SEDICESIMO CAPITOLO

- Stavolta, o mi salva o mi uccide.
(cit.)


Il giorno del ringraziamento a casa mia significa solo una cosa: mangiare. I primi anni eravamo soliti trascorrerlo papà, la mamma ed io. La mamma preparava un tacchino ripieno con il wild rice che neanche Gordon Ramsey l'avrebbe battuta. Poi col tempo è stata sempre più impegnata ed io e mio padre ci cimentavamo ad imitare una versione per lo meno commestibile del tacchino della mamma ma dopo vari tentativi abbiamo rinunciato per qualche anno fino a quando, durante il mio secondoanno di liceo, mi convinsi che era una tradizione e che quindi andava rispettava. E poi, in tutta sincerità, non mi andava di rinunciare a tutta quella bontà. Quindi da quell'anno abbiamo provato ricette su ricette anche quando non era il giorno del ringraziamento e posso assicurare che ne abbiamo ricavato un'ottima versione.
Anche se cucinare accanto all'attuale fidanzata di mio padre mi ha messo leggermente sotto pressione. Katie è adorabile e profuma di dolce, ma proprio non le si addice la calma. Ha passato il più del tempo ad accettarsi che non bruciassi la casa, probabilmente papà non le avrà detto che insieme abbiamo cucinato fin da quando ho memoria aspettando che la mamma tornasse, anche se non tornava.

A parte l'isteria in cucina, è una donna stupenda. Niente da dire sui lineamenti perfetti, gli occhioni marroni, i capelli ramati e un accento del sud che trovo sexy persino io. Per tutta la mattinata ho assistito ad abbracci smielati e baci furtivi, sempre attenti che io non guardassi molto, quasi avessero quindici anni e rischiassero di essere beccati dalla mamma attenta o il papà apprensivo, ma in realtà avevo ben altro per la testa. Solo che questo non potevo dirlo a mio padre e a Katie.
Il pranzo è stato ottimo grazie al mio tacchino revisionato dagli ottimi consigli e ansie di Katie. Mio padre ha trascorso il più del tempo a raccontare di me e a ricordare i tempi passati, Katie sbellicava dalla risate e quando, in un modo o nell'altro il discorso finiva su mia madre o lei chiedeva il perché di qualcosa e quel qualcosa era mia madre, si limitava ad annuire e chiedere se volessimo altre patate. Sembra che questa sia la risposta a tutto secondo Katie dato che, al dolce, quando al "perché non hai più seguito lezioni di canto?" la risposta era ancora una volta mia madre, ha chiesto se avessi ancora un po' di spazio per altre patate. Ho rifiutato con gentilezza e mio padre ha pestato più volte i miei piedi affinché non ridessi. Cosa piuttosto dura, per me.

Ora è intento a far vedere miei video da piccola alle recite mentre mi cimento, vestita da albero, a cantare una canzoncina sull'ecologia.
"Ma eri stupenda.. oh guarda lì che occhioni" potrei dirle che sono gli stessi di mia madre ma ho paura che possa rifilarmi altre patate e non credo che il mio stomaco ne sarebbe felice e non credo che stavolta riuscirei a non ridere.
Per quanto riguarda mia madre, questa mattina di buon ora ha telefonato per gli auguri di un buon ringraziamento. E' stato piuttosto imbarazzante soprattutto dirle con chi lo avrei trascorso. Del resto è un qualcosa che ho fatto ogni anni eccetto Katie e le sue patate. Ma mi ha fatto così piacere poterle parlare, sembrava così strano ma al tempo stesso così confortante. Abbiamo trascorso almeno mezz'ora sul discorso "vestiti nuovi" che abbiamo in mente di acquistare al più presto e almeno dieci minuti con lei che cercava di storcermi qualcosa di bocca riguardo a Mark e Liam, ma sono stata una tomba.

"Meredith, che ne dici se stasera proviamo a fare un buon dolce?" se servirà a non farmi più rifilare altre patate, credo di poter uscire anche con meno zero gradi e comprare tutto il necessario per questo dolce. Anche se dubito che una come Katie non si ritrovi ingredienti per un dolce in casa.

