DODICESIMO CAPITOLO - SECONDA PARTE
Liam chiude la porta dietro di sé e poi mi bacia lentamente. Nelle ultime ore ho temuto così tanto di poter perdere tutto questo che sento ritornare le lacrime agli occhi, sto diventando davvero patetica e una grande piagnona.
"Cosa c'è? Scusami, mi dispiace..." so che dovrei essere arrabbiata perché avrebbe potuto quantomeno avvisarmi, ma sono troppo scossa per la situazione di mia madre. Ho bisogno di lui e posso lasciar passare, almeno stavolta.
"Non importa" sprofondo tra le sue braccia e lo sento sospirare di sollievo mentre le sue mani affondano tra i miei capelli.
"E' arrivata mia madre" lo sento irrigidirsi mentre si stacca da me per guardarmi diritto negli occhi. Non ha più lo sguardo cupo, ora è solo tanto tanto triste e preoccupato.
"Cosa ha fatto? E' venuta fin qui per rompere le palle?" sembra trattenersi, apprezzo lo sforzo ma è pur sempre mia madre e sentir parlare così di lei è comunque difficile, nonostante se lo meriti tutto.
"No, niente del genere" ci sediamo in modo sincronizzato uno accanto all'altro sul mio letto ancora disfatto. Poggia la mano giù la mia schiena e la lascia salire e scendere lentamente, in segno di conforto. Appoggio la mia testa alla sua spalla perché solo così sembro poter trovare la forza per parlarne: il contatto con la sua pelle.
"E' arrivata e mi ha chiesto scusa, mi ha detto che le dispiace, che sa di aver sbagliato e... sembrava sincera. Dopo tanto tempo, ho letto la sincerità nei suoi occhi." Liam mi attira ancora di più a sé, sempre di più ed io glielo lascio fare. Non c'è nessun altro posto in cui vorrei essere. Non c'è altro al mondo che vorrei.
Sento scendere le lacrime che ormai faticano a stare ancora lì ferme, e da un momento all'altro mi trovo a singhiozzare.
"Avrei voluto essere in grado di perdonarla. Lei l'ha fatto, mio padre l'ha fatto. Io no. Io non riesco a perdonare cosa ha fatto a quello che doveva essere suo marito e quella che doveva essere sua figlia. Non cambia che lei mi dica che non è colpa mia, è così che mi sentirò, sempre." Ormai la mia voce è un lamento e Liam asciuga paziente le lacrime che scendono veloci sul mio viso. E' troppo, è tutto troppo per me. E il fatto che riesca a parlarne solo con lui mi dimostra ancora una volta il mio sentimento incondizionato. Assolutamente, totalmente, pazza di Liam. Non è cambiato in un anno.
"Va tutto bene, Meredith, non devi perdonarla subito. Ti ha fatto del male e sono sicuro che lei capirà se tu hai bisogno di tempo" tiro su col naso e faccio cenno di sì perché formulare una risposta in questo momento mi sembra del tutto impossibile.
Sento il suo cellulare vibrare, ma lui non sembra accorgersene fin quando non guardo stranita la sua tasca.
Tira fuori il cellulare e devia la chiamata in un battito di ciglia. Non ho bisogno di chiedere il perché l'abbia fatto, so perfettamente che il motivo sono io e non ho bisogno di sentirmelo dire. Ho bisogno solo che mi baci.
***
La mezz'ora seguente l'ho passata accoccolata sulle gambe di Liam mentre lui ha aspettato che mi calmassi. Ha un potere enorme su di me e non se ne rende conto.
"Devo andare, piccola. Ho delle cose da sbrigare, torno stasera" scendo controvoglia dalle sue gambe e lo accompagno alla porta. Non mi preoccupo di cosa abbia da sbrigare perché mi ha chiarito più volte che non torcerà un capello a Mark. Ho accennato alla questione della sua telefonata di questa mattina e Liam è sembrato reggerlo bene, quindi non dovrebbero esserci tanti problemi.
"Grazie... grazie per essere mio" non so dove abbia trovato il coraggio di dire una cosa del genere e tanto patetica, ma è quello che provo. Gli sono grata di essere tutto mio, fino alla fine.
