PRIMO CAPITOLO - SECONDA PARTE

La settimana è trascorsa in fretta, ogni giorno dopo le lezioni ho trascorso i pomeriggi con Mark che ho potuto conoscere meglio, e la sera con le ragazze anche se io preferisco quando restiamo solo io e Jane. Sì, lo so, sono monotona.

Di tanto in tanto ho litigato con Liam. Beh, io e Liam litighiamo spesso.

Mi racconta in continuazione di non amare più Victoria ma al tempo stesso, di fatto, non la lascia mai. E' troppo infantile in certi versi, ma so che su di lui posso contare, anche se continua ad elencarmi i motivi per cui non dovrei frequentare Mark. E poi è così... appiccicoso. Se fossi Victoria lo ammazzerei. Ma c'è questa cosa strana tra noi: lui mi ascolta senza che io pretendi mai una vera e propria risposta da lui, e viceversa. Ci capiamo. Ci... Liam è Liam.

Scaccio i pensieri negativi e mi concentro sul caldo assurdo nonostante sia già settembre. Lego i capelli sulIa testa e continuo a ripensare a quanto Mark mi renda serena e quanto, con lui, i miei demoni si plachino.

"Pronta?"  Dio, quanto è sexy con la maglia bianca che lascia intravedere quei muscoli... oddio, ho bisogno davvero di un fidanzato. Magari proprio di lui.

"Sì, sono pronta. Mi dici dove andiamo?" Mark ieri ha detto che vuole portarmi in un posto speciale ma non ne ho proprio idea di dove andremo. Spero non in un posto elegante dato che i Jeans, gli anfibi ed un top con sopra la camicia non sono tanto indicati.

"No, ti ho già detto che è una sorpresa" risponde entusiasta, mi da un bacio sulla guancia e poi entriamo in auto. Per tutto il tragitto canticchiamo canzoni. Non ascoltiamo molto lo stesso genere musicale e ci piacciono cantanti diversi, ma siamo riusciti a trovare un compromesso: al ritorno ascolteremo le canzoni scelte da me e all'andata abbiamo ascoltato uno dei suoi gruppi preferiti i Depeche Mode - che in realtà è anche uno dei miei ma questo ancora non lo sa -, soprattutto con la canzone Enjoy the silence.

Il viaggio dura poco e quando vedo che accostiamo poco prima dello Space Needle inizio a saltellare sul sedile della sua auto, come una bambina.

"Oddio mi hai portata allo Space Needle, oddio... oddio" urlo come una bambina che ha appena ricevuto i regali il giorno di Natale. Sono qui da un anno e non ho ancora visitato lo Space Needle, lo so, sono pessima. Gliene avevo parlato il giorno dopo la nostra chiacchierata fuori dal campus, e lui... non ci posso credere.

"Ecco, è qui dove ti volevo portare" annuncia fiero Mark, e deduco dal tono di voce forse anche un po' malinconico. Apre la mia portiera, da perfetto gentiluomo, e mi conduce in uno dei luoghi che, ne sono sicura, diventerà uno dei miei preferiti.

Una volta in cima resto estasiata. Non faccio altro che sorridere e saltellare come una bambina, Mark sorride quasi fiero di se stesso. Prende la mia mano e mi fa voltare verso di lui quasi come in un ballo. "E'.. è stupendo, Mark. " Volto il capo verso lo spettacolo immenso che è questa città. Riesco a vedere praticamente tutta Seattle super illuminata, caotica e piene di persone che continuano con la loro vita mentre io vorrei fermarmi in quest'attimo per sempre. Qui, con Mark.

"Ti ho portata qui perché mi piaceva venirci con mio padre la domenica mattina. So che non è niente ma per me è importante. E' il mio distacco dal mondo. Come una medicina, hai presente?" dice togliendomi alcuni capelli dal volto. Non so cosa riesce a farmi questo ragazzo, ma con lui riesco quasi a sentirmi... normale. Quasi a credere di poter star bene. Sospiro.

"Sì. Sì, credo di riuscire a capirti" sorride e infine mi cinge la vita con le mani, temo che tutto questo contatto gli darà modo di poter sentire il mio cuore che quasi scoppia. Ho un vuoto al petto da quando lei non c'è più, non con me, e con Mark riesco quasi a sentirmi completa. E' così sbagliato volere così in fretta qualcuno?

