QUARTO CAPITOLO

Ieri alla "maison de rhum", il locale in cui canto il venerdì, c'è stato il pienone. Elise dice che è stato perché in giro tutti sapevano che avrei cantato di nuovo io, ma non ci credo poi così tanto. Avrei voluto presentare qualche canzone nuova, ma poi mi sono limitata a delle cover.
Candice e Jessica, invece, stasera si sono accordate per vestirsi con gli stessi colori e, ovviamente, quando hanno suggerito a me e a Jane di unirci a loro ho risposto "Col cazzo che ci vestiamo come un broccolo" dato che, non solo l'idea di vestirsi con colori uguali è orribile, ma hanno deciso un colore bruttissimo, insomma.. verde broccolo! Jane mi ha rivolto il suo solito sguardo di rimprovero da "spari troppe cazzate", ma so che lo pensa anche lei.

Candice ha un tubino, verde broccolo, con tacchi alti e capelli mossi. Lo stesso Jessica. Sono contenta che almeno hanno scelto modelli di vestito diversi e quindi non danno molto nell'occhio - per quanto il verde broccolo non possa dare nell'occhio - altrimenti sarebbe stato imbarazzante! Molto di più di quanto non lo sia già.
Io, invece, indosso un vestito nero che copre fino al collo ma, in compenso, lascia tutta la schiena scoperta. Ero un po' incerta nel comprarlo ma Jane e Candice hanno insistito così tanto che allora ho ceduto. Ovviamente i miei tacchi non sono così alti come quelli di Jane, e in tutta onestà.. mai lo saranno, ma sono discretamente alti. Poi ho raccolto i capelli in una treccia. Ok, non io. E' stata Jane che è bravissima con queste cose, ma i capelli sono i miei e quindi ho raccolto i capelli in una treccia.

"No, vai tu. Io ti raggiungo tra poco, finisco il mio drink" dico a Mark dopo la terza volta che mi invita a ballare.
Non mi va in questo momento di alzarmi e ballare, non mi andava neanche poi così tanto di uscire, a dire il vero, ma ormai sono qui.

Mark si dirige alla pista da ballo e così restiamo Liam ed io su un divanetto e Jane che spettegola con Jessica del culo di Matt. Sono contenta che abbiano fatto passi avanti, ma di questo passo – estremamente lento – credo che per un bacio dovrò aspettare natale, del duemilaemai. Cerco di ascoltare il loro discorso ma la verità è che mi sento impietrita al pensiero che Liam possa dire qualcosa di sbagliato in presenza di Mark.
Io adoro Mark e sono consapevole che Liam è stata solo una piccola – e sbagliata – distrazione. Ma Mark... è Mark. Lo sento ogni volta che mi tocca, che lo voglio con tutta me stessa. Anche se apparentemente sembra un grande stronzo, con me si è sempre comportato benissimo. E vederlo lì mezzo, con la pelle un po' lucida dal sudore, che sorride e si diverte...  mi fa capire che in questo momento non c'è altro che vorrei guardare e che non desidero altro se non Mark. Allora bevo un sorso di acqua, mi alzo e mi convinco che è la cosa giusta divertirmi con il mio quasi-fidanzato, ma nell'alzarmi, un tocco caldo, delicato ma deciso, blocca il mio braccio facendomi risedere.

"Volevo ringraziarti per ieri sera, è stato molto importante per me e beh... grazie" Liam è visibilmente in imbarazzo. Non so cosa dire. Non so se chiedergli come va, se ha risolto con il padre, né tantomeno credo sia il caso di creare una conversazione così intima con Mark qui che ci fissa. Quindi, indecisa, rispondo "Non abbiamo mai avuto bisogno di dirci grazie, Liam. Tranquillo. Spero che si siano sistemate le cose" e spero con tutta me stessa che la conversazione finisca qui, ma invece continua "Sì, beh non ancora.. Allora, come va con Mark? Volevo beh.. volevo scusarmi per come ne ho parlato ultimamente, oggi l'ho rivalutato" dice bevendo tutto in un sorso metà del suo drink che fino a due secondi fa era intero.

