PRIMO CAPITOLO - PRIMA PARTE
"La gente si aggrappa all'abitudine come ad uno scoglio,
quando invece dovrebbe staccarsi e tuffarsi in mare.
E vivere "
( - Charles Bukowski)
Sono in auto con mio padre, ritorno per il secondo anno all'Università di Washington.
L'estate è trascorsa serena, tra una risata e l'altra con Jane e gli altri.
Rob si è ubriacato quasi tutte le sere, e i pomeriggi, e alcune volte anche la mattina. E ovviamente non potevano mancare i battibecchi a telefono tra Liam e la fidanzata, l'innominabile.
Guardare fuori, gli alberi poco alti, il sole poco presente, mi riportano all'ansia dell'anno passato mentre percorrevo le stesse strade.
Nuove amicizie, nuove persone, nuova scuola, nuova vita.
E ricordo ancora la mia prima reazione nel guardare Jane e la sua pila di quaderni rosa ordinati sul letto "ma che cazzo.. " pensai. Mi ci sono voluti due giorni per cambiare idea. Non avrei mai pensato che quella ragazza dai capelli biondi sarebbe diventata, da quel momento, la mia migliore amica. L'unica che abbia mai avuto, in realtà.
Nei giorni successivi riuscimmo a crearci un bel gruppo: al corso di arte spiccò subito l'ironia di John e Candice, i due gemelli diversi Jessica e Rob, la gentilezza di Matt, la stronzaggine di Liam, e l'animo buono di Sam.
Io sono sempre riuscita a tenermi distante un po' da tutti, mi bastavano Jane e Sam. Non avevo bisogno di dimostrarmi estremamente sentimentale con tutti. In realtà non lo facevo neanche con Jane e Sam, ma il solo fatto che li "preferissi" agli altri per me significava già molto.
" Siamo quasi arrivati" annuncia mio padre riportandomi al presente. Ha ancora qualche livido sul volto dopo l'incidente. Li avrei ammazzati quei figli di puttana. So che non è un linguaggio consono per una ragazza ma cazzo, non devono toccare il mio vecchio.
"Divertiti tesoro, sta attenta e non metterti nei guai. Se.. beh" prende una pausa, so cosa sta per dire. Lo so perché è la stessa cosa che prova a dirmi ogni volta che ci allontaniamo, ogni volta che pensa possa crollare "Se avessi bisogno, se per caso ne sentissi il bisogno di tornare a..."lo interrompo con un gesto della mano.
"Tranquillo, non accadrà" mento. Non gli dico che ogni giorno ne sento il bisogno, che ogni giorno è un pensiero fisso, che ogni giorno lo rivivo. Che ogni giorno quelle immagini mi tormentano la mete, che ogni giorno la sua voce mi perseguita, e le altre voci provano a tirarmi giù. Non glielo dico quanto vorrei cedere ogni santo giorno.
"Ti chiamo in questi giorni" risponde con un filo di voce. Ci abbracciamo per circa cinque minuti e poi mi convinco a lasciarlo andare. Ha gli occhi lucidi e so quanto lo addolora lasciarmi qui, "Ti voglio bene papà" gli bacio la guancia "Anche io tesoro" e poi va via.
Prendo i due bagagli e il borsone in spalla, essere amica di Jane mi ha portato a sviluppare un grande amore per lo shopping. "Jane, cazzo". Sarà già arrivata, penso mentre mi squilla il cellulare. Che tempismo.
"Pronto"
"Tesoro dove sei? Ti sto aspettando" urla dall'altro capo del telefono.
Rido mentre tiro con forza i bagagli "Sto arrivando, il tempo.." e qualcosa mi scaraventa a terra. Non qualcosa, qualcuno. Un muro, un cemento con i piedi.
"Scusami, non ti avevo assolutamente vista" un bellissimo ragazzo dai capelli un po' confusi e biondi mi porge la mano e... cazzo, ha gli occhi più belli che abbia mai visto. Direi che sono verdi, ma a momenti sembrano azzurri. Sicuramente sarà nuovo dato che lo scorso anno non l'ho mai visto in giro, altrimenti quegli occhi li ricorderei senz'altro! Questo bel ragazzo misterioso mi aiuta a sollevarmi da terra e poi, con gentilezza, solleva anche i miei bagagli. Ha lo sguardo da tipico stronzo anche se viso è quasi angelico, assolutamente in contrasto con l'abbigliamento prettamente nero.