"Ed io penso che tu ne abbia bisogno, sembri sempre così tormentata." Non lo faccio di proposito, sono loro che non mi lasciano in pace. Vorrei avere un interruttore nella testa, vorrei per una volta spegnere i pensieri e i sensi di colpa che mi tormentano da quasi nove anni.

Sorrido "Non dovevi farlo per forza. Io sto bene, ancor di più ora che mi trovo qui con te" ed anche questo è vero, perché per la prima volta ciò che dico di provare corrisponde a ciò che provo realmente. Niente finzione, niente nascondigli, mi sento quasi libera. Quasi. Avrei un milione di motivi, a detta di Liam, per non fidarmi di Mark, ma con me è sempre stato un tesoro ed è in grado di tenermi calma anche quando ho il fuoco dentro che mi infiamma anche le ultime speranze. E' così da quasi nove anni, è così che mi tormentano. Mille o più voci che parlano, parlano e parlano. Parlano così tanto. Mi dicono che non ci riuscirò, che ogni cosa pessima che io abbia mai dovuto affrontare in vita mia, me lo sono meritata. Mi dicono che nessuno mi vorrà mai.

Certe volte sono così forti, così pesanti, così insistenti che credo di poter scoppiare. A volte credo di essere pazza a sentire così tante voci in una sola testa. Mi fanno dubitare di me stessa, mi portano all'estremo. Stanno ritornando, lo sento.

Mark non risponde, ma mi sorride e poi affonda la testa nei miei capelli mentre io inalo il suo profumo da uomo. Lo sento respirare pesantemente tra i miei capelli, ed io lo sento. Sento tutto il bene che può darmi Mark e sento quelle voci. L'unica cosa che vorrei in quest'istante è che anche i miei demoni si abbracciassero, e invece no. Saltellano continuando e continuano a sputare fuoco sul mio cuore. Sapevo che non avrebbero dormito a lungo.
Chiudo gli occhi illudendomi che così li sentirò di meno, ma la realtà è un'altra: mi perseguiteranno per sempre.

"Stai tremando... vuoi la mia giacca?" si scioglie dall'abbraccio, l'unica cosa quasi rassicurante che io abbia mai provato. Scuoto il capo debolmente ma lui ha già posizionato la giacca leggera sulle mie spalle. In realtà non ho freddo, sto morendo di caldo, è la paura che mi fa tremare. E' il terrore di poter aver qualcosa di buono nella mia vita quando in questa non ho fatto altro che fare del male a chi ho intorno. Non c'entra niente il freddo. Sono io, il problema, gli vorrei dire. Invece sorrido.

"Cosa c'è, Meredith?" la sua mano percorre il mio zigomo pronunciato e i miei occhi non fanno che seguire quelle dita esperte.

Una parte di me urla di dirgli, di raccontargli qualcosa in più, ma cosa c'è da raccontare? Scapperebbe via in men che non si dica ed anche se so che prima o poi accadrà, per qualcosa che farò o semplicemente perché si sarà rotto le scatole, voglio prolungare questi attimi finché posso. Finché so che c'è speranza. Finché lui vuole me. Finché lui continua a regalarmi la pace.

"Sono felice di stare qui, con te" sussurro. Le sue mani mi stringono i fianchi mentre le mie sono attorno al suo collo "in questo momento" scandisco "e per sempre".


****
"Tra poche ore abbiamo una festa, su alza quel culo dal letto" Jane sa essere molto fastidiosa, quando ci si mette. E' almeno la terza volta che prova a farmi alzare dal letto ma io non voglio, sto bene qui dove mi trovo. Sbuffo e lei mi rifila un'occhiataccia mentre prova una gonna rosa attillata con un top bianco: barbie. Sentirle dire "culo" o "cazzo" mi ricorda che con lei non ho fatto un ottimo lavoro. Per la madre, per me sì.

"Insomma Meredith, a quest'ora ci stai già dando consigli su cosa indossare e bocciando ogni idea di Jane" questa invece è Candice che ha il primato per la rottura di palle, ovviamente è seduta sul letto di Jane già pronta con un sacchetto delle patatine tra le mani unte. Le mie patatine. E anche così conciata, non smette di essere stupenda con le sue forme e i suoi occhi furbi.
Oltre questo piccolo particolare, so che è così, che solitamente boccio le idee di Jane e do consigli su cosa indossare... ma oggi non mi va. Sono in pensiero per mio padre e il fatto che stia tutto solo, spero che stia bene.

