Ricordati che devi morire

Ricordati che devi morire


Angolo autrice
La storia fino ad ora

Riassunto delle precedenti puntate

Lotta intestina fra gli organi e i muscoli di Cassandra, Cervello è smarrito, Polmoni a corto di ossigeno, il Fegato in un disperato e ultimo tentativo suicida si sta scolando il rum usato per i babbà, mentre le Ovaie stanno facendo appello al sindacato Ormoni e Dolori per ottenere ciò che desiderano, ovvero...

L'essere lucente fa la sua mistica apparizione.

Domenico Mudugno canta Volaaaare in sottofondo mentre il tampax decolla e deturpa l'occhio del nostro santo e amato Simon.

Giudice Cassandra condanna Cassandra a leggersi Jane Austen, i lettori indignati protestano per l'incapacità di Cassandra di apprezzare le notevoli qualità del manzo Darcy.

Simon sa leggere! Stupore, sconvolgimento, scandalo! Un uomo che sa leggere, mai visto prima d'ora! Ma cosa ne pensano gli ormoni della protagonista?
La risposta è:

Vold e Mort selvatici stanno attaccando!

Simon trionfa col magico potere del pippolo e della minaccia di morte, l'Essere Lucente cattura con la sua sfera poké le ovaie di Cassandra e quelle dei lettori.

In lontananza si ode un rumore, una canzone, la dolce e affascinante voce di Cristina d'Avena, che, reclamata dalle Ovaie di Cassandra, inizia a cantare insieme a loro...

E ora? Cosa accadrà? Lo scopriremo proprio adesso!

Fine angolo autrice




Ne avevo sentito parlare spesso nei libri.

Era la scena che tutte le fan accanite di amori e cuori aspettavano con la stessa ansia con cui io aspettavo l'uscita al cinema di Avengers - Endgame.

Il momento in cui il sacro manzo, l'Essere Lucente, attaccava e affascinava la protagonista sfigata di turno con il suo sguardo da conquistatore di ancelle e vongole. Allora a quel punto avresti potuto persino sentire Taylor Swift cantare in sottofondo I knew you were trouble e pensare di esser appena divenuta la testimone di un evento tanto magico quanto mistico.

Non avrei mai creduto nella possibilità che io, Cassandra Terensi, avrei assistito a una cosa del genere. 

Quello era senza ombra di dubbi il perfetto momento in cui la giovane protagonista avrebbe del tutto perso la testa per il meraviglioso e straordinario EL, con tanto di palpitazioni al cuore, sudori bollenti, deliri improvvisi e annessi sogni di matrimoni in mongolfiera e diciotto pargoli da sfornare e da chiamare in qualche modo particolarmente tragico o commovente.

Amore, così lo chiamavano nei libri.

Indigestione, così lo chiamavo io. Probabilmente di caponata.

Eppure... dovetti ammettere a me stessa la realtà dei fatti. Una realtà che mai avrei creduto possibile nella mia vita, finora costellata da imprevedibili figuracce, rosari di Padre Angela e fobie particolarmente incomprese. 

Simon era davvero figo.

Certo, era un uomo, e questo niente e nessuno avrebbe, ahimé, potuto cambiarlo, ma discostandomi per un attimo dalla mia vita e raggiungendo una realtà trascendentale in cui non possedevo più il nome di Cassandra Terensi e i miei occhi erano casti e puri come quelli di Pippi Calzelunghe, non potevo negare il fatto che, in quel momento, Simon era diventato la perfetta pubblicità per una campagna di sensibilizzazione contro l'estinzione degli Esseri Lucenti.

Non solo, aveva persino assunto quell'ombra degli occhi tanto declamata dalle scrittrici dei romanzi rosa, un'oscurità che avrebbe dovuto rendere il viso sacro del manzo in una minaccia suprema per chiunque gli andasse contro e un valido motivo di procreazione per la protagonista timida e indifesa con gli ormoni impazziti.

E il sorriso... oh, il sorriso.

Anche quello era certamente un'arma segreta.

Quasi sbocconcellato agli angoli, più accennato che vero, ma innalzato quel tanto che bastava per richiamare un'orda di folle impazzite pronte a lanciargli il loro reggiseno e a gridargli contro "penetrami come se io fossi Troia e tu il cavallo ideato da Ulisse".

Forse stavo esagerando, me ne rendevo conto, ma a mia discolpa, ero una lettrice accanita e ne avevo viste di tutti i colori in ogni genere di romanzo. 

Non mi sarei quindi sorpresa se un esercito di serafini, quindi, fosse sbucato da chissà dove per illuminare Simon di una luce divina e lanciargli in testa coriandoli e margherite, declamando la sua santità e figaggine, così da renderlo l'esemplare perfetto di uomo con intelletto e bellezza.

Ovviamente dopo Alberto Angela.

