Conor ed Eamon pt.2 (Sing Street)

Quando Conor arrivò a Londra con Raphina, il temporale che li aveva colto di sorpresa durante il viaggio era finalmente cessato.
Adesso, l'unica tempesta era nel suo cuore. Una terribile tempesta di sentimenti contrastanti fra loro che lo stavano confondendo non poco.
Da quando era partito, sentiva di aver dimenticato qualcosa, o meglio, qualcuno.
E Conor sapeva- come poteva non saperlo?- che quel qualcuno era certamente Eamon, lo strano ragazzo con la passione per i conigli, la capacità di saper suonare qualsiasi strumento musicale e di tranquillizzarlo.
Fin da subito, Conor aveva stretto un legame particolarmente forte con lui: si era rivolto ad Eamon ogni qualvolta aveva bisogno di sfogarsi e lui c'era sempre stato, pronto ad offrirgli il suo aiuto- Conor si chiese cosa stesse facendo in quel momento e come avesse reagito alla notizia della partenza.
Certo, si era confidato anche con il fratello, ma il supporto che riceveva da Eamon era insostituibile e prezioso. Cos'avrebbe fatto, ora che erano così lontani?
"Bel casino" pensò il ragazzo.
E mentre rifletteva su tutto questo, stava aspettando che Raphina- la stessa Raphina aveva intuito fin da subito che qualcosa non andava- uscisse dall'ennesimo pub londinese, sperando che venisse finalmente assunta. Perché sì, non avevano nulla, se non 20£ che lui aveva guadagnato cantando in strada. Ovviamente, una cifra simile bastava a malapena per comprare qualcosa da mangiare, figurarsi per trovare un posto per dormire la notte.

Erano appena le 17 e ancora di Raphina non aveva notizia; non che al momento ne sentisse la mancanza, certo; aveva bisogno di stare da solo per pensare. Prese la chitarra ed iniziò ad intonare To find you, l'unica che aveva suonato da quando era arrivato lì. Sì, Conor sapeva bene che, per guadagnare qualcosina in più, avrebbe dovuto provare con un brano più ritmato, più allegro; ma senza Eamon, senza la band, non riusciva a trovare la voglia di cantare altro.
Al diavolo il felice-triste di Raphina e al diavolo Raphina!
Lui aveva bisogno solo di una persona in quel momento e, di certo, non era quella ragazza.
No, che stupido che era stato!
"Come ho fatto a non rendermene conto? Come ho fatto a non capire che Eamon era tutto ciò di cui avevo bisogno? È proprio vero che inizi a capire quanto è importante una persona solo quando l'hai persa"
Forse l'aveva sempre saputo, ma questa strana idea l'aveva spaventato al punto di aver preferito fuggire con Raphina, di cui il ragazzo non si sentiva più così infatuato come prima, anzi: poteva affermare senza esitare che fosse una buona amica.

Appena realizzò tutto questo, però, sentì ogni sua certezza crollare. Distrutto sia dal viaggio che da queste fredde verità appena apprese- no, erano cose risapute, ma le aveva negate fin dall'inizio-, si accasciò semplicemente al muro ed incominciò a piangere, perché tutto questo era troppo per lui e non riusciva a capacitarsene completamente.
Ma non era curioso come la sua cotta per una ragazza l'avesse portato a conoscere Eamon e, piano piano, ad avergli fatto cambiare idea su tutto?
Ora che quello strano ragazzo era entrato nella sua vita, Conor non aveva certo intenzione di lasciarlo andare e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare ai suoi errori.

Ed è per questo che, senza dire nulla a nessuno, senza fermarsi a riflettere, utilizzò la barca del nonno per andare a prendere quel qualcosa, quella persona, che si era dimenticato in precedenza.
Non si preoccupò per Raphina, perché le lasciò nel suo borsone il ricavato di una giornata e un biglietto con sopra scritto due parole in una grafia frettolosa:"Mi dispiace". E comunque, era sicuro che la ragazza avrebbe avuto successo sia come modella che come cameriera dal Mc Donald's.

Mentre il vento gli sbatteva in faccia la sua potenza, Conor non aveva dubbi e la tempesta di pensieri aveva lasciato posto ad un sole tiepido.
"Sto arrivando, Eamon".

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