"Quelle sono le mie patatine" faccio per cambiare discorso e per prenderle, ma lei le tira via dall'altra parte ed alza il capo "Se le rivuoi posso al massimo vomitarle, ma non credo che sarebbero altrettanto saporite. Se vuoi però ti offro delle patatine stasera, se rispondi di sì" sbatte quei suoi occhioni scuri mentre Jane e Jessica saltellano urlando "dì di sì, dì di sì, dì di sì" e in quel momento mi arrendo: non potrà di certo andare peggio di così. Ma prima ho bisogno di sapere come sta mio padre, devo risentire la sua voce che mi manca quasi quanto possa mancarmi l'aria in una stanza con John che fa puzzette dopo i fagioli che di tanto in tanto la nonna gli invia.

"E va bene, due secondi e arrivo" dico arresa sbuffando mentre esco in corridoio e chiamo mio padre, ho bisogno di sentire la sua voce, ho bisogno di sentirlo vicino anche se è così lontano.

"Tesoro" risponde al terzo squillo e il mio cuore riesce a calmarsi, in parte. I battiti del mio cuore che sento rimbombare dappertutto mi ricordano che sono viva, che posso farcela, che sono solo nella mia testa, che non ho perso nulla... se ho lui con me.

***

Arrivate alla confraternita dove vivono Liam, Rob e Matt nel salotto troviamo il delirio. Giocano a qualcosa con cui c'è di mezzo il whisky, e quando c'è di mezzo il whisky... non ci può essere di mezzo Meredith.

Vado in cucina per prendere una birra dal frigo mentre vedo Liam in lontananza insieme a Victoria. Victoria è una bella ragazza, alta, magra, capelli ed occhi scuri, che anche in mezzo a mille altre ragazze noteresti per il sorriso perfetto e la forma super slanciata, ma l'ho sempre trovata una ragazza noiosa pur non conoscendola. Una ragazza sulle sue che se ci esci insieme a cena ti ritrovi a guardare il piatto sperando che almeno te la dà, e non la mano.
Faccio per avvicinarmi a salutarli ma mi si piazza davanti Mark.

"Sei bellissima" mi bacia il collo mentre sorride sulla mia pelle, quel tocco così intimo mi fa rabbrividire ma mi limito a dire un semplice "Grazie mille" mentre mi allontano cercando di capire se Liam mi abbia notata o meno.

Passiamo la serata a bere e, ovviamente, Liam si ubriaca. Odio quando lo fa. Odio quando non si controlla e odio il fatto che io non sono nella posizione di potergli dire nulla se non di controllarsi.
Sam mi racconta, un po' stordito, della ragazza che ha conosciuto nel pomeriggio in palestra. Adoro Sam, e vorrei tanto che riuscisse ad innamorarsi e che qualcuno gli desse l'amore che merita.

Mentre Mark e Sam hanno deciso di vedere chi dei due riesce a volteggiare per più tempo con tutta la vodka in corpo, vedo avvicinarsi Liam, senza Victoria che presumo sia andata via un po' di tempo fa.

"Come va con il principe azzurro?" so che sta trattenendo una risata guardando la scena ridicola di quei due che girano senza sosta. E' in vantaggio Sam.

"Bene" bofonchio, mi muovo nervosa sul divano cercando di ignorare lo strano formicolio che sento nella pancia. Probabilmente è l'aria, o le due birre. O la fame. O Liam. Suggeriscono i miei demoni.

"Ne sono felice. Io ho chiarito con Victoria oggi" aggiunge quasi in tono nervoso. Continuo a guardare la scena ridicola di quei due e sorrido vedendoli sbattere uno contro l'altro, poi, nel tono più calmo che riesco a trovare mi limito nel dire "Sì, prima vi ho visti. Sono felice per te, Liam. Hai cambiato idea sui tuoi sentimenti?" certo, come se fosse così semplice. Non cerco il suo sguardo, non sarei in grado di sostenerlo, non ora.

"Io penso che lei sia perfetta per me, è solo che per ora non la amo" non ho mai sentito una frase più stupida di questa. Come se si potesse decidere quando o non quando amare qualcuno, come se si dovesse aspettare di innamorarsi. Non so di che amore stia parlando, quale amore stia cercando e aspettando ma non credo esisterà, non credo che arriverà solo volendolo.
Mi volto e scopro che i suoi occhi erano già fissi su di me. Sorrido, ma sono visibilmente a disagio.

