Capitolo 04 - Impossibile

Da quel giorno non gli rivolsi più la parola, o meglio dire che non ho più avuto un qualcosa da poterla chiamare "conversazione".
Come si può pretendere?
È impossibile parlargli faccia a faccia senza provare un minimo di vergogna o imbarazzo nella mia situazione.
In questo momento potete pensarla come volete, come ad esempio che non è nulla di grave quello che è successo o che sono fin troppo orgoglioso di me stesso, perché non è mica la fine del mondo.
Dovrei parlare con quel povero ragazzo, mi dico sempre, ma il fatto sta – e ammetto di esserlo – che sono un tipo molto orgoglioso.
Ho una certa reputazione da mantenere, essendo pure uno studente più grande di lui, anche se solo di un anno; odio l'idea che lui sia a conoscenza di questo mio punto debole, persino Maiko ne è all'oscuro.
Ma giorni passarono come sempre e con la stessa routine, di volta anche con qualche imprevisto ma niente di diverso.
Mi svegliavo la mattina per poi andare a scuola, una volta terminate le lezioni mi dirigevo verso il comitato e poi tornavo a casa.
Prima che me ne accorgessi, l'ultimo giorno era arrivato.

«Finalmente! Non ne potevo più di tutti questi lavori!» disse la ragazza prima di lasciarsi cadere all'indietro, facendo in modo che sia lo schienale della sedia a sorreggerla.
«Maiko, non rilassarti: non abbiamo mica finito.»
«Ma dai Yui-chan, relax!»
«Rilassati quando avremmo finito.»
«Uff ... be', allora?»
«"Allora" cosa?»
«Mi prendi in giro? Come vanno le cose con Ryuki-kun?»
«Con quello? A-assolutamente nulla, già... proprio nulla.»
«Qui c'è qualcosa che mi nascondi... allora? Confessa!»
«Non c'è assolutamente nulla ti ho detto. Se vuoi scusarmi per oggi ho finito, quindi torno a casa.»
«Eh!? Cattivo! Non scappare così!»

In parte quel "nulla" era vero, in parte era anche falso.
L'ho incontrato diverse volte nei corridori durante gli intervalli, sempre circondato da ragazze che probabilmente gli stavano facendo la corte o con i compagni di classe.
Come ho già detto in passato, non c'era da stupirsi.
Da quello che ho capito è un ragazzo carino ed affascinante, bravo nei sport e anche intelligente... forse per l'ultima parte dovrei verificarne personalmente ma non che m'importi più di tanto.
Ora come ora voglio solo tornare a casa e riposarmi adeguatamente per domani, dato che sarà un giorno faticoso, e voglio essere pronto.
Decido di fare prima un salto in libreria, sperando di trovare qualcosa d'interessante, qualcosa con cui passare il tempo.
Mi soffermo nella libreria vicino alla stazione, quella che preferisco in assoluto, perché hanno molti libri di diversi generi e pubblicano puntualmente le nuove uscite.
Si trova anche sulla strada del ritorno verso casa e non potrei chiedere di meglio.
Entrato in libreria mi metto subito alla ricerca di qualcosa che potrebbe catturare la mia curiosità e tra i vari scaffali del reparto di letteratura, il mio sguardo viene catturato da un libro dalla copertina color verde chiaro.
"Mai giudicare un libro dalla copertina" dice un proverbio, ma con me non ha mai funzionato.
Ammetto di essere indeciso se ne vale la pena acquistarlo, però amo in generale tutti i libri di letteratura e sicuramente questa cosa non mi avrebbe tradito: mi fido del mio istinto.
Cercai di afferrare il libro ma si trattò di di uno sforzo inutile: esso è riposto sul penultimo scaffale e con la mia altezza non l'avrei mai raggiunto facilmente.
Mi misi sulle punte sperando di prenderlo, provare a saltare non era l'azione più saggia da fare in una libreria dato che potevo far cadere dei libri, o peggio, l'intero scaffale; anche se è da escludere l'ultima opzione.
Alla fine non riuscii a prenderlo.
Se mi sporgevo leggermente in più avrei perso l'equilibrio e cadere addosso a qualcuno sarebbe stato veramente imbarazzante.
Oh, guarda, il libro si muove... no aspetta, ma è impossibile!
Eppure non era un'allucinazione dovuta alla stanchezza, ah no, è solo una mano che ha preso quel libro per poi porgermela gentilmente.

