La magia del carlino
In ogni romanzo rosa che si rispetti o telenovelas argentina con qualche protagonista dal nome assurdo - Pepa, Peperina, Divina, Sfogliatina - erano sempre presenti i personaggi rivali, acerrimi nemici della povera e disgraziata ragazza dal cuore troppo buono e i brufoli troppo grandi. Ne Il Mondo di Patty c'era Antonella, ad esempio, in Mean Girls Regina, un personaggio che, tra l'altro, per qualche motivo, non ero mai riuscita ad odiare completamente - forse perché, a differenza di Antonella che ogni tanto il cervello lo utilizzava, Regina mi sembrava possedesse, al posto dei neuroni, dei criceti in prognosi riservata.
Ecco, se la mia vita fosse stata una telenovelas argentina (considerando il corso degli ultimi eventi, non ne sarei rimasta così sorpresa), allora Rodolfo e Maddalena sarebbero stati rispettivamente la Regina e la Antonella del mio mondo.
Come si sarebbe potuta chiamare una serie tv come la mia, poi?
Il mondo del disagio?
Soy Cassandra, la ragazza Angeliana?
Miss Sfigata?
Per qualche motivo, tutti quei titoli mi sembravano particolarmente azzeccati.
Ad ogni modo, come si sa, nelle telenovelas non c'è scontro più grande e atteso di quello fra la protagonista piena di brufoli, apparecchi tridimensionali nella bocca e le sue rivali in amore e carriera. Ovviamente la protagonista è e sarà per sempre una poveraccia senza soldi che campa di bontà, altruismo e dignità perduta, mentre la rivale la figlia di un diplomatico o di Donald Trump, da cui avrà ereditato un fottio di soldi, l'abilità di discriminazione e la pelle gialla.
Non c'era poi così tanta differenza con Maddalena e Rodolfo, persone che, ahimé, avevo avuto modo di conoscere in passato.
Come definirli?
Avete presente le coliche renali?
Disgraziatamente, il destino non aveva mai rivolto le sue gentili attenzioni su di me per farmi regali improvvisi come una vincita al terno al lotto, una pioggia di banconote da cento euro o una sagoma di cartone a dimensioni umane di Alberto Angelo. Si era concentrato sulla sottoscritta per un unico motivo: torturarla con la presenza di soggetti che avrebbero potuto essere la pubblicità perfetta con cui invogliare le coppie ad usare il preservativo.
Conoscevo Rodolfo e Maddalena da quando avevo tredici anni, ovvero dal momento in cui avevo avuto la triste, dolorosa e stupida idea di iscrivermi al liceo classico.
Non facevamo parte della stessa classe, ma loro non avevano avuto problemi a farsi conoscere dall'intera comitiva di studenti in pochi mesi, già dal primo anno. Anche io, all'epoca della mia stupida ignoranza infantile, mi ero ritrovata a sentir parlare di loro. È tremendo per me da ammettere, ma a quei tempi ero stata a mia volta vittima dell'atroce momento adolescenziale in cui il nostro unico pensiero è quello di condurre una vita sociale, piena di amici e di attività extra scolastiche.
Solo che, già da allora, le mie capacità comunicative rasentavano lo zero.
Ero una tipa bizzarra che passava il sabato sera e leggere, guardare Ulisse o al massimo Crozza che prendeva in giro i politici italiani, mi divertivo con poco e avevo una pericolosa capacità di perdermi nel mio mondo di fantasia grazie a un piccolo indizio - una lampada, un tuono, persino una scoreggia avrebbe potuto innestare il meccanismo Cassandra-scompare-dal-mondo-reale.
Rodolfo e Maddalena, invece, non erano così. Sapevano conquistare i cuori delle altre persone, plagiarli, addirittura, arrivando a manipolare i pensieri di chi stava attorno a loro. Erano bravi, davvero bravi, e nessuna delle loro vittime arrivava a realizzare tutto ciò, almeno fino a quando non era troppo tardi.
Per questo, nella mia testa, avevo sempre chiamato Rodolfo Vold e Maddalena Mort. Perché insieme, quando erano circondati da persone, riuscivano a possedere i cervelli dei loro amici allo stesso modo con cui Voldemort aveva posseduto quello di Harry ne L'ordine della Fenice.