"D'accordo, d'accordo. E' un discorso troppo serio per due persone ubriache" lo interrompo prima che possa dire altro, in realtà non sono ubriaca e ho questa birra tra le mani da quasi un'ora. Ma questo non glielo dirò. I suoi occhi mi scrutano ancora attentamente, sta pensando, si sta chiedendo perché cambio discorso, lo sai. Abbasso lo sguardo perché reggere il suo in questo momento mi sembra impossibile. Mi volto verso il centro del salotto dove Sam alza una birra tipo trofeo mentre Mark torna imbronciato.

"Hey Sam" urla, poi indica un dito nella mia direzione "Ho vinto comunque Meredith. Cerca di battere questo, cacca" urla, poi mi solleva in aria come se fossi io un trofeo. Mi scappa un urletto stridulo quando mi prende dal divano e mi alza in aria come se pesassi niente, devo ammettere che anche da ubriaco ha una forza bestiale e devo ammettere che l'idea delle sue mani – quasi – sul fondoschiena non mi dispiace. Devo bere quella birra...

Mi sveglio alle quattro. Non alle quattro della mattina, alle quattro del pomeriggio. In compenso mi sento molto... riposata. E' risaputo quanto adoro dormire, quindi chissenefrega.
Il mio primo pensiero non appena i piedi toccano terra, è chiamare mio padre. Mi distrugge saperlo così lontano, ma avevano ragione: dovevo cambiare aria.

"Torno a trovarti presto" dico, senza lasciare che abbia il tempo di rispondermi. E' un poliziotto e la prossima settima ritorna in servizio, so quanto gli costi restare a casa dopo l'incidente ma almeno posso sfruttare questi ultimi giorni.

"No, tesoro. Io sto bene. E beh io... avrei il mio quinto appuntamento sabato sera" wow. Alla notizia spalanco gli occhi come se potesse vedermi. Non mi sarei mai immaginata mio padre con un'altra donna. Non ce lo vedevo neanche con la mamma, a dire il vero, ma un'altra donna... è assurdo. E poi perché non me l'ha detto prima? Non nascondo il fatto di essere contenta che si rifaccia una vita dopo di lei e so che se lo merita, ma è comunque una notizia che mi lascia a bocca aperta.

"Wow beh... sono felice per te, papà. Lei com'è?"

"E' un amore, è dolcissima e si sta prendendo cura di me" mi si riempie il cuore sapere che c'è qualcuno che lo aiuta e gli tiene compagnia. Ammetto che l'idea qualche anno fa probabilmente mi avrebbe infastidita, ma questo non potrà che fargli del bene. E mio padre del resto, resta comunque un bel uomo, quel tipo di uomo che le donne singole a quarant'anni vedendolo si chiedono se c'ha la fede al dito o meno. Insomma, non è da buttare.
"Non vedo l'ora di conoscerla" e al termine della chiamata c'è un piccolo tassello di me che si ricuce: mio padre può finalmente mettere da parte Katherine Brown, la sua ex moglie, mia madre.
*****

Dopo un pomeriggio passato a studiare e a mangiare quelle oleose patatine, mentre Jane era fuori con Rob e John, finalmente credo di meritarmi un po' di riposo, magari con Mark.
Non perdo tempo e gli scrivo se gli va di incontrarci, ne ho bisogno. E' l'unica persona che riesce a darmi un po' di pace. E' per questo motivo che l'ho invitato nel locale nel quale canto quasi tutti i venerdì sera. So che non ne ho bisogno perché mio padre non mi fa mancare nulla, ma voglio iniziare ad essere indipendente e con questo lavoretto riesco a togliermi qualche sfizio in più. Dicono che sono molto brava ma francamente non me ne rendo conto, canto e basta. Lascio che la mia voce mi porti lontano, dove molto spesso vorrei essere. Mi ha aiutato in quei giorni, mi ha aiutato quando guardare fuori da una piccola finestra era l'unica cosa divertente da fare. Mi ha aiutato quando credevo di non farcela, quando i dottori hanno detto "Lei ha bisogno di canalizzare il suo dolore in altro, signorina" quanto risi. Non capivano che cantare non faceva altro che ricordarmi lei, non faceva altro che ricordami quanto io mi sentissi –mi senta – inutile. Ma avevo bisogno di potermi sfogare in qualcosa che non fosse quella cosa. Ci ho provato e ci sono riuscita. Era dura, è dura, ma la musica si impossessa così tanto di me che dimentico completamente tutto il resto. Dimentico il dolore.
I miei genitori mi iscrissero ad una scuola di canto, molto costosa e forse la più prestigiosa dalle mie parti, in Texas, ma quando la mamma è andata via ci ho rinunciato. Ho ripreso solo qualche anno fa, dopo una forte crisi. Non avevo mai smesso di scrivere ed ho capito che forse cantando avrei potuto, ciò che non potevo senza cantare.
Dopo qualche minuto arriva la risposta di Mark: "Certo, passo a prenderti tra più o meno mezz'ora."
Tra mezz'ora ritornerò a vivere, più o meno.