«Ah, grazi-.»

Mi blocco subito non appena riconobbi chi è stato così gentile ad "aiutarmi".
Tra tutte le persone che conoscevo doveva essere proprio lui! Ritrovarmelo davanti in un momento del genere doveva essere chiaramente un segno della sfortuna che mi perseguitava, pensai.

«Avevo dei dubbi quando l'ho vista, pensavo si trattasse di una povera ragazza che non riusciva a prendere il libro a causa della sua altezza, ma mi ero sbagliato.»
«Allora mi dispiace deluderti per non essere una "povera ragazza".»
«Presidente, non era mia intenzione prenderla in giro! Ecco a te.»
«... mh.»
«Non mi ringrazia nemmeno?»
«... per caso mi stai seguendo?»
«Certo che no, sono qui per comprare un libro di chimica: ho una prova scritta dopo il festival.»
«Capisco, e comunque... grazie.»

Non mi sarei aspettato d'incontrarlo qui, forse è perché abita in zona... potrei perfino incontrarlo durante le vacanze o quando andrò all'università.
Eh? No, svegliati Hanade Yuichiro, non puoi pensare in questo modo per un ragazzo! È troppo imbarazzante!
Credo di dover prendere in considerazione la possibilità di essere diventato sul serio pazzo e farmi subito visitare da un medico; stanno succedendo troppe cose a causa di questo ragazzo e non è assolutamente normale.
E se... lui mi piace? No, impossibile. Non potrebbe mai piacermi, penso, infondo siamo entrambi ragazzi e anche se questo mio sentimento fosse quello che tutti chiamano "amore", non c'è possibilità che lui corrisponda i miei sentimenti.
Siamo diversi, come cane e gatto, anche da un punto di vista gay è impossibile al cento per cento, credo.
E poi non l'ho mai chiamato per nome o per cognome, nemmeno lui se è per questo; stranamente questa cosa mi mette un po' a disagio e mi rattrista, non so perché.

«Ryuki~ che coincidenza incontrarti qui!»
«... Elizabeth? Ma che ci fai in Giappone?»
«Sono venuta qui per incontrarti, ho studiato sodo per imparare il giapponese, sei contento?»
«Complimenti, sei fenomenale Elizabeth! Di solito ti precipitavi a casa mia, posso sapere perché sei qui?»
«Ti ho notato quando sono passata con la macchina davanti alla libreria, allora sono scesa subito. Comunque lei chi è?»
«Lui; è il presidente del consiglio studentesco della mia scuola e un mio... senpai, uno studente più grande. Presidente, lei è mia cugina.»
«Elizabeth Harrison, piacere di fare la tua conoscenza.»

Mi fece un sorriso, ma non uno qualsiasi, sembrava uno di minaccia.
È stato come un avvertimento da parte sua, un sguardo freddo nei miei confronti, come se dovessi stare lontano da lui.
Elizabeth Harrison: bionda e occhi azzurri, sicuramente straniera, forse di origini inglesi.
Se è per questo nemmeno lui sembra tanto giapponese a prima vista, avrà anche lui delle origini inglesi, magari da sua madre, dato che Sayo è un cognome giapponese*.

«Hanade Yuichiro, piacere mio...»

Improvvisamente non mi sentii più a mio agio, non con lei vicino a... Ryuki.
Odio ammetterlo, ma non mi piace il fatto che siano così "intimi", eppure è la prima volta che la vedo; mi fa quasi rabbia... ma perché?

«Scusate, io torno a casa.»

Pagai velocemente alla cassa e me ne andai subito a passo veloce.
Speravo di sprofondare nel terreno o di sparire dalla faccia della Terra, in quel momento.

* - cognome puramente inventato dalla scrittrice.

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