Riflettendoci su, non mi sarei neanche sorpresa nello scoprire che il loro più grande desiderio inconscio era proprio quello di far fuori tutti coloro che ritenevano indegni e non gli andavano appresso. Avevo avuto modo di provare sulla mia pelle a cosa si andava incontro se si guadagnava la loro antipatia, frasi come "se quella persona morisse, io ne sarei felice" erano molto spesso utilizzate dalle loro bocche.
I miei Curses Note conoscevano bene quei due, molte delle loro pagine erano state utilizzate da parte mia nel tentativo di smaltire l'acredine accumulata nel corso degli anni, mentre osservavo quei due prendersi gioco degli altri, tramutarli nelle loro bambole, privarli della loro coscienza e circondarsi così di burattini con cui difendersi dalle accuse e da chi, come me, aveva scorto sin da subito una macchia sui loro sorrisi costruiti.
Notai con orrore, in quel momento, che i lunghi capelli castani di Maddalena non si erano trasformati in serpenti che l'avrebbero azzannata mentre dormiva e dal suo sorriso non potevo scorgere nessun effetto delle emorroidi che le avevo augurato a pagina quarantasette; nemmeno Rodolfo sembrava in qualche modo afflitto da una calvizia precoce o dalle conseguenze della rimozione di entrambi i testicoli, come invece avevo scritto a pagina tredici; il Curses Note, quindi, non aveva avuto alcun successo.
Che i miei anatemi fossero troppo leggeri? Che avessi comprato il quaderno sbagliato? Forse non bastava tingere la copertina in nero e lasciarvi la scritta col bianchetto, forse avrei proprio dovuto ordinarlo su amazon?
Ebbi l'impellente impulso di lanciare una maledizione al mio quaderno di maledizioni, dannandolo per sempre a causa della sua inefficacia.
Perché nella vita tutto avrei voluto, tranne che ritrovarmeli di fronte, in un momento così delicato, a guardarmi mentre cercavo di non scappare via spaventata da un Essere Lucente che mi aveva appena prestato il suo fazzoletto.
Leggere Oroglio e pregiudizio, improvvisamente, non mi sembrava poi una condanna così grande.
Nemmeno Giudice Cassandra sarebbe stata così crudele da farmi di nuovo avere a che fare con loro.
Avrei preferito di gran lunga esser costretta a guardarmi tutte le puntate di Peppa Pig, piuttosto che dovermi confrontare ancora una volta con Vold e Mort.
Ma loro? Oh, no, loro no. Loro erano felicissimi di vedermi lì, lo sapevo. Erano più che contenti di avermi di nuovo attorno, d'altro canto, chi non amava i propri giochini? Chi non desiderava ardentemente riavere la propria bambola in mano, dopo averla persa per qualche anno?
«Nooooo» strillò Maddalena. «Amò! Amò! Amò! Non ci credo! È Cassandra Terensi! Cassandra! Noooo! Da quanto tempo è che non ci vediamo, Cass? Eh?»
Spero che le tue ovaie esplodano .
«Nooo, tesò!» strillò a sua volta Rodolfo, afferrando l'amica per il braccio e scuotendola con forza. «Tesò! È meraviglioso! Da quanto tempo, Cass! Come va? Quindi lavori qui, eh? Be', non mi sorprende! Ti sono sempre piaciuti i libri, non è vero? Ti ricordi, tesò? Ti ricordi quando Cassandra ha partecipato a quel concorso di scrittura?»
Dio, il loro accento perugino era fortissimo, avresti potuto riconoscerlo a chilometri di distanza, e i loro continui "amò" e "tesò" erano peggio di un lassativo. Mi ripromisi di registrarli, un giorno, mentre parlavano, e di ascoltare quelle registrazioni in momenti di stitichezza.
I loro sorrisi erano davvero tremendi, mi domandai come facessero a non aver ancora avuto una paralisi facciale. In confronto, quelli dello Stregatto sarebbero stati senz'altro più convincenti e, soprattutto, meno inquietanti. I capelli castani di Maddalena dondolarono di nuovo, splendendo sotto la luce del sole, notai solo in quel momento il modo maniacale con cui continuava a passarsi la mano sulle sue ciocche. Cosa credeva di avere, i pidocchi? E perché continuava a nascondere metà della sua faccia e a guardare Simon come io avrei guardato una foto di Alberto Angela a petto nudo?