C'era un'altra verità da ammettere. Simon sembrava... particolarmente alterato. Molto, molto alterato. Era strano per me da dire, visto che lo conoscevo sì e no da un giorno (mi rifiutavo categoricamente di considerare il nostro primo incontro-incidente-con-le-tette come una conoscenza), ma i miei occhi intravidero subito il guizzo d'irritazione che attraversò le sue labbra, e la timidezza e gentilezza con cui prima avevamo discusso sul mio tentativo di omicidio nei suoi confronti, sulla mia totale incapacità di apprezzare Mr Darcy e Elizabeth e sulla sua straordinaria capacità di saper leggere erano totalmente scomparse. Sostituite, invece, da quello che a me piaceva chiamare "lo sguardo del lupo tenebroso": gli occhi iniettati di rabbia e il volto di chi sa catturare i cuori di donzelle come Ash Ketchum sa catturare pokemon.

«Credo di non essermi spiegato bene» ripeté di nuovo lui a quel punto, quando Maddalena e Rodolfo rimasero paralizzati a fissarlo, la prima con la bocca spalancata e gli occhi di chi sperava ardentemente in un finale alla libro Harmony e il secondo con il viso indignato che rendeva onore alla prima donna qual era. «Siete qui per comprare libri, giusto? Siamo in una libreria, no? Quindi, cortesemente, o vi sbrigate a comprare qualcosa, oppure siete gentilmente pregati di andarvene.»

Be', lui sì che sapeva parlare con onore e rispetto. Il suo discorso era senz'altro più apprezzabile di quello che io avevo in mente, ovvero: "vi auguro una vita scadente come i cine-panettoni".

«Oh, eddai!» cinguettò a quel punto Maddalena, con una risatina atroce e, soprattutto, il terribile, orrendo "donca" del nostro dialetto. Ogni "d" che pronunciava mi ricordava quello strano nonnetto senza dentiera che di tanto in tanto tentava di corteggiare nonna Elsa al bar sotto casa. «Ci stavamo solo divertendo un po', non c'è bisogno di prendersela così. Non è vero, Cassandra?»

Inarcai un sopracciglio e mi domandai se in Italia il reato di omicidio premeditato potesse essere in qualche modo considerato giustificabile, se effettuato nei confronti di una ragazza che amava fare le storie instagram mostrando solo metà della sua faccia per non far vedere le dimensioni reali del suo volto. E su questo non ci sarebbe stato nulla di male, in fondo io ero la prima a comprendere i disagi che si possono vivere col proprio corpo, visto e considerato che ero nata e sarei morta nel partito PB.

Se non fosse stato che mentre faceva quelle storie, la signorina Maddalena non aveva problemi a insultare gli altri, indirettamente o direttamente, per il loro aspetto fisico.

Non so, a me sembrava un motivo più che apprezzabile.

Inoltre, non le piaceva Alberto Angela, chiunque non apprezzasse il mio amato meritava di passare almeno un giorno della sua vita nel mondo del Trono di spade.

«Non lo so» mormorai a quel punto, grattandomi il mento come se fossi stata Sherlock Holmes. In quel momento più che mai, ero in modalità Xena

Sentivo Ovaie strillare alla guerra e giurare vendetta con tanto di grido alla Terminator. Non ero mai stata un tipo particolarmente battagliero - la pigrizia me lo aveva sempre impedito, litigare richiedeva troppe energie che avrei benissimo potuto sfruttare per leggere qualche libro -, ma tendevo a... perdere leggermente il controllo della mia bocca, una volta che venivo punzecchiata troppo a lungo. Era stata quella la mia rovina, un tempo, un particolare che non avevo dimenticato ma di cui non mi ero mai pentita.

La mamma mi aveva sempre dato insegnamenti bizzarri prima di morire, uno di questi era sempre stato "mostra il tuo orgoglio come mostreresti le tue tette all'uomo che vuoi far diventare il padre dei tuoi figli".

Be', le tette le avevo certamente mostrate a Simon, anche se in maniera del tutto imbarazzante e che volentieri avrei dimenticato, ma l'orgoglio... quello no, ed era giunto il momento di farlo. Non per lui, era pur sempre un uomo, non dimentichiamocelo, quanto per il mio fiero amore per la letteratura e per un mondo fatto solo di Alberto Angela e di conoscenza.

«Diciamo che forse Zafòn non fa per te, se ti piacciono questi scherzi, Maddalena» conclusi alla fine, sorridendo come San Francesco nei dipinti di Giotto, «penso che i libri di Peppa Pig ti si adatterebbero di più, invece.»

Non godevo così tanto dal giorno in cui nonna Elsa aveva cucinato per il mio compleanno la pastiera. Quando vidi la bocca di Maddalena spalancarsi per la rabbia e l'indignazione, sentii automaticamente Diavoletto Cassandra e Angioletto Cassandra battere le mani e ballare insieme sulle note soavi della colonna sonora di Super Quark. 

