Temptation accomplished II
Il membro eretto di Kyojuro incontrò più volte il fondoschiena di Akaza, cosa che fece ansimare il sacerdote e che provocò immensa gioia nel demone. Anche se coperto dalla stoffa dell'intimo e della veste talare, l'incubus poteva sentire chiaramente quanto l'uomo fosse virile e non vedeva davvero l'ora di strappargli i pantaloni di dosso per abbeverarsi della sua essenza vitale. Così, quando fu soddisfatto dello stato in cui versava padre Rengoku e sicuro che ormai non si sarebbe tirato indietro di fronte a nulla, Akaza smise di baciarlo e si alzò dal suo ventre.
Un mugolio di dissenso lasciò le labbra del giovane prete, che cercò di tirarsi su per afferrare la creatura e tirarsela contro, così da poter riprendere ciò che avevano interrotto. L'incubus glielo impedì: appoggiandogli un piede nudo sullo sterno, lo spinse nuovamente verso il pavimento, sovrastandolo in tutta la sua splendida quanto demoniaca potenza. Lo guardò dall'alto in basso, beandosi nel vederlo con gli occhi languidi e il respiro corto, il petto che si alzava e abbassava frenetico.
Era sempre così bello guardare le proprie prede perdere ogni barlume di lucidità e cadere nel peccato, ma il piacere che stava provando di fronte a quell'uomo di chiesa era davvero impareggiabile. Vedere come quegli occhi vermigli – gli stessi occhi che lo avevano guardato con rabbia e determinazione fino a pochi istanti prima – seguivano ogni suo movimento senza riuscire a nascondere il forte desiderio che albergava dentro quel prete, era la cosa più appagante che avesse mai provato in tutti quei millenni di vita. Un fremito gli corse lungo la schiena, facendo vibrare le grosse ali da pipistrello che gli spuntavano dalle scapole. Le dispiegò, sentendo il piacere attraversarle, e si leccò le labbra con aria provocatoria quando vide padre Rengoku guardarlo rapito e gemere senza ritegno.
Dopo essersi osservati a lungo, Akaza spostò la propria attenzione sul rigonfiamento che si trovava in mezzo alle gambe di Kyojuro, trovandolo sempre più pronunciato e allettante. Lentamente, tolse il piede dal petto del sacerdote e si portò tra le sue gambe. Inginocchiandosi proprio come un fedele intento a pregare di fronte al Cristo crocifisso, l'incubus alzò l'abito di padre Rengoku, afferrò la stoffa dei pantaloni che indossava e la strappò con gli artigli, rivelando finalmente il suo sesso eretto e abbondantemente umido di umori. Di fronte a quel ben di Dio, Akaza si prostrò e prese in bocca il membro caldo e svettante.
Kyojuro urlò per il piacere intenso e travolgente che si propagò lungo ogni terminazione nervosa del proprio corpo febbricitante, facendolo inarcare e sprofondare ancora di più tra le labbra della creatura. Era la prima volta che qualcuno gli faceva una cosa del genere, eppure non provò alcun senso di vergogna né di pudore. Così come non provò nemmeno un briciolo di pentimento per essere caduto nel peccato carnale e aver concesso a sé stesso di desiderarne ancora; di più.
Come se lo avesse letto nel pensiero, Akaza cominciò a leccare e succhiare l'erezione di padre Rengoku come se ne andasse della sua stessa vita. La avvolse con una mano, tenendola ferma mentre faceva scorrere la lingua su ogni vena in rilievo, soffermandosi di proposito sul frenulo sensibile per stuzzicarlo senza sosta. Poi la prese di nuovo in bocca, fino in fondo, fino a che la punta congestionata non andò a toccare l'ugola e ancora più giù. Stringendola contro il palato, incavò le guance attraversate dai segni scuri e succhiò con maggiore intensità, producendo dei suoni osceni che andarono a riempire le orecchie del giovane prete, stimolando senza sosta la sua ormai debole mente.