Dopo venti minuti sono già pronta. Pantalone nero attillato, maglia bianca, i miei amati anfibi e un giubbottino di pelle dato che stasera fa fresco. Lascio i capelli mossi naturali, un po' di lucidalabbra ed esco fuori al dormitorio per fumare.
Mi siedo sulla panchina dove tutto ha avuto inizio con Mark e ripenso a quanto bene questo ragazzo possa darmi. E quanto mi renda serena eppure.. eppure a volte sento che manca qualcosa.

"L'accendi quella sigaretta o no?" una voce che conosco molto bene mi risveglia dai miei bellissimi ricordi... Liam.
Avanza con la sua andatura spavalda, lo sguardo carico di divertimento e quel sorriso che, devo riconoscergli, è maledettamente sexy.

"Certo, stavo solo pensando" dico, giustificandomi e voltandomi dall'altro lato, anche se ho ormai notato che Liam ha una delle sue T-shirt bianca che evidenzia i suoi magnifici pettorali e quindi la mia testa può già iniziare a fantasticare solo per questo.

"Dovrà essere qualcosa di molto importante, allora. Quindi pensavi a me?" fa uno di quei suoi sorrisi sghembi e in più accompagnato dall'occhiolino. Lo guardo male ma con quella faccia da schiaffi che si ritrova dura poco, scoppiamo a ridere entrambi e poi ci accendiamo una sigaretta.

"Allora, non esci con il ragazzo perfetto stasera?" Liam si siede accanto a me mentre si passa una mano tra i capelli lunghi e con l'altra porta la sigaretta alle labbra, sarò anche – quasi – fidanzata... ma non ci vuole una laurea in sessologia per capire che Liam ispira sesso da ogni angolazione. Persino i suoi peli sotto le ascelle a volte mi sembrano sexy, e conosco bene anche quelli... sono un'ottima osservatrice.

"Non ti sta proprio simpatico, vero? Comunque si, lo sto aspettando. Andiamo a farci un piccolo giro e poi torno in stanza. Sono ancora stanca" ispiro dalla sigaretta e spero che il discorso cambi poiché questo non mi rende molto tranquilla. Lo vedo piegare i gomiti sulle ginocchia e poi sospira pesantemente. Imito la sua posizione e guardo quegli occhi che non riuscirò mai a capire.

"Beh, è troppo un bravo ragazzo e forse anche noioso. Può trattare di merda le altre ragazze e trattare da regina te, ma questo non fa di lui uno stronzo perché è un cattivo ragazzo, ma uno stronzo perché è stupido e sei stupida anche te perché farai la stessa fine delle altre" lo dice con una non curanza che lo prenderei quasi a schiaffi. Sì, Mark di solito evita le altre ragazze che gli si accollano come piccole zecche, ma non tratta di merda nessuno e né tantomeno credo che lo farebbe con me. Non ne avrebbe motivo ed io mi fido di lui, mi sono fidata fin da subito a dire il vero. Mark è diverso, con me. E non succederà nulla, almeno non di negativo. A parte il fatto che a momenti strozzerò Liam.

"Non lo conosci. Fa le stesse cose che fai tu, solo che le fa meglio ed è molto più responsabile." Lo guardo male "E, al dire il vero, è molto più divertente di te" rispondo difendendo il mio – quasi -fidanzato con gli occhi sognanti. Getto la sigaretta e stringo i pugni mentre mi alzo per andar via. D'un tratto questa panchina mi sembra troppo soffocante e l'odore di Liam nauseante, è insopportabile quando si comporta così.

"Dai Meredith, stavo scherzando." lo sento dire in un lamento quasi esasperato mentre mi segue a passo veloce, forse troppo veloce.