«Oppure l'ultimo libro di Dora l'esploratrice» proseguii a quel punto. «A Rodolfo potrebbe aiutare molto, lo ritengo davvero adatto a lui.»

Stavolta, quando i volti entrambi diventarono tumefatti per il rossore di rabbia che li avvolse, sentii chiaramente Cuore tornare a pompare e gridarmi vittoria, mentre Fegato si scolava una bottiglia di brandy in onore di quella conquista. 

«Oh, scusate» aggiunsi poi, stringendomi nelle spalle, «vi ho per caso offesi? Ma no, non esagerate! Mi stavo solo divertendo un po', non c'è bisogno di prendersela così, no

Con la coda dell'occhio, scorsi la testa di Simon affossarsi fra le sue ampie spalle per trattenere le onde di risate che, in quel momento, lo stavano travolgendo. Avrei riso anche io, se non fosse stata per l'estrema vicinanza dei nostri corpi, che mandava in allerta ogni mia cellula rischiando di farla impazzire per l'ansia e le paranoie che mi stavano affliggendo in quel momento.

Era simpatico, sì, e altrettanto gentile, ma era un uomo, aveva una spada laser nascosta sotto la cintura dei pantaloni, era il discendente della stirpe degli Esseri Lucenti e probabilmente l'ultima volta che aveva dovuto lottare con un brufolo era stato a quattordici anni, esperienza che io, purtroppo, non avevo vissuto, visto che ancora adesso mi ritrovavo a nominare i brufoli sulla mia faccia prima di ucciderli.

Il mio preferito era Bob, compariva sempre sullo stesso punto, in mezzo alla fronte. Il buon caro e vecchio Bob, che molto probabilmente - considerando la piega disagiata che stava assumendo la mia vita - sarebbe diventato di lì a poco mio marito. 

Sposata con un brufolo, niente male come idea. Sarebbe stato un titolo perfetto per uno young adult.

«Ti stai divertendo molto, Cassandra?» la voce di Maddalena, avvelenata e irritata, squarciò il mio momento di fantasia e s'insinuo con rabbia nella mia testa. «Non hai imparato niente da quello che ti è successo al liceo?»

Se mi avesse colpito con un'onda energetica, avrebbe fatto comunque meno male. 

Immaginavo che, prima o poi, avrebbe tirato in ballo quella vicenda. Non avevo dubbi su ciò. D'altro canto, Vold e Mort erano dei veri prodigi a buttare il sale sulla ferita ancora aperta. Una valanga di sale.

Mi guardai attorno, ormai disperata e sudata per l'ansia, alla ricerca di un appiglio a cui aggrapparmi per scacciarli via. Se avessi lanciato loro contro gli ultimi libri di Corona, avrebbe funzionato? Avrebbero avuto lo stesso effetto che avevano su di me i panzerotti al forno? 

«Più cattiveria» mi sussurrò all'orecchio Diavoletto Cassandra. «Più crudeltà. Devi far piangere le loro anime come ha pianto Dumbo quando gli hanno strappato via la mamma.»

«Ricordati, Cassandra, qual è la cosa che ti ha più inquietata in tutta la tua vita, e che puoi sbattergli in faccia?» domandò poi Angioletto Cassandra.

Ci riflettei su, tentai di andare indietro con la memoria, ma ogni volta che ci provavo l'unica cosa che riuscivo a vedere era il volto del mio amato e quello di nonna Elsa che mi urlava dalla cucina ricordati che devi morire, in una perfetta imitazione del prete trappista che gridava ripetutamente queste parole a Massimo Troisi in Non ci resta che piangere.

La mia vita era stata costellata da memento mori e Alberto Angela. Io stessa mi rendevo conto di quanto assurdo fosse tutto ciò. Da dove ero sbucata? Da un romanzo rosa trash?

«Cosa sta succedendo qui?» La voce di Tamara, sbucata dal nulla, fece sussultare tutti quanti. Lei apparve all'improvviso, con uno scatolone ricolmo di libri fra le braccia, e lo sguardo di chi era pronto a tirare fuori una mazza chiodata. «Ci sono problemi?» aggiunse poi, avvicinandosi a noi con fare minaccioso. «Cass, va tutto bene?»

«Assolutamente» cinguettò Rodolfo con un sorriso. «Avevamo solo avuto alcuni problemi, a Cassandra piace prendere un po' in giro i suoi clienti.»

Sentii Simon risucchiare l'aria con la stessa furia con cui io risucchiavo spaghetti alla carbonara, ed ecco di nuovo il suo sguardo magnetico da condottiero di vongole che si esprimeva in un'espressione perfetta di minaccia.

«Ce ne stavamo giusto andando» gracchiò dopo Maddalena, scuotendo la testa e lanciando un sorriso ammaliante all'Essere Lucente. «È stato un vero piacere rivederti, Cassandra.»