Kyojuro si lasciò andare a una cacofonia di gemiti sconnessi che riecheggiò per tutta la chiesa, creando una sorta di melodia proibita che si levò fino alla volta della cupola. Ogni volta che Akaza leccava il suo membro o lo stringeva maggiormente tra le labbra, il sacerdote reclinava la testa all'indietro e chiudeva gli occhi colmi di lacrime, lasciando che queste scorressero sul suo viso sporco di sangue rappreso e contorto in una smorfia di puro godimento. Ma quando sentì le proprie viscere contorcersi e il piacere crescere a partire dai lombi, risalendo in ondate calde lungo la colonna vertebrale, padre Rengoku si concesse di abbassare lo sguardo offuscato sul demone intento a divorarlo.
Ciò che vide ebbe la forza di mandarlo direttamente in estasi e non riuscì più a trattenere quella strana quanto travolgente sensazione di doversi lasciare andare: afferrando istintivamente le corna arcuate di Akaza come fossero le fondamenta stesse della più resistente delle costruzioni, Kyojuro si inarcò un'ultima volta e raggiunse l'orgasmo nella bocca dell'incubus. Lasciò che il suo sperma scivolasse nella gola della creatura insieme all'ultimo briciolo di coscienza che gli era rimasto, ritrovandosi con la mente più annebbiata di prima e le forze completamente prosciugate.
Akaza ingoiò il liquido denso e caldo senza lasciarsene scappare neanche una goccia, continuando a succhiare e leccare il sesso del sacerdote anche se si era appena svuotato del tutto tra le sue labbra. Un mugolio di apprezzamento vibrò nella gola dell'incubus, riversandosi sulla punta sensibile del membro di Kyojuro che ansimò rocamente per quell'improvvisa e ulteriore stimolazione. Akaza non smise di lambire la pelle bollente di padre Rengoku nemmeno dopo aver ingoiato ogni singola stilla di sperma, come se non fosse sazio e volesse risucchiargli via anche la linfa vitale.
Quella continua sollecitazione impedì all'erezione del giovane prete di perdere vigore, facendola diventare sensibile da far male; eppure Kyojuro non se ne lamentò, né provò ad allontanare la bocca di Akaza che lo stava torturando senza sosta. L'unica cosa che riusciva a fare era starsene mollemente sdraiato sul pavimento, alla completa mercé del demone; il respiro accelerato, il piacere vivo in ogni cellula del suo corpo e la mente completamente annullata. Aveva la vista offuscata dalle lacrime e lo sguardo perso nel nulla, le orecchie piene dei suoi stessi gemiti sconnessi e del rumore umido che produceva l'incubus ogni volta che ingoiava il suo sesso turgido.
Arrivare di nuovo vicino all'apice del piacere non fu difficile: Akaza sapeva esattamente cosa fare per stimolare i punti giusti e prendersi ciò che voleva. Così, nel giro di pochi attimi, padre Rengoku si ritrovò a riversarsi nella gola dell'incubus per la seconda volta. Sussultando appena ogni volta che lo sperma lasciava il suo corpo in fiotti caldi contro il palato della creatura, Kyojuro strinse le palpebre per il profondo senso di appagamento che derivò da quell'orgasmo e il mondo sparì in un turbinio confuso di suoni e colori. Anche quando riaprì gli occhi, non vide altro che una serie di puntini bianchi e nelle orecchie sentì solo il battito frenetico del proprio cuore. L'unica cosa che percepiva davvero era quel piacere languido che continuava a incendiargli il corpo, mentre la bocca e le mani di Akaza lo toccavano nelle sue zone più intime.
Dopo aver ingoiato nuovamente ogni goccia di liquido seminale, l'incubus si allontanò dal membro di padre Rengoku, dandogli finalmente un po' di tregua. Guardando lo stato pietoso in cui versava il giovane prete, il demone sentì il proprio desiderio divampare tutto in una volta, anche se l'eccitazione si era già accesa in lui quando aveva preso in bocca quell'erezione svettante. Adesso che si era nutrito abbastanza, poteva prendersi ciò che aveva bramato sin dall'inizio, forse più di quell'essenza vitale che aveva già reclamato per sé.
Così, rimettendosi in piedi con un movimento agile, Akaza sollevò il corpo febbricitante di Kyojuro e risalì le poche scale del presbitero. Arrivato di fronte all'altare di pietra, non si curò minimamente degli arredi sacri che occupavano la superficie lievemente irregolare: gettò tutto per terra senza preoccuparsi di rompere le candele disposte ordinatamente o il piccolo crocifisso di legno, senza degnare di un singolo sguardo la Bibbia che si era riversa sul pavimento, aprendosi in due con le pagine accartocciate.
