3. L'AMORE PER UNA STREGA (1/2)
3. L'AMORE PER UNA STREGA
Quando conobbi Oliver le streghe erano ormai passate lontane dalla mia mente, ero cresciuta e avevo riposto in un angolo della mia cameretta tutti i ricordi da bambina che avevo, compresi gli insegnamenti di mio padre.
Il mio babbo mai avrebbe desiderato Oliver nella mia vita, perché egli era un impuro, un ragazzo che non credeva in niente, nemmeno al diavolo.
Oliver, sostanzialmente, era quello che nella società moderna viene considerato un 'normale'. Colui che predica il giusto, che non deve niente alla religione ma che obbedisce solo ed esclusivamente alla sua coscienza personale.
Oliver era un ragazzo davvero bello, un tedesco dai modi gentili, la moto che usava solo per le esigenze e non per fare lo spaccone, che stava zitto quando serviva e che praticava tanto, tanto sport.
Oliver sulla carta era un ragazzo assolutamente perfetto che chiunque avrebbe voluto.
Chiunque tranne me.
Proprio per questo, per questo mio ignorarlo – come facevo con tutti da anni – Oliver mi si accollò. Meno lo volevo intorno e più lui mi infastidiva, cercando di attaccare bottone risultando ogni volta sempre più impacciato e stupido.
Ma fu questo a farmelo piacere, questo suo sciogliere piano, piano la maschera con me, mostrandomi il mare di insicurezze che lo viveva dentro.
Quando Oliver arrivò all'apice dell'esasperazione, proponendomi per la quarantesima volta di uscire con lui, aveva la testa bassa, si guardava i piedi e il suo volto diceva chiaramente 'tanto so che non vorrà mai'.
Lo sorpresi, annuendo con uno dei miei migliori sorrisi. Ovviamente con la bocca chiusa, perché odiavo i miei denti giallognoli.
Eppure Enid – che a sedici anni era la mia unica vera amica – mi ripeteva sempre che avevo dei denti invidiabili, bianchissimi e drittissimi.
Io allo specchio li vedevo gialli e storti. Era proprio una ruffiana Enid.
Il mio primo appuntamento con Oliver fu piacevole, ma non sconvolgente, mi annoiai parecchio a dire il vero.
Aveva indossato nuovamente la sua maschera da ragazzo impeccabile e impossibile da scomporre; non era l'Oliver che io desideravo conoscere.
Mentre fingevo di ascoltarlo e lui chiacchierava animatamente di sport, volai con la mente ad una mia vecchia amica immaginaria, la bella donna dai capelli rossi e corti.
Corti i miei capelli non lo erano più, né tanto meno rossi, li avevo tinti di nero e pensavo che di streghe né avessi abbastanza.
Invece eccomi lì, di nuovo a sognare ad occhi aperti. La differenza però tra la me sedicenne e quella di sette anni, era che non ricordavo più che faccia avesse la splendida strega.
Ma il suo lontanissimo ricordo mi pose una domanda interessante, che mai prima mi ero chiesta: cos'è l'amore per una strega? Sono capaci di amare?
Ed io amerò mai qualcuno?
Oliver al momento si era dimostrato un totale fallimento e nel mio tener la testa tra le nuvole non mi accorsi nemmeno di sbadigliare apertamente davanti a lui.
"Ti stai annoiando?" – domandò.
"Come scusa?" – dovevo sembrare una totale rimbambita sfacciata.
"Ti stai annoiando ho chiesto?"
"Chi io?" – mentii – "No, figurati, solo che ho dormito pochissimo questa notte, devi perdonarmi."
Sorrise, dolcemente, ed io mi sentii un'ingrata; poco dopo mi riaccompagnò a casa e non provò mai a baciarmi, perché aveva capito di esser stato scartato, nonostante le mie menzogne.
Quella notte, nei miei sogni, ci fu solo Oliver, prima quello mascherato da mister sicurezza, per cui provavo un po' pena visto il mio comportamento; poi apparve Oliver, il mio Oliver, quello che era insicuro, impacciato e dolce. Questo Oliver mi amò per tutta la notte, mi sentii quasi volare mentre sognavo di fare l'amore con lui.
Fluttuare nel sonno non mi era mai successo, aprii anche gli occhi e mi vidi a metà tra il soffitto e il materasso, completamente nuda, e capii di star ancora dormendo.
Ma lasciai che il mio splendido sogno proseguisse, premendomi forte il petto, sentendo il battito allucinante del mio cuore ed il calore che emanava.
Mi sembrava di essere una bomba, lanciata in aria, pronta ad esplodere.
Poi riapparve Oliver e finimmo insieme , venendo contemporaneamente nel più assurdo degli orgasmi.
Assurdo, io che sognavo un orgasmo, io che mai prima avevo provato il sesso né tanto meno interesse verso i ragazzi.
La mattina mi svegliai fradicia, in una pozza di liquido vaginale, rossa in viso per la vergogna. Coprii tutto con il mio piumone sperando che nessuno lo alzasse finché non rincasassi da scuola.
Allora lo avrei buttato a lavare, pregando che un po' si asciugasse da sé.
Nel mio totale imbarazzo però si celava l'adrenalina di una giovane donna che finalmente desidera pelle, carne, sesso.
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