So che stamattina hanno avuto la famosa partita di Football e che hanno avuto modi di socializzare un po' di più, ma non so per quale motivo dubito che pensi davvero quello che ha appena detto.
In imbarazzo, riprendo il mio bicchiere e faccio un lungo e lentissimo sorso di acqua, giusto per prendere tempo.
"Ehm.. Sì, va tutto bene. A te, come va con Victoria?" chiedo, pur conoscendo già la risposta. Lo sento sorridere, ma non accenno a voltarmi. Muovo la testa seguendo il ritmo della musica cercando di dissimulare il disagio- non so se buono o cattivo - che mi provoca la sua sola vicinanza.

"Dovevo uscire con lei stasera ma mi rompevo le palle, insomma è troppo appiccicosa. Quindi ci ho litigato e sono venuto qui con voi" mi muovo incerta sul divanetto. improvvisamente queste conversazioni sono troppo imbarazzanti, troppo intime, forse.

"Ehm.. ok."
Lo sento sospirare e ridere piano "Basta così? Nessuna domanda? Nessuna predica o morale sul perché dovrei smetterla di fare così?" cerca di sovrastare il volume della musica che è eccessivamente alta anche per me. Ma la sua vicinanza è troppo... vicina.
Continuo a muovermi a disagio sperando che questa tortura finisca il prima possibile.
Non so cosa si aspetti da me, ma non ho ancora intenzione di trovare un cuore in una persona che non ce l'ha, o se ce l'ha, è troppo, troppo piccolo per contenere qualcosa di così grande come l'amore.

"E' la tua vita, Liam, e tu sei libero di farne ciò che vuoi" stanca di questa conversazione poggio il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a noi e raggiungo in pista le mie amiche che nel frattempo si erano spostate.
E' il mio momento, è il mio momento per donare di nuovo vita al mio cuore.
Basta solo un po' di coraggio, un po' di...

Avverto Mark arrivare alle mie spalle, il suo fiato caldo mi solletica il collo e mi fa desiderare di più, mi fa desiderare di volerne ancora, solo lui.
Mi avvolge con le sue enormi braccia e, lentamente, mi fa voltare, in modo che i suoi occhi siano esattamente nei miei.
E ci sono, ci sono gli occhi più verdi dell'univedrso esattamente nei miei, che ricordano troppo occhi di qualcuno che non dovrei ricordare.

Avverto le sue mani muoversi sui miei fianchi, incerte, ma non troppo, e il suo viso nel frattempo, ritorna sul mio collo. Il respiro caldo mi solletica la pelle, mi lascia un brivido e mi rende completamente sua.
Deposita dei piccoli e lenti baci fino all'orecchio, per poi ritornare al collo.
Niente, niente è comparabile al suo sorriso vero contro la mia pelle, niente è comparabile a Mark e al fatto che riesce a farmi smettere di considerare chi c'è intorno, e pensare solo a noi.
Non esiste più nessuno, solo Mark.
E i miei demoni.


*****

Alla fine abbiamo optato per un "pigiama party" questo è quello che in realtà ha urlato Jane, solo che eravamo tutti stanchi e la scelta più semplice era quella di dormire da Sam e Mark. Soltanto che io alle sei non riesco più a dormire, ho la testa che mi scoppia ed ho bisogno di bere.

Esco fuori al piccolo balcone scavalcando Jessica e Matt, mi siedo sulla piccola panchina di vimini che c'è fuori, e mi accendo una sigaretta. Da qui riesco a vedere in lontananza il tetto della confraternita di cui fanno parte Liam e Rob. Riesco a vedere il cielo schiarito dalla prima luce del sole, riesco a vedere anche il mio dormitorio, riesco a vedere Betty della mensa che si affretta per andare in cucina. Vedo tutto questo, eppure non riesco a vedere un po' di pace.
Non ci riuscirò mai completamente se non li lascio andare.

"Non riesci a dormire?" una voce mi risveglia dai miei pensieri – come sempre – tormentati, mi volto e vedo Liam a torso nudo e con uno sguardo assonnato... e a torso nudo, con un'aria super sexy e... torso nudo. Cazzo, Liam! Esistono le T-shirt!