"Me ne sono resa conto." Ribatto in tono secco, mi piace essere antipatica e scostante al primo impatto e poi dimostrare che in realtà lo sono anche al secondo, e al terzo, e al quarto... ma giuro che alle volte sono anche meno antipatica.
"Hey, ci sei? Tutto ok?" sento strillare dal cellulare, gli occhi del muro con i piedi mi hanno completamente distratta dalla telefonata. Riporto lo sguardo sul cellulare, e poi pure l'orecchio
"Sì, è tutto ok. Arrivo tra due secondi" mi affretto a rispondere riprendendo i miei bagagli. Fisso qualche secondo il biondino e poi faccio per andarmene tirando con me bagagli ma il bel ragazzo-occhi verdi\azzurri – mi afferra per il braccio facendomi voltare.
Lo sguardo cade subito sulla sua mano e poi nei suoi immensi occhi, lui, di di riflesso, si acciglia.
"Scusami, sul serio." Mormora, sembra quasi a disagio sotto il mio sguardo indagatore. Mi scrollo la sua mano da dosso e lui in cambio respira rumorosamente per poi riprende a parlare "Piacere, io sono Mark." accenna un sorriso che trovo quasi dolce. Mark. Oddio anche il nome mi ricorda un Dio greco. Ok, no, non me lo ricorda ma lui sì.
Lo guardo ancora un po', giusto per indispettirlo, e poi rispondo aspramente "Meredith." Che gusto c'è se non faccio prima la stronza?
"Sei di poche parole, a quanto vedo" fa ancora quel maledetto sorriso che fa quasi sorridere anche me. Incrocio le braccia al petto e assumo l'atteggiamento più altezzoso che riesco a trovare, sempre per indispettirlo, per capire quanto riesce a sostenere.
"Faccio fatica a voler conversare con chi mi scaraventa a terra" mi volto e mi allontano, anche se a passo troppo lento per essere convincente. Voglio parlargli, voglio conoscerlo.
"Tanto non potresti essere il suo tipo", sussurrano nella mia testa. Zitti.
"Hai ragione. Scusami ancora. Beh, ci si vede in giro" lo sento urlare alle mie spalle, è crollato. Peccato.
"Certo, ci si vede in giro" alzo il braccio destro e con le mani accenno al segno di pace. Non è andata così male, dopotutto. Insomma, potevo anche non rivolgergli parola, no?
***
Dopo due ore passate a raccontarci cosa abbiamo fatto in queste due settimane lontane Jane ed io decidiamo che è arrivato il momento di farci una doccia, per poi uscire tutti assieme.
Jane Raccoglie i lunghi capelli biondi in una treccia che io non sarei in grado di fare. Trucca i suoi occhioni marroni, e indossa un vestito nero che sottolinea ancora di più le sue forme definite con dei tacchi da vertigini.
Io indosso degli shorts chiari, un top nero e dei tacchi discretamente alti. Arriccio i capelli anche se non sono più molto lunghi come una volta, in estate ho avuto la brillante idea di tagliarli. Ricordo ancora l'espressione incredula di mio padre quando tornai a casa "Ma che hai combinato, Meredith?" aveva detto sgranando gli occhi. In effetti avevo dei capelli lunghissimi, simili a quelli della mamma, ma io non volevo somigliarle e quindi... via i capelli lunghi e soprattutto, via il ricordo di quella donna.
"Hey ragazzi, arrivano Jane e Meredith" sento urlare Candice dal salotto della confraternita della quale ne fanno parte Liam e Rob.
"Ciao ragazzi" Jane come sempre riempe la stanza del suo sorriso e del suo odore, della sua presenza. Io, invece, mi limito a sedermi sul divano libero giocando a quelle app dementi sul cellulare.
In lontananza le spalle larghe di Sam si distinguono tra tutte le altre, così come i suoi capelli rossi e l'abbigliamento da "sono un bravo ragazzo che ti fa cose cattive."
Sam è diventato il mio migliore amico dopo pochissimi giorni che ero al college. E' un bel ragazzo, anche se non è proprio il mio tipo. Avrà pure gli occhi verdi, il fisico palestrato, ma proprio non riesco ad immaginarmelo diversamente da un amico. E mi solleva il fatto che neanche io sia il suo tipo di ragazza.
E poi insomma, un ragazzo che chiama il suo criceto "Baffo" dovrà pur avere qualcosa che non va. Ma posso comunque riconoscere che è abbastanza sexy, seppure non nei miei gusti.
