Article

Quando Zayn arrivò all'aeroporto, la prima cosa che vide fu un sacco di gente che alzava le braccia per farsi vedere, alzava cartelloni di ben tornato a qualcuno e si facevano spazio a gomitate per raggiungere il nastro trasportatore e per recuperare ognuno la propria valigia. Zayn aveva solo una borsa per cui non aspettò più di tanto, e si avviò - seguendo le indicazioni - verso la sala degli arrivi dove Niall avrebbe dovuto recuperarlo. Appena aveva lasciato l'aereo aveva acceso il telefono così da poter avvisare Johanna quando sarebbe arrivato, e mentre camminava si sentì la vibrazione nella tasca del pantalone. Recuperò il telefono mentre alzava la testa per vedere quell'amico e si portò distrattamente il telefono all'orecchio. «Sì?».
Dall'altra parte della linea c'era un silenzio inquietante, mentre Zayn scendeva dalle scale mobili e si avvicinava alla sala degli arrivi. «Pronto?» ripetè sempre con lo sguardo puntato su quel mare di gente. Poi venne riscosso da una voce che avrebbe volentieri voluto lasciare a Stratford.
«E così te ne scappi direttamente?» Louis stava sghignazzando al microfono del suo telefono, poi si sentirono dei sospiri e Liam gli tolse il telefono dalla mano. «Ah, Zayn, Zayn. A quanto pare sai solo fuggire».
«Lasciatemi in pace» e detto questo chiuse la chiamata, rimanendo con il telefono in mano mentre si immaginava le loro facce dall'altra parte dell'Inghilterra. Era in Irlanda da circa mezz'ora e l'unico colore che vedeva rappresentato ovunque i suoi occhi si appoggiassero era il verde, molte persone indossavano felpe della stesse tinta e molte bandiere verdi volteggiavano; guardò fuori dalla grande vetrata e c'era un folto bosco verdeggiante che occupava lo spazio da sinistra a destra. Era tutto colorato lì, sembrava che quei colori volessero portare vivacità nella vita degli abitanti, ma in quel momento Zayn si stava sentendo proprio fuori luogo, con i suoi jeans neri e la felpa grigia che, in qualche modo, era come se volessero mostrare il suo carattere cupo. Il telefono vibrò ancora e rifiutò la chiamata, mentre si sentiva le mani formicolare e un nodo allo stomaco. La testa era occupata da tantissimi pensieri diversi che si sovrapponevano gli uni sugli altri, e non gli davano la possibilità di godere a pieno di quel posto meraviglioso quale l'Irlanda era. Ma d'altronde, non avrebbe neanche saputo apprezzarle come avrebbe voluto, perchè accanto a lui mancava la persona con cui voleva condividere tutto quanto. Il pensiero di Johanna lo portò alla realtà e, quando suonò il telefono per le terza volta, fu costretto a rispondere.
«Cattivo ragazzo. Non si chiude il telefono in faccia alle persone».
«Non sono fuggito».
«Sembri proprio sincero» continuò Liam sarcasticamente. «Sappiamo che Johanna non sa ancora nulla, perchè non ti decidi? Oh, aspetta un attimo..».
Zayn si sentì il sangue ghiacciare nelle vene. «Cosa?» sputò, con lo sguardo piantato per terra e il corpo immobile in mezzo a quel via vai di gente.
«Credo proprio che Johanna stia per capire qualcosa..»
«Statevi fermi, per favore»
«Ma che, adesso ti inginocchi pure?» Louis prese la cornetta del telefono e prese parola. «Buona permanenza in Irlanda» e attaccò, non prima di sghignazzare. Zayn sentì il cuore battere veloce contro lo sterno, il respiro accelerato e si andò a sedere sulla prima sedia libera che gli capitò davanti. Aveva sbagliato, aveva totalmente sbagliato a partire; non avrebbe dovuto lasciare Johanna da sola, per niente al mondo. Prese il telefono e fece immediatamente il numero di Lucie. Si stava avvicinando il Natale quindi Zayn pensò che fosse impegnata nello studio, ma quando la ragazza gli rispose al terzo squillo si lasciò andare in un sospiro sollevato. «Zayn? Che c'è?»
«Ciao Lucie. Senti devo chiederti una cosa».
«Dimmi. Veloce però ché sto per strada per andare da Johanna».
Zayn sorrise poi appoggiò la borsa sulle cosce e si avvicinò il telefono alle labbra. «Ti prego, Lux, ti scongiuro, non abbandonare nemmeno per un secondo Johanna, stai sempre con lei».
«Zayn, tranquillo. Non ti tradis-».
«Non è quello il punto!» la interruppe lui alzando la testa per vedere se una testa bionda avesse fatto capolino. «Per favore, devi starle accanto, non devi lasciarla mai da sola, per nessun motivo. Fammi questo favore, ti imploro» terminò con il fiatone. Aveva la preoccupazione che gli attanagliava la lingua, la bomba che stava nascondendo dentro di sè stava per scoppiare. «Ti prego».
«Zayn, sicuro di stare bene? Sembri teso..».