"Ehm.. certo" mormoro.
Nel frattempo il mio cellulare segnala due messaggi, uno di Mark e l'altro di Jane. So già cosa contiene quello di Jane: rassicurazioni e raccomandazioni nel tenermi il più occupata possibile per non pensare Liam, Victoria e qualsiasi cosa questa storia si porti dietro, cose di cui sono già al corrente e mi ha ripetuto abbastanza, raccomandazioni che tra l'altro non necessito. La mia mente è così concentrata su due occhi verdi... quindi passo direttamente al messaggio di Mark.

Mark: "Resti la cosa più importante per cui io debba ringraziare Dio. Buon ringraziamento, Meredith"


E' questo a cui ho pensato l'intero giorno. Non Liam, non Victoria, non Victoria avvinghiata a Liam, ma unicamente Mark. Mark che è la mia luce nella nebbia di Seattle. Il mio faro nelle onde alte della notte. La ragione nella mia follia. E tutte altre cose che mi ricordano che dovrei lasciarlo andare e basta.

 "Mi manchi, buon ringraziamento"

E' tutto quello che riesco a scrivergli, ma se solo potessi, se solo potessi essere diversa trasformerei gli ultimi mesi, prendere scelte diverse, persone diverse, mi darei una possibilità.


*** 
Me ne sto seduta, con una porzione di patatine tra le mani e lo sguardo perso nel vuoto.
Salutare mio padre non è mai facile, precedono sempre abbracci e frasi sdolcinate che non mi appartengono per niente. Ma mio padre è così: un uomo pieno d'amore. Nonostante stia cercando di affrontare la questione con la mamma, non cambia il fatto che per me resta un mistero irrisolto il fatto che abbia preferito un altro uomo a mio padre che non solo è figo, ma è divertente e pieno di vita. Una persona buona, forse troppo per la mamma.

Oltre questo, posso assicurare che il viaggio di ritorno all'università è stato lento e stancante e per di più non ha fatto altro che aumentare i miei pensieri che saettano tra Liam e Mark.

Dal momento in cui ho visto Liam con Victoria la mia mente non ha potuto fare a meno di pensare quanto io mi sia sbagliata sul suo conto. Non puoi volere qualcuno e farle del male, è contro natura. E' contro cuore.

Mentre per quanto riguarda Mark... la mia ragione fa brutti scherzi. Non ho fatto altro che pensare a quanto in realtà mi piaccia, quanto abbia fatto per me e quanto, invece, io non abbia fatto nulla per lui.

Non posso, ripeto tra me e me.

"Se non le mangi quelle patatine allora sarà meglio che tu me le dia prima che si raffreddino" mi intima Candice dopo aver divorato le sue, quelle di Jane e metà di Matt. Cazzo, quanto mangia. Se ci trovassimo da sole in un isola deserta senza cibo, non ho dubbi che mangerebbe me, "Puoi prenderle" le dico accennando un sorriso.
Abbiamo deciso di ritrovarci tutti al locale in cui lavoro – sì, perché ora è un vero lavoro – per festeggiare il ritorno all'università. O festeggiare e basta.

"Cazzo, Candice, se riesci a divorare altre due porzioni di patatine formato grande giuro che ti porto a Las Vegas e ti sposo" urla John dall'altro capo del tavolo. Non poteva lanciare sfida migliore per Candice che è abituata a vincere, dubito che sia per la volontà di sposare John dato che litigano in continuazione, ma credo sia principalmente per dimostrare la sua vittoria.

"Accetto la sfida" urla Candice un po' troppo vicina al mio orecchio destro.

"Dai tesoro, è il tuo momento" Adrien mi invita a salire sul palco. Appena arrivata mi ha bombardato di domande su come stesse mio padre e come fosse la sua nuova fidanzata. Non si conoscono ma è come se lo fosse, entrambi conoscono molte cose dell'altro e soprattutto: mi donano affetto, anche se non sempre io sono in grado di ricambiare.