«Come un calcio nel culo» sussurrai a denti stretti, mentre li osservavo andarsene via a braccetto, l'uno più stronzo dell'altra. Quando la porta si richiuse, poi tirare un sospiro di sollievo, anche se udii comunque le loro risatine andarsene via con flemma, con la stessa goliardica gioia di un boss in Dragob Ball che, lo sapevi, sarebbe comunque tornato a lanciare sfere di luce a Goku nei prossimi episodi.

«Cos'è successo?» ci domandò Tamara a quel punto, voltandosi verso di noi con preoccupazione. «Ti hanno fatto qualcosa, Cass?»

Mi sorprese la sua apprensione, ero sinceramente sbigottita da ciò. Era piuttosto strano che prendesse subito le mie difese, nonostante ci conoscessimo da poco e nell'ambito del lavoro l'unica regola non scritta era "il cliente ha sempre ragione".

«No, tutto ok» la tranquillizzai, sventolando una mano con fare innocente, mentre, dentro lo stomaco, sentivo cori di vendetta e un viscerale desiderio di correre a casa per scrivere maledizioni e anatemi nel mio Curses Note. Il mio alter ego maligno stava filtrando attraverso i pensieri per sussurrarmi malignità improbabili, come mettere la crema depilatoria nello shampoo di Maddalena e privare Rodolfo del televisore, così da impedirgli di guardarsi quelle puntate di Uomini e Donne per cui lui smaniava ogni giorno.

«No, non è tutto ok!» berciò Simon a quel punto, e io sussultai nello scorgere i suoi occhi farsi infuocati. Si rivolse a Tamara con i nervi tesi, le mascelle contratte dall'ira. «Stavano prendendo in giro Cassandra per la sua fobia! Quel ragazzo prima-donna l'ha pure toccata per spaventarla!»

Se avesse indossato un'armatura splendente da angelo cherubino protettore degli indifesi, sarebbe diventato Santo Simon, il salvatore dei popolani bruttarelli.

«No, davvero, è tutto ok» gracchiai di nuovo. «Ci sono abituata.»

Le teste di entrambi ruotarono verso di me con espressione confusa. «Chi appartiene al partito PB ci deve fare l'abitudine» proseguii con sicurezza, stringendo le braccia al petto. Non mi andava di entrare troppo nei dettagli, specie quelli che riguardavano le vicende del liceo, perciò mi limitai ad asserire: «È un po' come la ceretta alla bernarda.»

Il sopracciglio sinistro di Tamara si sollevò, le guance di Simon s'incipriarono di un rosso acceso.

«La... bernarda?» domandò costernato.

«La ceretta?» chiese poco dopo la mia collega di lavoro.

Annuii con decisione. «Sì, avete presente? La ceretta al babbà, quella è tremenda, per questo ti consigliano di farla il più spesso possibile, così ti abitui al dolore di sentire la tua bernarda gridare e piangere ghiandole di sangue perché l'hai appena denudata di fronte a un'estetista che gode nel vederti soffrire.»

Le guance di Tamara si gonfiarono d'aria, forse per trattenere delle risate, e il volto di Simon da irritato passò ad esterrefatto. «Cosa c'è?» domandai. «È vero. Nonna dice che vale così anche per il parto, ma non lo so, secondo me è diverso. Come ci si può abituare a sentire la propria vongola spaccarsi in due per far passare là sotto, nella foresta dei peccati, un casco da football in dimensione maggiorata rispetto a quello che l'ha fecondato?»

«Cassandra...»

«Anche se, effettivamente, quei due soggetti sono un po' come un parto» ammisi a quel punto, grattandomi il mento con perplessità.

«Cass...»

«Voglio dire, avere a che fare con loro ti aiuta a capire cosa significa avere un pippolo fra le gambe a cui viene ripetutamente sbattuto contro una copia autografata di Tre metri sopra il cielo

Tamara si tappò la bocca con una mano, per ingoiare la risata che aveva rischiato di uscirle fra le labbra. «Cassandra...» guaì alla fine, con gli occhi lucidi dalle lacrime. «Hai mai pensato di partecipare a una gara per insulti?»

«Oh, una volta l'ho fatto» asserii a quel punto. «Con nonna Elsa, mentre stavamo giocando a scala quaranta. Patrizia faceva da giudice. Nonna Elsa ha vinto, purtroppo, col suo "averti con me è come avere Ugo ventiquattr'ore su ventiquattro tutti i giorni dell'anno".»

«Ugo?» balbettò Simon.

«Il ciclo. Noi lo chiamiamo così, in famiglia. Perché è il nome del tizio che tradì mia nonna quando aveva vent'anni.» 

Tamara stava rischiando di morire dalle risate, non ne comprendevo proprio il motivo, e il volto di Simon era così arrossato da ricordarmi un focolare in pieno inverno. O il mio viso quando vedevo le foto ritoccate di Alberto Angela a petto nudo.