Vorrei poterlo strozzare, ma sul serio. E' per questo motivo che io e lui non andremo mai completamente d'accordo. Sarà sempre così: odio e "amore". Riprendo aria nei polmoni mentre vedo arrivare l'auto di Mark. Credevo che Liam avesse finito, ma invece mi sbagliavo. Serra la mascella e digrigna i denti "Ah certo, ora capisco perché ti piace. A te piacciono i ricconi, per questo ancora non avevi trovato un fidanzato" dice con un ghigno quasi malefico mentre i suoi occhi si posano sull'Audi rossa di Mark. E' questo che pensa davvero di me? Sono senza parole, crede che tutto ciò che è successo lo scorso anno sia una questione di denaro? E che se esco con Mark è solo per ciò che possiede? Come se dovessi mendicare per poter mangiare il giorno dopo o come se vivessi solamente di quello. Come se non mi conoscesse.

"Sei un coglione" cerco di distogliere lo sguardo mentre sposto i capelli che il vento porta sul mio viso, ho gli occhi che bruciano. Non vorrei piangere per le accuse, ma perché dopo tutto questo tempo Liam ancora non mi conosce. Non mi conosce per niente.
Io non sono lei. Io non ho bisogno di una bella macchina se non c'è qualcosa di bello dentro.

"Hey, ciao Liam" Mark esce dalla sua auto in tutta la sua bellezza e la solita camminata da figo. Dio, se è figo. Passa una mano tra i capelli spettinati e viene a stamparmi un bacio proprio sulla fronte. Un gesto così semplice ma che mi scalda il cuore, ho bisogno di questo ragazzo. Di tutto ciò che è.
Liam non risponde e si limita ad un cenno del capo con le mani nelle tasche dei perfetti pantaloni aderenti.

"Tutto ok? Ho interrotto qualcosa?" Mark ci guarda con aria interrogativa, come se si accertasse che sia davvero tutto ok. Restiamo in silenzio, io con le braccia conserte e Liam e che guarda dall'altro lato della strada

 Dopo un breve – ma imbarazzante – silenzio si decide a parlare "No, nulla. Buona serata" e poi si allontana a passo deciso. In questi momenti ricordo perché lo odio. Vaffanculo, Liam.


"E' tutto ok?" chiede ancora Mark appoggiando una mano sulla mia guancia e d'istinto lascio che il mio viso si faccia cullare dalla sua stretta dolce e leggera. Ritorna un po' di serenità nel mio inferno perenne. E' lui, la mia pace.

"Certo", decido di chiudere la parentesi Liam e mi getto nel suo abbraccio, io con la testa sul suo petto e lui con una mano tra i miei capelli e l'altra verso la fine della schiena regalandomi dei piacevoli brividi.
Ci stiamo vedendo ogni giorno da quasi una settimana ma non accenna a baciarmi e sto iniziando a pensare che forse mi vede solo come un'amica. Aspetta, e se fosse gay? Me ne sarei accorta, giusto?

Appena entriamo nel locale Adrien arriva e mi strapazza in un abbraccio lunghissimo.

"Meredith, tesoro! Come stai? Elise non fa altro che ripetermi quanto le sei mancata e quanto non vedeva l'ora di rivederti." dice sorridendo

"Tutto bene, e tu come stai? Elise non c'è?"

"No, oggi la babysitter non c'era e quindi è rimasta a casa con Vincent. A me va tutto bene. Allora, venerdì ricominci a cantare, giusto?" dice con un briciolo di speranza negli occhi. Quando martedì mi ha chiamato sono stata un po' titubante, per quanto cantare mi liberi a volte mi fa sentire come se non potessi deludere chi mi ascolta e nella mia vita non ho fatto altro che sentirmi sempre così. Mi ricorda la voce della mamma, mi ricorda le nostre giornata passate a canticchiare quando tutto ancora era bellissimo. Ma ricordo anche quanto cantare mi abbia reso libera, quanto mi abbia aiutato, quanto sia stata la mia luce nel buio più totale, quanto cantando riesco ad essere serena e, soprattutto, il mio voler iniziare ad essere indipendente e quindi..

"Certo. Non vedo l'ora" dico sorridendo.

"E lui chi è?" dice porgendo la mano a Mark

"Mark, è un piacere conoscerla." risponde lui facendo uno di quei sorrisi che tanto adoro. E' sicuramente uno di quei ragazzi che farebbero impazzire di gioia le mamme e di rabbia i papà. Ma io potrò vedere solo una reazione, probabilmente quella incazzata.