«Sì, sto bene. Però ascolta queste cose, per favore. Ah, e se puoi, non dire a Jo che ti ho chiamato».
«Ma perché?».
«Promettimi che non le permetterai di stare da sola».
«Okay, lo prometto, però desidero-».
«Ora vado, ciao» e chiuse interrompendo la ragazza. Si accasciò sulla sedia e ripose il telefono in tasca, quando un peso enorme gli si buttò da dietro addosso, facendolo piegare sul davanti. Si sentì il collo soffocare da una presa forte e una testa bionda stritolarlo da dietro. Zayn si mise in piedi liberandosi dalla morsa dell'amico e lasciò la borsa per terra, stringendolo in un abbraccio.
«Sono così felice di vederti!» disse Niall stringendolo forte. «Non sono passate neanche due settimane dalla partenza».
Zayn lo allontanò e lo vide vestito di tutto punto, con la giacca marrone e il pantalone abbinato, con la camicia di sotto bianca non abbottonata fino all'ultimo. «Ma guarda un po' che professore stiloso» disse dandogli delle leggere pacche sulla schiena. Non vedeva l'ora di passare un po' di tempo con lui, anche perché avrebbe tanto voluto parlargli, e non di cose che piacerebbe sentire.
«Scusami per il ritardo, ma ho finito la lezione dieci minuti fa e ho incontrato un sacco di traffico per le strade» poi passò un braccio sulle spalle di Zayn e si avviarono verso l'uscita, con la cravatta che gli oscillava ad ogni passo. «Il viaggio è andato bene?» domandò, per poi soffermarsi a guardare l'amico in faccia. «Perchè hai una brutta cera».
'Immagino, con tutto quello che sta succedendo' pensò Zayn, però poi si limitò solo a sorridergli. «Penso di soffire il volo».
«Mi dispiace, amico» disse Niall mentre feceva aprire le porte scorrevoli e uscivano nell'aria fredda della prima settimana di Dicembre. «Spero che questi cinque giorni ti facciano del bene».
Zayn si chiuse la cerniera del giubbotto socchiudendo gli occhi per il vento che gli soffiava contro. «Speriamo».

Liam e Louis avevano la macchina parcheggiata lungo la strada, i finestrini alzati che li nascondevano dalla vista altrui e il volantino in mano. «Come hai fatto a trovarlo? Cioè, è di un giornale di circa quattro anni e mezzo fa'!» disse Louis mentre con gli occhi studiava ogni singola parola di quell'articolo. Liam scosse le spalle e poi appoggiò la testa sul braccio appoggiato sul manubrio.
«Boh, in giro..la gente non si è ancora dimenticata di quello che è successo, anche perché Stratford è una città abbastanza silenziosa rispetto alle altre. Un fatto di tale portata non si scorda facilmente».
Louis alzò la voce iniziando a recitare le frasi che gli capitavano sotto agli occhi. «'I signori Louis Tomlinson e Liam Payne in prigione dopo aver confessato l'uccisione e l'occultamento del cadavere.' Ti sembra per caso un articolo da far leggere a Johanna adesso? Dovremmo aspettare, e poi voglio solo ricordarti che noi non abbiamo ucciso proprio nessuno. Sì, l'occultamento ci sta, ma Zayn doveva pagare come hanno fatto fare a noi, e lei deve saperlo. Non può passarla liscia quel bastardo».
Liam sbuffò e tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta appallottolato, lo dispiegò sul volante e lo porse a Louis che lo guardò con sguardo corrucciato. «E questo cos'è?».
«Leggi e vedi, forse va meglio».
Louis annuì e si avvicinò il volantino stropicciato agli occhi, cercando di capire quelle frasi sbiadite per il tempo. «'Stratford protagonista di un fatto inaspettato. Un ragazzo è scomparso e non si è ancora a conoscenza di dove possa essere finito, se stia bene e se possa tornare dalla sua famiglia quanto prima.'» Louis fece una pausa, ingoiando a vuoto. «'Due ragazzi sono stati indagati per essere stati con il ragazzo la sera stessa in cui è avvenuta la sua scomparsa, ma non si hanno ancora informazioni decisive. Un testimone ha rivelato di aver assistito ad una rissa pesante, però è ancora tutto avvolto nel mistero.'»
«Allora?» disse Liam mentre faceva incriccare le dita della mano, come preparandosi a colpire qualcuno. «Questo è abbastanza vago?»
Poi però furono costretti entrambi ad abbassarsi perché Lucie aveva fatto capolino lungo la strada e stava andando proprio contro la macchina. Louis si accovacciò portandosi le mani sulla testa, Liam cercando di mettersi sotto al manubrio, ma era troppo grosso per entrare in quello spazio angusto. Quasi come fossero delle calamite, Lucie si avvicinò al finestrino giusto il tempo per aggiustarsi i capelli, poi si girò e vi avviò per il viottolo della casa di Johanna e Zayn. Liam fu il primo ad alzarsi piano, controllando che fosse lontana, prima di dare uno schiaffo a Louis per farlo alzare a sua volta. «L'abbiamo scampata».