Fu solo allora che mi resi conto di quanto il mio corpo fosse vicino a quello dell'Essere Lucente. Estremamente vicino. Troppo vicino. Riuscivo a sentire il suo profumo da stallone che trasudava testosterone come io trasudavo sudore dopo due minuti di corsa o Alberto Angela intelligenza in una puntata di Ulisse. 

La pelle sensibile fu attraversata da un brivido, quando realizzai quella realtà dei fatti. Inevitabilmente, mi ritrovai a indietreggiare. Un passo, due passi, tre passi, fino a quando il campanellino d'allarme nella mia testa iniziò a gridare: HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA. TROPPO MANZO, TROPPO MANZO. HOUSTON, VOGLIO TORNARE ALLA CASA BASE. 

Ero ormai sul punto di scappare via con la coda fra le gambe, quando la voce della coscienza tornò a punzecchiarmi i pensieri con l'ingiustizia di un cucchiaio di parmigiano sopra un piatto fumante di spaghetti con le vongole. 

Non puoi andartene, mi sussurrò nella testa, ti ha aiutata, lo devi ringraziare, non vuoi mica diventare un'ingrata che non sa riconoscere i pregi a una persona.

Ma era un Essere Lucente.

E allora? sussurrò maliziosamente la voce. Anche se è un Essere Lucente, si è evoluto in protettore dei poveri brutti anatroccoli per te. Non puoi mica trattarlo alla stregua del pane umbro senza sale. 

Detestavo quella vocina, la detestavo con tutto il mio cuore.

È inutile che ti arrabbi con me, guaì lei, quasi ferita dalla mia ira, non è colpa mia se sei una psicopatica che ha una coscienza. Avresti dovuto accettare di diventare come quella sadica di Cersei, se proprio volevi risparmiarti la mia presenza.

Be', certo, diventare come Cersei non sarebbe stato male, ad eccezione della travagliata e discutibile relazione sessuale che quel personaggio aveva col suo fratello gemello. 

Grazie al cielo, cinguettò l'altra, invece che un gemello puoi cavalcare un Essere Lucente, sarà un po' come esser diventata santa senza l'approvazione della Chiesa.

«L'unica cosa che potrei mai cavalcare è la mucca della pubblicità della Milka» borbottai fra me e me, per poi sussultare quando udii la voce di Tamara richiamarmi.

«Cassandra, tutto bene?» mi domandò.

«Sì, benissimo.»

Inghiotti la saliva che era rimasta intrappolata nella gola, e con il sudore a bagnarmi la faccia mi costrinsi a voltare lo sguardo su Simon.

Non era giusto.

Non era giusto che fosse così bello, così figo, così tutto. Madre Natura avrebbe dovuto esser meno clemente con lui, dargli qualsiasi difetto fisico possibile pur di renderlo ai miei occhi un po' più normale. Possibile che non avesse neanche un po' di pancetta? Un pelo fuori posto? Le sopracciglia unite? Un neo a forma di Malgioglio sulla guancia? Qualunque cosa sarebbe andata bene, qualunque, persino dei pettorali così gonfi da sembrare il seno di Megan Fox dopo che si era rifatta. 

«Simon» gracchiai, e subito scorsi le spalle di lui sussultare.

Non rovinare tutto, mi ripetei nella testa, non rovinare tutto, non rovinare tutto, non rovinare tutto. Ringrazialo come ringrazieresti un cane che ti ha riportato la pallina. Come ringrazieresti Netflix per aver acquistato i film di Checco Zalone.

«Io...» balbettai, per poi bloccarmi l'istante successivo quando venni dilaniata da un sentimento ancor più tremendo della gratitudine.

Il senso di colpa.

Immagini della notte passata m'investirono come un treno: le ore passate a trascrivergli contro anatemi maligni, augurandogli una sorte orribile, torsioni dei testicoli, improvvise calvizie, caduta delle sopracciglia, incontinenza e persino una disfunzione rettile.

Non potevo fingere di non averlo fatto, ero colpevole di tutto ciò. Colpevole non solo di omicidio, ma anche di speranza di lesioni fatali per la psiche.

Cuore

Devo farlo.

Cervello

Non mi sembra una buona idea.

Cuore

Ma devo, o se no verrò divorato dai sensi di colpa come l'insensatezza ha divorato gli ultimi film della DC.

Ovaie

Ci rifiutiamo! Se ammettessimo le nostre colpe, le nostre possibilità di procreare con l'EL calerebbero drasticamente dallo 0,00% al - 100,100%.

Fegato

A me basta che ci sia il vino, dopo.

Cuore

DOBBIAMO FARLO, DOBBIAMO FARE AMMENDA DEI NOSTRI PECCATI. DOBBIAMO DIRGLIELO.

Cervello

Penserà che siamo pazzi!