"E' un piacere tutto mio.." dice incerto, poi aggiunge "Liam e Jane non ci sono?"

"Ehm.. no, siamo solo noi" rispondo imbarazzata

Adrien cambia discorso ed io gliene sono grata.

Dopo avermi aggiornata su Pitt l'ubriacone, Kelly e Billy, e su tutto ciò che è successo in mia assenza, decide che è finalmente giunto il momento di lasciarci andare.

"Non sapevo che cantassi" dice Mark evidentemente sorpreso mentre ci sediamo ad un tavolino appartato. Probabilmente vedrà il sedersi uno di fronte all'altro troppo formale o semplicemente con troppa distanza poiché prende la sedia e la porta accanto a me. Sorrido e mi accoccolo sul suo braccio fatto di cemento.

"Pensavo di sì.. è una passione, e cantando qui riesco a togliermi qualche sfizio" dico e prima che possa rispondermi aggiungo "Cosa ordini?"


Abbiamo trascorso la serata a decidere quale canzoni ascoltare al ritorno, nonostante avessimo accordato che le avrei scelte io, a prendere in giro Tom del corso di arte, a bere e a parlare di discorsi futili ma che mi hanno fatto sentire per la prima volta una ragazza normale.
"Sembri sempre così tormentata" quelle parole mi riecheggiano nella testa. Ha ragione. Sono continuamente logorata da mille pensieri ma con lui mi sento quasi salva.


Dopo aver ascoltato alcune delle mie canzoni preferite, arriviamo al mio dormitorio. Come da gentiluomo che si rispetti, viene ad aprirmi la portiera.
Mi sorride, di un sorriso vero, di quelli che raramente le persone ti regalano. Non dice nulla, senza parlare mi cinge la vita, mi guarda negli occhi e continua a sorridere. Ed io penso che forse non ci sia niente di più bello al mondo. Riesco ad allontanare quei pensieri. Riesco ad ammutolire quelle voci quanto basta per riuscire a sentire solo le mie, di voci. Riesco a sentire i miei pensieri e non solo quello che loro vogliono farmi pensare. Mi hanno distrutto. Mi hanno quasi ucciso. Mi hanno portato all'estremo. Ma sono ancora qui. Con questo magnifico ragazzo ed io non so chi dover ringraziare perché mi sembra di non meritarlo.

"Non capisci quanto vorrei sapere cosa ti passa per questa testolina" sospira e appoggia la sua fronte alla mia fronte. Avverto il suo respiro caldo sulla pelle. E' alto, ma non quanto Liam e quindi riuscirei a baciarlo senza necessariamente spezzarmi il collo, se solo però provasse a baciarmi. Se solo sapessi cosa dire in questi casi.

"Non me lo dirai mai, vero?" dice abbattuto, con le labbra premute sulla mia pelle che diventa bollente al suo solo tocco.

"Ho bisogno di tempo" mormoro con le labbra premute sulla sua pelle liscia e morbida "Ho paura..." sospiro "di perderti" confesso. Ha le mani che quasi tremano quando le porta sul mio viso per far sì che i miei occhi incontrino i suoi, carichi di speranze.

"Fidati" sussurra avvicinandosi troppo alle mie labbra "di me", non ho il tempo di annuire perché vengo invasa da un piacere indescrivibile. Le sue labbra morbide si posano decise sulle mie. La sua lingua mi invita a schiudere le labbra e loro accettano volentieri. I suoi movimenti dolci e lenti invadono la mia bocca di piacere facendomi quasi toccare il paradiso con un dito.
La mia vocina interiore saltella ed urla "ce l'abbiamo fatta" dandosi il cinque con il mio cuore. I miei demoni interiori invece no. Tengono il broncio e architettano un modo per distruggermi dopo, ma ora decido solo di godermi questo momento che aspettavo da giorni. Ci siamo solo noi due adesso, noi due e basta.
Ci fermiamo per riprendere aria, aggiusta una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio ed io sospiro. Mi sento quasi libera. Quasi.

"Avrei voluto baciarti dalla prima volta che ho visto questi maledetti occhi" ammette in un sussurro.

"Io te lo avrei lasciato fare" sorrido ammiccante e poi aggiungo "dopo uno schiaffo, ovviamente" e ridiamo insieme.
Ed io non vorrei essere da nessun'altra parte.

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