"Ciao ragazzi, volevo presentarvi il mio nuovo compagno di stanza dato che Andrew è andato via. Lui è Mark" annuncia Sam. La voce dolcissima di Sam mi invade tutta, ma soprattutto mi invade quel nome. Mi arriva dentro e soprattutto mi ricorda qualcuno, alzo lo sguardo dal cellulare incuriosita e solo in questo momento mi rendo conto che è accompagnato da qualcuno e riconosco immediatamente quel sorriso.- Sorriso. - Mark. - Dio greco. - Oddio.
Fingo indifferenza riportando lo sguardo sul cellulare, non so se mi ha notata ma so che io ho notato lui e questo non accade spesso, forse mai. Eccetto lui.
Dopo che Mark, il Dio greco, si è presentato al resto del gruppo, mentre io ho continuato a fingermi totalmente indifferente mantenendomi concentrata su stupidi giochini sul cellulare, riuscendo addirittura ad arrivare ad un nuovo record, arriva a me.
"Alla fine ci si vede davvero" alzo lentamente il capo, giusto per non mostrarmi così su di giri per conoscerlo. Di cambio lui mostra quel suo sorriso smagliante mentre mi si siede accanto e tira via il mio cellulare.
"Mi sa di sì" sorrido anch'io. Aspetta, sorrido? Devo rimediare.
Riprendo il mio cellulare con forza, troppa, in realtà. Anche se lui non ha opposto resistenza.
"Hey ma voi due già vi conoscete?" Arriva Sam con due bicchieri di birra piazzandosi accanto a Mark e assestandogli un leggero colpo sulla spalla, con il gomito. Ecco, è per questo che non è il mio tipo. Un po' della birra cola a terra, a mezzo millimetro dalle scarpe visibilmente costose di Mark, ed io scoppio a ridere, adoro quel ragazzo. Mark si scrolla di dosso Sam, probabilmente timoroso che possa davvero sporcarlo e poi sorride, guardandomi, negli occhi.
"Beh sì, io e Meredith ci siamo conosciuti questa mattina" cavolo, ricorda anche il mio nome. Ovviamente omette il particolare di avermi praticamente scaraventato a terra ma.. ricorda il mio nome!
Poi mi rendo conto che vale ben poco poiché ricorda anche il nome delle tre ragazze che accorrono ai suoi piedi dopo poco e che liquida con un cenno della mano.
Credevo che uno dei bicchieri che aveva portato Sam fosse per me e invece li ha ingurgitati in un batter d'occhio, entrambi. Mi ci vuole davvero una birra, soprattutto perché Rob ha iniziato la sua gara di rutti con Sam ed io non ne posso, davvero. E poi ci si mettono quelle ragazzette accanto a Mark che ridono ed urlano. Ma cosa avranno mai da urlare? Alla quarta che arriva la sposta delicatamente col braccio, rientrando di nuovo nella mia visuale.
"Spostati perché non riesco a guardare Meredith cosa sta facendo" le dice, mentre mi strizza l'occhio sinistro. Ora sono azzurri. Ora sono verdi. Ora azzurri. Ora verdi. Oddio impazzirò.
La ragazza va via quasi indignata e assestandomi un'occhiataccia che io ricambio volentieri. Nessuno è più brava di me nelle occhiatacce.
Mark continua a sorridermi ed io ricambio, sì, stavolta ricambio e basta. Stai calma, Meredith. Stai calma.
Da come ho potuto ben capire Mark è un gran stronzo, forse non quanto Liam ma beh... sa il fatto suo. Eppure ha un viso così angelico che mi sembra assurdo che uno come lui abbia raccontato di essere stato fidanzato una sola volta per due mesi, con due ragazze contemporaneamente e che, quindi, portano la sua esperienza "amorosa" non più ad una ma a due. E' stato ancora più sconvolgente quando ha rivelato che le due in questione sono cugine ed una delle due lo cerca ancora. Addirittura ha mostrato - a loro, non a me, perché fingevo di non essere minimamente interessata - le foto di entrambe, insieme e con lui. Assurdo.