Liam fa uno dei suoi sorrisi sghembi, mi attira a se e sussurra tra i miei capelli "Grazie a te, di essere mia... grazie di volermi ogni giorno come io voglio te" ed ho come l'impressione che le lacrime stiano per ritornare, ma lui va via ancor prima che possano iniziare ad uscire.
Sento di essere rinata. Parlare con Liam è liberatorio.
Quando stavamo assieme mio padre ha chiamato due volte e lasciato un messaggio, sa che mia madre è stata qui e voleva assicurarsi che stessi bene ma io non ho voglia di parlargli. Non sono solita ad arrabbiarmi con lui, ma non può tenermi segrete certe cose. Così ho inviato un semplice messaggio:
"Sto bene. Ti richiamo io" a cui ha risposto con un altro messaggio:
"Scusami, ti voglio bene piccina".
Dovrei chiamare anche Mark e chiarire una volta e per tutte la nostra situazione ma ora, come sempre, non saprei cosa dirgli. E' sicuramente un passo avanti che non abbia rovinato la mia relazione con Liam, ma sono ancora confusa per il suo gesto della sera passata. E sono confusa per mia madre. E sono confusa per tutto ciò che ho nella mia vita, di certo non posso peggiorare le cose o mi servirà un dottore. Di nuovo.
Ad un tratto un rumore strano mi distrae dai tanti pensieri e rido di gusto quando capisco che il rumore strano è in realtà il mio stomaco affamato che non sfamo da quasi venti ore. Calmarmi mi ha fatto tornare l'appetito e tutto sommato una doccia calda e un salto al locale dove canto di solito non è una cattiva idea. Ormai a quest'ora la mensa sarà chiusa o comunque avrà le rimanenze della cena e non penso che il mio stomaco sarebbe d'accordo ad accontentarsi di un po' di insalata o di pasticcio di carne, e poi ho voglia di salutare Adrien quindi mi sembra un'ottima idea.
Dopo mezz'ora indosso i miei jeans attillati, la mia felpa nera degli "The Avett Brothers" e i miei soliti anfibi. Non sarò il massimo, ma sono sempre me stessa e questo non potrà portarmelo via nessuno.
Prendo le chiavi della macchina che Jane mi lasciato gentilmente, - saprò anche guidare ma è una pazza a lasciare la sua auto nelle mie mani – e mi muovo veloce nel vento leggero della sera.
In macchina mi posiziono bene, posiziono bene anche tutti gli specchietti, faccio una piccola preghiera perché cazzo, è la prima volta che guido di sera da sola, e poi parto.
Dopo dieci minuti scopro piacevolmente che è anche meglio la guida di sera, ci sono poche macchine e poco traffico. Almeno in questa zona. Adoro guidare questa BMW, mi serve decisamente un auto! Certo, i miei risparmi non mi concederanno mai una macchina così di lusso ma posso comunque concedermi una bella macchina.
Al locale qualche cliente abituale mi saluta, mi chiede come sto e dopo un drink, alette di pollo, patatine e qualche chiacchiera con Elise ed Adrien, mi sento sazia, soddisfatta e assonnata.
Saluto i miei "capi" con un abbraccio e mi dirigo verso il parcheggio collegato ad uno dei ristoranti cinesi più buoni della zona. Ed è proprio da lì che escono Sam, John e... Mark. Quest'ultimo mi nota subito e ormai correre all'auto mi farebbe sembrare solo più stupida e rimandare l'inevitabile mi sembra assurdo.
Saluto i ragazzi con la mano mentre vedo Mark avvicinarsi incerto, pensa che lo mangerò? Ho già cenato, e anche se non l'avessi fatto sono sicura che la carne umana sia difficile da digerire. E solo quando lo vedo stranirsi mi rendo conto che sto facendo una delle mie facce pensierose: devo darmi una regolata.
Potrò aver anche voluto Liam con tutta me stessa, ma Mark resta sempre un gran figo. Con quei capelli biondi tutti spettinati, quei vestiti sempre tutti scuri, quegli occhi indefinibili tra il verde e l'azzurro e... quelle spalle. Caspita, a quelle forse darei un morso.