Oh, giusto.
La lucentezza.
«Ciao, ragazzi» guaii malinconicamente, arrivandomi a chiedere come fosse possibile che, in quegli anni che non l'avevo visto, Rodolfo continuasse a sembrarmi una prima donna. Sarebbe stato perfetto per una puntata di Uomini e Donne, ce lo vedevo proprio, con il suo volto snello, quelle ciocche bionde che gli coprivano il viso e le movenze da signora di sessant'anni col cuore spezzato.
«Oddio, non sapevo c'avessi il frego, Cassandra» squittì Maddalena, sventolandosi la mano di fronte alla faccia.
C'erano tante, tantissime cose che a quel mondo non sopportavo.
I tampax.
Gli uomini.
Le pubblicità dei profumi.
Gli anti vaccinisti.
I chicchi di uva passa che si mascheravano come gocce di cioccolato dentro i biscotti, per poi darti la delusione più grande della tua vita - dopo quella del film Batman VS Superman - quando mangiavi e sentivi il loro sapore.
Ma se c'era una cosa che detestavo con tutta me stessa, era il dialetto perugino.
Forse questo era dovuto alle mie origini siciliane, me ne rendevo conto, ma ogni volta che sentivo la parola "frego" sentivo le mie ovaie improvvisamente rivoltarsi e smettere di desiderare l'arrivo dello spermatozoo alfa con cui riprodurre quella discendenza dialettale.
Il termine frego, poi, che equivaleva alla parola "ragazzo", mi induceva sempre a pensare a uno scippatore seriale.
«Frego?» udii dire da Simon, il cui volto perplesso era l'esatta rappresentazione del mio. Lui corrucciò la fronte e osservò quei due allo stesso modo in cui mia nonna mi osservava mentre guardavo Ulisse: come se non sapesse se fossi nata piena di disagio o se il disagio mi avesse inseguita nel corso degli anni fino a rendermi una misantropa.
«Non è il mio ragazzo» biascicai alla fine, stringendo con violenza il fazzoletto che lui, pochi minuti prima, mi aveva dato, e pregando con tutta me stessa che si trasformasse come la penna di Percy Jackson in una spada.
«Oh, quasi lo immaginavo!» ridacchiò Maddalena. «Sarebbe stato strano vederti con un ragazzo, vero, amò?»
Spero che un esercito di piccioni ti caghi in testa mentre hai la bocca aperta.
«Oh sì, ce l'hai ancora quella fobia, Cass? La fobia per gli uomini?» Rodolfo sghignazzò, mentre mi costringevo a rialzarmi. La sua risatina era molto simile al rombo dello stomaco quando stava per arrivarti una scarica di diarrea. «Ti ricordi, tesò? Le è venuta verso la fine dell'ultimo anno. Scappava via non appena mi vedeva. Che ce l'hai ancora, Cassà? Ce l'hai ancora la fobia? Se ti tocco che succede? Torni a gridare aiuto ad Alda Merini? O stavolta mi lancerai di nuovo contro il tuo santino di Alberto Angela?»
Inspirai a fondo, sforzandomi di mantenere la calma, ma dentro, nella zona lombare, potevo chiaramente udire le mie ovaie gridare e strepitare come Russel Crowe ne Il Gladiatore.
Ci chiamiamo Ovaie Da Ugo Colpite, comandanti dell'esercito del Dolore, generali delle legioni Ormoni, serve leali dell'unico vero Sacro Pippolo Fecondatore. Madri di una donna senza libido, genitrici di una ragazza senza dignità... e avremo la nostra vendetta... in questa vita o nell'altra.
«Non è divertente.»
La voce di Simon spezzò il silenzio dentro cui ci eravamo incartati. Rimasi sorpresa nell'udirla, ma ancor più nel percepire la sicurezza che invece prima non era mai stata presente, quella punta di decisione che nei nostri dialoghi era sempre stata assente, nascosta invece dalla delicatezza, l'imbarazzo e la gentilezza di cui si avvolgeva.
Il sorriso di Rodolfo morì sulle sue labbra e le mani di Maddalena tornarono ad affossarsi dentro i capelli. Davvero, perché diavolo continuava a pettinarseli in quel modo? E soprattutto, perché cercava di farsi vedere solo metà faccia? Mi ricordava dannatamente quelle persone che, nei social network, postavano solo foto o video in cui mostravano unicamente metà del loro volto. Perché? Non lo comprendevo proprio.