Dopo aver trascorso un'oretta alla festa in confraternita dove ho cercato di apparire assolutamente immune al fascino di Mark - a differenza di tutte le altre – con una grande difficoltà, perché quegli occhi possono quasi uccidere, passiamo la serata in un locale a bere, a ricordare le vacanze e a conoscere ancora il nuovo arrivato che sembra stare simpatico a tutti. Mi dispiace che Liam non ci sia. Sarebbero subito andati d'accordo, viste le somiglianze. Ma tutto sommato so che Sam è una persona facile da voler bene, e so che si troverà bene con lui. Hey, ma aspetta, perché mi interessa come si troverà questo ragazzo dal sorriso stupendo che neanche conosco ma che per tutta la serata ci ha provato con me e io gliel'ho lasciato fare fingendo disinteresse? Allontano il pensiero dalla mia mente e un bicchiere di vodka riesce a distrarmi perfettamente. Ma il bruciore in gola, allo stomaco e quasi anche agli occhi, mi ricorda che io odio gli alcolici. Eccetto la birra, è ovvio.
Una volta che Sam, John e Matt svoltano a sinistra per dirigersi verso il dormitorio dei ragazzi, Mark mi afferra per un braccio. Questa cosa deve finire. Può anche chiamarmi, senza afferrarmi ogni volta.
"Ti va di fare due passi?" in me mille voci urlano di tornare a casa, "è troppo per una come te" urla una vocina imponendosi su tutte le altre. Mi volto verso Jane per trovare appoggio ma lei sorride e mi intima con gli occhi ad andare con Mark. Dopo la - quasi - avventura dello scorso anno non ho più tentato di uscire con nessun tipo di ragazzo, eppure in Mark c'è qualcosa di rassicurante nonostante le vocine nella mia testa mi suggeriscono che sto per commettere un grande errore e che iniziare di nuovo - anche solo a fare la civetta - con un potenziale stronzo è una pessima idea.
"Dai, solo dieci minuti" mi incita con quegli occhi color mare in un giorno d'estate ed io mi sento quasi a disagio sotto quello sguardo così dolci. Niente quasi, assolutamente dolci. Nel frattempo Jane si è voltata mentre si allontana con le altre verso il nostro dormitorio. In me quei maledetti mostri continuano ad urlare "non puoi", ma ho passato la vita a non potere e volere continuamente. Quindi stavolta fingo di non ascoltarle, stavolta sono sorda a loro.
Prendo un respiro profondo e dico ciò che avrei dovuto dire a molte altre cose: "Va bene" poi mi avvio avanti con le braccia al petto, volto leggermente il capo nella sua direzione "Basta che poi non mi vuoi dare il bacio della buonanotte" lo sento sghignazzare mentre prendo in mano la situazione decidendo in che direzione iniziare questa nostra - piccola e innocente – passeggiata.
Dopo aver fatto quattro volte il giro del dormitorio decidiamo che sia forse il caso di sederci per i miei poveri piedi in fiamme.
Mi ha raccontato dei suoi progetti per il futuro, che desidera con tutto se stesso entrare a far parte di una squadra di basket vera e propria e che ha buone possibilità di avverare il suo sogno, qualora non ci riuscisse allora c'è il piano B: la laurea in scienze motorie.
Mi ha anche rivelato che in realtà ad una delle due ragazze - quella che non gli scrive più - le ha davvero voluto bene, ma che erano troppo diversi per poter far nascere qualcosa di concreto.
Non appena ci sediamo sento il suo sguardo indagatore su di me, quindi cerco di fare l'indifferente. Quello che mi riesce meglio.
"Se continui a fissarmi crederò che ti stai innamorando di me" lo sfido, con le parole e con lo sguardo. Sghignazza scuotendo il capo e assestandomi un leggere colpo sul ginocchio, poi diventa serio e punta i suoi maledetti occhi nei miei.
"Allora, Meredith, raccontami del tuo caratteraccio" anche questa frase antipatica detta da lui sembra quasi carina. Sono pazza, lo so.
"Cosa ti fa pensare che io abbia un caratteraccio?" ribatto con una faccia sinceramente offesa mentre continuo a mantenere il suo sguardo, non sarò la prima a cedere. Dio, quegli occhioni da vicino sono ancora meglio. Mi ci vuole un estintore.
"Il fatto che fai continuamente queste espressioni e dai continuamente risposte antipatiche" ride e si sposta verso me. Ha una risata contagiosa e non posso fare a meno di ridere anch'io. Rido con un ragazzo, oddio.