Sono arrabbiata con lui per ieri sera, ma non posso nascondere un senso di piacere nel sapere che non gli sono così indifferente, che prova ancora qualcosa per me. Sono davvero pazza.
"Hey" la mia voce risulta più incerta di quanto volessi e pensassi ma Mark non sembra farci caso e non sembra voler perdere tempo.
"Scusami, Meredith. Mi dispiace ed ho fatto un gran casino, non avrei mai voluto causarti dei problemi con Liam..." sospira "ma è vero. Ho sbagliato il momento, ho sbagliato i modi e probabilmente verbi e parole ma è così. Mi manchi, con o senza alcol." Prende un gran respiro e poi mi attira a sé. Mi sono mancati i suoi abbracci, mi è mancata la posizione che usa per farlo, le sue grandi braccia passano sotto le mie, esili, per cingermi le spalle mentre io mi aggrappo alla sua schiena. Mi ha sempre dato un senso di protezione, Mark ha sempre saputo come farmi sentire al sicuro. Ho le braccia ferme sui muscoli delle sue braccia e prego me stessa di non fare errori. Di non sbagliare, di prendere le scelte giuste. Ma la verità è che Mark è perfetto. Perfetto in tutto. Perfetto con il corpo, perfetto nel suo modo di ragionare e di parlare. In ogni cosa. Ed è proprio tanta perfezione che io non merito, non la merito e non posso rischiare di rovinare anche lui.
Mi distacco dall'abbraccio e lo guardo dritto negli occhi, ora sono di un verde intenso e potrei perdermi a guardarlo per ore ed ore, ma so che non è più possibile. Prendo un grande respiro.
"Ti voglio bene, Mark, e manchi tanto anche a me. Ma è finita, mi dispiace." Non sento cos'ha da dirmi perché sbaglierei, correrei dei rischi, e non sento neanche seguirmi mentre mi dirigo velocemente verso l'auto di Jane, sarebbe troppo difficile dover combattere contro quegli occhi, quelle labbra, contro Mark. Non posso fare la lotta con chi vorrebbe amarmi e sa perfettamente cosa dicono i miei occhi. Lo ha sempre saputo. Ma ora non può più saperlo.
****
Sono in stanza da dieci minuti quando sento bussare alla porta e aprire lentamente, Liam di notte sembra ancora più... sexy.
"Ho scelto già due film, giuro che stavolta non crollo" sì, sono pessima. Ad ogni film dopo i primi venticinque minuti di solito sono già crollata. Sono una pessima compagna di film, ma almeno ho ottimi gusti in fatto di trama.
"Va bene" si posiziona sul mio letto lasciando penzolare i piedi ai lati perché togliere le scarpe evidentemente gli costa molto.
Guardiamo il film in completo silenzio. Sì, guardiamo il film. Lo guardo anch'io e non perché mi piaccia ma solo perché sono preoccupata. Liam è solito fare commenti, disturbarmi, svegliarmi solo per potermi dire di essermi addormentata, e arrotolare ciocche dei miei capelli intorno alle sue dita, non è da lui guardare un film in silenzio. Questa tensione, di fatto, mi ha tenuta sveglia per quasi centoventi minuti in cui Liam non ha detto una parola.
"Va tutto bene?" mi costringo a chiedere quando i titoli di coda sono ormai terminati e nonostante ciò Liam continua a fissare il display del mio portatile.
Si volta verso me "No, non va bene" chiude il display del portatile ed io sento chiudersi in me qualsiasi cosa si fosse aperta con Liam. Spero che non c'entri nulla Mark o giuro che anziché una macchina compro un furgone solo per passargli sopra per farlo fuori almeno venti volte, così, per esserne sicura.
"Mi dispiace" si alza e cammina incerto fino alla porta. Gli dispiace di cosa? Sono io quella che ha un casino alle spalle, mica lui? Certo, anche lui non scherza con la storia di Victoria ma penso che non sia così grave da dispiacersi, ora va meglio, giusto?