Padre Rengoku si lasciò adagiare sull'altare senza capire cosa stava succedendo. La sua attenzione era concentrata sul desiderio che continuava a scorrergli nelle vene e sulle mani artigliate dell'incubus che si erano posate sul suo petto per strappare via il resto dei vestiti che lo ricoprivano. Si ritrovò così completamente nudo, con le spalle appoggiate alla fredda pietra e Akaza che lo sovrastava con il suo corpo muscoloso. I loro sguardi si incontrarono per un attimo e Kyojuro si perse definitivamente all'interno di quelle iridi gialle che continuavano a brillare di luce propria nell'oscurità della chiesa.
Di fronte all'intensità con cui il demone lo stava guardando, un pensiero appena definito si formò nella sua mente annebbiata: pur essendo una creatura del male, aveva qualcosa di attraente e seducente. Forse era il potere dell'afrodisiaco a fargli vedere una realtà distorta, o semplicemente era impazzito del tutto, ma quel pensiero impuro lo fece agitare di aspettativa e mugugnare sommessamente. Di fronte a quell'atteggiamento, Akaza sogghignò mostrando le zanne e si piegò in avanti per baciare le labbra umide e gonfie di padre Rengoku. Lo inebriò ancora una volta con la propria saliva, mentre con le mani toccava e graffiava ogni porzione di pelle di quel corpo perfetto, reclamandolo come suo ogni volta che lasciava un nuovo segno rosso.
L'incubus approfittò dello stato di stordimento di Kyojuro per divaricargli le gambe e posizionarsi tra di esse, slacciando lo straccio che teneva legato in vita così da liberare l'erezione che pulsava insoddisfatta già da tempo. Si strusciò contro l'inguine del sacerdote in maniera lasciva, facendo scontrare il proprio sesso con quello nuovamente eretto e gocciolante dell'uomo sdraiato sotto di sé. Dopodiché, sentendosi ormai al limite del sopportabile, Akaza guidò il membro tra le natiche sode del giovane prete e si spinse dentro di lui con un'unica, poderosa spinta.
Un sibilo di puro piacere lasciò le labbra dell'incubus, che reclinò la testa all'indietro e dispiegò involontariamente le ali da pipistrello, mentre il grido sofferente di Kyojuro si levò nel silenzio suggestivo della chiesa. Il sacerdote non aveva mai provato un dolore simile in tutta la sua vita, eppure non poté fare a meno di piangere e godere ogni volta che Akaza usciva dal suo corpo per rientrare subito dopo, spingendosi in profondità, riempiendolo quasi fino a spezzarlo in due. Era una sensazione così sbagliata quanto idilliaca, così sporca e appagante al tempo stesso. Venne senza nemmeno accorgersene dopo poche spinte, sporcandosi il ventre di sperma e sentendo il mondo diventare sempre meno concreto.
L'incubus non si fermò: raccolse con i polpastrelli il liquido seminale di padre Rengoku e lo assaporò con gusto, ansimando in estasi e muovendo i fianchi come un forsennato. L'intensità dei suoi movimenti andava oltre l'immaginabile, e ogni volta che il proprio bacino si scontrava con quello di Kyojuro, la pietra dell'altare strideva rumorosamente sul pavimento. Gli schiocchi producevano un suono secco e osceno che si riversava nelle navate della chiesa in un'eco quasi assordante, riempiendo le orecchie del giovane prete che fissava distrattamente la grossa croce lignea che gravava sopra di sé senza riuscire a reagire, ormai sull'orlo del collasso.
Akaza continuò a possederlo con impeto, lo sguardo compiaciuto e il sorriso largo sulle labbra. Si spinse tra le pareti calde e strette per un tempo indefinito, andando a stimolare i punti più sensibili e nascosti del corpo di padre Rengoku. Con la sua insistenza ed esperienza, riuscì anche a fargli raggiungere un ulteriore orgasmo, portandolo pericolosamente vicino alla fine.