Mi muovo incerta sulla panchina ma poi assumo la mia solita posizione, menefreghista e qualcos'altro che mi dicono di essere.
"Ehm no, non ci riesco. Fumo una sigaretta e poi provo a dormire un altro po' " gli passo l'accendino. "Posso restare, allora?" dice con quel suo fare ammiccante. Si siede sulla piccola poltroncina accanto e poi si accende la sua sigaretta. Non rispondo, restiamo in silenzio, senza dirci nulla.

L'aria fresca della mattina mi fa sentire più leggera, ma in realtà in me risveglia la malinconia, i ricordi, e i rimpianti. Risveglia in me quei giorni in cui restavo sveglia aspettando alla finestra che mia madre tornasse e invece no, non tornava mai.

Riaccende i ricordi di quelle mattine in cui mi ritrovavo a casa e non sapevo come ci ero arrivata, riaccende troppo dolore.

"Non puoi colpevolizzarti di nulla, Meredith. Ricordatelo sempre" mi risveglia ancora una volta dai miei pensieri, e vorrei che anche la mia mente riuscisse finalmente a svegliarsi da questi incubi che mi auto-impongo. Vorrei non essere stata com'ero, vorrei aver potuto cambiare qualcosa. Avrei voluto tenere la bocca chiusa. Avrei voluto smettere subito.

 "Lo so, ma a volte diventa insostenibile" guardo qualcosa oltre l'edificio di fronte ma in realtà la mia mente, i miei occhi, così come tutto il resto del mio corpo, sono da un'altra parte. Qualche parte troppo lontana da dove mi trovo ora.
Sussulto quando la sua mano calda tocca la mia, gelida. Non mi muovo, la lascio lì, sulla mia, mentre cerco di riprendere aria. Una cosa che adoro di Liam è che non mi ha mai fatto sentire una vittima. Non lo sa. Lui non sa cosa ho fatto, com'ero, nessun potrà mai saperlo, ma sa molto più di quanto riuscirò mai a raccontare a chiunque altro. Solo perché con lui riesco ad aprirmi. In qualche assurdo modo riesce ad ascoltarmi, sa cosa dirmi e sa come non dire quelle solite parole di conforto. Io non voglio conforto, voglio che mi si dica la verità. Voglio emozioni vere, voglio essere serena. Voglio che i miei demoni vadano via. Voglio che quelle voci spariscano. Per sempre.

Ricordo ancora quella sera in cui mi trovavo in bagno di camera mia. Non ero uscita, però agli altri avevo mentito dicendo che sarei andata al cinema con un ragazzo mentre loro andavano ad una partita di Football. La verità è che quella sera non avrei incontrato nessun ragazzo. Mi chiusi in bagno per ore a piangere.
Ero tentata. Ero di nuovo tentata. Avevo quelle maledette voci che mi urlavano fallo, fallo, fallo, fallo e non smettevano, non smettevano fin quando non arrivò Liam. Nessuno poteva immaginare dove fossi, eccetto lui. Piangevo, urlavo, non riuscivo più a ritrovare lucidità, eppure lui riuscì a calmarmi con un semplice abbraccio. Credo che quello sia stato uno degli abbracci migliori che abbia mai ricevuto in vita mia. Ed è per questo che so perfettamente di potermi fidare di Liam, almeno per quanto riguarda questo discorso.
Non ne abbiamo mai più riparlato d'allora. Ma so che lo ricorda, chiunque avrebbe ricordato quelle urla.

"E' tutto così assurdo, Liam.. Io penso sempre a cos'è successo e penso sempre di esserne stata io la responsabile. Come posso conviverci? A volte sento che mi divorano dentro e che stiano escogitando un modo per uscire. Li sento bisbigliare "è colpa tua, vergognati" e io non posso fare altro che dar ragione a loro. Loro mi odiano per questo." So che Liam non sa esattamente di cosa sto parlando dato che non gli ho mai raccontato nel dettaglio la storia di mia madre, né la mia storia, ma il solo fatto che mi ascolti senza mai fare domande e senza mai credermi pazza, rende tutto questo così sereno, anche se dentro c'ho l'inferno.

