''I go to Ireland"
«Si può sapere che ti è preso? Sei strano, ultimamente..» Johanna stava passando accanto ad uno scaffale ricolmo di robe e giocattoli che avrebbe comprato solo una volta nato il bambino. Zayn era accanto a lei, stretto nelle spalle e nel suo cappotto nero, con lo sguardo abbassato e le labbra strette. Essere tornato in quella via gli aveva procurato il voltastomaco, però la sua patina di sicurezza stava incominciando a crollare, lasciandolo vulnerabile alle attenzioni di tutti, inclusa Johanna, l'unica persona che non voleva sapesse niente del genere.
«Forse è solo l'influenza, Jo. Oddio, vedi che bella questa tutina blu!» disse lui cambiando discorso e togliendo dall'appendiabiti un piccola tuta azzurra. Johanna contrasse le labbra guardando il cambiamento repentino del marito, poi sorrise vedendo quel minuscolo capo di abbigliamento.
«Sì, è graziosissima. Ma dobbiamo aspettare per comprare qualcosa, non sappiamo se sia maschio o femmina».
«Sarà maschio, fidati» disse lui mentre rimetteva la tutina a posto e passava avanti, con lo sguardo puntato sugli scaffali. «E ho già scelto il nome».
«Scusami, ma io non ho voce in capitolo?» disse Johanna sarcastica mentre prendeva in mano il volantino di un girello.
«Si chiamerà James».
«Mh» mugugnò lei con lo sguardo puntato sul foglietto, «potrebbe andare. Ma se sarà femmina?».
«Beh» iniziò lui controllando l'ora nel cellulare. «La chiameremo Daphne».
«Io propongo Renèe».
«Ma tanto sarà James, vero piccolo?» disse Zayn abbassandosi e accarezzando la pancia. Johanna sorrise e lasciò il foglietto sullo scaffale, facendo dietro front perchè avevano già visto tutto il locale e Zayn aveva iniziato a parlare solo da quel momento. Era strano, davvero strano in quel periodo e Johanna aveva come l'impressione che tra loro stesse cambiando qualcosa, ma non avrebbe saputo dire cosa.
«Avremo il responso tra una settimana e mezza, al controllo del quinto mese».
«Già» disse Zayn chiudendosi nuovamente in se stesso mentre abbandonavano il 'Baby World' e sbucavano sulla strada che lui tanto avrebbe voluto cancellare dalla sua mente. Solo al pensiero di quella notte, avrebbe desiderato prendersi a schiaffi prima di compiere qualsiasi cosa gli avesse potuto compromettere il futuro, ma ovviamente non si poteva tornare indietro nel tempo. Il caso del ragazzo era stato accantonato anni prima, anche se era ancora aperto, e nessuno ci faceva più caso, dopo che Liam e Louis erano andati in prigione per essere sotto controllo. Ma lui era l'unico a conoscenza della verità, e nessuno avrebbe mai potuto sospettarlo.
Camminarono in silenzio fino alla macchina, dopodichè Zayn accese la radio così che Johanna non gli potesse parlare. Non era pronto ad affrontare la situazione, nè tantomeno la reazione della ragazza. Chiuse gli occhi cercando di togliersi qualsiasi pensiero nella mente. Aveva il petto come stretto in una morsa perenne, un groppo in gola che non avrebbe mai potuto sciogliere versando solo qualche lacrima; era sul punto di scoppiare, ma mentre parcheggiava sulla via di casa, ingoiò la pillola e fece come se non stesse succedendo niente, quando invece tutto il suo mondo stavo crollando. Quando scesero dalla macchina, Johanna si chiuse la portiera alle spalle, sbattendola irritata e se ne scappò per il viottolo per raggiungere casa quanto prima. Zayn schiacciò il tasto di sicura ed inspirò a fondo, poi girò lo sguardo dietro di sè, sul campo verdeggiante che aveva racchiuso il ragazzo per sempre.