Fegato

Amici miei, io voglio solo morire per mano dell'alcool, voi parlate come se fossimo esseri umani veri e propri e le ovaie stanno chiamando il sindacato Ormoni per iniziare una protesta. Noi siamo pazzi da sempre.

Ovaie

E non pensate a noi? Ai nostri bambini? Cosa ne sarà del nostro futuro di procreare liberamente pargoli che possano abbagliare il mondo con il loro sorriso lucentissimo?

Fegato

Ma secondo voi al supermercato dei cinesi la venderanno la lattina di birra a cinquanta centesimi?

Cervello

No, ragazzi, no, non possiamo farlo. Se ammettiamo i nostri reati, possiamo esser certi che per il resto della nostra vita non avremo più nessuna dignità da spartire.

Cuore

Abbiamo letteralmente infilato un tampax nel suo occhio, santo Alberto! Quale dignità conserveremmo ancora? 

Fegato

Poteva andare peggio, potevamo infilarlo nel suo-

Ovaie

NO! NO! NO! IL BAMBINO DEVE ESSER PORTATO IN SALVO! NON OSATE! NON OSATE FARCI QUESTO! O GIURIAMO CHE AL PROSSIMO ARRIVO DI UGO, FAREMO CROLLARE PURE LA PARETE DEL SUONO PER GLI URLI CHE LA COSTRINGEREMO A FARE

Cuore

Io non ce la faccio più, ragazzi, i sensi di colpa sono troppi.

Cervello

No! Cuore, sta' fermo! Sta' fermo! L'ultima volta che abbiamo fatto lavorare te, hai cercato di dare i soldi in elemosina a un tizio che si stava semplicemente raccogliendo gli escrementi del suo cane!

Cuore

Ma aveva i pantaloni strappati e i risvoltini! Pensavo fosse un mendicante! Volevo solo aiutarlo!

Stavo per andare in cortocircuito, la diatriba che si era scatenata in me era sull'orlo di una terza guerra mondiale. Le ovaie stavano tirando fuori le pistole del dolore e fegato aveva fatto uscire da chissà dove una gigantesca bottiglia di vodka alla pesca, come il tredicenne che voleva fingersi trasgressivo qual era. Ma alla fine, con mia grande vergogna, a vincere in quella lotta fu il cuore, il dannatissimo cuore.

Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime, a quel punto, probabilmente smosse anche dagli ormoni impazziti che le ovaie stavano lanciando nel mio corpo come coriandoli.

«Sono una persona orribile» gracchiai a quel punto, mentre il pianto mi attraversava, «mi dispiace tantissimo, sei stato così gentile con me, mi hai pure aiutato e io ti ringrazio per questo, ma sono una ragazza tremenda. Ti ho augurato di perdere tutti i capelli solo perché sei un uomo e hai la bacchetta di sambuco fra le gambe.»

Il volto di Simon si trasformò in una maschera di confusione piena di punti interrogativi, la scatola che Tamara stringeva in mano cadde rumorosamente a terra, ma tutto ciò non m'interesso, era giunto il momento della confessione. Lui sarebbe stato il prete e io la peccatrice, così aveva stabilito il cuore dannato.

«Ho sperato che un gabbiano ti cagasse in testa, anche se qua in Umbria non ci sono gabbiani!» singhiozzai a quel punto, asciugando il muco che colava dal mio naso con la manica della maglietta. «E che il tuo supremo membro non diffonda la tua bellezza alla prole futura!»

«Che cazzo?» guaì Tamara, con la bocca spalancata.

«Avevo così paura di te dopo il nostro primo incontro che sono arrivata a sperare che Maria de Filippi ti chiamasse per una puntata di C'è posta per te

«Cassandra...» Simon si schiarì la gola, a diramarsi sulle sue labbra un incerto sorriso, «non ti preoccupare, lo so che eri spaventata, non c'è bisogno che mi racconti ogni cosa per espiare...»

«Sì, invece, perché tu sei praticamente San Francesco, fra poco ti metterai pure a parlare con gli uccellini! E non mi riferisco alle colombe delle donne!»

Tamara scoppiò in una risata così fragorosa da devastare il silenzio della stanza, vidi le lacrime riempire i suoi occhi mentre cercava di riprendere un contegno, trattenendosi le braccia attorno alla pancia e dando ripetute gomitate allo stinco di Simon. «Cugino...» gracchiò, fra un guaito ilare e l'altro, «lei è la tua anima gemella.»

Rimasi perplessa da quell'affermazione, quel poco che bastava per riuscire a smettere di far colare lacrime sul mio viso.

«Smettila, Tam» borbottò lui a quel punto, le guance arrossate. «Non sei per niente divertente.»

«Un uomo spaventato dalle donne e una donna spaventata dagli uomini che s'incontrano per creare disagi» esplose a quel punto lei, ridendo come una matta. «Oh, Dio, dovrò scriverci un libro, assolutamente. Diventerò ricca e famosa.»