Ho scelto questa canzone accuratamente, ho cercato di immedesimarmi il più possibile - "non ti ci è voluto molto" - suggeriscono i miei demoni con il consenso della mia coscienza.
Salgo sul palco agitata – come sempre – e tremolante, quando mi siedo sullo sgabello sono soddisfatta di aver scelto un'ottima posizione: da qui vedo perfettamente Mark e Liam con i suoi amici di squadra che siedono ad un tavolo a parte. Immagino già Victoria che lo aspetta a casa in pigiama ma super sexy per dargli il benvenuto, mentre io non lo sono neanche con un vestito succinto.
Mark, però, non sembra pensarla così dato che appena vista, dopo un lungo abbraccio, ha lanciato varie esclamazioni di consenso sui miei pantaloni di pelle che, secondo lui, mi evidenziano il fondo schiena.

E poi perché diavolo penso Victoria in pigiama?

Ma tutto sembra però scomparire, perché la musica parte ed io esisto solo per lei.


"Oh, you can't hear me cry, see my dreams all die

from where you're standing on your own.
It's so quiet here, and I feel so cold
This house no longer feels like home.

Oh, when you told me you'd leave
I felt like I couldn't breathe
My aching body fell to the floor..
Then I called you at home
You said that you weren't alone
I should've known better
Now it hurts much more.

You caused my heart to bleed and
You still owe me a reason
'Cause I can't figure out why...
Why I'm alone and freezing
While you're in the bed that she's in
And I'm just left alone to cry"

https://youtu.be/QRaGOTbMr7U


Sapevo che cantare questa canzone sarebbe stato faticoso non tanto per la canzone, ma per le emozioni che sarebbero riaffiorate cantandola. Liam è una mia costante, un mio obiettivo. Un desiderio irrealizzabile che la mia testa non si stanca di volere. Un po' come l'oscar per Di Caprio, per intenderci.

Nel momento in cui smetto di cantare si innalzano applausi, fischi di apprezzamento e boati da tutte le parti. Torno al mio tavolo probabilmente con una lentezza che non mi appartiene accompagnata dal timore di cosa possa aver provocato questa canzone. Vorrei tanto sapere se anche io gli manco, se anche lui mi ha sognata e se anche lui ha sempre sperato in noi. Se ancora ci spera. Ma al tempo stesso la mia testa non smette di pensare a quanto Mark mi faccia del bene e quanto sia consapevole di tutto ciò che mi può donare se solo io mi lasciassi amare per davvero e non mi accontentassi di un mio capriccio. Un capriccio che dura un anno.

*****

La serata si trascina senza troppi drammi. Rob beve come un maiale, a Jessica che gli fa da mamma ci si aggiunge ormai anche Jane. Mentre Candice ha vinto la sfida lanciata da John e parlano davvero di un viaggio a Las Vegas, anche se dubito che sia per sposarsi. John ne è rimasto così colpito che si è offerto di accompagnarla al dormitorio con lei sulle spalle, ma ciò è durato solo cinque passi per poi finire entrambi sull'asfalto poiché lui troppo ubriaco e lei troppo piena di patatine per la serata.

"Posso parlarti?" il mio cuore si ferma. Non perché io stia morendo – anche se la sensazione ci si avvicina – ma perché anche se sono voltata, il mio corpo avverte la sua presenza, sa che è qui e la sua voce risveglia in me emozioni sempre nuove.

"Cosa c'è, Liam?" fingo disinteresse perché lui non può saperlo che speravo succedesse, che speravo arrivasse questo momento.

"Che cazzo ci fai tutto il tempo con Mark?" nel frattempo gli altri del gruppo si allontanano mentre proprio Mark mi lancia uno sguardo di intesa, come per rassicurarmi. Il punto è che mi ci vorrebbe molto più di uno sguardo.

"Sei patetico" ancora non mi sono voltata, quindi dire questo senza guardare i suoi occhi azzurri è molto più semplice.

"Rispondimi" la sua voce è più alta di quanto dovrebbe ed anche la mia inizia ad alzarsi.

"Non sono affari tuoi!" nel frattempo mi sono girata ed ho portato le braccia al petto. Lui serra la mascella e stringe i pugni. Glielo darei in faccia, un pugno.

"Sì che lo sono, Meredith. Tu sei affar mio. Sei più tu affar mio che me stesso!" il suo respiro si fa pesante mentre mi sbatte contro il muro vicino, le sue braccia ai lati della mia testa. Mi sento in trappola e all'improvviso sento come se la temperatura fosse aumentata di venti gradi e non mi trovassi immersa nel freddo autunno di Seattle.