«Aiutatemi» urlò Liam con una mano premuta sulla guancia a tamponare il taglio, mentre con l'altra cercava di mantenere in alto i piedi del ragazzo morto. Zayn manteneva l'altra gamba e Louis lo teneva per le ascelle, mentre camminavano nella maniera più silenziosa possibile nel cuore della notte, trasportando il corpo furtivamente. Avevano tutti e tre le gambe che tremavano e la testa che girava forte, mentre si avviavano verso il campo in prossimità della strada principale. Per le vie non c'era un'anima e camminavano relativamente 'tranquilli' sapendo di non essere visti da nessuno, mentre le loro guance venivano solcate da lacrime amare. Quella di Liam era completamente imbrattata di sangue, la faccia di Louis tempestata di ferite mentre Zayn era l'unico che non aveva alcun segno di rissa, se non la mano un po' tagliata a causa della bottiglia rotta che aveva tenuto poco prima. Erano troppo ubriachi per sapere cosa stavano facendo, ma comunque erano a conoscenza che tutto quello fosse un errore madornale, da cui non si sarebbero mai più liberati. Ma mentre appoggiavano il corpo per terra sul terreno umido e fangoso non pensavano a quelle cose, cercavano solo di togliere le tracce quanto prima. Avevano trasportato il cadavere per parecchi metri, se no per parecchi chilometri e ora Zayn lo manteneva con entrambe le braccia, con il volto puntato sul cielo stellato che stava iniziando a rischiararsi all'orizzonte. Liam e Louis scavavano mentre Zayn di tanto in tanto si assicurava che non passasse nessuno, poi Liam si alzò in piedi e fece segno al ragazzo di buttare il ragazzo nella buca profonda che erano riusciti a scavare in poco tempo. Zayn aveva la testa che girava velocemente e il corpo del ragazzo gli cadde delle mani, gettandosi nella buca ai suoi piedi, poi tutti e tre presero a coprirlo, con la terra che nascondeva pian piano quel ragazzo che era capitato vicino a loro nel momento sbagliato e nel posto sbagliato, e di cui non conoscevano ancora il nome. Buttarono alcune pietre sopra il tumulo e strapparono alcuni fili di erba, cercando di uniformarlo al resto del campo, poi con gli occhi socchiusi si allontanarono scappando, quando ad un certo punto Louis prese Zayn per le spalle e gli diede un pugno su un occhio. Il ragazzo cadde a terra, seguito da Louis che si massaggiò la mano e Liam che si strappava un pezzo della maglietta sporca per tamponarsi il taglio che non smetteva di sanguinare copiosamente. «E adesso?» urlò Louis sull'orlo di una crisi di nervi mentre si dondolava per terra con le gambe premute al petto.
Zayn era quasi incoscente e lanciò un rapido sguardo al cielo. «Adesso niente, andiamocene».
«Ma ti rendi conto di quello che abbiamo fatto!?» gli urlò Liam mentre lasciava che il suo volto si deformasse in una smorfia di puro dolore e bruciore che gli appannava la vista più di quanto già non fosse.
«Ho detto che ce ne dobbiamo andare e accantonare tutto questo» disse Zayn con una mano premuta sull'occhio colpito e una sulla stomaco sotto sopra. Stava per vomitare, se lo sentiva anche nella testa che gli martellava forte.
«Dovremmo subire le conseguenze di tutto questo, minchione!» disse Louis con il sangue che essiccava sulla pelle e le braccia strette ancora intorno le gambe. Il sole stava facendo capolino, i primi raggi che apparivano lungo l'orizzonte ad illuminare il mondo.
«E le subiremo» disse Zayn con uno sbuffo mentre si girava dall'altra parte e vomitava tutto quello che aveva ingerito quella sera, insieme a tutto l'alcol che aveva assimilato, la schiena scossa dai conati e gli occhi premuti per lo sforzo. Erano sporchi dalla testa ai piedi, la maglietta nera di Zayn presentava tracce del sangue del ragazzo dai capelli rossi che ora distava poco da loro, sottoterra, e loro gli avevano tolto la possibilità di vedere il sole un'ultima volta; anzi, Zayn era stato l'artefice, ma in quel momento non riusciva a capacitarsene, mentre Liam e Louis piangevano - seppur non totalmente coscienti di ciò che avevano combinato, nel casino in cui si erano incastrati - e si stendevano a terra, troppo scossi per fare qualsiasi cosa, mentre l'alba era alle porte e avrebbero dovuto scappare quanto prima.
Zayn si sentì la testa martellare e pesante, poi ricacciò indietro le lacrime e il dolore che gli schiacciava il corpo sotto il suo gigante peso. Era strano pensare come la sofferenza fosse tornata nel momento in cui erano tornati Liam e Louis, mentre lui per quegli anni passati non aveva fatto altro che andare avanti, dimenticando ogni cosa; e c'era quasi riuscito, o almeno era riuscito ad accantonare in una parte del cervello l'evento di cinque anni prima, ma tutto era ritornato più pesante che mai nel momento in cui i due ragazzi avevano spalancato le porte della chiesa. Fece dei profondi sospiri e rientrò in casa.
Giungendo l'inverno, aveva portato con sè le giornate che terminavano prima, con la sera che arrivava quando erano ancora le cinque del pomeriggio. Tutta quell'oscurità si portava appresso una certa malinconia, e Johanna si sentì tale sentimento gravarle addosso, mentre era stesa sul divano a vedere la tv e Zayn chiuso in camera loro. C'era qualcosa che non andava, e lei lo sapeva: tutto era incominciato dal momento in cui Liam e Louis avevano cenato da loro, ma forse anche da prima, anche se lei non avrebbe potuto saperlo. Si sentiva come se Zayn la stesse tenendo fuori da qualcosa, non sapendo che con lei avrebbe potuto parlare di tutto, sfogarsi, liberarsi da qualasiasi peso, ma ciò che Zayn avrebbe tanto voluto dirle non rientrava nella sua capacità di comprensione, anzi, nessuno avrebbe potuto condividere quel segreto se non lui da solo. Johanna aveva lo sguardo puntato sulla tv anche se non la vedeva veramente, quando Zayn fece la sua apparizione in soggiorno, con il pigiama e i capelli tutti spettinati, gli occhi solcati da ombre profonde e arrossati di pianto. «Ehi» Johanna si alzò di scatto in piedi, con la televisione che lasciava che i suoi rumori occupassero il silenzio di quella casa. «Che sta succedendo?»