«Tamara!»

Un momento...

Cosa?

Un uomo spaventato dalle donne?

Parlava di Simon?

Di lui?

Un Essere Lucente che temeva le donne?

Ma... ma era insensato, assolutamente contro natura. Era come dire che a George Martin non piaceva uccidere o che ai terra-piattisti piaceva la scienza.

«Tu... hai paura... delle donne?»

Il volto di Simon avvampò, il suo collo muscoloso (come poteva essere un collo muscoloso? Non lo sapevo, ma così lo definivano sempre nei romanzi) diventò un'asta rovente di fuoco, nei suoi occhi vidi lampi d'imbarazzo e di vergogna, mentre arretrava di un passo. «Non è esattamente... paura» biascicò a quel punto, rivolgendo occhiate omicide a Tamara che, dal canto suo, continuava a ridere a crepapelle. «Solo viva apprensione

«L'unica cosa che hai reso viva sono i libri che ti leggi dalla mattina alla sera pur di non uscire di casa» ribatté lei, inarcando un sopracciglio.

Aspetta...

Come?

«Il tuo comportamento non è affatto gradevole, Tamara» replicò Simon a quel punto, stringendo le mani in due pugni. 

Sentivo i pensieri sul punto di esplodere, quando il tintinnio del campanello della porta d'ingresso interruppe quel momento di confessioni. Mi voltai sconvolta, le lacrime ancora agli angoli degli occhi, e fu con stupore che scorsi la figura di Patrizia sull'uscio, vestita come sempre con le mie vecchie felpe e i capelli legati in due trecce perfette.

«Oh, sei qui, Cass» gracchiò lei. Inutile dirlo, il suo volto era inespressivo come al solito, una piccola macchinetta di tredici anni che sembrava covare più misteri di un boss finale in un videogioco horror. 

«Patri? Che ci fai qui?»

«La conosci?» mi domandò Tamara.

«È mia sorella.»

Patrizia si sistemò con flemma la bretella dello zaino, prima di avvicinarsi a passi lenti verso di me, in mano stringeva una busta bianca che sembrava contenere qualcosa di estremamente pesante. «Sono uscita prima da scuola perché la professoressa Rolanda si è presa le emorroidi, anche se Francesco dice che secondo lui sono ragadi, e la nonna mi ha mandato qui per lasciarti il pranzo al sacco» mi spiegò alla fine, la voce incolore mentre mi porgeva la busta, del tutto incurante di ciò che aveva appena pronunciato di fronte a due completi sconosciuti. «Ah, quando ritorni a casa ricordati di passare dal supermercato per comprare i croccantini per Lampa, Ada e Dario.»

«Lampadario?» ripeté Simon a quel punto, e io mi domandai cosa ci fosse di così strano in quei nomi.

«No, non lampadario, Lampa, Ada e Dario! I nostri tre meravigliosi cagnolini!» guaì ferita mia sorella, il cui unico stimolo per una qualche versione di espressione facciale, negli ultimi tempi, era proprio la presenza dei nostri cani in casa. Voltò furibonda lo sguardo verso l'alto, in direzione di Simon, per poi bloccarsi con la bocca - lo sapevo - già aperta per dargli dell'anti-animalista. «Oh, tu sei l'Essere Lucente di cui parlava Cass.»

La situazione stava prendendo una piega disperata.

«Patri...» la richiamai a me, strappandole la busta di mano. «Ti ringrazio per il pranzo, ora torna a casa, prima che Elsa la regina delle nevi si alteri.»

«Perché hai gli occhi lucidi, Cass?» mi domandò a quel punto lei, il sopracciglio sinistro inarcato. «Hai pianto di nuovo? Piangi sempre quando ti arriva Ugo. Sei molto più melodrammatica. Cos'è successo? Hai provato di nuovo a leggere Colpa delle stelle e sei scoppiata a piangere nella scena finale?»

La logorrea era decisamente un problema della nostra famiglia.

«No, Patri, ti prego...»

«Alla fine sei riuscita a metterti il tampax?» mi domandò a quel punto, e se mi avesse sparato un proiettile in testa avrebbe fatto meno male. «Non hai mica fatto come al tuo solito e iniziato a ruotarlo fra le dita, vero? Lo sai che la nonna non vuole, dice sempre che finirai per accecare qualcuno, prima o poi, giocandoci in questo modo.»