«Non c'è nulla di divertente nel prendere in giro una fobia.» Simon si sollevò da terra con aria ferma e decisa, dandomi le spalle e in quel momento lo raffigurai nella mia testa come il prode guerriero di un gioco fantasy. Che fosse la reincarnazione di Dante in Devil May Cry e Vold e Mort dei demoni che doveva sconfiggere?
Stavolta, anche Maddalena smise di sorridere, e dentro di me io sperai che, a furia di toccarsi i capelli, questi le cadessero a terra una ad uno fino a renderla la versione senza neuroni e sedia a rotelle del professor Xavier.
Stavo iniziando a diventare particolarmente sadica in quel periodo. Forse avrei avuto bisogno di altre sessioni di terapia con Ulisse e Super Quark, per riprendere il mio lato buono e altruista perduto invece con la scoperta reale del mondo e delle persone.
«Oh, andiamo» gracchiò Rodolfo con una risatina. «Stavamo scherzando, non è vero, amò? Cass, ti ha dato fastidio per caso?»
Avevo imparato una lezione importante dopo le ultime vicende vissute nella mia famiglia e nella scuola.
Quando avevo deciso di recludermi in casa e passare il resto della mia vita a sbavare per l'unico uomo al mondo che non mi avrebbe procurato l'orticaria, avevo promesso a me stessa di diventare come Ghandi fuori, mentre dentro le mie ovaie avrebbero continuato a indignarsi per l'esistenza di simili soggetti.
Avevo scelto consapevolmente di rinchiudermi in camera proprio per evitare di dover andare incontro a quella situazione, ben cosciente del fatto che la mia pazienza fosse come la coerenza di Licia in Kiss Me Licia: inesistente.
In quel momento, però, mi sforzai di richiamare a me il potere della Sacra Tolleranza, e mi sforzai di immaginare le facce di Maddalena e Rodolfo come quelle della cosa più meravigliosa, assurda e contraddittoria dell'universo:
Il carlino.
Per alcuni motivi che ancora non ero riuscita a comprendere, avevo sempre avuto una maniacale passione per i carlini. Non saprei dirlo a parole fatte, ma le loro facce così assurde bastavano per farmi scoppiare a ridere anche nelle situazioni più tragiche. Come al funerale della prozia Benedetta, tre anni prima. Eravamo scese a Palermo per dare le nostre condoglianze a parenti che pretendevano mi ricordassi di loro, nonostante il nostro primo e ultimo incontro fosse stato nei giorni in cui ancora portavo il pannolino e sbrodolavo il pavimento con la mia bava.
Il problema maggiore era stata la procugina Antonina, figlia di Benedetta e amante dei cani. Durante la funzione, mentre il prete parlava, lei era rimasta tutto il tempo seduta con il suo carlino fra le braccia. Megera era stata molto attenta a far sì che i miei occhi non incontrassero quelli dell'animale, ma durante la predica del prete, al momento in cui tutti quanti ci eravamo sollevati dalle panche per ascoltarlo, il carlino era scappato via dalla presa di Antonina e mi aveva raggiunta per leccarmi le scarpe.
Aveva sollevato lo sguardo e nel preciso istante in cui il prete aveva mormorato: «Era una donna meravigliosa, la cui morte è compianta da tutti» ero scoppiata in una fragorosa risata.
Inutile dire che Megera mi aveva impedito di leggere per le successive tre settimane, punendomi con l'ignoranza e la costrizione di guardarmi insieme a lei tutte le puntate di C'è posta per te e Chi l'ha visto.
Eppure, in quel momento, per la prima volta, la magia del carlino mi sarebbe servita a qualcosa di utile.
Perché quando sollevai lo sguardo e vidi la faccia di quel cane al posto delle teste di Vold e Mort, mi ritrovai istintivamente a sghignazzare.
«Cassandra?» mi chiamò Simon, piuttosto perplesso di fronte alle mie risate che, probabilmente, dovevano ricordargli lo squittio di un maiale.
«Amò, che le prende?»
«Non lo so, tesò, ti ricordi? Cassandra è sempre stata... anticonformista.»