«Oh, Kyojuro, dovresti vederti: sei bellissimo.» Disse l'incubus, sentendo il proprio piacere montare sempre di più. «E adesso sarai mio. La tua anima mi apparterrà per l'eternità e nemmeno il tuo Dio potrà redimerla o portarmela via. Sei mio, MIO!» Così dicendo, Akaza si spinse un'ultima volta all'interno del corpo di Kyojuro e si riversò tra i suoi glutei sodi, riempiendolo del proprio seme corrotto finché lo sperma abbondante non colò sulla pietra sacra dell'altare.
Il giovane prete rabbrividì incessantemente e singhiozzò in maniera sconnessa, i sensi che avevano cominciato ad abbandonarlo un po' per volta. Sentì le proprie membra diventare sempre più pesanti, le orecchie che ronzavano senza sosta e il cuore che batteva veloce da far male. Prima di lasciarsi andare e chiudere gli occhi, incrociò ancora una volta lo sguardo penetrante di Akaza che lo guardava soddisfatto; poi puntò le iridi vermiglie sul viso del Cristo crocifisso che sembrava fissarlo con immensa tristezza e perse definitivamente conoscenza.
«Padre Rengoku. Padre Rengoku!»
Kyojuro aprì gli occhi di colpo e si ritrovò a fissare il volto capovolto di Urokodaki che lo guardava corrucciato. Si tirò improvvisamente a sedere, sentendo la testa girare per il cambio repentino di posizione, e strizzò le palpebre quando una fitta di dolore gli fece vedere tutto bianco per un attimo.
«Avete dormito qui? Come mai non siete tornato a casa?» Chiese il vecchio sacrestano, inarcando un sopracciglio.
Padre Rengoku si guardò attorno, confuso, ricordando solo in un secondo momento il motivo per cui era rimasto lì. Si era fermato a pregare dopo aver chiuso le porte della chiesa, ma doveva essersi addormentato sulla panca di legno del primo banco per via della stanchezza. Quella era di certo la spiegazione che la sua mente gli aveva dato, ma dentro di sé sentiva che c'era dell'altro. Aveva dei ricordi confusi di un incubo che doveva aver fatto, e una strana sensazione gli stava attanagliando le viscere sin da quando aveva aperto gli occhi. Avvertì anche un fastidioso senso di umido all'interno dei pantaloni che indossava e si agitò appena, senza però darlo a vedere al sacrestano.
«Mi sarò addormentato senza accorgermene.» Spiegò, aggiustandosi l'abito talare così da nascondere meglio il proprio bacino quando comprese di aver avuto una sconveniente eiaculazione notturna – avrebbe recitato cinquanta "Actus contritionis" e venti "Pater Noster", per questo. «Vado a cambiarmi e ritorno.» Disse poi, sentendosi in imbarazzo e pregando con tutto sé stesso che il liquido seminale non avesse creato delle macchie umide sulla stoffa dei vestiti che indossava.
Lasciò velocemente la chiesa, trovandosi di fronte a una spettacolare alba dai colori pastello. La guardò rapito, sorridendo lievemente davanti a quel bellissimo panorama; poi, improvvisamente, sentì su di sé il peso di uno sguardo penetrante. Si girò di scatto, puntando le iridi vermiglie in direzione del tetto della chiesa, ma non vide nulla all'infuori delle tegole e dell'alto campanile. Si convinse di aver avuto una suggestione per via degli ultimi residui dell'incubo che aveva fatto, si sistemò nuovamente e si avviò verso la propria umile dimora.
Da dietro una delle colonne portanti della torre, proprio vicino alla pesante campana, una figura imponente, dal corpo nudo e tatuato, le ali da pipistrello spiegate e le corna ricurve sulla testa, guardò Kyojuro andare via. Con le zanne appuntite lasciate scoperte dal sorriso che si era aperto sul suo viso, Akaza seguì con lo sguardo il giovane prete finché non lo vide addentrarsi tra le vie del paese; dopodiché, prese velocemente il volo e sparì dal mondo terreno. Con la promessa di fare nuovamente visita a quella piccola comunità per cibarsi della vitalità e dei sogni di quel mortale a cui aveva rubato l'anima, ritornò nell'Inferno da cui era venuto.
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