Iniziamo a parlare della mia esperienza al college e quasi non sviene dalle risate quando gli racconto che il primo giorno che mi ritrovai in stanza con Jane la chiusi fuori "accidentalmente" e lei il giorno dopo mi fece trovare parte dei miei vestiti "accidentalmente" sul pavimento. Poi tocchiamo discorsi un po' più profondi, come ex e tradimenti - profondissimi, suggerisce la mia vocetta interiore - e sono assolutamente sorpresa del fatto che è un ragazzo davvero a posto. Almeno per ora. Certo, ha fatto le sue bravate - come quella di rubare, a sedici anni, l'auto della nonna per andare a vedere una partita di football poiché il padre gliel'aveva proibito dopo essere tornato per il quarto giorno di fila alle tre del mattino – e sarà anche un po' stronzo, ma ha dei pensieri estremamente profondi.
"I tuoi occhi parlano chiaro" lo sento dire poco dopo distraendomi dai miei pensieri. In effetti molte persone mi hanno detto spesso che ho dei bei occhi di un verde chiaro. Solo che mai nessuno mi aveva detto che parlano quindi non so se è un bene e non so cosa dicono, a parte il fatto che sono stanca morta.
"Sì? E cosa dicono ora?" dico col fare ammiccante, lui continua a sghignazzare mentre poggia il braccio sullo schienale della panchina, quasi dietro la mia schiena. Stai calma, Meredith. Calma.
"Che ti manca qualcosa, ma che ora, qui con me, stai bene" a questo ragazzo dai capelli biondi e il sorriso più bello del mondo, è bastata una serata per capire ciò che quasi mai nessuno capisce?
Certo che mi manca qualcosa, più precisamente qualcuno.
Mi manca mia madre. Mi manca ad ogni ora, ad ogni secondo, ma al tempo stesso la odio con ogni cellula del mio corpo.
E mi manca anche mettere fine al mio dolore per qualche ora. Mi manca la sensazione di potenza e leggerezza. Ma non posso.
Ed è vero che ora sto bene qui con lui, è vero. Cazzo se è vero. Si può provare interessare per qualcuno in così poco tempo? Credevo esistessero solo nei libri e nei film queste cose, ma quegli occhi... cazzo.
"Beh, forse allora i miei occhi non parlano ancora tanto bene" dico, mentendo spudoratamente. Non deve sapere. Nessuno deve sapere. Nessuno può sapere. Nessuno capirebbe.
"Dovrò imparare a decifrare meglio cosa dicono, allora" e quando sorride di nuovo strizzandomi l'occhio sinistro, non riesco a non mordermi il labbro per quanto sia maledettamente sexy.
Non so come ma abbiamo trascorso più di un'ora lì seduti a parlare del più del meno e "finalmente" dicono i miei piedi, all'una del mattino mi accompagna fuori la porta della mia stanza.
"Buonanotte, Meredith" improvvisamente sento la sua mano calda sulla mia guancia, credo quasi che mi stia per baciare ma invece si limita ad aggiustarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio "accidenti!" urla la mia io interiore. Forse mi serve davvero un ragazzo se desidero dopo solo una sera di voler baciarne uno, anche se ammetto che Mark è facile da voler baciare.
"Avevi detto niente bacio della buonanotte" sussurra al mio orecchio ed io maledico la mia maledetta boccaccia, quella che ora tengo schiusa a causa sua.
"Buonanotte, Mark" mi costringo a dire, sorrido e mi volto per entrare in camera. Tutto mi sembra più calmo, anche il mio inferno interiore sembra che si stia un attimo riposando, forse per ricaricarsi.
Mi metto a letto con la consapevolezza che domani sarò bombardata di domande da Jane.
Dopo circa dieci minuti in cui non ho fatto altro che rigirarmi ne letto, sento vibrare il cellulare sul comodino. E' un numero che non conosco.
"Buonanotte a quel viso sempre imbronciato.
- Mark"
Non avrei mai immaginato che lo avrebbe usato davvero il mio numero. So che aveva insistito per averlo, ma credevo che fosse stato per far scena e che in realtà lo avrebbe messo nella lunga rubrica – le ragazze che non chiamerò mai – perché in una mia grande teoria, ogni ragazzo ne ha una.
IO: "Buonanotte a te.
- Meredith :-)"
MARK:"Basta per essere considerato domani?" scrive dopo dieci secondi e mi meraviglio anche di come si ricordi del mio "hai bisogno di guadagnarti la mia considerazione, mica posso considerare tutti ogni giorno" durante i primi dieci minuti che l'ho conosciuto questa sera. Lui a quella frase ha riso e scosso la testa, lì ho pensato che in realtà mi credesse antipatica, come quasi tutti.
"Vedremo... buonanotte" Certo che basta, penso tra me e me.
E riesco a prendere sonno, ma i miei demoni no. Loro non dormono mai.
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