Mi decido a voltarmi e incontro i suoi occhi azzurri, veri. Ignoro il freddo che sento alle gambe e alle braccia e mi limito ad ascoltare il suono della sua voce che ora, mi calma.

"Tu non sei colpevole di qualcosa che non hai fatto. Ok, non so a cosa ti riferisci ma mi hai detto più volte che tua madre è andata via per una sua scelta, che tutto quello che è successo dopo sono state conseguenze di quello che hai fatto tu, e di quello che ha fatto lei. Ma non sei tu la responsabile della sua malattia." La sua voce è dolce, calma. Trattengo un lungo respiro per non cacciare fuori le lacrime. Non ne ho mai parlato così liberamente, almeno non così, non in modo così intimo con qualcuno che dovrei per metà odiare.

Vorrei poterla pensare come lui, vorrei che anche i miei demoni lo capissero, e mi lasciassero in pace, e invece punzecchiano il mio cuore per vedermi sanguinare e dirmi che me la sono cercata. Salvarmi, per poi farmi sentire il dolore delle ferite ogni qualvolta che loro ci sbattono contro.

Mi alzo ignorando il fatto che probabilmente sarò un mostro con il trucco colato ed il vestito sgualcito ma ho bisogno di abbracciarlo. Un abbraccio che non ha bisogno di tante parole, non ha bisogno di altro se non di essere vissuto. "Grazie" mormoro sul suo petto, lo sento espirare tra i miei capelli, mi sembra che stia per dire qualcosa ma poi tace.
Restiamo così, per qualche minuto, senza imbarazzo. Avverto il tocco leggero delle sue mani sulla mia pelle e sento che è così sbagliato sentirle così giuste qui, su di me.
Vorrei solo avere ogni risposta.

****
 Sono le due del pomeriggio e quasi tutti sono andati via. Ci sono solo io, in realtà. Sam è alla scrivania che probabilmente farà relazioni anche per il prossimo semestre mentre Mark cerca di aggiustare un telecomando, o qualcosa di simile.

"Dove sono gli altri?" la mia voce è quasi impercettibile con la testa sotto il cuscino per non vedere la terribile luce del mattino ehm.. del pomeriggio.

"Sono andati via. Jane è con Rob oggi" risponde Mark in tono freddo mentre si avvia al balcone. Esce senza voltarsi o salutarmi e si richiude alle spalle la porta finestra con estrema violenza.

"Ma che gli prende?" alzo la testa e mi volto verso Sam che, sapevo perfettamente, fissa impercettibile il mio volto.

"Meredith io penso che tu gli debba delle spiegazioni. Lo sai, sei mia amica, ma tu fai troppe cazzate" fa un sorrisino di scuse ed esce dalla stanza. Non so proprio cosa cavolo ho combinato, stavolta. Sono famosa per combinare guai senza neanche accorgermene. Ma devo sistemare il mio pasticcio, qualunque esso sia. Quindi è arrivata l'ora che mi alzi e faccia qualcosa di produttivo.

Dopo essermi lavata i denti - senza spazzolino -, raccolto i capelli e aver indossato una felpa nera di Sam sopra il vestito e aver messo le converse.. sempre di Sam, decido che sono almeno presentabile per un confronto con Mark.
Mi da le spalle ed anche da questa posizione è terribilmente sexy.
So che mi ha sentita arrivare poiché ha visibilmente irrigidito la schiena, io nel frattempo mi siedo di nuovo sulla stessa panchina di vimini di stamattina e improvvisamente credo di aver capito quale sia il problema.
Lo saluto ma lui si limita  a mormorarmi un "Ciao" e devo dire che non l'avevo mai visto così turbato. Prendo un sospiro.

 "Cosa ti prende, Mark?" si volta, gli occhi chiusi in una fessura, un pugno stretto giù al fianco e nell'altra mano la sigaretta. Lo guardo scuotere la testa e aggrottare le sopracciglia.