«Okay, questo articolo può andare bene, però...» Louis lanciò uno sguardo sulla casa, poi chiuse gli occhi e distese il palmo della mano davanti alla faccia stranita di Liam. «Dammi una penna».

Harry e Danny se n'erano ormai andati da quasi tre ore, quando suonarono alla porta, Johanna si alzò a fatica dal divano portandosi una mano alla pancia che stava crescendo a vista d'occhio, per avvicinarsi all'ingresso. Quando vide Lucie, l'abbracciò forte e la fece entrare subito per sottrarla al tempo gelido di Dicembre. «Finalmente sei uscita di casa dopo...quanto, due settimane?».
«Senti, ho avuto i miei momenti..» disse la ragazza togliendosi la sciarpa fuxia e buttandola sul divano. Poi si sbottonò il cappotto e si lasciò cadere sul sofa' dietro di lei, spalancando le braccia. «E così siamo sole entrambe, adesso..».
Johanna annuì col capo e si andò a sedere accanto all'amica, portandosi una mano sulla pancia. Lucie la indicò con l'indice, «Ma sta diventando un mostro! Quanto ti stai facendo grande lì dentro, piccolino?».
«E anche pesante devo dire! Non mi sarei mai immaginata una cosa del genere».
Lucie appoggiò una mano sulla pancia, guardando Johanna negli occhi. «Si muove?».
«Sinceramente ancora non l'ho sentito per niente, forse dorme e basta».
«Mamma mia, mi fa impressione sapere che qui dentro ci sia una creatura».
Johanna appoggiò la sua mano su quella dell'amica, sorridendole calorosamente. «Anche io ero alquanto impressionata quando mia madre era incinta di Marcel, però posso assicurarti che è una sensazione bellissima che non avrei mai pensato di provare. Sì, sarà difficile, molto difficile, ma comunque spero di farcela».
«Che cucciola che sei!» disse Lucie buttandosi sopra all'amica e abbracciandola forte. «Sei troppo tenera quando fai questi discorsi».
Johanna sorrise guardandosi la pancia, poi sentì strisciare qualcosa sulla destra. Lucie si staccò, «Hai sentito?».
Johanna alzò un sopracciglio e si sporse sul divano per vedere cosa fosse stato a far quello rumore. Quando strinse gli occhi per vedere meglio, si alzò e si avvicinò all'ingresso, accovacciandosi e stringendo tra le mani un leggero volantino di qualche anno prima, tutto stropicciato. «Cos'è?» chiese Lucie mentre vedeva l'amica ritornare nel salone con il pezzo di carta in mano.
«Un articolo, mi pare..» disse Johanna mentre si sedeva di nuovo sul divano e cercava di leggere le parole sbiadite. «Parla di un caso, di un ragazzo scomparso di circa ventitrè anni».
«Come mai è finito sotto la tua porta? L'avrà messo per forza qualcuno..».
Johanna poi lo capovolse e scorse una scritta fatta da poco, l'odore dell'inchiostro che le arrivò alle narici. «Qualcuno ci ha scritto sopra qualcosa..» disse aguzzando la vista per comprendere quella scrittura leggera ed elegante al tempo stesso. Lucie si accostò all'amica per leggere. «Dice: 'sai, la causa di tutto ciò non è molto lontana da te.' Che significa?».
Johanna si sentì un colpo allo stomaco, all'improvviso investita da una certa ansia. «Non ne ho idea, però tutto questo mi sta mettendo i brividi..» disse mantenendo con una mano il foglio mentre teneva lo sguardo puntato su quello dell'amica. «Forse Zayn saprebbe aiutarmi..».
Johanna fece per alzarsi quando Lucie la bloccò per il braccio. «Devo dirti una cosa».
Johanna schiacciò il foglio nella mano e si sedette nuovamente sul divano alzando le sopracciglia. «Beh?».
«Zayn mi ha chiamato poco fa».
«Cosa? Perché?».
Lucie scosse le spalle, con le labbra strette. «Non è questo il problema, Jo».
La ragazza spalancò le orecchie per carpire ogni singola parola, poi esortò l'amica a continuare. «Allora qual è? Perché ti ha chiamato?».
«Mi ha detto di starti accanto, di non lasciarti da sola per nessun motivo al mondo».
«Sarà forse solo preoccupato..» incominciò ma Lucie la guardò con tanto di occhi.
«Sì, ma perché sembrava ansioso, come oppresso da qualcosa che non riesce a dire a parole? Sembrava fosse sul punto di balbettare a telefono..».
Johanna la guardò stupita e pensò ai cambiamenti di comportamento di Zayn negli ultimi giorni, anzi nelle ultime settimane, di quanto fosse diventato cupo e preoccupato anche se non le parlava di niente. Era come se stesse sopportando a malincuore qualcosa, e non l'aveva resa per niente partecipe. Johanna non sapeva più nulla, era come se la stesse tenendo all'oscuro di qualcosa di importante. Srotolò il foglio e tolse le pieghe premendolo sulle cosce. «Lucie, qui sta succendendo qualcosa».

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top