Avvicina il suo viso al mio tanto che le nostre labbra si sfiorano appena, il suo respiro caldo su di me mi fa venir voglia di strappargli i vestiti proprio qui, per strada.

"Rispondimi, ti prego" la disperazione nella sua voce mi fa crollare.

"Io non potrò mai rinunciare a Mark. Mark è la mia salvezza. Ma tu..." chiude gli occhi come per trattenersi, come se quello che gli ho appena detto fosse stata una doccia fredda.

"Ma io cosa? Dimmelo" spalanca gli occhi mentre è ancora ad un soffio dalle mie labbra.

"Ma tu sei quello che voglio." Non ci sono risposte, niente sorrisi, niente sguardi, solo le sue labbra sulle mie. Le sue labbra disperate quanto me. La cosa che più fa male, in questo bacio, non sono le mie lacrime o le sue, ma il fatto che io senta ancora un vuoto dentro me che non riesce a colmarsi nonostante abbia tutto quello che desidero da un anno.

Staccarsi è difficile, abbiamo entrambi il fiatone e un leggero velo di sudore copre la sua fronte.
"Ti voglio con tutto me stesso." Per quanto le sue parole mi rassicurino, non basta. Non basta che mi dica queste cose se poi non mi dimostra che vuole me nella sua vita.

"E allora per quale motivo sei tornato con Victoria?" la mia voce risulta fin troppo esasperata anche a me stessa.

"Perché con lei è più semplice, non si aspetta nulla da me ed io non mi aspetto nulla da lei..." ora non è più tanto vicino al mio viso, neanche mi tocca e non può sapere che il mio cuore batte così veloce che quasi potrebbe rischiare di uscirmi fuori dal petto.

"Allora dovresti stare con lei. Starci davvero, intendo" mi volto per andar via, delusa ma non troppo. Forse, arrabbiata.

"No!" Non faccio in tempo a fare un passo che lui blocca il mio braccio facendomi voltare violentemente.

"Non posso stare con lei perché il viso che sogno ogni notte non è il suo, ma il tuo." Strattono via il braccio e lui fa un lungo respiro come per calmarsi "Ti amo, Meredith. Ti amo con tutto me stesso e se mi darai modo di dimostrartelo, passerò il resto dei miei giorni a farti sentire la donna più importante del mondo. Perché meriti questo ed altro." I suoi occhi sembrano così sinceri che vorrei credergli, sospira "Io ti amo e ti amo così tanto che quasi mi fa male, mi divora dentro e il pensiero di te con Mark è peggio di una tortura cinese, peggio di Sam che parla di astronomia. Ti voglio, Meredith. Perdonami... ti prego!" mi sento pietrificata. Non so cosa rispondere, non so come mi sento. Una parte di me prende un grande sospiro di sollievo perché finalmente so che anche lui mi desidera, che anche lui mi vuole nella sua vita. Che anche lui ha bisogno di me, ma un'altra parte di me si domanda come potrà mai perdonare tutto questo. Come potrà mai mettere da parte tutti i suoi errori. Come potrà mettere da parte Mark.

Ma ho combattuto per questo, me lo merito. Merito il suo amore, merito una pace vera...

"Io provo qualcosa di indescrivibile per te, Liam. Ma ho bisogno di... spazio. Di tempo per metabolizzare" lui non sembra tranquillizzarsi ed io non so cos'altro aggiungere perché davvero non c'è altro da dire. Io adoro questo ragazzo con tutta me stessa ma è troppo difficile, ora. So che è quello che ho sempre voluto, ma averlo non facilita la situazione, non mi fa dimenticare tutto ciò che è accaduto. Non mi fa dimenticare Mark.

"Ti darò il tuo tempo, ma tu promettimi di stare alla larga da Mark. Vieni, ti accompagno a casa" accetto la sua proposta senza esprimermi, non mi va di dirgli ora che non ho intenzione di allontanarmi da Mark. Questo glielo dirò domani, ma ho davvero bisogno di tornare a casa e dormire per giorni.

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