"Meredith.. ma perché cazzo ti confidi con tutti eccetto che con me?" bene. Diritto al sodo. Nota il mio sguardo accigliato e dopo un lungo tiro alla sigaretta aggiunge "Ti ho sentita stamattina, mentre parlavi con Liam. Perché con me non ti apri così e lo fai con uno stronzo che mi crede un figlio di papà? Perché sì, lo so che mi chiama così" contrae la mascella, credo di non averlo mai visto così serio. Vorrei potergli spiegare il mio rapporto con Liam, spiegargli che non deve assolutamente preoccuparsi di lui e che l'unica persona che voglio è quella che ho di fronte.
Voglio Mark, anche se è azzardato dirlo, ma mi sto davvero impegnando nel nostro rapporto e nell'essere il meno rompipalle possibile perché sento di poter essere felice con lui, anche se loro urlano che non è così. Ma non può chiedermi di aprirmi, non potrò mai farlo. Questo deve capirlo e soprattutto accettarlo.
Non posso farlo perché mi crederebbe pazza, lo perderei.

"Mark io conosco Liam da un anno. Siamo... amici. Non so spiegarti il nostro rapporto ma posso assicurarti che non c'è niente tra di noi, semplicemente riusciamo a capirci... ma lui non sa niente di più a quanto tu non sappia già" ok questo non è del tutto vero, ma spero che apprezzerà ugualmente lo sforzo.
Porta per l'ultima volta la sigaretta alle labbra, la spegne nel posacenere che si trova sul piccolo tavolino davanti a me, mette le mani in tasca e mi guarda negli occhi. Non mi è mai sembrato così distante come ora e tutto questo solo perché mi sono ritrovata a parlare con Liam.

"Basta già questo, Meredith. Devo fare delle commissioni, ti accompagno al dormitorio" cerco di replicare ma forse stare in silenzio è la cosa migliore.
E' snervante avere tante cose da dire in testa, e non riuscire a dire nulla.
Vorrei chiedergli scusa o non so, quelle cose che si dicono in questi casi. Ma non saprei bene quali parole utilizzare, mi sento spaesata. Sarò la rovina per questo ragazzo. Ma una cosa la so con certezza: io adoro Mark e non mi sognerei mai di ferirlo, non con Liam. Insomma.. è Liam!


In auto non proferisce parola, a smorzare la tensione c'è solo il ronzio della pioggia e il sottofondo musicale pessimo
L'ho beccato più volte a guardarmi ma ogni qualvolta mi voltavo verso di lui, ritornava con lo sguardo fisso davanti e allora io tornavo a guardare la strada mentre nella mia testa mi maledicevo.
Ma ora la sua mano si trova sulla mia gamba ed io non riesco a smettere di sorridere, anche se lui si sta impegnando per fingere di non volerlo fare.

"Mi dispiace tanto, Mark, scusami" sussurro quando avverto il motore spegnersi. I suoi occhi sono fissi nei miei, impenetrabili. Le sue mani afferrano le mie e mi attira a sé.

"Ti avevo già perdonata" sussurra al mio orecchio, le mani tra i mie i capelli, il suo respiro caldo sulla pelle, le sue braccia che mi tengono salde, il mio posto preferito, il mio cuore ritorna a battere. E' stato semplice però.
"Ti prego Meredith, inizia a fidarti di me" lo stringo più forte, più forte che posso. Non glielo dico che non posso farlo, che non posso raccontargli di me, che non può sapere lo schifo che ero. Lo schifo che ho fatto. E' così perfetto che mi si spezza il cuore al solo pensiero di doverlo contaminare con tutti i miei errori, le mie imperfezioni, non lo merita.
So che è deluso di non essere lui la persona con cui mi confido, la persona che mi consiglia e la persona che mi aiuta e l'unica cosa che mi resta da fare è impegnarmi nell'aprirmi, magari sulle cose più semplici. Di raccontargli me stessa, di essere finalmente "io" anche con lui, e non solo con Liam che è "io" con tutti.
Ma non può sapere quelle cose, non potrà. Mai.

"Tanto prima o poi dovrai lasciarlo andare".
Zitti. zitti. zitti. Basta!

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