«Sto bene» gracchiai, schiarendomi la gola, e sforzandomi di trattenere le risa nello stomaco. Anche così, riuscii comunque a percepire la punta d'irritazione nelle voci di Maddalena e Rodolfo, il duo della morte.
Ma poi, all'improvviso, percepii di nuovo la tremenda agonia di esser divisa in due parti. Quella che desiderava rispondere in malo modo e quella che invece professava l'amore verso il mondo, i piccioni e i club di letteratura.
Quasi mi parve di vederle dal vivo: il dualismo della mia anima spaccata in due. La luce e le tenebre, il perdono e l'odio, il sentimento e la ragione, la voglia di diventare una serial killer che lasciava indizi di sé con enigmi sulla divulgazione e il desiderio di trasformarmi nella nuova Madre Teresa di Calcutta, Cassandra Diavoletto e Cassandra Angioletto.
«Perché non rispondi in malo modo?» mi sussurrò Diavoletto all'orecchio, sventolandomi di fronte agli occhi una tovaglia rossa con la faccia di Salvini stampata davanti, come se fosse stato un torero. «Ricorda, Cassandra, ricorda chi sei davvero. Mostra loro cosa può fare una siciliana che sa leggere perché le piace, e non perché vuole vantarsi con gli altri della sua cultura.»
«No, Cassandra» intervenne a quel punto Angioletto, con la bandierina di Alberto Angela in una mano e sul vestitino bianco la scritta I HAVE A DREAM: TO DIVULGARE LA PEACE. «Non cedere al lato oscuro, non vuoi mica diventare un Heartless, no? E poi, Cassandra, ricorda, non sarai un Essere Lucente, ma hai la luce dentro di te! Perdona, Cassandra! Perdonali come hai perdonato Carlo Cracco per aver inventato quella pizza!»
«No, Cassandra» ribatté la controparte. «Insulta, Cassandra! Insulta! Insulta come se tu fossi Crozza e loro i nostri incompetenti politici italiani!»
Ero nettamente divisa in due e iniziavo a domandarmi se non stessi esagerando con i film e i libri, in quel periodo, visto che i miei deliri psicologici erano drammaticamente aumentati in quel periodo.
O forse era colpa dell'Essere Lucente e del pippolo.
Sì, doveva certamente esser colpa loro.
«Pensa ai carlini, Cassandra, i carlini! Loro ti faranno ridere e perdonare!»
«Pensa al film Harry Potter e il principe mezzosangue, Cassandra! Pensa come lo hanno rovinato e arrabbiati!»
«No! Cassandra, non cedere al lato oscuro dell'incompetenza cinematografica!»
«Sì, Cassandra! Pensa a quando Harry ha spezzato la bacchetta di sambuco!»
«Pensa al film Il mio vicino Totoro! Non è bellissimo?»
«Pensa a quando Patrizia ha registrato sopra le tue videocassette di Ulisse con una puntata di Sanremo!»
«Cassandra?»
Mi riscossi da quelle dannate arpie che mi stavano stuzzicando e rivolsi le mie attenzioni a Simon. Il suo volto, a differenza di quello di Vold e Mort, era accigliato e preoccupato. Lo avrei ringraziato, lo ammetto, ma la sua presenza era molto vicina e per qualche motivo non potevo fare a meno di smettere di pensare al fatto che, in quella stanza, ora non c'era un uomo, bensì due.
Da una parte, l'Essere Lucente declamato dalle Sacre Scritture, il Messia destinato a ridonare bellezza nel nostro mondo di orrori.
Dall'altra, la prima donna per eccellenza, accompagnata da un'altra prima donna che però, a differenza sua, portava dignitosamente una vongola addosso e di cui, perciò, temevo solo il cervello.
«Sto bene» gracchiai, schiarendomi la gola, e mi sforzai di sorridere. «Come posso esservi utile, ragazzi?»
«Ah, quindi lavori davvero qui?» Maddalena civettò un po', quando mi porse quella domanda. Non mi stupiva il tono di superiorità che intravidi in essa, sapevo ormai da tempo che quella ragazza si riteneva una vera e proprio letterata. «Che culo! Ho sempre voluto lavorare per una libreria anche io, sai? Cioè, adesso non potrei mai, sono troppo impegnata con i miei studi. Ma come mai tu sei qui, Cassandra? Non dicevi di voler fare la facoltà di lettere moderne? Eppure a lezione non ti ho mai vista!»