Tamara si tappò di nuovo la bocca con la mano, Simon distolse lo sguardo imbarazzato e io sentii il senso di colpa uccidermi lentamente, un po' come aveva fatto il film di 50 sfumature

«Aspetta, è successo per davvero?» domandò Patrizia a quel punto, notando probabilmente l'imbarazzo creatosi sul mio volto e quello di Simon. Lei arcuò entrambe le sopracciglia stavolta - segno che si stava molto interessando all'argomento - e iniziò a rivolgersi all'Essere Lucente come se fossero amici di gran data. «Non ti preoccupare, non lo ha fatto con cattiveria» gli spiegò. «Cassandra finisce sempre per finire gli altri in modi particolari, perché è molto sbadata. Una volta è caduta lungo le scale mobili della Rocca Paolina e le ha attraversate come uno scivolo, e così facendo ha investito una vecchietta agli ultimi gradini. Ecco perché dice sempre che la sua vita somiglia molto alle protagoniste che si chiamano Hope Summer Destiny.»

Perché? Perché avevo una sorella che parlava così tanto? Perché?

«Patri, credo che tu possa...»

«Quindi se questo è un romanzo rosa, tu sarai l'Harry Styles di turno che conquista il suo cuore dopo averle promesso di amarla eternamente, nascondendole che il tutto è realizzato in realtà per una scommessa fatto col tuo migliore amico Zayn...»

«PATRIZIA.»

Lei sussultò, sorpresa, e tornò a guardarmi con indifferenza. «Oh» borbottò alla fine, «hai ragione, devo tornare a casa, la nonna mi stava spiegando meglio alcune cose che non ho capito in classe durante le lezioni di educazione sessuale, ha detto che comunque sono insegnamenti che probabilmente utilizzerò più di te.»

Forse avrei dovuto fare una richiesta d'adozione al comune di Perugia, nella speranza che mi portassero via da quella famiglia.

«Allora io vado» mi salutò alla fine lei, indietreggiando. «Ciao tizia che lavora con Cassandra, ciao tizio che dovrebbe sbattere mia sorella come la nonna sbatte l'albume delle uova, ah!» si fermò poi, alla soglia della porta, nel momento stesso in cui io ero pronta a lanciarle addosso la busta della spesa. «Cassie, la nonna è incazzata con te.»

Un brivido di terrore attraversò la schiena. «Cosa? Perché? Che ho fatto stavolta?»

«Ha trovato il tuo ultimo quaderno delle maledizioni» mi spiegò, mentre apriva l'uscio. 

«Hai un quaderno delle maledizioni?» sussurrò sbigottita Tamara, mentre Simon si massaggiava le tempie, più confuso di un cane che cercava di rincorrersi la coda.

«Ha detto che ti ha lasciato un biglietto sopra il contenitore del pranzo» aggiunse Patrizia. «Io lo leggerei subito, se fossi in te.»

Quando uscì e richiuse la porta alle sue spalle, la vergogna mi travolse e inondò con la stessa violenza dell'iceberg del Titanic.

«Cass...» mormorò Tamara, in preda a una crisi quasi isterica. «Da che famiglia provieni?»

Non l'ascoltai.

Avevo il ghiaccio nelle vene, dopo l'ultima informazione che Patrizia mi aveva dato con la stessa nonchalance con cui io parlavo delle ultime puntate di Ulisse.

Disperata, affranta ed estremamente terrorizzata, infilai una mano dentro la busta che mi era stata consegnata e ne uscii fuori il contenitore ricolmo di pasta al pesto.

Sopra, appiccicato con un nastro adesivo, giaceva un post-it rosso.

Al suo interno solo una scritta, la traccia di un pennarello blu:

Ricordati che devi morire.










Nota autrice parte due (mica vi liberate facilmente di me):

Per avere un'idea di come sia il dialetto perugino, vi consiglio la visione di questo video appartenente a degli youtuber umbri, i 7 cervelli, che adoro alla follia:

In secondo luogo, mi scuso se il capitolo è uscito più lungo degli altri. Anche io, come Cassandra e Patrizia, soffro di logorrea e tendo a scrivere molto. 

Se per caso non sapeste che fare nel mentre aspettate che io aggiorni, posso... consigliarvi qualche altra mia storia? Alcune di queste sono già complete (Moonlight lullaby, ad esempio) e sebbene siano molto più serie di Teorema XY, hanno comunque momenti divertenti e/o di riflessione. Le potete trovare tutte nel mio profilo e, ovviamente, non siete costretti a leggerle! Il mio è solo un maldestro tentativo di spam ai danni di me stessa che non sa come pubblicizzarsi 😂

Per quanto riguarda la questione aggiornamenti, visto che alcuni me lo hanno chiesto in privato, mi spiace confermare che io purtroppo non so dare date specifiche per quando uscirà fuori il nuovo capitolo. Mi piacerebbe poterlo fare, ma purtroppo non rientro coi tempi.

Terzo:

A chi piace Checco Zalone?

Quarto:

Cosa pensate accadrà ora, fra Cassandra e Simon?

Un uomo che ha paura delle donne, una donna che ha paura degli uomini.

Avete teorie in proposito?

Se sì, fatemele sapere, sono molto curiosa!

A presto!

Sasha 

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