Conor ed Eamon (Sing Street)
Quella mattina, Eamon si alzò dal letto con una strana sensazione in corpo ed un malessere che non aveva mai provato prima.
Si diresse in bagno con fare confuso, cercando di svegliarsi con l'acqua fresca, poi fissò il suo riflesso come a dire "Cosa ti sei fumato ieri alla festa?".
Eh sì, ieri si era esibito per la prima volta davanti ad un pubblico ed era andato tutto bene: la band aveva suonato in modo a dir poco eccellente! E Conor, beh, lui aveva una voce fantastica, capace di passare dal rock ad una ninna nanna: ti lasciava semplicemente senza parole.
Erano quasi le otto e mezza del mattino, quando sentì suonare il campanello.
Che fosse proprio Conor?
Rimase deluso quando vide la chioma rossa e riccia di Darren, ma lo invitò comunque ad entrare, vedendolo particolarmente giù di corda.
Si sedettero in salotto, dove fermacarte, peluches e molto altro era a tema "conigli".
- Che cosa succede? Sputa il rospo- lo esortò, mentre l'altro stava iniziando a torturare un cuscino.
- Conor se n'è andato. Questa mattina. È andato via per sempre- spiegò, stringendo il cuscino in questione in modo quasi protettivo.
- È... Morto? Darren, ma cosa ti sei bevuto ieri? Starai scherzando, spero!- chiese preoccupato, saltando sulla poltrona.
- No no, ma cos'hai capito, cretino! È scappato con Raphina a Londra- e un silenzio calò nel soggiorno, mentre fuori cominciava a piovere sempre più forte.
- Eamon, tutto bene? Ti ho detto che non è morto! Puoi stare tranquillo, ora- cercò di rassicurarlo Darren, che si sentiva in colpa dopo aver visto il sorriso dell'amico sparire del tutto.
- Non mi sento bene, scusa- si giustificò l'altro, per poi alzarsi e avvicinarsi alle scale.
- Ma che hai? Sembra che tu stia per morire! Se vuoi, posso avvisare tua mamma oppure...
- Oppure te ne vai immediatamente e senza fiatare- disse Eamon freddo, completando la frase di un povero e sconvolto Darren.
- Ho capito. Quando ti sarà passata, dimmelo, eh- e se ne andò, lasciando Eamon con i suoi pensieri.
Così, Conor era partito con quella. Dopo tutto quello che lei gli aveva detto e fatto, alla fine l'aveva assecondata ed era partito senza avvertirlo.
Solo qualche sera prima, gli era parso che l'avesse dimenticata del tutto.
Invece no, perché l'amore -ed Eamon lo sapeva bene- non funziona così.
Quando sentì gli occhi iniziare a pizzicare, salì le scale velocemente, entrò in camera sbattendo la porta e si buttò sul letto.
"È tutto così assurdo e stupido...", pensò.
In fondo, con Conor aveva sempre avuto un rapporto particolare, l'intesa perfetta, la capacità invidiabile di capirsi con un solo sguardo.
Di certo, non avrebbe potuto definirlo come "solo un amico", anzi.
Che strana la vita: una sera ti sembra di poter toccare il cielo con un dito ed il giorno dopo, lo stesso cielo ti crolla addosso.
Come in un flashback, nella sua testa gli comparvero davanti tutti i momenti passati con lui.
Avrebbe voluto raggiungerlo a Londra, ma non aveva i soldi necessari. E comunque, sua madre aveva bisogno di aiuto e non sarebbe scomparso come Conor.
Gli restava solo da sperare che trovasse un buon lavoro, un tetto e riuscisse a consumare i pasti principali.
"Perfetto, ora sembro mia mamma. Guarda quanto mi hai ridotto male, Conor", pensò con una punta di disperazione.
Chissà cosa stava facendo in quel momento, a cosa stava pensando, con chi stava parlando...
Chissà.
Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri e concentrarsi sulla sua camera. Eppure, tutt'un tratto, ogni singolo oggetto in quella stanza gli ricordava quel benedetto ragazzo.
Magari si era pure dimenticato di lui, ora che poteva stare con Raphina.
"Lei ha sempre avuto un effetto troppo potente su di lui e non posso certo competere. Almeno, lei può renderlo felice"
Felice.
E fu in quel momento che Eamon capì.
Capì che se Conor era felice, forse poteva esserlo pure lui, perché quando hai un legame del genere con una persona, le sue emozioni ti travolgono come un tornado e questo basta a cambiarti la giornata.
Lui non vorrebbe vederlo in questo stato, ma sorridente come sempre.
E felice.
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