«Non l'abbiamo vista mai in generale, amò, dal giorno del diploma!»
Vidi la mano di Simon stringersi in un pugno duro e io sospirai. «Sì, be'» mormorai. «Che libro stai cercando, Maddalena?»
«Cercavo L'ombra del vento di Zafòn!» cinguettò lei, per poi passarsi di nuovo una mano sulle ciocche dei capelli e ammiccare dolcemente a Simon. Lui, dal canto suo, non sembrava particolarmente felice di quelle attenzioni. Ora che lo scrutavo bene, non sembrava particolarmente felice in generale. Aveva invece l'aspetto di uno che avrebbe volentieri trasformato la sua vita nella versione reale del gioco Yandere Simulator.
«Resisti, Cassandra» mi sussurrò Angioletto all'orecchio. «Se resisti, quando finirà il tuo turno, ti potrai concedere di guardare di nuovo una delle prime puntate delle Witch per tornare a sentirti una bambina innocente.»
Quella era un'ottima idea.
«Certo, te lo prendo subito» gracchiai, sforzandomi di sorridere. «Zafòn è uno scrittore straordinario.»
«Ovviamente lo sapevo già, l'ho già letto, io» sbuffò, per poi schioccare la lingua con aria teatrale, passarsi per l'ennesima volta una mano fra i capelli e guardare con malizia l'Essere Lucente. ‹‹Io leggo tantissimo, da quando sono bambina! Ho sempre avuto un grande talento per la letteratura!›› aggiunse l'istante dopo, e io mi domandai perché si fosse premurata di informarmi di ciò, dato che la sua cultura letteraria mi interessava meno di quanto potesse farlo la nuova puntata di Ciao Darwin!
Dovetti trattenermi dall'impulso di ridere, stavolta per colpa della faccia di Simon, la cui espressione era un misto di disgusto, stupore e confusione. C'era un che di estremamente genuino in quel ragazzo, così diverso da quei due che neanche si rendevano conto di essere il classico stereotipo di persone ricche solo di ego ma non di intelletto.
Rodolfo continuava ad annuire, fieramente d'accordo con lei, e io mi domandai se quei due fossero nati insieme e fossero stati separati dalla nascita. Benché fisicamente diversi, sembravano possedere lo stesso cervello. O quel poco che rimaneva di esso.
Mi sbrigai a svolgere il mio lavoro, stando attenta a non avvicinarmi troppo al pippolo-dotato che accompagnava la donna dai capelli in continua manutenzione e la faccia nascosta per metà. Quando scesi le scale per andare a prendere quanto richiesto, sentii i loro passi seguirmi insieme agli occhi preoccupati di Simon, ma dentro di me, mi sforzai di mantenere la calma.
Sii come Buddha, Cassandra, sii come Buddha. Raggiungi il nirvana. Tu non senti niente, tu non sei nulla. Devi provare le stesse emozioni che percepisci quando Megera grida "oggi ho cucinato la caponata". Così ti devi sentire, Cassandra.
Non mi ci volle molto per trovare la copia richiesta, con mio grande sollievo. Tamara, purtroppo, era alla cassa a parlare con un'altra cliente, perciò non ebbi possibilità di chiedere il suo aiuto. Fu proprio nell'attimo in cui mi sollevai sulle punte per prendere il libro dagli scaffali, che percepii il tocco di una mano sulla mia spalla.
E sentii il mio cervello esplodere.
Una mano.
Una mano sulla mia spalla.
Una mano sulla mia spalla che non era dipinta con lo smalto e che, quindi, poteva appartenere solo all'unico pippolo-dotato nelle vicinanze.
Iniziai a sudare freddo.
Diventai una nuova cascata del Niagara e nella mia testa percepii solo i pensieri farsi confusi, stridere fra loro come denti che strusciavano fra di loro. Sussultai, sorpresa, e mi scostai in fretta, sentendo, l'istante dopo, la dura sensazione della libreria alle mie spalle e una pioggia di volumi cadermi addosso insieme alle risate di Rodolfo e Maddalena.
«Quindi hai davvero quella fobia? Non ci credo, amò, non ci credo che ce l'ha ancora! Cassà, frega, ma che è per questo che non hai iniziato l'università?» La voce di Rodolfo era tremenda, così come il bruciore che la sua mano aveva lasciato sulla mia spalla.