"Di cosa?" sono indecisa se alzarmi o meno, se dicesse qualcosa che non sono pronta a sentire potrei cedere nelle gambe e non vorrei che si sentisse in obbligo a soccorrermi, perché, in quel caso, dovrebbe prima di tutto soccorrere il mio cuore.
"Non ci riesco, Meredith. Credevo di poter gestire questa cosa" gesticola le mani tra noi per rendere probabilmente meglio il concetto "Me e te. Credevo di poter riuscire ad amare qualcuno, credevo di poter... di poter riuscire ad affezionarmi a qualcuno tanto da fidarmi, tanto da volerla costantemente con me. Ma non è così. Mi dispiace."
Se avessi qualcosa tra le mani probabilmente cadrebbe, e lo stesso se non fossi seduta su questo letto, ma non c'è nulla che invece possa impedire la caduta del mio cuore. A come cadrò io, senza Liam. Senza la mia roccia, la mia salvezza. Non c'è niente che potrà salvarmi, se non è Liam a farlo. Sapevo che sarebbe successo, succede sempre con le cose che contano.
Direi qualsiasi cosa per impedirgli di uscire da quella porta, urlerei al mondo che sì, lo amo. Lo amo dal primo giorno che i miei occhi hanno incontrato i suoi e cazzo, non è cambiato nulla da quel giorno. Ma risulterei patetica. Ho sempre invidiato le ragazze dei libri che, in un modo o nell'altro, finiscono per esprimere i propri sentimenti, ma perché farlo ora? Solo perché lo sto perdendo? Dovrebbe sapere che lo amo quando tutto va bene, quando tutto attorno a noi è tranquillo e soprattutto lui è tranquillo. Magari se in questi giorni non lo avessi tenuto custodito tutto per me, ora saprebbe che di me può fidarsi. Ma non lo sa, quindi posso solo pregare che lo capisca ora.
"Puoi fidarti di me, Liam. Non c'è nient'altro al mondo che vorrei oltre te" mi costringo ad alzarmi dal letto mentre vedo Liam serrare i pugni, sembra così combattuto che lo abbraccerei per consolarlo anche se è lui quello che mi sta spezzando il cuore.
"Io non provo le tue stesse cose, non le proverò mai." Si volta e oltrepassa la porta.
Come sono passata da un film a questo? Come può dire di non provare nulla se fino a qualche ora fa mi ringraziava di essere sua? Ho un nodo alla gola, uno in testa, uno allo stomaco ed uno al cuore. Ho perso Mark, il nostro rapporto e le nostre serate tranquille, la mia possibilità di essere felice, ho perso Liam e i suoi baci, la nostra passione, ho perso tutto e la cosa più triste è che ho lasciato che andasse via.
Mi sento svuotata di ogni cosa buona e pura che fin ora ero riuscita ad avere solo grazie a Mark e che ho rinunciato per Liam, per la salvezza che credevo riuscisse a darmi, ma ora è lui ad uccidermi, non i miei demoni.
Solo quando mi ritrovo le lacrime fin giù al collo mi rendo conto che sto piangendo interrottamente, non c'è nient'altro che riuscirei a fare.
Mi raccolgo in posizione fetale sul letto disfatto che porta ancora il suo odore e mi decido ad ascoltare la famosa pen-drive.
La musica parte con "What Is Love" la versione cantata da Jaymes Young e il mio piccolo e fragile cuore ormai in pezzi non fa altro che ridursi in pezzi più piccoli, e mi abbandono a me stessa maledicendomi per non aver detto prima quanto lo ami.
Non potrebbero esserci parole più adatte: non posso andare avanti. Non voglio altro, nessun altro d'amare."
E la mia mente corre veloce ai giorni felici in cui Mark era quasi riuscito a regalarmi la pace e credevo di poter mettere fine alle mie sofferenze.
Ai giorni in cui mia madre non mi aveva ancora spezzato il cuore, ai giorni in cui ero ancora una brava persona.
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Jaymes Young - What is love con traduzione.
https://youtu.be/MbhaHeyxhJU
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