un sorriso famelico. – Penso di aver capito chi è il favorito di Murray. Numero 41, Ash Walker, Dote della cenere. – Allunga lo sguardo verso il funzionario che siede in una delle cinque scrivanie al suo livello, disgustata.

- Non trovi deprimente il livello di corruzione? Quando serve, tutti leccaculo di Pearl, ma sono i primi a voltargli le spalle e confabulare. – Fa una pausa, alzando un sopracciglio sovrappensiero. – Il che è più o meno quello che faccio io.

Riporta lo sguardo su Xavier. – Ma noi salviamo una vita che vale, non trovi?

Xavier la osserva, senza dare cenni. È davvero convinta di potersi definire in grado di riconoscere quando una vita vale più di un'altra?

Laurinda non sembra notare la confusione nei suoi pensieri. Dondola i piedi intrecciati sotto la scrivania, guardando il tabellone dei cento nomi.

- Devo essere sincera, spero di non vedere mai il suo nome lampeggiare e scalare in basso. Non credo che lo sopporterei. Il suo valore è... inestimabile.

Xavier guarda il tabellone. Winger è al primo posto, il nome è scritto in bianco e per il momento è una consolazione.

- Xavier tu sei l'unico che potrebbe entrare in contatto con lei una seconda volta – lo sguardo di Laurinda è intenso, e provoca la pelle d'oca a Xavier. Il generale la osserva cupo. – Devi salvare la nostra favorita, deve vincere lei il Progetto Terminal.

- Non posso fare granché. Non conosco l'esito degli altri giochi.

Laurinda scuote la testa, interrompendolo. – Quello non è importante, finché ci sono io qui a supervisionare, sapremo almeno in anticipo quello che la aspetta. Dobbiamo fare attenzione che nessun altro conosca il nome della nostra favorita.

Non vorrei che qualcuno si divertisse a suggerire un gioco crudele... se qualcuno sapesse di Winger nessuno impedirà a Pearl di eliminarla quanto prima. So che le da fastidio che sia segnata per prima, pur essendo stata l'ultima a sviluppare la Dote. Conosco il suo cipiglio nel non vedere la sua favorita tra i primi trenta posti. Ma non possiamo permettere che vinca la numero settantacinque. Altrimenti non sarà servito a nulla tutto questo casino. – Laurie si interrompe, pensando. Xavier la osserva senza dire nulla, e comunque non potrebbe: Laurinda confida troppo in lui, e forse metterebbe a repentaglio anche la sua carriera lavorativa e persino la sua vita, per salvare la sua favorita. Ma una cosa era la causa, un'altra Winger. Lui per primo sapeva che avrebbe dato tutto per proteggere la piccola Spark anche se ne fosse andato della sua vita.

Winger non doveva vincere, non era quello il punto. Winger doveva sopravvivere.

Xavier si alza in piedi, inflessibile. – Posso andare?

Laurinda lo guarda un attimo, come se non avesse capito quel che aveva detto, poi sbatte le palpebre. - Certo. – Mormora. Schiaccia il pulsante e le pareti cominciano a ritirarsi. Approfittando del rumore, gli sorride. – Stasera ci vediamo alle otto?

Xavier finge di non sentire mentre guarda impaziente le pareti che affondano nel pavimento. Poi all'ultimo mormora: - Questa sera sono di servizio.

Il sorriso dalla faccia della Carter sparisce velocemente com'è arrivato. Le pareti sono completamente scomparse quando dice a voce abbastanza alta. – Grazie per il suo rapporto, generale. Rimanga disponibile per le prossime dodici ore, potrei ricontattarla. – Dunque si siede alla sua scrivania, il volto una maschera inespressiva, e torna a digitare alla tastiera.

Xavier ripercorre i suoi passi sul pavimento bianco, dirigendosi verso la porta blindata, totalmente indifferente all'offesa della donna. Lancia un'ultima occhiata al tabellone, prima di varcare la soglia ed uscire dal Reparto Di Controllo Terminal.

Aveva davvero tanti rimpianti nella sua vita, tra cui la sua indifferenza a donare il suo corpo alla sua superiore o la sua incapacità di riconoscere l'amore per qualcuno, prima di ucciderla con le sue stesse mani. Ma sa per certo che farà qualsiasi – qualsiasi cosa pur di salvare Winger.

Non è la sua favorita. È la sua ultima possibilità di redenzione.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top