6- Il detective e lo scrittore
Capitolo a tema Ranpoe
Tutti tornarono nelle proprie agenzie e, con il passare delle ore, venne sera.
Ranpo si preparò, indossando abiti più informali del solito, per andare al "non appuntamento" con Poe.
Si mise ad aspettarlo, cominciando a mangiare qualche dolce.
Poe nel frattempo non sapeva cosa mettere, aveva paura di essere troppo.
Troppo formale, troppo elegante, troppo appariscente, troppo poco.
Non voleva mettere a disagio Ranpo, ma non voleva neanche fare una brutta figura, quindi era nel panico più totale.
Karl intanto era andato a vedere come si era vestito Ranpo all'oscuro del padrone, giusto per dargli una mano.
Quando il piccolo animaletto tornò si beccò una sgridata da uno scrittore eccessivamente nervoso per quello che doveva essere un semplice incontro tra due rivali.
Karl gli fece capire cosa era andato a fare e Poe gli chiese scusa innumerevoli volte.
Grazie all'aiuto del suo piccolo amico riuscì ad uscire giusto in tempo per andare a prendere Ranpo.
-Finalmente dei arrivato- gli fece il detective.
-Guarda che sei tu che mi stavi aspettando in anticipo-
-E potevi arrivare pure tu in anticipo, no?-.
Andarono al ristorante , ordinarono e, mentre aspettavano il cibo, si misero a parlare dei nuovi libri di Poe, che Ranpo non vedeva l'ora di leggere.
Non sapevano però che Yosano li aveva seguiti e che li stava ascoltando dall'inizio.
Indossava un cappuccio e degli occhiali, così da essere meno riconoscibile.
I due finirono di mangiare ed andarono in un parco lì vicino.
-Poe, ma se leggessi i tuoi libri un'altra volta?- propose il detective.
Edgar rimase sorpreso dalla proposta di Ranpo, ma accettò, non gli dispiaceva passare un po' di tempo con lui.
-Allora cosa facciamo?- chiese.
Ranpo si girò verso di lui con un sorriso a 32 denti, lo prese per mano e lo trascinò in una parte del parco in cui non c'era nessuno.
Yosano era ancora da quelle parti, ma con quel gesto capì che Ranpo l'aveva vista e che non doveva più intromettersi.
Tanto si sarebbe fatta raccontare tutto.
-Ranpo, cosa vuoi far..-
Ranpo si mise in punta di piedi, prese Poe per le spalle e gli diede un bacio stampo.
Lo scrittore era confuso.
Felicissimo perché la persona che amava lo aveva baciato, emozionato perché forse era ricambiato, ma in quel momento poté rispondere solo -perché? Perché hai scelto proprio me?-
Ranpo, per la prima volta, non capì cosa voleva dire Poe.
-Non ne ho idea- disse Ranpo.
Anche se sapeva che non era così, anche se sapeva che anche Poe provava i suoi stessi sentimenti, aveva come il dubbio di aver sbagliato qualcosa.
Forse era stato troppo veloce o troppo improvviso ma, per la prima volta, Ranpo aveva l'impressione che i suoi "poteri" lo avevano abbandonato.
Eppure era il più grande detective del mondo, che aveva risolto milioni di casi in meno di un minuto, ma non riusciva a capire la persona che amava.
Conosceva Poe e sapeva che era introverso e che non se la cavava benissimo con le persone, ma voleva avere la certezza che il suo gesto non era stato sbagliato, che lui non aveva sbagliato.
-Ranpo, non possiamo-
Quelle parole, dette dallo scrittore Edgar Allan Poe, ferirono Ranpo in un modo diverso da una ferita fisica, non come un taglio o un braccio rotto, erano molto più dolorose.
-Perché no? Non è quello che anche tu vuoi?-
-Ranpo, siamo rivali, non avremo mai una storia d'amore.
Ti immagini noi due insieme? Mi dispiace ma devi trovarti qualcun altro, qualcuno che possa essere all'altezza del grande detective Ranpo Edogawa, qualcuno che non sia io-
All'improvviso Ranpo, senza un motivo, comincio a correre via.
Non sapeva dove stava andando, e non gli importava, l'importante era andare il più lontano possibile da Poe o da chiunque altro essere umano.
Stava singhiozzando, le lacrime gli rigavano il volto.
Girò l'angolo del marciapiede e si sedette in un vicolo abbracciandosi le ginocchia.
Ranpo's Pov:
Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!
Sapevo che avrebbe risposto così, era una delle opzioni.
Sapevo che poteva rifiutarmi, eppure ci ho provato lo stesso.
Forse speravo che non accadesse, che mi fossi sbagliato.
Perché sono sempre così bravo a fare il detective? PERCHÉ!
Eppure lui mi ama, ne sono sicuro.
Magari in quel momento si è reso conto che sono solo un uomo che non è riuscito a crescere, che non riesce ad accettare il fatto di essere adulto.
Magari non gli piace il lato di me egocentrico, sbadato e troppo infantile.
Forse ha cambiato idea, ha capito che non ne valeva la pena.
Ma perché sono così? È solo colpa mia se mi riesco a far odiare così facilmente dalle persone, e l'unica persona che non vedeva imperfezioni in me si è reso conto del bambino capriccioso, odioso, insistente e fastidioso che sono.
Ora vorrei solo non essere mai esistito, non voglio più essere il più grande detective del mondo, è quello che volevano i miei genitori e l'unica strada che posso percorrere.
Non so fare altro, nemmeno prendere un maledettissimo treno da solo.
In quel momento Ranpo, con il cuore spezzato e l'animo in frantumi, sentì qualcuno che lo abbracciava.
Appoggiò la testa sulla spalla di questa persona e ricambiò l'abbraccio.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top