Zayn chiuse gli occhi e strinse le mani in due pugni. «Ho deciso una cosa».
Johanna si sentì la tensione crescere, per poi sparire nel momento in cui Zayn la strinse in un abbraccio caloroso, la sua testa nascosta nei suoi capelli neri e ondulati. «Cosa, amore?» gli sussurrò all'orecchio, mentre il petto di Zayn si alzava e si abbassava velocemente.
«Vado a trovare Niall».
Johanna venne colpita da quelle parole e si liberò dall'abbraccio, sempre con lo sguardo puntato sugli occhi scuri di Zayn. «Perchè?».
«Ho bisogno di lui».
«Cosa c'è che non va? Perchè non ne parli con me?» disse lei con le mani appoggiate sul petto di Zayn che seguiva ogni suo movimento. Fece apparire sul suo volto un'ombra di sorriso e le accarezzò una guancia.
«Non è nulla di cui preoccuparsi, voglio solo andarlo a trovare. Mi manca parecchio».
«Vengo con te».
«No, vado da solo. Starò via solo qualche giorno, e ne approfitto per vedere l'Irlanda. Poi torneremo anche quando sarà nato James».
Johanna lanciò gli occhi al cielo e sbuffò esasperata. «Voglio venire anche io adesso».
«Ti porto un regalo, okay?» disse lui dandole un rapido bacio sulle labbra. «Ti prego, ho bisogno di stare solo con lui».
«Mi stai facendo preoccupare».
«Va tutto bene» disse lui prendendola tra le sue braccia e lasciandole un bacio tra i capelli. «Va tutto bene..» sussurrò, con lo sguardo triste e disperato al tempo stesso. Niente andava bene, per cui quella sua partenza avrebbe potuto aiutarlo un po', allontanandosi dalla realtà.
«Non voglio lasciarti da solo».
«Sei con me qui dentro» disse lui portandosi una mano al cuore, «e poi andiamo, sono solo cinque giorni! Puoi andare da Lucie. Che so, magari con me in Irlanda e tu qui a Stratford potremmo risolvere la situazione tra quei due».
«Quando dovresti partire?».
«Vorrei domani mattina, così sarò qui per la visita ecografica».
Johanna lo baciò e lo strinse forte. «Se vuoi parlarmi, puoi dirmi qualsiasi cosa e lo sai».
«Certo che lo so. Voglio solo passare un po' di tempo con quel cretino che non si è fatto ancora sentire».
La ragazza annuì, rimanendo ancora abbracciata a Zayn e con il piccolo racchiuso anche tra di loro.
Zayn aveva chiamato Niall la sera prima e aveva preso il biglietto contemporaneamente, mentre il biondo era euforico e non vedeva l'ora di passare del tempo con il suo migliore amico.
Johanna l'aveva accompagnato all'aeroporto e lo aveva lasciato andare, con il sapore dei suoi baci ancora sulle labbra umide. Non era preoccupata per il viaggio, era preoccupata per lui perchè non stava bene, ma stava cercando ogni modo per poterlo nascondere alla moglie. Johanna tornò a casa e si trovò Harry e Danny ad aspettarla sotto l'arcata della porta. «E voi che ci fate qui?» disse raggiungendoli e abbracciandoli calorosamente.
«Beh, è da un po' che non ci vediamo» rispose Harry con il braccio di Danny sulle sue spalle. «Zayn è in casa?».
«Veramente no» disse Johanna aprendo la porta e facendoli accomodare. «E' partito da Niall».
«Che cosa!?» urlò Harry spalancando gli occhi verdi. «Quel bastardo parte senza dire niente?».
«Starà via solo qualche giorno» puntualizzò l'altra.
«Lasciandoti da sola? Che testa di cazzo».
«Ehi» Johanna gli picchiettò l'indice sul petto. «Ho venticinque anni e mezzo, so cavarmela piuttosto bene».
«Non lo mettiamo in dubbio» disse Danny parlando per la prima volta e voltandosi verso il compagno. «Se la sa cavare meglio di te, senza alcun problema».
Harry lo guardò con la bocca spalancata, poi si sedette sul divano. «Lucie come sta?» chiese mentre accendeva la tv come se stesse a casa sua.
«Male, le manca parecchio».
«L'altro giorno ho sentito Niall al telefono e sta abbastanza giù anche lui».
Danny rimase appoggiato al muro alle spalle del divano con le braccia conserte e guardava il programma che Harry aveva messo. «Beh, allora forse dovresti andare da Lucie, Jo, così con Zayn da una parte, e tu dall'altra, potrete aiutarli a sistemare la situzione».
«Sarebbe davvero bello» bisbigliò lei mentre si toglieva il cappotto e lo andava a lasciare in camera sua. Prima di risolvere la situazione degli altri, avrebbe dovuto occuparsi della sua, focalizzandosi solo su Zayn che la stava tenendo all'oscuro di qualcosa, qualcosa che lei avrebbe scoperto molto presto
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