Dal punto che era stato appena violato, scorsi Diavoletto aggrapparsi alla mia maglietta e tirare fuori il forcone e la maschera di Gordon Ramsey incazzato in faccia. «All'attacco!» strillò. «Vi trasformerò nella prossima puntata di Cento Vetrine!»
«Cento Vetrine non esiste più, Diavoletto!» guaì Angioletto. «Io direi di trasformarli in peggio: in Chi l'ha visto!»
«Mi piace quando sei d'accordo con me, Angioletto.»
«Il pippolo è il nostro nemico naturale, amico mio, per il pippolo persino una vongola Buddha può trasformarsi in una vongola assassina.»
Ero ormai a corto di idee per resistere a quel supplizio, perciò, semplicemente, cedetti. Cedetti all'impulso di far uscire il peggio di me e guardandoli negli occhi spalancai la bocca, pronta per augurare ad amò una torsione dell'ovaio e a tesò una torsione del testicolo.
Non riuscii a farlo.
Venni interrotta prima che potessi anche solo tirar fuori la voce.
Una mano nuova avanzò di fronte al mio sguardo e afferrò la spalla di Rodolfo allo stesso modo con cui lui aveva afferrato la mia. Fu un istante, un veloce attimo, e le parole di Simon riecheggiarono nell'aria con la forza di un tuono insieme al suo corpo che quasi si materializzò di fronte a me e si frappose fra loro due.
«Ehi» sussurrò loro. «Dato che vi piace così tanto la letteratura, perché non toccate i libri invece che Cassandra? Volete che vi aiuti?» Stavolta, il sorriso con cui li guardò fu più glaciale di Elsa di Frozen. ‹‹Che ne dite se trasformiamo la vostra vita in un romanzo giallo in cui voi interpretate le vittime di un omicidio? Scommetto che morireste dalla gioia.››
Da qualche parte, nella mia testa, udii le mie ovaie lanciare coriandoli in aria e fare le piroette, mentre il Cuore, sperduto a causa dello sciopero dei Polmoni, iniziava a cantare la sigla di Kiss Me Licia.
Nota autrice:
Lo so che molto probabilmente siete già lì con i forconi e le torce, pronti ad inseguirmi a causa della lentezza dei miei aggiornamenti, e vi chiedo davvero scusa per questo! Nell'ultimo periodo in particolare sono successe parecchie cose nella vita privata che hanno rallentato i miei ritmi. Sono stata all'estero, ho aumentato le ore di studio (il prossimo libro si intitolerà "come smettere di vivere felici: comprare un manuale di diritto privato") e ho avuti altri grattacapi per la testa.
Aggiungo, inoltre, che Teorema XY è... una storia particolare per me. Per spiegarmi meglio, come sicuramente avrete già intuito dai disagi di questa storia, quando scrivo questi capitoli sono in una situazione di stato emotivo molto allegro e vivace. Mi riesce a volte difficile quindi iniziare la stesura, quando invece l'unica cosa che vorrei fare è sedermi per terra, guardare il soffitto e domandarmi "ma perché? Perché ho deciso di fare l'università?".
Questo capitolo, forse, lo avrete trovato un po' più... serio. Spesso io non riesco ad essere oggettiva con me stessa, ma mentre scrivevo mi sono resa conto che alcuni pezzi erano meno "allegri" rispetto ad altri o a quelli dei precedenti capitoli. Ho preferito, però, mantenere così la situazione, perché sì, la fobia di Cass è particolare, Cassandra in sé è una ragazza particolare, ma ci sono momenti in cui bisogna tornare un po' più seri, a mio parere. Momenti in cui sì, si scherza e si ride, ma bisogna sempre ricordare che ci sono situazioni e attimi - come Vold e Mort - che possono ferire.
E a proposito di Rodolfo e Maddalena...
Di AMO' E TESSSSSSO'...
Quanto volete sbranarli da uno a dieci?
Sembrano personaggi stupidi, me ne rendo conto, ma nella realtà, ahimé, non sono poi così difficili da incontrare. Forse non così, forse in altri modi e con altri caratteri, ma esistono.
Però, ehi! Una cosa buona l'hanno fatta!
Le ovaie di Cassandra si stanno inevitabilmente innamorando di Simon.
Ma... Cassandra cosa ne penserà di tutto ciò?
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